La sicurezza come forma mentis

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La sicurezza come forma mentis
dossier
sicurezza sul lavoro
formazione
U
n milione di infortuni l’anno,
mille morti bianche l’anno. Un
costo umano ed anche economico decisamente inaccettabile, anche perché in larga misura evitabile. Nel nostro
Paese l’anello debole nel sistema di tutela
della salute sul lavoro è la carenza di una
cultura della sicurezza nei soggetti tutelanti e tutelati, datori di lavoro e delegati alla sicurezza da una parte e lavoratori dall’altra. Perciò una strategia volta al
miglioramento deve incidere soprattutto
sulle persone come co-responsabili della
loro stessa sicurezza.
Se rappresentiamo il sistema di tutela
della salute con la classica ruota del miglioramento continuo di Deming, la carenza principale in molte organizzazioni
di lavoro, si verifica nella "forma mentis",
in una carenza di una solida cultura della
sicurezza, che riguardi tutti.
FORMA MENTIS
SICUREZZA E SALUTE
La sicurezza come
forma mentis
Prevenire
gli infortuni all'interno
di un'organizzazione
è compito di tutti
e agire sulla cultura della
prevenzione è un'arma
da affinare attraverso
un impegno quotidiano
di Angelo Lombardini
mantenimento e
miglioramento continuo
Politica della sicurezza
e della salute sul lavoro
Osservanza
delle norme
gestione sistema
di sicurezza
Prevenzione
rischi
Vale a dire: se la tutela della salute, la prevenzione dei rischi di infortunio e incidenti sul lavoro, non sono nella testa di
lavoratrici e lavoratori, dal datore di lavoro all’ultimo arrivato, come valori e
prassi introiettati e condivisi, tutte le misure di prevenzione e protezione sono
precarie e lasciano un largo margine al
rischio di incidente. Bisogna agire anche dall’interno del soggetto “tutelato”,
facendone un soggetto attivo e protagonista del sistema di prevenzione e protezione. Ma come si stimola o si educa una
persona adulta e tutte le persone di una
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organizzazione di lavoro ad una cultura
della sicurezza? Il modo c’è, lo vedremo.
Ma prima dobbiamo intenderci su cosa
intendiamo per cultura e, in particolare
come si caratterizza una cultura della sicurezza in un’organizzazione di lavoro.
Cultura, nell’accezione antropologica
del termine, è ciò che accomuna gli individui di una stessa etnia o di un gruppo
sociale e, per converso, li contraddistingue rispetto ad altri gruppi, per quanto
concerne il modo di rapportarsi alla vita
e al mondo. E’ l’insieme di valori, credenze, simboli, norme tacite, regole palesi, usanze e comportamenti sociali che
sono comuni, radicati e normalmente
seguiti dal gruppo.
La cultura della sicurezza e della tutela
della salute è una sotto-forma della cultura, frutto di una educazione sociale
volta a prevenire e controllare i rischi per
la vita, la salute e la proprietà. Essa nasce
da valori socialmente condivisi, in particolare il valore della vita e della salute in
generale, da cui il dovere e l’interesse ad
attivarsi per tutelare vita e salute sul lavoro.
obiettivo sicurezza
i messaggi da veicolare
Alcuni dei messaggi da veicolare ai
partecipanti ai corsi sulla sicurezza sul
lavoro
aa Prevenzione e contenimento del rischio
è affare mio e di tutti
aa La cultura della sicurezza è la prima
sicurezza
aa La salute è mia e non posso delegarne
del tutto la tutela aspettando
protezione solo dall’esterno
aa La sicurezza è un gioco di squadra e
deve coinvolgere tutti
aa Coalizzarsi contro i killer della
sicurezza: individualismo, intolleranza
alle regole, menefreghismo e fatalismo
aa Evitare gli atteggiamenti cerca-guai:
sindrome del superman, machismo,
superficialità
aa Imparare dagli errori (miglioramento
continuo)
Dal lato oggettivo essa si concretizza nei
dispositivi messi in atto per prevenire incidenti (fin dalla fase di progettazione) e
contenerli nel caso che accadano: norme controlli, procedure interne, strutture per l’analisi dei rischi e la pianificazione dell’emergenza, strumentazione di
controllo e sicurezza, addestramento del
personale, ecc.
