Carissimi il Vangelo ci consegna tre nomi di Gesù che vanno

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Carissimi il Vangelo ci consegna tre nomi di Gesù che vanno
Carissimi il Vangelo ci consegna tre nomi di Gesù che vanno controcorrente: ultimo, servitore, bambino, così lontani dall'idea di un Dio Onnipotente e Onnisciente quale l'abbiamo ereditata.
Il Maestro del cuore ci conforta nelle nostre fragilità, non rimprovera, non ripudia, non allontana, e tanto
meno deprime, mette sotto il giudizio di quel limpidissimo e stravolgente pensiero: chi vuol essere il
primo sia l'ultimo e il servo di tutti. Il primato, l'autorità secondo il Vangelo discende solo dal servizio.
La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre. Buona settimana don Giuseppe
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Papa Francesco, UDIENZA La Famiglia - 27. Popoli Mercoledì, 16 settembre 2015
FAMIGLIA SI SALVI DA COLONIZZAZIONI IDEOLOGICHE
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Questa è la nostra riflessione conclusiva sul tema del matrimonio e
della famiglia. Siamo alla vigilia di eventi belli e impegnativi, che sono direttamente legati a questo
grande tema: l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Filadelfia e il Sinodo dei Vescovi qui a Roma. Entrambi hanno un respiro mondiale, che corrisponde alla dimensione universale del cristianesimo, ma
anche alla portata universale di questa comunità umana fondamentale e insostituibile che è appunto la
famiglia. L’attuale passaggio di civiltà appare segnato dagli effetti a lungo termine di una società amministrata dalla tecnocrazia economica. La subordinazione dell’etica alla logica del profitto dispone di
mezzi ingenti e di appoggio mediatico enorme. In questo scenario, una nuova alleanza dell’uomo e della donna diventa non solo necessaria, anche strategica per l’emancipazione dei popoli dalla colonizzazione del denaro. Questa alleanza deve ritornare ad orientare la politica, l’economia e la convivenza civile! Essa decide l’abitabilità della terra, la trasmissione del sentimento della vita, i legami della memoria e della speranza. Di questa alleanza, la comunità coniugale-famigliare dell’uomo e della donna è la
grammatica generativa, il “nodo d’oro”, potremmo dire. La fede la attinge dalla sapienza della creazione di Dio: che ha affidato alla famiglia non la cura di un’intimità fine a sé stessa, bensì l’emozionante
progetto di rendere “domestico” il mondo. Proprio la famiglia è all’inizio, alla base di questa cultura
mondiale che ci salva; ci salva da tanti, tanti attacchi, tante distruzioni, da tante colonizzazioni, come
quella del denaro o delle ideologie che minacciano tanto il mondo. La famiglia è la base per difendersi!
Proprio dalla Parola biblica della creazione abbiamo preso la nostra ispirazione fondamentale, nelle nostre brevi meditazioni del mercoledì sulla famiglia. A questa Parola possiamo e dobbiamo nuovamente
attingere con ampiezza e profondità. E’ un grande lavoro, quello che ci aspetta, ma anche molto entusiasmante. La creazione di Dio non è una semplice premessa filosofica: è l’orizzonte universale della
vita e della fede! Non c’è un disegno divino diverso dalla creazione e dalla sua salvezza. E’ per la salvezza della creatura – di ogni creatura – che Dio si è fatto uomo: «per noi uomini e per la nostra salvezza», come dice il Credo. E Gesù risorto è «primogenito di ogni creatura» (Col 1,15).
Il mondo creato è affidato all’uomo e alla donna: quello che accade tra loro dà l’impronta a tutto. Il loro
rifiuto della benedizione di Dio approda fatalmente ad un delirio di onnipotenza che rovina ogni cosa.
E’ ciò che chiamiamo “peccato originale”. E tutti veniamo al mondo nell’eredità di questa malattia.
Nonostante ciò, non siamo maledetti, né abbandonati a noi stessi. L’antico racconto del primo amore di
Dio per l’uomo e la donna, aveva già pagine scritte col fuoco, a questo riguardo! «Io porrò inimicizia tra
te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe» (Gn 3,15a). Sono le parole che Dio rivolge al serpente inganna-
tore, incantatore. Mediante queste parole Dio segna la donna con una barriera protettiva contro il male,
alla quale essa può ricorrere – se vuole – per ogni generazione. Vuol dire che la donna porta una segreta
e speciale benedizione, per la difesa della sua creatura dal Maligno! Come la Donna dell’Apocalisse,
che corre a nascondere il figlio dal Drago. E Dio la protegge (cfr Ap 12,6).
