Informativa al pubblico Maggio 2015
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Informativa al pubblico Maggio 2015
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE Informativa al pubblico Maggio 2015 1/75 SOMMARIO 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) .................................................. 4 1.1 INTRODUZIONE ................................................................................................................................... 4 1.2 RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE.......................................................................................... 9 1.3 RISCHIO DI MERCATO.......................................................................................................................12 1.4 RISCHIO OPERATIVO ........................................................................................................................14 1.5 RISCHIO DI CONCENTRAZIONE .......................................................................................................16 1.6 RISCHIO DI LIQUIDITÀ .......................................................................................................................18 1.7 RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE ...................................................................................................20 1.8 RISCHIO DI CAMBIO ..........................................................................................................................22 1.9 RISCHIO STRATEGICO ......................................................................................................................23 1.10 RISCHIO REPUTAZIONALE ...............................................................................................................25 1.11 RISCHIO RESIDUO .............................................................................................................................27 1.12 RISCHIO DA CARTOLARIZZAZIONE ................................................................................................30 1.13 GOVERNO SOCIETARIO....................................................................................................................31 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) ...........................................................................................35 3 - FONDI PROPRI (ART. 437 CRR) ................................................................................................................36 4 - REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) ................................................................................................43 5 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) ...........................................................46 6 - RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR)...................................................................49 7 - ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) ...........................................................................................59 8 - USO DELLE ECAI (ART. 444 CRR)............................................................................................................60 2/75 9 - RISCHIO MERCATO (ART. 445 CRR)........................................................................................................63 10 - RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) ...................................................................................................64 11 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) ................................................................................................................................................65 12 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) ....................................................................................68 13 - POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) ..................................................................................69 14 - USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) .........................74 3/75 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) 1.1 INTRODUZIONE Con la pubblicazione del Regolamento UE n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (Capital Requirements Regulation CRR) e della Circolare Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013, la materia dell’Informativa al pubblico (cosiddetto Terzo Pilastro o Pillar 3 della vigilanza prudenziale) è regolata dal 1° gennaio 2014 da: - CRR, Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3; regolamenti della Commissione Europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione. Il presente documento, con il quale BANCA CARIM adempie ai requisiti previsti dalla suddetta normativa, è riferito al 31 dicembre 2014. Le politiche per il governo dei rischi, i requisiti organizzativi e quelli patrimoniali costituiscono condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e contribuiscono alla sana e prudente gestione. Per assicurare l’adeguato presidio di tutti i rischi a cui può essere esposta, in linea con le disposizioni di vigilanza, BANCA CARIM nel 2014: - ha aggiornato le Politiche per il Governo dei Rischi (di seguito PGR); ha definito il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio della banca, attraverso la stesura del documento “Risk Appetite Framework” (RAF). Obiettivo del RAF è quello di formalizzare ex ante gli obiettivi di rischio che BANCA CARIM intende raggiungere ed i conseguenti limiti operativi. BANCA CARIM ritiene infatti che la formalizzazione attraverso la definizione del RAF di obiettivi di rischio coerenti con il massimo rischio assumibile, il modello di business e gli indirizzi strategici perseguiti dall’istituto sia elemento essenziale per improntare la politica di governo dei rischi ed il processo di gestione degli stessi ai principi della sana e prudente gestione aziendale. Il RAF fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della banca, dei rischi impliciti in tale strategia e della misurazione di questi rischi in termini di requisiti patrimoniali/capitale interno, di livelli ottimali di liquidità e dei valori opportuni con riferimento agli altri rischi rilevanti quantificabili. Nella tabella seguente è riportata la sintesi di alcune principali definizioni fornite nel Capitolo 7, Titolo V della Circ. 263, fondamentali per la costruzione del RAF. Definizione risk appetite framework” “RAF (sistema degli obiettivi di rischio) quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il massimo rischio assumibile, il business model e il piano strategico - la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli Risk capacity (Massimo rischio livello massimo di rischio che una banca è tecnicamente in grado di assumibile) assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza risk appetite (obiettivo di livello di rischio (complessivo e per tipologia) che la banca intende rischio o propensione al assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici rischio) risk tolerance (soglia di devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di tollerenza) tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso alla banca margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo 4/75 Definizione risk profile (rischio effettivo) risk limits (limiti di rischio) restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale articolazione degli obiettivi di rischio in limiti operativi, definiti, in linea con il principio di proporzionalità, per tipologie di rischio, unità e o linee di business, linee di prodotto, tipologie di clienti Nel RAF Banca CARIM dichiara la propria propensione al rischio, contestualizzandola rispetto agli indirizzi strategici che intende seguire nel corso dell’esercizio, alle metodologie adottate per la definizione del capitale interno ai fini di rendicontazione ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), ai vigenti assetti organizzativi e sistema dei controlli interni. Gli elementi ivi contenuti definiscono, a livello complessivo e a livello singolo rischio, il posizionamento che il Consiglio di Amministrazione (CdA) intende adottare alla luce del modello di business e delle linee guida strategiche contenute nel Piano Industriale 2015-2016. In particolare Banca CARIM intende caratterizzarsi per la capacità di perseguire gli interessi aziendali in modo competitivo, ispirandosi ai principi di sana e prudente gestione allo scopo di rappresentare una istituzione solida, affidabile e trasparente, aperta alle innovazioni, interprete dei bisogni dei clienti e degli stakeholders in generale. In parallelo alle linee strategiche e agli obiettivi di budget e in coerenza con il principio di proporzionalità, il Consiglio di Amministrazione ha identificato il livello di propensione al rischio della Banca in termini sia di parametri da tempo utilizzati nelle prassi aziendali e relativi ad adeguatezza patrimoniale, posizione di liquidità di breve termine e assorbimento di capitale, sia di specifici parametri che definiscono ex ante gli obiettivi di rischio perseguiti dalla banca. In aggiunta, nel PGR la banca esprime i propri indirizzi circa la gestione dei c.d. “rischi difficilmente misurabili” identificandone, laddove possibile, gli obiettivi, le linee guida ed i processi di monitoraggio e gestione. La posizione rispetto ai parametri di propensione al rischio è analizzata dal CdA con cadenza trimestrale, attraverso uno specifico Tableau de Bord, che potrà riconsiderarne la coerenza rispetto all’evoluzione del contesto operativo (interno ed esterno) e alle strategie aziendali. Di seguito sono illustrati i compiti degli organi aziendali in materia di gestione dei rischi. Consiglio di Amministrazione L’Organo con funzione di supervisione strategica è rappresentato in BANCA CARIM dal Consiglio di Amministrazione, che definisce e approva: - - il modello di business, avendo consapevolezza dei rischi cui tale modello espone la banca e comprensione delle modalità attraverso le quali i rischi sono rilevati e valutati; gli indirizzi strategici e provvede al loro riesame periodico, in relazione all’evoluzione dell’attività aziendale e del contesto esterno, al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo; gli obiettivi di rischio, la soglia di tolleranza e le politiche di governo dei rischi; le linee di indirizzo del Sistema di Controlli Interni, verificando che esso sia coerente con il livello di rischio accettato e gli indirizzi strategici stabiliti nonché sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli stessi; i criteri per individuare le operazioni di maggiore rilievo da sottoporre al vaglio preventivo della funzione di controllo dei rischi, indicando l’estensione, i limiti e le modalità di esercizio dei poteri di detta funzione, secondo quanto stabilito, tempo per tempo, dalla specifica disciplina della Banca d’Italia; 5/75 approva: - - la costituzione delle funzioni aziendali di controllo, i relativi compiti e responsabilità, le modalità di coordinamento e collaborazione, i flussi informativi tra tali funzioni e tra queste e gli organi aziendali; il processo di gestione del rischio e ne verifica la compatibilità con gli indirizzi strategici e le politiche di governo dei rischi; le politiche, i processi e le metodologie di valutazione delle attività aziendali, e, in particolare, degli strumenti finanziari, assicurandone la costante adeguatezza; stabilisce altresì i limiti all’esposizione della