Dal lato soggettivo è un abito mentale,
una forma mentis, del come fare il proprio lavoro sempre in sicurezza, prevenendo ogni tipo di rischio e attivandosi
per evitare e/o contenere incidenti sul
lavoro. Presuppone la conoscenza dei
pericoli e la consapevolezza dei rischi
che si corrono nonché la convinzione di
fare parte integrante del sistema di prevenzione degli incidenti, e di dover fare
ognuno la propria parte. Il corpo dirigente di quella organizzazione, oltre ad
essere soggetto di sicurezza, come tutti
gli altri lavoratori, ha un ruolo di responsabilità nell’introduzione di misure di sicurezza all’interno e funge da ponte fra
misure oggettive e risposta soggettiva.
Se manca questo ponte, se manca cioè
obiettivo sicurezza
la volontà e la spinta della direzione, il sistema della sicurezza è lasciato al caso.
La misura che una tale cultura sia matura è data dal grado di ovvietà e normalità attribuito a quel modo di fare le cose.
A quello stadio la cultura della sicurezza
è introiettata nella testa della gente e non
ha più bisogno di tante carte e controlli.
Per sensibilizzare o educare persone
adulte di una determinata organizzazione di lavoro alla cultura della sicurezza ci
sono tante vie da prendere in considerazione, in grado di influenzare le masse e
i gruppi: persuasione, advertising, pressione sociale, leadership, deterrenza, incentivi, informazione e formazione.
Prendiamo la formazione, sia per la sua
praticità applicativa che per la sua natura prettamente educativa. Ma, si potrebbe obiettare, di formazione sulla sicurezza ne è stata fatta già tanta, a larga scala,
per legge, da tanto tempo. Risultati ne ha
ottenuti certo, ma non più di tanto, se il
tasso di morti bianche e infortuni è ancora così alto. Occorre una formazione
che superi il livello informativo e tocchi
nel profondo le persone, potrebbe avere
un impatto molto più positivo.
La tesi che poniamo è che la formazione può incidere sulla cultura di persone
adulte, in particolare sulla cultura della sicurezza e della tutela della salute e
quindi, se diamo per attendibile la tesi
sulla preminenza dell’aspetto culturale
nell’infortunistica, incide anche sul decremento significativo di incidenti e infortuni.
Il segreto sta nell’utilizzo di un
metodo didattico adatto per ottenere
cambiamento sul piano culturale e che,
nella nostra esperienza, è contraddistinto da sei principi:
1. Drammatizzazione, vale a dire impressionare con fatti, casi, esercizi,
aneddoti, filmati ecc. ad alto impatto
emotivo. L’assunto è che per ottenere
cambiamento negli schemi mentali dell’adulto bisogna entrare nel subconscio e metterlo, in un certo senso,
in crisi.
2. Dal concreto all’astratto, significa partire dall’esempio, preso magari dal
loro registro infortuni, oppure da un
incidente avvenuto presso di loro, o
da un caso ad alto impatto emotivo e
ricavarne i principi teorici o i suggerimenti antirischio.
3. Dal tema al precetto significa che anche dal tema “teorico” devono scaturire suggerimenti di atteggiamento
antirischio.
4. Pertinenza con il contesto di lavoro. Anche se si tratta di un corso a carattere
trasversale, vale a dire per gruppi disomogenei per provenienza di reparto o ruolo, bisogna agganciarsi per
quanto possibile al contesto lavorativo dei partecipanti. Usare ad esempio
il loro registro infortuni, le loro statistiche o reporting di incidenti.
5. Stimolare la didattica. L’intervento
deve essere accattivante, evitare assolutamente la noia e mantenere alta
la concentrazione. Il segreto qui sta
nel cambiamento frequente di canale (dal parlato, all’esercizio, al gioco, all’audiovisivo ecc.) e nell’utilizzo
di giochi d’aula che fanno muovere i
partecipanti e li coinvolgono fortemente.
6. L’intervento deve esibire una tensione
al miglioramento possibile sin da subito e per il contesto nel quale lavorano
i partecipanti.
Un primo intervento di questo genere può durare dalla mezza giornata alla
giornata intera. Naturalmente un corso sulla cultura della sicurezza non
soppianta interventi di informazione e
formazione sui rischi specifici, che, cronologicamente dovrebbero essere fatti
anche prima.
Inoltre il corso non deve rimanere un intervento isolato, ma ripetersi con richiami successivi. Per il momento, sono stati condotti alcuni corsi in un’industria
del centro ed una del nord Italia, peraltro
ben attrezzate per quanto concerne la sicurezza sul lavoro. Il gradimento delle
maestranze è stato sempre molto alto.
Per i risultati, ci sono segnali buoni, ma è
ancora presto per fare un bilancio.
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