Pensate quale profondità si apre qui! Esistono molti luoghi comuni, a volte persino offensivi, sulla donna tentatrice che ispira al male. Invece c’è spazio per una teologia della donna che sia all’altezza di questa benedizione di Dio per lei e per la generazione! La misericordiosa protezione di Dio nei confronti
dell’uomo e della donna, in ogni caso, non viene mai meno per entrambi. Non dimentichiamo questo! Il
linguaggio simbolico della Bibbia ci dice che prima di allontanarli dal giardino dell’Eden, Dio fece
all’uomo e alla donna tuniche di pelle e li vestì (cfr Gn 3, 21). Questo gesto di tenerezza significa che anche
nelle dolorose conseguenze del nostro peccato, Dio non vuole che rimaniamo nudi e abbandonati al
nostro destino di peccatori. Questa tenerezza divina, questa cura per noi, la vediamo incarnata in Gesù
di Nazaret, figlio di Dio «nato da donna» (Gal 4,4). E sempre san Paolo dice ancora: «mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Cristo, nato da donna, da una donna. È la carezza di Dio
sulle nostre piaghe, sui nostri sbagli, sui nostri peccati. Ma Dio ci ama come siamo e vuole portarci
avanti con questo progetto, e la donna è quella più forte che porta avanti questo progetto.
La promessa che Dio fa all’uomo e alla donna, all’origine della storia, include tutti gli esseri umani, sino
alla fine della storia. Se abbiamo fede sufficiente, le famiglie dei popoli della terra si riconosceranno in
questa benedizione. In ogni modo, chiunque si lascia commuovere da questa visione, a qualunque popolo, nazione, religione appartenga, si metta in cammino con noi. Sarà nostro fratello e nostra sorella,
senza fare proselitismo. Camminiamo insieme sotto questa benedizione e sotto questo scopo di Dio di
farci tutti fratelli nella vita in un mondo che va avanti e che nasce proprio dalla famiglia, dall’unione
dell’uomo e la donna. Dio vi benedica, famiglie di ogni angolo della terra! Dio vi benedica tutti! Grazie.
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L’elevazione del pane e del vino dopo la consacrazione
Momento centrale e culminante della Messa è la preghiera eucaristica, che si apre con il dialogo introduttivo al prefazio e si chiude con la dossologia trinitaria («Per Cristo, con Cristo e in Cristo») e l’«Amen» di tutta l’assemblea.
Al cuore della preghiera eucaristica sta il racconto dell’istituzione con le parole di Gesù che consacrano il pane nel suo
vero Corpo offerto in sacrificio, e il vino nel suo vero Sangue versato in remissione dei peccati. La traduzione concreta
di queste due affermazioni è che, se da un lato la messa scaturita dalla riforma liturgica conciliare ha pienamente recuperato l’unità celebrativa della preghiera eucaristica, dall’altro essa non ha rinunciato, all’interno della preghiera eucaristica, all’interruzione rituale dell’elevazione del pane e del vino consacrati che, almeno dalla fine del secolo XII,
caratterizza la liturgia eucaristica latina. Ancora oggi infatti la norma liturgica prevede che il sacerdote, dopo la consacrazione del pane presenti ai fedeli l’ostia consacrata, elevandola davanti ai loro occhi, per poi deporla sulla patena e
genuflettere in adorazione, e, dopo la consacrazione del vino, presenti ai fedeli il calice, elevandolo davanti ai loro
occhi, per poi deporlo sul corporale e genuflettere in adorazione. Si possono subito notare alcune differenze tra
l’elevazione alla consacrazione e quella alla presentazione dei doni: là si elevava la patena con il pane, qui si eleva
direttamente il pane (consacrato); là il gesto era rivolto principalmente a Dio, qui il gesto è diretto specificatamente ai
fedeli; là il gesto era accompagnato da una formula di preghiera; qui il gesto è compiuto in silenzio e va a saldarsi,
senza soluzione di continuità, con la genuflessione del sacerdote (e con la possibile postura in ginocchio dei fedeli) per
un atto di adorazione. Quali allora i significati racchiusi nell’elevazione del pane e del vino dopo la consacrazione?
Il primo, il più immediato, è la volontà di richiamare l’attenzione dei fedeli sul grande «mistero della fede» che si
compie: grazie alla ripetizione rituale delle parole di Gesù, riprese dal racconto istitutivo nel contesto di tutta la preghiera eucaristica che invoca, tra l’altro, la venuta dello Spirito Santo sui doni offerti, si rinnova sacramentalmente il
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se non siete già ora il presente
sacrificio pasquale della croce e Cristo si rende presente in modo vero, reale e sostanziale per farsi cibo e bevanda di
salvezza.
Il secondo è un invito alla fede e all’adorazione. Mentre gli occhi vedono solo i segni sacramentali del pane e del vino,
la fede ci porta ad aderire intimamente alle parole di Gesù, riconoscendo la vera realtà di quel cibo e di quella bevanda
e disponendoci a «onorare con profonda venerazione il mistero del Corpo e del Sangue di Cristo Signore».
Nasce da qui l’invito ai fedeli, magari segnalato da un tocco di campana o di campanello, a partecipare in ginocchio al
momento della consacrazione - dall’inizio del racconto dell’istituzione all’elevazione del calice - per esprimere anche
con la postura del corpo un intimo e profondo raccoglimento interiore e un sincero atto di adorazione. Proprio per
questo la norma liturgica chiede che tutto si svolga nel più rigoroso silenzio (nessuna invocazione ad alta voce, nessun
suono di strumento), con l’eccezione della «Messa con i fanciulli» dove, a scopo pedagogico, è data la facoltà di intervenire con le parole: «È il Signore Gesù! Si offre per noi!». A queste stesse parole si potrebbero rinviare tutti coloro
che desiderassero avere un’indicazione di una parola da ripetere nell’intimo del proprio cuore al momento
dell’elevazione del pane e del vino consacrati.