Banca verso strumenti o prodotti finanziari di incerta o difficile valutazione; in materia il presente documento fa riferimento agli altri regolamenti di tempo in tempo adottati dalla Banca; il processo per lo sviluppo e la convalida dei sistemi interni di misurazione dei rischi non utilizzati a fini regolamentari e ne verifica periodicamente il corretto funzionamento; il processo per l’approvazione di nuovi prodotti e servizi, l’avvio di nuove attività, l’inserimento di nuovi mercati; approva il documento “Informativa al pubblico” (cosiddetto Pillar 3), ai sensi della vigente disciplina di vigilanza prudenziale; al fine di attenuare i rischi operativi e di reputazione della banca e favorire la diffusione di una cultura dei controlli interni, un codice etico cui sono tenuti a uniformarsi i componenti degli organi aziendali e i dipendenti. Il codice definisce i principi di condotta (ad es. regole deontologiche e regole da osservare nei rapporti con i clienti) a cui deve essere improntata l’attività aziendale. Tale materia non sarà trattata nel presente documento. assicura che: - - - la struttura della Banca sia coerente con l’attività svolta e con il modello di business adottato, evitando la creazione di strutture complesse non giustificate da finalità operative; il sistema dei controlli interni e l’organizzazione aziendale siano costantemente uniformati ai principi indicati nella sez. I Cap 7 circ. 263/2006 della Banca d’Italia, e che le funzioni aziendali di controllo possiedano i requisiti e rispettino le previsioni della sez. III Cap 7 delle medesima circ. 263. Nel caso emergano carenze o anomalie, promuove con tempestività l’adozione di idonee misure correttive e ne valuta l’efficacia; l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza approvati; valuta periodicamente l’adeguatezza e l’efficacia del RAF e la compatibilità tra il rischio effettivo e gli obiettivi di rischio; il piano strategico, il RAF, l’ICAAP e il sistema dei controlli interni siano coerenti, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la banca; la quantità e l’allocazione del capitale e della liquidità detenuti siano coerenti con il livello di rischio accettato, le politiche di governo dei rischi e il processo di gestione dei rischi; con cadenza almeno annuale, approva il programma di attività, compreso il piano di audit predisposto dalla funzione di revisione interna, ed esamina le relazioni annuali predisposte dalle funzioni aziendali di controllo. Approva il piano di Audit pluriennale. Con riferimento al processo ICAAP, definisce ed approva le linee generali del processo, ne assicura la coerenza con il RAF e l’adeguamento tempestivo in relazione a modifiche significative delle linee strategiche, dell’assetto organizzativo, del contesto operativo di riferimento, promuove il pieno utilizzo delle risultanze dell’ICAAP a fini strategici e nelle decisioni d’impresa. Riguardo ai rischi di credito e di controparte, approva le linee generali del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio che presiede all’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di attenuazione del rischio utilizzati. Organo con funzione di gestione L’organo con funzione di gestione in BANCA CARIM è rappresentato in BANCA CARIM dal CdA e dal Direttore Generale ed è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi, in attuazione degli indirizzi strategici. 6/75 Esso deve avere la comprensione di tutti i rischi aziendali, inclusi i possibili rischi di malfunzionamento dei sistemi interni di misurazione, e, nell’ambito di una gestione integrata, delle loro interrelazioni reciproche e con l’evoluzione del contesto esterno. Deve inoltre essere in grado di individuare e valutare i fattori, inclusa la complessità della struttura organizzativa, da cui possono scaturire rischi per la Banca. In attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi definite dal CdA, è responsabile dell’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni ai requisiti previsti dalla normativa. In tale contesto: - - - - - - - coerentemente con le politiche di governo dei rischi, definisce il processo di gestione dei rischi. In particolare, stabilisce limiti operativi all’assunzione delle varie tipologie di rischio, coerenti con la propensione al rischio, tenendo esplicitamente conto dei risultati delle prove di stress e dell’evoluzione del quadro economico. Inoltre, nell’ambito della gestione dei rischi, limita l’affidamento sui rating esterni, assicurando che, per ciascuna tipologia di rischio, siano condotte adeguate e autonome analisi interne; nella definizione del processo di gestione dei rischi, agevola lo sviluppo e la diffusione a tutti i livelli di una cultura del rischio integrata in relazione alle diverse tipologie di rischio ed estesa a tutta la Banca. In particolare, si accerta che siano sviluppati e attuati programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti in merito alle responsabilità in materia di rischio in modo da non confinare il processo di gestione del rischio agli specialisti o alle funzioni di controllo; stabilisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione dei rischi, in modo che siano chiaramente attribuiti i relativi compiti e siano prevenuti potenziali conflitti d’interessi; assicura, altresì, che le attività rilevanti siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze adeguate ai compiti da svolgere; esamina tutte le operazioni di maggior rilievo, secondo la definizione adottata dalla Banca, e, in particolare, quelle oggetto di parere negativo da parte della funzione Risk Management e, se del caso, le autorizza; di tali operazioni informa il CdA e il Collegio Sindacale; definisce il processo (responsabili, procedure, condizioni) per approvare gli investimenti in nuovi prodotti, la distribuzione di nuovi prodotti o servizi ovvero l’avvio di nuove attività o l’ingresso in nuovi mercati. Il processo deve: a) assicurare che vengano pienamente valutati i rischi derivanti dalla nuova operatività, che detti rischi siano coerenti con il livello di rischio accettato e che la Banca sia in grado di gestirli; b) definire le fasce di clientela a cui si intendono distribuire nuovi prodotti o servizi in relazione alla complessità degli stessi e ad eventuali vincoli normativi esistenti; c) stimare gli impatti della nuova operatività in termini di costi e ricavi nonché di risorse umane, organizzative e informatiche; d) individuare le eventuali modifiche da apportare al sistema dei controlli interni; definisce i flussi informativi interni volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni aziendali di controllo la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e verifica del rispetto del RAF; nell’ambito del RAF autorizza il superamento della propensione al rischio entro il limite rappresentato dalla soglia di tolleranza e provvede a darne pronta informativa al CdA individuando azioni gestionali necessarie per produrre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito; pone in essere le iniziative e gli interventi necessari per garantire nel continuo la complessiva affidabilità del sistema dei controlli interni e porta a conoscenza del CdA i risultati delle verifiche effettuate. predispone ed attua i necessari interventi correttivi o di adeguamento nel caso emergano carenze o anomalie, o a seguito dell’introduzione di nuovi prodotti, attività, servizi o processi rilevanti; assicura: - - la coerenza tra livello di rischio accettato, pianificazione aziendale, politiche di governo dei rischi e il processo di gestione dei rischi tenendo presente anche l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la Banca; il corretto funzionamento dei processi e delle metodologie di valutazione delle attività aziendali, compresi gli strumenti finanziari, e promuove il loro costante aggiornamento; una corretta, tempestiva e sicura gestione delle informazioni a fini contabili, gestionali e di reporting. 7/75 Con riferimento al processo ICAAP e al RAF, dà attuazione ai relativi processi curando che gli stessi siano rispondenti agli indirizzi strategici e che soddisfino i requisiti previsti dalla specifica disciplina. Con specifico riferimento ai rischi di credito e di controparte, in linea con gli indirizzi strategici, approva specifiche linee guida volte ad assicurare l’efficacia del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio e a garantire il rispetto dei requisiti generali e specifici di tali tecniche. Collegio Sindacale L’Organo con funzione di controllo in BANCA CARIM è rappresentato dal Collegio Sindacale, che ha la responsabilità di vigilare sulla completezza, funzionalità e adeguatezza del sistema di controlli interni e del RAF. In particolare vigila sul rispetto della corretta applicazione dei principi generali del sistema di controlli interni, e del ruolo ricoperto in merito, sia dagli organi aziendali, sia dalle funzioni aziendali di controllo. Per lo svolgimento delle proprie attribuzioni, dispone di adeguati flussi informativi da parte degli altri organi aziendali e delle funzioni di controllo interno. Considerata la pluralità di funzioni aventi, all’interno dell’azienda, compiti e responsabilità di controllo, il Collegio Sindacale è tenuto ad accertare l’adeguatezza di tutte le funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, il corretto assolvimento dei compiti e l’adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate. Funzioni aziendali di controllo La Banca ha istituito le seguenti Funzioni di controllo: - Funzione Internal Audit Funzione Risk management Funzione Controlli e Compliance, nell’ambito della quale sono presenti: • Compliance e Antiriciclaggio • Controlli on site/off site • Monitoraggio crediti Nessuna funzione di controllo è esternalizzata. Adeguatezza delle misure di gestione del richio L’attività compiuta nell’anno dagli organi aziendali e dalle funzioni di controllo conduce a valutare nel complesso chiaramente identificati e quantificati i rischi aziendali. In particolare, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale, ricevono in materia su base periodica (prevalentemente annuale e trimestrale) relazioni sia in base a quanto previsto dalla regolamentazione sia in base ai flussi informativi autonomamente predisposti dalla struttura. Tra questi si segnala il c.d. Tableau de Bord, documento nel quale sono integrate le principali valutazioni tratte dalle relazioni delle funzioni Internal Audit, Risk Management e Compliance. 8/75 1.2 RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE Informativa qualitativa Rischio che nell'ambito di un'operazione creditizia il debitore non assolva, anche solo in parte, ai suoi obblighi di rimborso del capitale e di pagamento degli interessi. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Il documento di riferimento per la realizzazione delle strategie in materia di operazioni creditizie è rappresentato dalla Credit Policy Operativa1(di seguito CPO), che si integra con il Regolamento del Processo del Credito2 (di seguito RdC), i manuali operativi e le normative specifiche in tema di prodotti creditizi, vigenti pro tempore. Per garantire coerenza tra progressiva crescita degli impieghi e rafforzamento patrimoniale, la Banca attua una politica creditizia attenta, basata su regole, procedure e comportamenti condivisi da tutti gli attori del processo, atti a garantire la migliore combinazione rischio/rendimento del capitale impiegato preservando l’equilibrio del profilo di liquidità. La CPO della Banca costituisce quindi strumento dinamico di governo e presidio dell’esposizione ai rischi creditizi, esplicitando gli indirizzi strategici, al fine di mantenere il migliore equilibrio fra composizione dell’attivo, efficacia dei processi dell’attività creditizia, redditività del capitale impiegato e generazione di valore nel tempo. La CPO è definita in considerazione, tra gli altri, dei seguenti elementi di contesto esterno ed interno alla Banca: perdurante congiuntura sfavorevole, incremento dei tassi di default e degli accantonamenti patrimoniali a fronte dell’accresciuto deterioramento delle esposizioni; - concentrazione del portafoglio in termini di: - singole controparti o gruppi economici (rischio di controparte), - - settori o distretti particolarmente critici (rischio di concentrazione geosettoriale), - operazioni a medio lungo termine (rischio durata/tasso); - riduzione del valore dei beni immobiliari posti a garanzia da obbligati principali e/o sussidiari; evoluzione della normativa prudenziale diretta a rafforzare i presidi patrimoniali, incluse le nuove direttive in materia di misurazione dei rischi (Basilea 3 e relative evoluzioni attese); correlata necessità di ottimizzare l’assorbimento patrimoniale delle varie forme tecniche di impiego con idonei strumenti di mitigazione del rischio; esigenza di pervenire, per ciascun cliente affidato, ad una maggiore correlazione tra redditività e rischio (risk adjusted return). Al fine di perseguire la mission sopra indicata, valutati gli elementi di contesto, la CPO definisce una strategia articolata che riconsidera: - i limiti massimi di assunzione di rischio per singolo soggetto o gruppo economico (limite di concentrazione single name); 1 Credit Policy (aggiornamento dicembre 2014), Circolare 161/2014 del 11 dicembre 2014. 2 Cfr. Regolamento del Credito (aggiornamento 11 dicembre 2014) 9/75 - la definizione su logica geografica e settoriale delle aree ed attività economiche su cui ridurre, mantenere ed incrementare la presenza, tendendo alla composizione di un portafoglio crediti ideale per durata media e differenziazione del rischio (limiti di concentrazione settoriale); - limiti su tasso e durata per il contenimento del rischio tasso connesso all’attività di erogazione del credito; - l’attività di erogazione ispirata al risk appetite framework, tenuto conto delle riserve di liquidità disponibili. La Credit Policy indica su quali segmenti di clientela e settori di mercato ridurre o aumentare gli impieghi, nonché quali forme tecniche e prodotti privilegiare al fine di ottimizzare la composizione del portafoglio crediti. Sulla base delle strategie riportate nel Piano Industriale 2015-2016 e nel Budget 2015, l’attività di erogazione si rivolge principalmente a forme tecniche e controparti affini alle capacità operative della Banca, in un ottica generale di riduzione dell’assorbimento patrimoniale, secondo le regole prudenziali in vigore. In questo quadro, le controparti e le forme tecniche di riferimento sono le famiglie, per operazioni a medio e a lungo termine preferibilmente con garanzia ipotecaria, e le Piccole e Medie Imprese (PMI), preferibilmente con forme tecniche a breve e legate all’attività commerciale. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il massimo responsabile della gestione del rischio di credito è il Consiglio di Amministrazione, ai sensi dell’art. 16 dello Statuto. Le attività connesse fanno capo alle seguenti funzioni: - funzione Crediti; funzione Recupero Crediti; funzione Monitoraggio Crediti; funzione Risk Management. La funzione Risk Management controlla il rischio di credito, di controparte e di concentrazione prevalentemente tramite l’analisi di indicatori di sintesi e ne verifica l’impatto sia sotto il profilo regolamentare (requisiti patrimoniali e patrimonio di vigilanza) sia sotto il profilo di una autonoma valutazione. L’attività di erogazione del credito è disciplinata dal citato Regolamento del Credito, in base al quale il processo di analisi, proposta, concessione, gestione, controllo andamentale delle facilitazioni creditizie riguardanti la clientela e la loro gestione coinvolge, nei limiti dei poteri delegati, i seguenti soggetti e unità organizzative: - Filiali (Responsabile e Sostituto); - Capo Sede Territoriale; - Capo Area Territoriale- Funzione Crediti, con facoltà riconosciute sia al Responsabile della funzione sia ad altre figure da questo dipendenti; - Funzione Recupero Crediti, con facoltà riconosciute sia al Responsabile della funzione sia ad altre figure da questo dipendenti; - Comitato Crediti. Alla funzione Recupero Crediti compete il presidio del controllo andamentale delle posizioni anomale (di primo livello) della clientela e attribuzione/proposta della classificazione delle posizioni nei diversi gradi di rischio aggravato per quelle classificate ad incaglio, con la definizione della relativa proposta inerente l’eventuale previsione di perdita analitica. 10/75 La funzione Monitoraggio Crediti rileva segnali di anomalia e deterioramento dei rapporti in essere con la clientela affidata, predispone azioni su categorie di anomalie croniche e ne verifica i risultati. In aggiunta alle funzioni sopra citate, alla funzione Bilancio compete il calcolo del capitale assorbito per tale rischio per le segnalazioni di vigilanza. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e reporting del rischio La Banca dispone, della procedura MC – Monitoraggio Crediti, che opera: - rilevando quotidianamente operazioni ed eventi andamentali indicatori di anomalia; - esprimendo una valutazione di tali anomalie, espressa per singolo cliente in termini di punteggio; - registrando e storicizzando anche gli interventi gestionali condotti dalle strutture competenti sulle posizioni anomale. La funzione Risk Management cura la gestione, ad ulteriore presidio del rischio di credito della clientela, di un sistema di rating interno, a fini non regolamentari. Inoltre, a partire dalla base dati utilizzata per le Segnalazioni di Vigilanza Prudenziale (Base Y) è in essere un controllo, secondo differenziate tipologie di analisi (aree territoriali, filiali, portafoglio regolamentare, ecc..), del rischio di credito inteso come assorbimento patrimoniale complessivo della Banca. Inoltre, la Banca si avvale da tempo di banche dati e Sistemi di Informazione Creditizia, quali la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia, la Centrale dei Rischi CRIF, l’archivio dei bilanci aziendali gestito da Centrale dei Bilanci e l’archivio di informazioni societarie gestito da CERVED. Si ricorda infine che, a partire dal 1 gennaio 2014, sono entrate in vigore nuove istruzioni di vigilanza, che hanno recepito la Direttiva e il Regolamento europei sui requisiti patrimoniali, che, a loro volta sono in applicazione delle nuove linee guida del Comitato di Basilea del dicembre 2010 (c.d. Basilea 3). Le prime segnalazioni da elaborare sulla base di tali normative sono state riferite ai dati al 31 marzo 2014. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia La concessione del credito presso la Banca, in gran parte dei casi, è supportata dall’acquisizione di idonee garanzie rilasciate dalla clientela, ad integrazione e supporto delle valutazioni positive circa il merito di credito del richiedente. Tali garanzie, rientrando nell’insieme di contratti accessori al credito, costituiscono un importante elemento di base per la mitigazione dei rischi assunti. Le garanzie reali sono rappresentate principalmente da ipoteche e da strumenti finanziari oggetto di pegno. In tale contesto, la gestione da parte della Banca, in termini di rischi assunti, si concretizza anche nel rispetto del rapporto tra ammontare del prestito concesso e valore corrente di mercato del bene offerto in garanzia, assicurando, nell’iter deliberativo, un rapporto loan to value più prudenziale rispetto ai limiti fissati dall’Organo di Vigilanza. Rivestono inoltre particolare rilevanza, ai fini gestionali, le garanzie personali rilasciate sia da soggetti privati sia dai Consorzi Fidi. BANCA CARIM, ha determinato sistemi di misurazione e reporting con riferimento sia ai requisiti regolamentari, sia a parametri gestionali interni, prodotti con frequenza mensile o trimestrale, che sono oggetto di costante aggiornamento in base alle esigenze aziendali. 11/75 1.3 RISCHIO DI MERCATO Informativa qualitativa Rischio derivante dalla fluttuazione di valore degli strumenti finanziari negoziati sui mercati (azioni, obbligazioni, derivati, titoli in valuta) e degli strumenti finanziari il cui valore è collegato a variabili di mercato (crediti a clientela – per la componente di tasso, depositi in euro e valuta ecc.). Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Le politiche di gestione del portafoglio di proprietà sono illustrate nel regolamento della funzione Finanza : “Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sistema delle deleghe, limiti e autonomie”3. Il portafoglio titoli della Banca, in coerenza con i principi contabili e con le Disposizioni di Vigilanza Prudenziale è così strutturato: 1. Portafoglio di negoziazione: comprende strumenti detenuti con l’obiettivo di beneficiare nel breve periodo di variazioni positive tra prezzi di acquisto e prezzi di vendita; in tale aggregato vengono inclusi gli strumenti finanziari allocati nel portafoglio IAS “ HFT – Held for Trading” secondo le regole ed i criteri stabiliti nei principi IAS 39; 2. Portafoglio Bancario finanziario che si compone di: “AFS – Available for Sale”- strumenti finanziari disponibili per la vendita; “HTM – Held to Maturity” – attività finanziarie detenute fino alla scadenza; “FVTPL – Fair Value to profit and loss” – attività valutate a conto economico in esercizio della “fair value option”, intendendo per tali le attività che a prescindere, dalla finalità di detenzione, sono valutate a conto economico. Le scelte di investimento sono tradizionalmente caratterizzate da un approccio rischio-rendimento prudenziale e non speculativo e sono realizzate nell’ambito delle linee guida aziendali di volta in volta definite nelle riunioni periodiche con la Direzione. Il portafoglio di proprietà è principalmente orientato: - - ai titoli obbligazionari, in prevalenza titoli di Stato; - al comparto azionario, con quote molto modeste e limitatamente a società quotate; - alle quote di fondi comuni di investimento non speculativi. Investimenti su strumenti o prodotti finanziari di incerta o difficile valutazione possono essere effettuati soltanto previa autorizzazione del Direttore Generale. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Le unità organizzative a presidio dei rischi di mercato sono principalmente la funzione Finanza e la funzione Risk Management. La funzione Finanza svolge un controllo di primo livello relativo all’esposizione dei rischi di mercato e ai risultati economici del portafoglio titoli di proprietà. La funzione Risk Management svolge attività di controllo di secondo livello attraverso il costante monitoraggio dei limiti operativi definiti nel regolamento della funzione Finanza; in maggiore dettaglio verifica il rispetto dei limiti operativi sulla composizione del portafoglio, valuta la rischiosità del portafoglio di proprietà stimando la massima perdita potenziale (Value-at-Risk - VaR giornaliero) ad un prescelto livello di confidenza (99%) dell’intero portafoglio di proprietà, e controlla limiti di stop-loss sulle singole posizioni. 3 Approvato dal C.d.A. in data 8 Luglio 2014. 