Pitidda, la “povera” frittella dolce Zafferana luogo dell`anima
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Pitidda, la “povera” frittella dolce Zafferana luogo dell`anima
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L’ aggiunta di un pò di scorza di limone o di arancia grattugiata, completava spesso i piccoli, rustici capolavori. L’ assalto era immediato e, come succedeva spesso con queste ricette antiche, in pochi istanti le frittelline erano divorate, per la gioia di bambini, amiche, amici. La ricetta è facile e veloce e, ancora oggi, se mi capita di proporla, mi si richiede chissà qual è il segreto celato nella semplicissima preparazione... Ma le frittelle, nella cucina catanese, sono innumerevoli; specialmente quelle derivate dalla cucina cosiddetta povera, che utilizza i prodotti disponibili nella fattoria, i più sani, i più genuini. Basta un ciuffetto di verdure di campo (cavolicelli, borragine, biete selvatiche...) sbollentate e, con l’ aggiunta di un uovo sbattuto, un pò di caciocavallo o di pecorino grattugiato, ecco scaturire una cascata di polpettine dorate e allettanti. Per i pranzi di magro, un mucchietto di bianchetti o di alici spinate e tritate, l’ uovo che lega il composto, un cucchiaio di farina e il gioco è fatto. Protagonista la purea di patate, nascono profumate crocchette arricchite spesso anche con resti di carni tritate (pollo, tacchino, bollito), prezzemolo e altri aromi. E che dire del “maccu frittu” ricavato dai resti di pasta, finocchietto e purea di fave, delle sarde a “beccaficu”, nel cui ripieno trovano posto persino le uvette, i pinoli, i capperi? E ancora, nella cucina dolce, le “crispelle di riso” ispirate dalla cucina dei Benedettini, i “nidi di scuma” in cui i veri protagonisti sono i “capelli d’ angelo”, leggeri e delicati come una “schiuma”. L’ elenco è lungo e potrebbe continuare: ne riparleremo. Eleonora Consoli Ingredienti - 250 grammi di farina - un panetto di lievito (o 10 grammi di lievito di birra) - 1 cucchiaino di zucchero - 100 grammi di miele - scorza di limone o di arancia non trattati - cannella, tritata grossolanamente - mezzo bicchiere di olio extravergine d’oliva (o 150 grammi di strutto) - sale Con la farina, due cucchiai di olio, lo zucchero, il lievito naturale (o il lievito di birra sciolto precedentemente con un po’ d’acqua tiepida), preparare una pasta liscia e omogenea. Porre la pasta a lievitare per un paio d’ore in luogo tiepido, coperta, quindi prelevarne dei quantitativi della grossezza di una pallina di ping-pong e spianarli grossolanamente. Riscaldare, in una padella, l’olio (o lo strutto) e friggervi le “pitidda”, rigirandole perché si dorino da ambo i lati. Scolarle, man mano, e porle su un foglio di carta paglia, per eliminare il grasso in esubero. Sistemarle sul piatto di portata e irrorarle con il miele fuso, profumato alla cannella o alla scorza di limone o di arancia. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Libri in Vetrina ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ni, con i loro corsi e ricorsi storici senza senso: “Guardiano mio malgrado di questo parco estremo, di queste terre eterne di queste querce e palme, di questi asfodeli e datteri, di questi fringuelli assorti, pantere fresche e lupi e iene e cani e cigni, di questi scogli e rupi e nubi e isole assonnate…osservare indifferente il cavallo che si accoppia con la vacca e il toro assaggiare le giumente\ slanciarsi senza fiato o voglia per prati e fiumi e valli, nascondersi fra stelle\ guizzanti e non sapere…non conoscere il respiro dell’ofide scalfito.” Domenico Trischitta Carmelo Panebianco, Giardino celeste, Salvatore Sciascia editore, euro 10,00 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 48 Catania PROVINCIA Euromediterranea ○ ○ Zafferana luogo dell’anima La poesia di Ezra Pound passa anche per Zafferana Etnea, ma anche il fatale gallismo di Brancati, e i bisogni di riposo mentale e fisico per ignari villeggianti, che a malapena avvertono la presenza del gigante nero di lava. Carmelo Panebianco ci vive in questo villaggio che risente degli umori più reconditi del vulcano, ne avverte la presenza mitologica, ne fa un luogo dell’anima, universale; come avrebbe potuto fare un romantico, puntualizza il critico Giorgio Ficara. Panebianco, con i suoi tratti orientali, è il poeta di Zafferana, della sua sublimazione senza tempo, dello scorrere inevitabile degli accadimenti naturali, e dei fatti degli uomi- ○ ○ ○ ○ ○