Il terzo e ultimo significato consiste nel predisporre i fedeli a prendere parte al banchetto eucaristico. Quel pane e quel
vino, che gli occhi della fede riconoscono essere il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, sono destinati a
diventare cibo che nutre e bevanda che disseta la fame e la sete spirituale dell’uomo: «Prendete e mangiatene tutti»;
«prendete e bevetene tutti». Così, già con la duplice elevazione della presentazione dei doni, ma in modo ancora più
esplicito con la duplice elevazione dopo la consacrazione per ogni fedele ha inizio la preparazione alla comunione.
Ognuno è chiamato a interrogarsi se è nella condizione di accogliere l’invito del Signore o se, a causa del suo peccato,
deve prima riconciliarsi con Dio e con i fratelli, per poi accedere a quel dono di grazia e di santificazione che
l’elevazione pone davanti ai suoi occhi e nell’intimo del suo cuore.
a cura del Servizio diocesano per la liturgia . .
20- 27 settembre 2015 / IV settimana dopo martirio di S. Giovanni Battista B – I
Tempo Ordinario XXV settimana / L. d. O. I
Sabato 19
ore 17.00 Cusino
ore 19.30 S. Margherita
Domenica 20
ore 9.30 Cavargna
ore 11. 00 S. Bartolomeo
ore 17.00 S. Nazzaro
Lunedì 21
ore 17.00 S. Margherita
Martedì 22
ore 9.00 Cusino
Mercoledì 23
ore 9.00 S. Nazzaro
Giovedì 24
ore 9.00 Cavargna
Venerdì 25
ore 20.00 S. Bartolomeo
. . . non sarete il futuro
Def.
Def. Bugna Piero, Onorato, Rina e Giovanna
Giornata diocesana per il Seminario
Def. Bralla Fabio e Filippo
Def.
Def. famiglie Caneva e Butti // Carlotta, Gaudenzio e Emilio //
Giovanna Manfredi e Renzo Mazza
S. Matteo, apostolo e evangelista
Def.
Def.
S. Pio da Pietrelcina, sacerdote
Def. Butti Zita e Rivarallo Aldo
S. Tecla, vergine e martire
Def.
S. Anátalo e tutti i santi vescovi milanesi
Def.
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se non siete già ora il presente
Sabato 26
ore 17.00 Cusino
ore 19.30 S. Margherita
Domenica 27
ore 9.30 Cavargna
ore 11. 00 S. Bartolomeo
ore 17.00 S. Nazzaro
Def. Alessandro
Def.
Festa di apertura degli Oratori
Def. Macchi Carla e Luigi
Def. Bugna Santino, Maria e Costantino // Umberto
Def. Bralla Giovanni e familiari
Prima delle celebrazioni siamo disponibili per le Confessioni - Appuntamenti
Domenica 20 ore 18.30 Incontro Adolescenti e Giovani (nati nel 2001 e maggiori)
Martedì 22 ore 20.45 Incontro Catechisti
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FESTA DELL’ORATORIO VAL CAVARGNA
PROGRAMMA: SABATO 26 SETTEMBRE
* Ore 15.30 possibilità di confessarsi in Chiesa. (S. Bartolomeo e S. Nazzaro)
* Ore 21.00 un grande appuntamento con la musica live, concerto della cover
band per ragazzi, adolescenti, giovani e adulti:
PARTECIPATE NUMEROSI !!! TUTTI !!!
TRIBUTO A JOVANOTTI
INGRESSO: gratuito (offerta libera per
l’Oratorio)
LUOGO: Oratorio di S. Bartolomeo MANIFESTAZIONE: Festa dell’Oratorio
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DOMENICA 27 SETTEMBRE
* Ore 11.00 S. Messa
* Ore 12.30 Pranzo in Oratorio (è preferibile la prenotazione per una buona riuscita)
* Ore 14.30 Ritrovo in Oratorio e inizio grandi giochi per ragazzi/e e genitori
* Ore 16.00 Sorpresa per grandi e piccoli (vestiti brutti e spugne)
* Ore 17.00 Merenda insieme e conclusione (Sono gradite delle torte)
P.S.: per il pranzo prenotarsi entro giovedì 24 settembre 2015
presso l’Oratorio o la sig.ra Debora 3397078254 o la sig.ra Daniela 3391446429 o la
sig.ra Gabriella 3333401147 o la sig.ra Mara 3805257309 – 0344 79044 o don Giuseppe 034466118 o 3392999479
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Antipasto della Casa
(non mancherà di che stupirci)
Primo speciale e sorpresa
Secondo costine con patatine fritte e verdure
Formaggio
Sorbetto e caffè
Menù completo con bevande Menù € 12.00
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se non siete già ora il presente