12/75 In aggiunta alle funzioni sopra citate, alla funzione Bilancio compete il calcolo del capitale assorbito per tale rischio per le segnalazioni di vigilanza. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio I presidi adottati per il monitoraggio dei rischi di mercato degli strumenti finanziari in carico al portafoglio titoli di proprietà risultano attivati attraverso un sistema di misurazione e di reporting del rischio gestito dalla funzione Risk Management. Essa valuta giornalmente il rispetto dei limiti operativi e la rischiosità del portafoglio, utilizzando: - l’applicativo ERMAS per la valutazione giornaliera del VaR di mercato; applicativi creati internamente alla funzione, a partire dai medesimi flussi informativi del portafoglio di proprietà, che alimentano anche l’applicativo ERMAS, e da informazioni reperibili da infoprovider per il monitoraggio dei limiti operativi. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Stante l’attuale struttura del portafoglio titoli di proprietà e l’operatività corrente, il rischio prezzo è incentrato prevalentemente sul comparto obbligazionario dei titoli di Stato italiani. Obiettivo della Banca è mantenere una modesta rischiosità del portafoglio titoli; per il rischio azionario e il rischio obbligazionario corporate si persegue attraverso un’ampia diversificazione. Stante questa limitazione, le politiche di attenuazione del rischio si attuano attraverso la definizione di limiti operativi e in particolare, quello basato sul VaR (giornaliero, livello di confidenza 99%, profondità storica per il calcolo delle volatilità 250 giorni) massimo consentito, formalizzati nel citato regolamento. Sono inoltre previsti limiti in termini di capitale interno. 13/75 1.4 RISCHIO OPERATIVO Informativa qualitativa Rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Il Rischio Operativo è valutato sia in maniera qualitativa che in maniera quantitativa; per BANCA CARIM la gestione e mitigazione avvengono attraverso il ricorso a sistemi di attenuazione e controllo. In linea con tale approccio si ritengono efficaci i presidi organizzativi affidati alle singole strutture aziendali e alle policy di comportamento previste per i processi maggiormente significativi. All’interno dell’attività formativa, è stata posta particolare attenzione ai cosiddetti controlli di linea che sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni aziendali. La fase di mappatura dei rischi per unità operativa della Banca richiede la mappatura dei processi/sottoprocessi, nella quale vengono identificate aree o sottoprocessi a maggiore rischio, per i quali verrà poi valutata e quantificata la tipologia e l’entità. BANCA CARIM si è dotata dello strumento ARIS (Architecture of integrated Information Systems), tool di riferimento per la mappatura dei processi, rischi e controlli per il mercato bancario e assicurativo italiano, che consente un approccio metodologico del business process management per una gestione evoluta dei processi aziendali, al fine di: - mappare e documentare i processi in modo integrato (attività, unità organizzative/posizioni aziendali, sistemi informatici, modulistica, ecc…); - supportare la gestione dei rischi operativi e dei controlli di linea; - rilevare gli aspetti normativi e di compliance; - progettare interventi di riorganizzazione aziendale e di miglioramento dei processi. Tutte le informazioni aziendali vengono così documentate e gestite all’interno di un Repository Organizzativo e Normativo (RON), unico per tutta la Banca, a supporto della Direzione o delle Aree aziendali. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il controllo sui rischi operativi coinvolge, in generale, con diversi ruoli, gli Organi Aziendali, le funzioni di controllo di secondo livello, in particolare Risk Management, Compliance e Controlli, nonché tutto il personale. La gestione e mitigazione del rischio operativo avviene sia con lo sviluppo dei progetti di formazione di tutto il personale di Banca CARIM sia con la predisposizione di opportuni presidi organizzativi. Oltre che con il requisito patrimoniale/capitale interno, il rischio operativo è presidiato anche sotto l’aspetto “qualitativo”, disciplinato nell’ambito del documento Framework del Sistema dei Controlli Interni. 14/75 c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio . La quantificazione dei rischi operativi è stata condotta secondo la metodologia regolamentare prevista da Banca d’Italia, con l’utilizzo del metodo base BIA (Basic Indicator Approach) e l’applicazione del coefficiente del 15% alla media dell’indicatore rilevante degli ultimi tre esercizi. Secondo il regolamento CRR, (articolo 316-Capo 1-Titolo III) per le banche che applicano i principi contabili stabiliti dalla direttiva 86/635/CEE, l'indicatore rilevante è pari alla somma dei seguenti elementi: Interessi e proventi assimilati, Interessi e oneri assimilati, Proventi su azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile/Fisso, Proventi per commissioni/provvigioni, Oneri per commissioni/provvigioni, Profitto (perdita) da operazioni finanziarie, Altri proventi di gestione. Inoltre, gli enti non utilizzano i seguenti elementi nel calcolo dell'indicatore rilevante: - d) profitti e perdite realizzati sulla vendita di titoli non inclusi nel portafoglio di negoziazione, proventi derivanti da partite straordinarie o irregolari, proventi derivanti da assicurazioni. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Per BANCA CARIM la gestione e la mitigazione del rischio operativo avvengono attraverso il ricorso a sistemi di attenuazione e controllo. In linea con tale approccio si ritengono efficaci i presidi organizzativi affidati alle singole strutture aziendali e alle policy di comportamento previste per i processi maggiormente significativi. I dati contabili relativi agli eventi che hanno generato in passato perdite operative (sopravvenienze passive), che rappresentano la base per l’avviamento di un processo di rilevazione degli eventi che impattano su tali rischi, sono oggetto di periodica rilevazione con cadenza semestrale. A supporto dell’attività di prevenzione dei rischi operativi, BANCA CARIM si è dotata nel tempo di specifiche procedure formalizzate a presidio delle aree più suscettibili di essere esposte a rischi operativi. 15/75 1.5 RISCHIO DI CONCENTRAZIONE Informativa qualitativa Rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Il rischio di concentrazione si riferisce al complesso delle attività creditizie della Banca. La CPO prevede specifiche indicazioni gestionali per contenere al concentrazione dei rischi e aumentare la diversificazione del portafoglio crediti, sia con riferimento all’esposizione verso singoli nominativi o gruppi economici, sia con riferimento ai vari settori economici. La determinazione della esposizione al rischio di concentrazione, anche in termini di Capitale Interno ai fini ICAAP, è finalizzata ad una migliore quantificazione (add-on) del rischio di credito. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Le funzioni coinvolte per la gestione di tale tipologia di rischio sono: - la funzione Crediti; la funzione Bilancio (relativamente al monitoraggio periodico dei “Grandi Rischi” così come definiti dalle Normative di Vigilanza); la funzione Risk Management. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Con riferimento al rischio di concentrazione cd single name, BANCA CARIM mantiene sotto controllo due aggregati: - i “Grandi Rischi” secondo la definizione delle Istruzioni di Vigilanza; - i gruppi economici che presentano affidamenti accordati superiori a € 5 mln. Con riferimento al rischio di concentrazione cd geosettoriale, BANCA CARIM analizza mensilmente la composizione del portafoglio crediti e dell’aggregato “Grand Fidi” per settore economico, secondo la classificazione ISTAT (codice ATECO). Il capitale interno a fronte del rischio di concentrazione è stimato attraverso la somma di una componente single name, seguendo le indicazioni dell’All. B della Circolare 285 del 2013, e di una componente geosettoriale valutata adottando la metodologia sviluppata dal Gruppo di lavoro ABI, utilizzando i parametri dell’area territoriale Nord Est4. 4 ABI, Laboratorio Rischio di concentrazione, Metodologia per la stima del rischio di concentrazione geo-settoriale e relativi risultati. 16/75 d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Le più rilevanti forme di copertura e attenuazione del rischio sono rappresentate, da una parte, dalle linee guida formulate dalla Direzione Generale e oggetto di costante riferimento per il Consiglio di Amministrazione, dall’altra dall’attuazione di tali linee guida nel processo di erogazione del credito, a cura della funzione Crediti e, in fase di controllo andamentale, dalla funzione Risk Management. Le politiche di attenuazione del rischio si attuano inoltre attraverso la definizione di limiti operativi sui principali aggregati e indicatori monitorati, in particolare si definiscono limiti su: - Grandi rischi; Grandi Fidi; Concentrazione Geo-Settoriale. 17/75 1.6 RISCHIO DI LIQUIDITÀ Informativa qualitativa Il rischio che la banca non sia in grado di adempiere alle proprie obbligazioni alla loro scadenza o debba comunque farvi fronte a costi non di mercato. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Tenuto conto della sua natura di banca commerciale retail, BANCA CARIM intende mantenere elevato il suo livello di liquidità, sia come disponibilità sul mercato interbancario, sia come struttura del portafoglio di proprietà. La gestione del rischio di liquidità è oggetto di uno specifico manuale denominato “Governo e gestione del rischio di liquidità”, nel quale è compreso anche il Contingency Funding Plan (Piano di emergenza per la liquidità) per la Banca, approvato dal Consiglio di Amministrazione del 8 luglio 2014, che definisce i limiti operativi, gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento in caso si presentino situazioni di crisi. La gestione del rischio di liquidità avviene attraverso il monitoraggio della soglia di tolleranza o risk appetite e il sistema di limiti operativi, early warning e analisi di stress test. Soglia di tolleranza, limiti ed early warning sono stati costruiti utilizzando prove di stress test. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il modello di governance definito a presidio dei processi di gestione della liquidità e di controllo del rischio di liquidità si fonda sui seguenti due principi: - separazione tra i processi di gestione della liquidità ed i processi di controllo del rischio di liquidità; ottimizzazione di gestione e di controllo, coerentemente con la struttura organizzativa e mediante un processo di deleghe che prevede il coinvolgimento di: o Consiglio di Amministrazione, con ruolo di definire la soglia di tolleranza al rischio di liquidità, intesa come massima esposizione al rischio ritenuta accettabile, e di definire le politiche di governo e i processi di gestione del rischio; o Direttore Generale, con le principali responsabilità di definire le linee guida del processo di gestione del rischio e allocarne le funzioni all’interno della struttura organizzativa; o Collegio Sindacale, che vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza ai requisiti normativi del processo di gestione del rischio di liquidità; o Funzione Finanza, che per il tramite di un’unità operativa dedicata, gestisce la liquidità operativa della Banca nell’ambito delle istruzioni impartite dalla Direzione generale; o Funzione Risk Management, che assicura il controllo indipendente del rischio di liquidità, definendo le metodologie e i processi da adottare. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Relativamente alla gestione della liquidità e al fine di strutturare in modo efficace ed efficiente i propri presidi organizzativi, BANCA CARIM ha suddiviso la gestione della liquidità in due macro aree: “Liquidità Operativa” e “Liquidità Strutturale”. 18/75 Liquidità operativa La gestione del rischio di liquidità operativa ha l’obiettivo di garantire che la Banca sia in grado di soddisfare gli impegni di pagamento, attesi ed inattesi, in modo da non compromettere il normale svolgimento dell’attività bancaria, sull’orizzonte temporale non superiore a 3 mesi. Il principale indicatore regolamentare è l’LCR, Liquidity Covered Ratio. Liquidità strutturale La gestione della liquidità strutturale è finalizzata a garantire l’equilibrio e la stabilità del profilo di liquidità sull’orizzonte temporale superiore ai tre mesi e il raccordo con la gestione della liquidità operativa. La funzione Risk Management identifica e misura il rischio di liquidità strutturale con riferimento ad un numero di scadenze pari a quelle utilizzate per la valutazione del rischio tasso d’interesse . I principali indicatori utilizzati sono: - tempo di sopravvivenza che indica l’orizzonte temporale in cui la Banca riesce a far fronte al proprio fabbisogno ipotizzando una situazione inerziale alla data di analisi; - NSFR, Net Stable Funding Ratio. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Il principale presidio di tale rischio è rappresentato dal mantenimento di un elevato livello di attività prontamente liquidabili sia depositate presso banche centrali o altre primarie banche sia attraverso la detenzione nel portafoglio di titoli prontamente negoziabili con perdite economiche ridotte. BANCA CARIM, ha inoltre definito un piano di emergenza (Contingency Funding Plan - CFP). La principale finalità del piano di emergenza è quella di proteggere il patrimonio della Banca in situazioni di drenaggio di liquidità, attraverso la predisposizione di strategie di gestione delle crisi e procedure per il reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza. BANCA CARIM, in linea con la normativa emanata dalla Banca d’Italia in materia, ha definito il proprio piano di emergenza attraverso: - la classificazione delle diverse tipologie di tensione di liquidità al fine di identificarne la natura (sistemica o idiosincratica); - l’individuazione delle competenze e delle responsabilità di organi e funzioni aziendali in caso di emergenza; - la stima di back-up liquidity che, in presenza di scenari avversi, sia in grado di determinare con sufficiente attendibilità l’ammontare massimo drenabile dalle diverse fonti di finanziamento. Il CFP è oggetto di revisione da parte del Consiglio di Amministrazione, insieme alle linee guida per la misurazione, il monitoraggio e la gestione del rischio di liquidità, quindi quanto meno annualmente e comunque in occasione di eventi riferibili alla Banca o a scenari esterni di particolare rilevanza. La rilevazione della posizione finanziaria netta e del piano di emergenza elaborato da BANCA CARIM, trovano riscontro, con aggiornamento almeno annuale, nel resoconto ICAAP. I limiti operativi costituiscono il principale presidio organizzativo perl’attenuazione del rischio di liquidità; sono determinati anche attraverso risultati di prove di stress test e sono aggiornati costantemente per tener conto dei mutamenti della strategia e dell’operatività della Banca. 19/75 1.7 RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE Informativa qualitativa Rischio inteso come potenziale diminuzione del valore economico delle poste in conseguenza di mutamenti del livello dei tassi di mercato, derivanti dal mismatch di scadenze e/o di pricing tra le attività e le passività del portafoglio bancario. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Le scelte gestionali e strategiche della Banca sono volte a minimizzare la volatilità del valore economico complessivo al variare delle strutture dei tassi. La gestione del rischio di tasso d’interesse avviene attraverso il rispetto del limite di Risk Appetite, e dei limiti operativi; sono inoltre effettuate analisi qualitative attraverso monitoraggi; in caso di superamento dei limiti sono previsti interventi di rientro. Trimestralmente viene inoltre effettuata una stima del capitale interno a fronte di tale rischio. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio La gestione del rischio di tasso di interesse è affidata alla funzione Risk Management, che, sulla base delle risultanze prodotte, elabora specifici report. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio . Tutte le poste attive e passive di bilancio, l’operatività di tesoreria e i derivati di copertura, sono monitorati con metodologie Asset&Liability Management mediante l’applicativo ERMAS, della società Prometeia. La reportistica attualmente prodotta riguarda i seguenti ambiti: - - analisi di struttura patrimoniale attiva e passiva; analisi di gap con posizionamento delle attività e passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza e/o riprezzamento; analisi liquidità strutturale delle attività e delle passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza e/o riprezzamento; analisi di margine di interesse finalizzata a quantificare l’impatto sul margine di interesse di variazioni della curva dei tassi di interesse; analisi del valore economico, che attraverso tecniche di duration gap, quantifica l’impatto sul fair value dell’attivo e del passivo (con riferimento sempre ad una predeterminata variazioni della curva dei tassi di interesse), analisi dello spread commerciale delle attività e delle passività per valuta nelle fasce temporali di scadenza e/o riprezzamento; analisi per business unit contrattuale e comportamentale al variare della curva dei tassi di interesse. In ottemperanza alle “Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le Banche”, la banca ha provveduto ad adeguare norme, processi e strumenti in base alle linee guida metodologiche - coerenti con le indicazioni fornite dal Comitato di Basilea - per la realizzazione di un sistema semplificato per la misurazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso del “portafoglio Bancario”, escludendo quindi il trading book (cfr. Circ 285/2013, All. C, Cap. 1). 20/75 Poiché la Banca non ha esposizioni rilevanti in valuta estera, cioè su nessuna singola valuta la Banca è esposta in misura superiore al 5%, le valute estere, al fine della predetta analisi, vengono accorpate all’euro. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Stante l’attuale struttura patrimoniale della Banca, non è stato fatto ricorso a strumenti finanziari di copertura del rischio di tasso di interesse. Sul fronte dei mutui erogati e degli impieghi commerciali alla clientela, non si rilevano significative posizioni a rischio di tasso da fair value, in quanto prevalentemente espressi a tasso variabile e a vista, secondo i criteri di bilanciamento sopra esposti. Per effetto di tale equilibrio, la Banca non ha ritenuto di porre in essere coperture classificate come cash flow hedge. Le politiche di attenuazione del rischio si attuano attraverso la definizione di limiti operativi in termini di sensitività del valore attuale rapportato ai Fondi Propri, di sensitività del margine di interesse e di duration gap a fronte di uno shock parallelo della curva dei tassi di interesse di ±25bp e ±200bp. 21/75 1.8 RISCHIO DI CAMBIO Informativa qualitativa Rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla banca. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio L’operatività in cambi è prevalentemente orientata a supportare le esigenze commerciali e finanziarie della clientela e quindi, in generale, la posizione in cambi viene pareggiata. In situazione di normalità sono monitorati limiti gestionali e limiti di risk appetite e viene calcolato il requisito patrimoniale; nel caso di superamento dei limiti (contingency) si attivano interventi di rientro degli stessi. L’esposizione al rischio di cambio è disciplinata nell’ambito del citato Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sia in merito alla posizione complessiva in cambi sia in merito all’attività di trading su divise. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio La posizione in cambi viene monitorata giornalmente dalla funzione Estero e, con riferimento ad eventuali assorbimenti di rischi di cambio conseguenti ad posizione netta in cambi aperta superiore al 2% dei Fondi Propri, trimestralmente dalla funzione Bilancio, che produce le Segnalazioni di Vigilanza, e dalla funzione Risk Management. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio L’analisi del rischio di cambio viene effettuata quantificando l’esposizione delle singole divise e la posizione netta in cambi aggregata. Tale posizione viene monitorata costantemente ed eventuali sbilanci devono essere contenuti nei limiti previsti dalle autonomie delegate. In linea con le Disposizioni di Vigilanza Prudenziale, in termini di assorbimento patrimoniale, il rischio di cambio è ricompreso all’interno dei rischi di mercato e viene determinato solo quando l’esposizione al rischio supera il limite del 2% dei Fondi Propri. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Le modalità operative della gestione del rischio di cambio, messe in atto dalla funzione Estero, sono finalizzate alla minimizzazione dell’esposizione a tale rischio, grazie al tendenziale giornaliero pareggiamento delle posizioni aperte in valuta. Ad integrazione del citato Regolamento portafoglio titoli di proprietà, le politiche di attenuazione del rischio si attuano anche attraverso la definizione di limiti operativi. 22/75 1.9 RISCHIO STRATEGICO Informativa qualitativa Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio In base alle previsioni normative, BANCA CARIM, non ha quantificato l’esposizione al rischio strategico, ma ha optato per il ricorso a strumenti di attenuazione e controllo, che hanno come obiettivo l’individuazione di informazioni utili per il corretto monitoraggio dell’attività della Banca. Il rischio strategico può essere articolato in: - rischio strategico di medio-lungo termine, legato sia al mancato conseguimento degli obiettivi economici e patrimoniali previsti nel Piano Strategico, di tempo in tempo vigente, sia da profonde discontinuità derivanti da fattori esogeni o ingresso in nuovi mercati di particolare complessità; - rischio strategico di breve-termine, legato al mancato conseguimento di obiettivi commerciali, tipicamente con orizzonte annuale. La Banca, attraverso un processo di governance codificato, predispone annualmente un budget di esercizio, riferito sia all’intero istituto sia ai singoli centri di profitto e di costo. Dato che la principale fonte di ricavi è dato dall’attività commerciale, è prevista un forte focalizzazione sui budget delle filiali. Di norma con periodicità triennale, la Banca predispone un Piano Strategico, anch’esso con orizzonte triennale; eventuali rilevanti elementi di discontinuità, interni o esterni, possono portare, nell’ambito del triennio, o ad una revisione delle previsioni economiche e patrimoniali o ad una nuova stesura del Piano, anche con orizzonti temporali più ampi del triennio. Il Piano Strategico in vigore ha come orizzonte temporale gli esercizi 2015-2016. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Il Consiglio di Amministrazione: - approva il modello di business della Banca, avendo consapevolezza dei rischi cui tale modello espone la banca stessa, con piena comprensione delle modalità attraverso le quali i rischi sono rilevati e valutati; - assicura che la struttura della Banca sia coerente con l’attività svolta e con il modello di business adottato, evitando la creazione di strutture complesse non giustificate da finalità operative; - definisce e identifica il livello di rischio accettato (c.d. “tolleranza al rischio” o “appetito per il rischio” ); - definisce gli indirizzi strategici e le politiche di governo dei rischi e provvede al loro riesame periodico, in relazione all’evoluzione dell’attività aziendale e del contesto esterno, al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo. Il Direttore Generale dà concreta attuazione a quanto definito dal Consiglio in materia di modello di business e di indirizzi strategici e assicura la coerenza tra il livello di rischio accettato, la pianificazione aziendale e il processo di gestione dei rischi, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la banca. 23/75 Più in particolare la funzione Controllo di Gestione, avvalendosi della collaborazione delle altre funzioni interessate, supporta il Direttore Generale nella preparazione del Piano e del Budget annuale, segue nel continuo l’evoluzione delle performance e del contesto esterno e segnala agli Organi e alle strutture competenti gli scostamenti significativi. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Lo strumento di misurazione del rischio strategico, sia a breve sia a medio-lungo termine, è rappresentato dallo scostamento percentuale tra gli obiettivi formulati e i consuntivi conseguiti. Il processo di budget prevede un reporting mensile, a cura della funzione Controllo di Gestione, con evidenza degli scostamenti rispetto agli obiettivi, con specifica evidenza del conto economico delle unità della rete commerciale. Il Piano Strategicoè oggetto di analisi tra previsione e consuntivo quanto meno su base annuale, ovvero con maggior frequenza in caso di eventi rilevanti. Con riferimento ai Fondi Propri e al capitale interno, annualmente, ovvero più frequentemente in caso di eventi rilevanti, viene condotta la riconciliazione tra gli obiettivi definiti nell’ambito dei processi di budget e pianificazione e i livelli di tali aggregati, nell’ambito del processo ICAAP, a cura della funzione Risk Management. d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia Per sua natura, il rischio strategico, trova il principale presidio nell’eccedenza di patrimonio di vigilanza rispetto ai requisiti patrimoniali. A tale proposito, nell’ambito del processo ICAAP, tale analisi è integrata dai cosiddetti “rischi di secondo pilastro” (tasso di interesse e concentrazione) e dal “capitale complessivo”, che contribuiscono a perfezionare la quantificazione del capitale al netto dei rischi stimati. Con riferimento alla periodica verifica dei risultati, è previsto che in merito al budget e al Piano Strategico, il Direttore Generale riferisca trimestralmente al Consiglio di Amministrazione. In entrambi i casi, in relazione alla dimensione e alla tipologia degli scostamenti evidenziati, che possano compromettere il raggiungimento degli obiettivi, vengono valutati gli opportuni correttivi, a cura del Direttore Generale ovvero, nel caso di eventi rilevanti, dal Consiglio di Amministrazione. 24/75 1.10 RISCHIO REPUTAZIONALE Informativa qualitativa Rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti della banca, investitori o autorità di vigilanza. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio In base alle previsioni normative, BANCA CARIM non quantifica in termini di capitale interno l’esposizione al rischio reputazionale, ma ha optato per il ricorso a strumenti di attenuazione e controllo, in particolare l’emanazione di policy sui rischi specifici che possono tradursi anche in rischi di reputazione e il presidio dei processi rilevanti. Ad integrazione delle policy e dei processi, la Banca ha anche avviato analisi statistiche sui rischi operativi e sui reclami, al fine di disporre anche di elementi quantitativi per valutare il rischio in oggetto. b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio In quanto rischio “multidimensionale”, cioè originato dall’emergere di altri rischi, anche senza che essi si traducano in perdite effettive, e da modifiche nella percezione dell’immagine della Banca presso i suoi stakeholders, esso impone una costante attenzione, in primo luogo, da parte del Consiglio di Amministrazione e del Direttore Generale. Inoltre ciascuna funzione aziendale, nell’ambito dell’attività di competenza, è comunque responsabilizzata a svolgere tutti quei controlli che, da una parte, evitino l’insorgere dei rischi operativi, di non conformità, ecc., dall’altra che, una volta manifestatisi questi rischi e le relative perdite, essi vengano circoscritti in modo da non danneggiare la reputazione della Banca. La funzione che operativamente rileva gli eventi che, con riferimento ai rapporti con lo stakeholder “clientela”, possono avere un impatto sulla reputazione della Banca è identificata nella funzione Controlli e Compliance, la quale cura anche i profili di customer care. L’integrazione di tali rilevazioni nel più generale sistema di risk management della Banca è in carico alla funzione Risk Management. Inoltre, la funzione di Internal Audit evidenzia le criticità dalle quali potrebbero emergere eventuali rischi per la reputazione della Banca, nell’ambito della tipica attività di controllo dei processi. Infine, per quanto riguarda i rapporti con i media, la responsabilità è in carico alla funzione Segreteria e Affari Societari. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio A presidio di tale rischio sono costantemente rafforzati i controlli ed aggiornata la normativa interna, in particolare in materia di antiriciclaggio, di trasparenza, di sistemi di pagamento e servizi di investimento. La misurazione del rischio di reputazione è incentrata sui rapporti con la clientela; all’interno della funzione Controlli e Compliance, al settore Customer Care e Reclami sono state assegnate sia le funzioni di gestione dei reclami, anche attraverso la tenuta dei registri previsti dalle normative degli Organi di Vigilanza (Banca d’Italia e CONSOB) sia la loro classificazione per segmento di clientela. Tale rilevazione è poi elaborata sia con finalità gestionali interne secondo i criteri previsti dall’iniziativa “Monitoraggio ABI dei reclami”, nell’ambito del quale, annualmente, è possibile ottenere un “flusso di ritorno” riferito all’intero sistema bancario italiano. 25/75 d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia La Banca adotta una politica di gestione dei contrasti con la clientela con il fine di rafforzare e di favorire il legame fiduciario con la medesima, lo sviluppo degli affari, il consolidamento del buon nome aziendale e la realizzazione dei fini statutari. Sono stati introdotti meccanismi per una corretta gestione delle lamentele (intese come qualsiasi rimostranza, protesta o lagnanza manifestata dalla clientela e che può essere composta direttamente dalla Rete in via bonaria) e una pacifica composizione delle controversie. Un ulteriore miglioramento del profilo reputazionale della Banca è atteso dall’esito di due recenti iniziative: 1. sviluppo nel settore della finanza etica; 2. redazione del Bilancio Sociale. La prima iniziativa fa seguito all’operazione di fusione, realizzatasi nel 2013, fra BANCA CARIM ed Eticredito ed ha consentito di produrre valore sociale oltre che economico, coniugando efficienza ed equità in un nuovo modello imprenditoriale capace di stare fra mercato ed etica. In merito alla seconda iniziativa, applicando i principi della responsabilità sociale di impresa, BANCA CARIM ha redige un Bilancio Sociale, per registrare gli impatti sociali delle attività bancarie e il valore prodotto per la collettività, dando conto del perseguimento degli obiettivi e delle azioni compiute in coerenza con la missione etica. Il Bilancio Sociale è uno strumento per la gestione della fiducia degli stakeholders e del valore di immagine della Banca, in linea con le iniziative per la prevenzione dei rischi reputazionali. Al fine mitigare il rischio di reputazione, la Banca definisce: 1. policy interne in merito alle varie tipologie di rischio che possono innescare rischi di reputazione, tra le quali, in particolare, quella per la “Gestione del rischio di non conformità alle norme”; 2. il presidio dei processi dai quali possono emergere rischi di reputazione, rafforzato dall’attività dell’Internal Audit; 3. il tempestivo intervento della Direzione Generale per affrontare le criticità emergenti; 4. la gestione della comunicazione esterna, nel più generale quadro di iniziative di crisis management. 26/75 1.11 RISCHIO RESIDUO Informativa qualitativa Rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca risultino meno efficaci del previsto. Obiettivi e politiche di gestione del rischio a) Strategie e processi per la gestione del rischio Le tipologie di protezione del credito possono essere personali o reali; la protezione del credito di tipo personale è caratterizzata dall’insieme delle tecniche di attenuazione del rischio di credito fondate sull’impegno di un terzo di pagare un determinato importo, nell’eventualità dell’inadempimento del debitore o del verificarsi di altri specifici eventi connessi con il credito. La protezione del credito di tipo reale è l’insieme delle tecniche di attenuazione del rischio di credito che attribuiscono all’acquirente di protezione il diritto al soddisfacimento del credito a valere su attività o somme di denaro specificatamente individuate. Comprendono: le garanzie reali finanziarie, immobiliari e su beni mobili, la cessione di crediti commerciali, la compensazione delle posizioni in bilancio e fuori bilancio. Le tipologie di protezione del credito di tipo reale maggiormente utilizzate da BANCA CARIM sono costituite da: - garanzie reali finanziarie, aventi ad oggetto contante e strumenti finanziari, prestate attraverso contratti di pegno; ipoteche su immobili, aventi ad oggetto immobili sia di natura residenziale (tipicamente ad uso abitativo) sia di natura non residenziale (ad uso commerciale e industriale). Relativamente alle garanzie reali finanziarie, BANCA CARIM ha stabilito, in relazione alle caratteristiche dello strumento finanziario ricevuto in garanzia, specifici scarti prudenziali che adeguano il valore della garanzia riconducendolo ad un valore di tipo cauzionale. Per i finanziamenti assistiti da ipoteca è stato attivato un servizio valutazioni immobiliari per la richiesta di perizie estimative su immobili, rispondente ai requisiti di ammissibilità delle garanzie ipotecarie previste dalle Disposizioni di Vigilanza in termini di: - valutazione degli immobili effettuata da un perito indipendente; rivalutazione periodica del valore di stima. Le tipologie di protezione del credito di tipo personale sono costituite principalmente da garanzie personali quali la fideiussione e l’avallo. La Banca accetta inoltre garanzie dai consorzi fidi sotto forma di fidejussioni convenzionali di prima e seconda istanza. La Banca opera prevalentemente con i confidi che rientrano nella categoria “intermediari vigilati”, consentendo pertanto un minore assorbimento patrimoniale e, in presenza delle adeguate condizioni di sovereign rating, l’assegnazione di un coefficiente di ponderazione ridotto5. Tuttavia, a causa dei recenti downgrading del rating della Repubblica Italiana da parte delle principali agenzie internazionali, 5La circ. BI n. 263 stabilisce, al Tit. II, cap. 1, sez. III, par. 2 che “Alle esposizioni verso gli intermediari vigilati è assegnato un fattore di ponderazione del rischio corrispondente alla classe di merito di credito nella quale sono classificate le esposizioni verso l’amministrazione centrale dello Stato nel quale tali intermediari hanno la sede principale.” 27/75 ai sensi della “Nuova disciplina di vigilanza prudenziale, al momento agli intermediari vigilati è assegnato un coefficiente di ponderazione al 100% (75% se segmento (retail). b) Struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il controllo sul valore degli strumenti finanziari ricevuti in garanzia viene effettuato, a diversi livelli: - Filiali/Aree:nell’ambito della quotidiana operatività, si attivano d’iniziativa in tutti i casi in cui ritengano opportuno un reintegro della garanzia stessa; - Funzione Crediti: nell’ambito della gestione delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, accerta costantemente i requisiti previsti dalla Circolare 285/2013 della Banca d’Italia. Questi ultimi sono da intendersi quali principi di carattere generale, che possono trovare diversa applicazione nelle forme contrattuali utilizzate, per le quali la Banca ha effettuato le opportune valutazioni di merito creditizio. Con riferimento alle garanzie di ipotecarie, la gestione dell’archivio degli immobili a garanzie e la loro periodica rivalutazione sono in carico alla funzione Crediti. c) Ambito di applicazione e caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio Relativamente alle garanzie finanziarie, il valore degli strumenti finanziari oggetto di pegno viene determinato sulla base del valore di mercato decurtato di una specifica percentuale (c.d. scarto) che varia in base alla rischiosità dello strumento; in particolare la Banca richiede a garanzia titoli non caratterizzati da eccessiva volatilità (titoli di Stato, obbligazioni emesse da BANCA CARIM o pegni in denaro) come determinato dai poteri di erogazione del credito vigenti tempo per tempo. In sede di calcolo del requisito patrimoniale, la mitigazione del rischio di credito è prevista esclusivamente per le garanzie che rispettano tutti i requisiti generali e specifici individuati dalle disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche. Relativamente alle garanzie reali su immobili, l’orientamento è verso la clientela retail per il settore residenziale. Anche in caso di operazioni a medio e lungo termine a favore di costruttori, nell’analisi si porta particolare attenzione alla possibilità di accollo, a favore di clientela retail, delle unità immobiliari ottenute e rivenienti dall’intervento finanziato dalla Banca. Con riferimento alle garanzie ipotecarie, la Banca ha adottato un sistema di valutazione peritale, propedeutica alla successiva rivalutazione statistica dei portafogli immobiliari al fine di stimare periodicamente il grado di copertura delle garanzie ipotecarie rispetto agli importi, erogati in adesione alle nuove normative in materia, descritto in maggior dettaglio nel paragrafo seguente. Con riferimento alle garanzie personali vengono svolte attività di verifica in merito alla conservazione di contratti relativi a garanzie personali e della loro conformità a tutelare il credito della Banca. 28/75 d) Politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica continuativa della loro efficacia I requisiti di copertura ed attenuazione del rischio, in ottemperanza alla Circolare 263/2006, prevedono che: - la garanzia acquisita conferisca alla Banca un diritto pieno e liberamente azionabile in giudizio; - si provveda a tutti gli adempimenti richiesti per la validità, l’efficacia, e l’opponibilità a terzi della protezione del credito, in base alla legge applicabile tempo per tempo vigente; in tale ambito si provveda alla acquisizione e alla conservazione della documentazione idonea ad attestare esplicitamente la sussistenza della protezione del credito; - si accerti che il fornitore di protezione (garante) non possa opporre, in base alla disciplina applicabile, eccezioni che possano inficiare la validità, l’efficacia, e l’opponibilità della protezione a terzi; - verifichi che la garanzia possa essere realizzata tempestivamente attraverso la liquidazione e l’acquisizione del ricavato ovvero attraverso l’acquisizione diretta delle attività poste a garanzia. In relazione alle garanzie reali finanziarie, la funzione Crediti accerta il sussistere dei seguenti requisiti: - correlazione: non deve esistere una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria e il merito creditizio del debitore; - valore della garanzia: deve essere facilmente individuabile attraverso le quotazioni dei mercati mobiliari, lo strumento deve godere di un discreto grado di liquidabilità; - separatezza: qualora l’attività oggetto della garanzia finanziaria sia detenuta presso terzi, BANCA CARIM si assicura che venga rispettata la separatezza tra patrimonio del depositario e il bene dato in garanzia, nonché la separatezza tra i beni appartenenti a soggetti diversi, depositati presso il medesimo depositario; - durata: la garanzia deve essere di durata minima non inferiore alla durata del credito o l’esposizione che garantisce. In relazione alle garanzie personali, la funzione Crediti accerta il sussistere dei seguenti requisisti: - la garanzia deve essere diretta e la sua entità deve essere chiaramente definita e incontrovertibile; - il contratto non deve contenere alcuna clausola che possa consentire al garante di annullare unilateralmente la garanzia; - in caso di inadempimento della controparte, la Banca deve avere il diritto di rivalersi tempestivamente sul garante per le somme coperte dalla garanzia; - la garanzia deve essere un’obbligazione esplicitamente formalizzata assunta dal garante. 29/75 1.12 RISCHIO DA CARTOLARIZZAZIONE Informativa qualitativa Rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio. Alla data di redazione del presente documento non sono presenti rischi derivanti da operazioni di cartolarizzazioni, né il Piano Industriale 2015-2016 prevede, al momento, operazioni della specie. 30/75 1.13 GOVERNO SOCIETARIO Numero di cariche di amministrazione affidate ai membri dell'organo di amministrazione Membri eletti dall’Assemblea dei Soci del 28 aprile 2015 Nome e Cognome Patrizia Albano Vera Negri Carica ricoperta nella Banca Presidente del Consiglio di Amministrazione Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione Consigliere Consigliere Fabio Pranzetti Renzo Ticchi Massimo Giusti Consigliere Consigliere Consigliere Sido Bonfatti Matteo Guaitoli 6 1 3 0 3 4 4 Composizione del Consiglio di Amministrazione Banca Carim, sulla base di un’approfondita autovalutazione, ha adottato il modello di governance cosiddetto “tradizionale” (paragrafi 2, 3 e 4 della Sezione VI-bis del codice civile – art. 2380 e seguenti), con un Consiglio di Amministrazione (con funzioni di supervisione strategica e di gestione) e un Collegio Sindacale (con funzioni di controllo) entrambi di nomina assembleare, in linea con il sistema di amministrazione e di controllo comunemente adottato dalle banche di medie e piccole dimensioni. Si precisa altresì che il Consiglio di Amministrazione in qualità di organo con funzione di gestione attua gli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica unitamente al Direttore Generale. Il Direttore Generale, infatti, in quanto capo dell’esecutivo, concorre alla funzione di gestione e svolge un ruolo di raccordo funzionale tra le Funzioni aziendali di controllo di secondo livello e l’organo con funzione di gestione da cui dipendono gerarchicamente le citate funzioni (Nota di chiarimento sulla Circolare 263/06 del 6 giugno 2014). Considerati la mission della Banca, la linearità dell’assetto proprietario, la scarsa complessità del modello organizzativo e distributivo, le ridotte dimensioni della rete commerciale, la semplicità dei prodotti offerti alla clientela e gli obiettivi aziendali attuali e prospettici, il modello di organizzazione e di controllo attualmente adottato si conferma come il più idoneo ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione. L’elezione dei componenti del Consiglio di Amministrazione avviene mediante la presentazione di liste di candidati proposte dai Soci che rappresentino almeno il 2% del capitale sociale avente il diritto di voto. Dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi dai Soci intervenuti sono nominati, secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati nella lista stessa, tanti Amministratori pari al numero degli Amministratori preventivamente determinato dall’Assemblea, diminuito di due. I restanti due Amministratori sono nominati, secondo l’ordine progressivo con il quale sono elencati, dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti tra le restanti liste ammesse al voto. L’ordine di preferenza indicato nelle liste sarà rispettato nei limiti della necessaria designazione di due soli amministratori indipendenti tratti dalla lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti, e di un solo amministratore indipendente tratto dalla lista che ha ottenuto il maggior numero dei voti tra le restanti liste ammesse al voto. La Presidenza e la Vice Presidenza del Consiglio di Amministrazione spettano ai candidati indicati al primo e al secondo posto della lista che ha ottenuto il maggior numero di voti. 31/75 BANCA CARIM, nel recepire gli aggiornamenti introdotti dalla Banca d’Italia il 6 maggio 2014 in tema di “Governo Societario”, ha adottato uno specifico documento sulla Composizione quali - quantitativa ottimale dell’organo amministrativo di BANCA CARIM Spa (di seguito, per brevità, anche Documento) approvato dal Consiglio di Amministrazione il 10 marzo 2015. Obiettivo del Documento è quello di definire il miglior assetto numerico e qualitativo del Consiglio di Amministrazione, mediante l’individuazione di candidati con caratteristiche e competenze tali da assicurare che l’organo amministrativo della Banca sia dotato, nel continuo, di risorse professionali adeguate alle dimensioni, alla complessità e alle prospettive di sviluppo del proprio business. In conformità al predetto Documento, il Consiglio di Amministrazione della Banca è costituito da sette componenti, compresi il Presidente e il Vice Presidente, in possesso delle caratteristiche e dei requisiti indicati nel Documento stesso. Il numero adottato, non pletorico, appare funzionale ad una maggiore efficacia ed incisività del Consiglio di Amministrazione, rendendo pertanto non necessaria la costituzione di un Comitato Esecutivo, per quanto previsto dallo Statuto, onde evitare sovrapposizioni e non univoche attribuzioni delle competenze. Il Consiglio di Amministrazione condurrà annualmente, salvo sopravvenute necessità, specifiche autovalutazioni al fine di verificare che la funzionalità dell’organo di vertice sia garantita nel continuo. Sotto il profilo qualitativo, i componenti del Consiglio di Amministrazione assicurano un livello di autorevolezza e professionalità confacente alla complessità operativa e dimensionale della Banca, avendo i requisiti previsti dall’art. 26 del D. Lgs. 385/1993 (formalizzati nel Decreto ministeriale 161/98) che vengono verificati periodicamente dal Consiglio di Amministrazione. Le aree di competenza individuate dal documento sulla Composizione quali - quantitativa ottimale del Consiglio di Amministrazione di Banca Carim Spa sono: 1. conoscenza del business bancario, acquisita mediante l’esperienza di almeno tre anni in qualità di esponente aziendale presso istituti di credito o finanziari; 2. conoscenza della regolamentazione di settore, acquisita mediante l’esperienza triennale come esponente aziendale o responsabile di specifiche funzioni presso istituti di credito o finanziari ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie economicogiuridiche o l’esercizio di ruoli di responsabilità presso enti, istituzioni, fondazioni o associazioni; 3. conoscenza dei territori presidiati dalla Banca e relative caratteristiche socio-economiche e di mercato, acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente presso aziende o l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’esercizio di ruoli di responsabilità presso enti, istituzioni, fondazioni o associazioni nei territori di interesse; 4. conoscenza dei sistemi di controllo interno e delle metodologie di gestione e controllo dei rischi, acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di specifiche funzioni presso aziende ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie economico-giuridiche; 5. conoscenza degli aspetti di corporate governance e dei processi di gestione aziendale acquisita mediante l’esperienza triennale in qualità di esponente aziendale o di responsabile di specifiche funzioni presso aziende ovvero attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale o professionale o l’insegnamento universitario in materie economico - giuridiche. Assume altresì importanza che i membri del Consiglio di Amministrazione siano adeguatamente rappresentativi delle diverse componenti della base sociale e delle attività economiche prevalenti nei territori di insediamento della Banca. Inoltre, recependo le disposizioni emanate dalla Banca d’Italia il 6 maggio 2014, il Documento prevede che negli Organi di supervisione e gestione siano presenti, ivi compresi quelli “non esecutivi”, soggetti: 32/75 - - - - pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti alle funzioni che ciascuno di essi è chiamato a svolgere e dunque, tra le altre: funzione di supervisione (cioè di indirizzo della gestione, attraverso operazioni strategiche, decisioni in ordine a piani industriali o finanziari), funzione di gestione (intesa come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica), funzioni esecutive e funzioni non esecutive, ecc.; dotati di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire, anche in eventuali comitati interni al consiglio, e calibrate in relazione alle caratteristiche operative e dimensionali della banca; con competenze diffuse tra tutti i componenti e opportunamente diversificate, in modo da consentire che ciascuno dei componenti, sia all’interno di eventuali comitati, che nelle decisioni collegiali, possa effettivamente contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della banca; che dedichino tempo e risorse adeguate alla complessità del loro incarico. Attualmente, il Regolamento del Consiglio di Amministrazione non prevede un limite numerico agli incarichi che possono ricoprire i singoli Consiglieri. Tuttavia la materia è stata oggetto di un intervento normativo (art. 36 del cosiddetto Decreto “Salva Italia” - Legge 201/2011) che vieta ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari, di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti, intendendo per tali le imprese e i gruppi tra i quali non vi sono rapporti di controllo e che operano nei medesimi mercati di prodotto e geografici; che indirizzino la loro azione al perseguimento dell’interesse complessivo della Banca, indipendentemente dalla compagine sociale che li ha votati o dalla lista da cui sono tratti. Da ultimo, per il predetto Documento per gli Amministratori sono previsti gli specifici requisiti anagrafici e di genere, quali: - non possono essere candidati i soggetti che al 1° gennaio dell’anno in cui si tiene l’assemblea per l’elezione del Consiglio di Amministrazione abbiano compiuto i 75 anni di età; deve essere presente nel Consiglio di Amministrazione almeno una componente di genere femminile. Sebbene Banca Carim appartenga, ai sensi dell’art. 116 del TUF, alla categoria degli “Emittenti strumenti finanziari diffusi tra il pubblico” e non sia una società quotata, si è ritenuto opportuno prevedere la presenza in Consiglio di almeno una componente del genere femminile, per una più equilibrata composizione dell’Organo. e i casi di preclusione, in forza dei quali non possono essere candidati: - - coloro che alla data di inizio dell’amministrazione straordinaria e nei tre esercizi precedenti abbiano ricoperto incarichi di amministrazione, direzione e controllo presso Banca Carim o presso il CIS – Credito Industriale Sammarinese SpA. coloro che nei tre esercizi precedenti a quello in cui avviene la nomina (o la cooptazione) abbia ricoperto cariche presso CORIT – Riscossioni Locali SpA. Allo scopo di prevenire possibili conflitti di interesse e per meglio assicurare la sana e prudente gestione, è preclusa la possibilità di presentare candidature ai soggetti che al momento della nomina a componente il Consiglio di Amministrazione abbiano in essere, direttamente o indirettamente, con la Banca attività di rischio superiori all’1% dei Fondi Propri, come definiti dalla normativa di Vigilanza, da ultimo comunicati alla Banca d’Italia. Per il calcolo di tale limite sarà applicata la stessa modalità prevista al Titolo V – Capitolo 5 – Sezione II delle Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche (“Attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti dei soggetti collegati”). In sede di nomina (o di cooptazione) degli Amministratori verrà valutata preventivamente la composizione quali: – quantitativa del Consiglio, individuando e definendo ex ante il profilo teorico dei candidati che andrà sottoposto ai Soci in tempo utile per la formazione delle liste. Viene fatta salva la possibilità degli Azionisti di svolgere proprie valutazioni sulla composizione ottimale del Consiglio e di presentare liste autonome e coerenti con i criteri predefiniti. 33/75 Comitato rischi Lo Statuto, così come approvato dall’Assemblea del 24 febbraio 2015, prevede all’art. 16 la costituzione di Comitati previsti dalle Disposizioni di Vigilanza, tra cui il Comitato Rischi, in corso di attivazione. Flusso di informazioni sui rischi indirizzato all'organo di gestione Efficaci flussi informativi interni costituiscono un elemento fondamentale dell’organizzazione e del governo societario della banca, non solamente per consentire un corretto adempimento di obblighi imposti dalla normativa vigente, ma anche per garantire una funzionale attività del Consiglio di Amministrazione. La circolazione di informazioni tra gli Organi Sociali e all’interno degli stessi, rappresenta la condizione fondamentale perché siano effettivamente realizzati gli obiettivi di efficienza della gestione ed efficacia dei controlli, con presidi organizzativi volti ad evitare il rischio di divulgazione impropria di notizie riservate. A tal fine e in piena aderenza con le previsioni civilistiche dell’agire in modo informato (art. 2381c.c.), il Consiglio di Amministrazione di Banca Carim ha approvato un Regolamento dei Flussi Informativi con delibera del 20 novembre 2012 e successivamente aggiornato il 5 marzo 2013 e 15 aprile 2014. Il Regolamento individua i soggetti tenuti a fornire periodicamente adeguata informativa, anche su specifica richiesta, al fine di incentivare i meccanismi di circolazione delle informazioni, tra gli Organi Sociali ed al loro interno, idonei a realizzare obiettivi di efficienza della gestione ed efficacia dei controlli; descrive la circolazione delle informazioni tra gli Organi con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo; dettaglia la tipologia di riferimenti previsti. Con specifico riferimento alle funzioni di controllo (Internal Audit, Compliance e Risk Management), queste presentano periodicamente (prevalentemente con cadenza annuale e trimestrale) relazioni in merito alle attività svolte. Tra queste di evidenziano le relazioni destinate alla Banca d’Italia (ex. Circ. 263/2006) e alla CONSOB (ex Regolamento congiunto CONSOB/Banca d’Italia). Esse, all’occorrenza, segnalano l’eventuale verificarsi di eventi rilevanti Ad inizio di ogni esercizio, infine, le medesime funzioni predispongono un programma di lavoro per l’esercizion medesimo. 34/75 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) Informativa qualitativa a) Denominazione della banca cui si applicano gli obblighi di informativa BANCA CARIM – Cassa di Risparmio di Rimini SpA. b) Aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di bilancio La Banca non fa parte di un gruppo bancario e nel 2014 non ha registrato operazioni che ne hanno modificato il perimetro societario. c) Eventuali impedimenti giuridici o sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo La Banca non fa parte di un gruppo bancario. d) Riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla capogruppo ed alle controllate italiane Poiché la Banca non fa parte di un gruppo bancario, non sono applicate riduzioni ai requisiti patrimoniali. Informativa quantitativa a) Controllate non incluse nel consolidamento e ammontare aggregato delle loro deficienze patrimoniali rispetto ad eventuali requisiti patrimoniali obbligatori Poiché la Banca non fa parte di un gruppo bancario, non ci sono società controllate che non siano incluse nel consolidamento. 35/75 3 - FONDI PROPRI (ART. 437 CRR) Informativa qualitativa a) Informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali, in particolare degli strumenti innovativi di capitale e di quelli non innovativi nonché degli strumenti cui si applicano clausole di salvaguardia (es. grandfathering) I Fondi Propri risultano costituiti dalla somma del Capitale di Classe I — ammesso nel calcolo senza alcuna limitazione — e del Capitale aggiuntivo di Classe II, che viene ammesso nel limite massimo del Capitale di Classe I. Da tali aggregati vengono dedotti le partecipazioni, gli strumenti innovativi di capitale, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione e le attività subordinate, detenuti in altre banche e società finanziarie. Vengono altresì dedotte le partecipazioni in società di assicurazione e le passività subordinate emesse dalle medesime società, se computate dall'emittente a fini patrimoniali, nonché ulteriori elementi connessi con il calcolo dei requisiti patrimoniali. Sia nel Capitale di Classe I che in quello aggiuntivo di Classe II si applicano specifiche rettifiche (cosiddetti “filtri prudenziali”) che hanno l’obiettivo di salvaguardare la qualità dei fondi propri e di ridurne la potenziale volatilità connessa all’adozione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS. La Banca ha esercitato l’opzione prevista con provvedimento della Banca d’Italia del 18 maggio 2010, che consente di neutralizzare completamente nella determinazione dei Fondi Propri le plusvalenze e le minusvalenze rilevate, a partire dall’1 gennaio 2010, come riserve connesse alla valutazione di titoli di debito emessi da amministrazioni centrali di Paesi dell’Unione Europea apposti nel portafoglio “Attività disponibili per la vendita” (AFS), in alternativa alla deduzione integrale delle minusvalenze e parziale inclusione delle plusvalenze previste. Successivamente, con comunicazione PROT. 1193446/13 del 24 dicembre 2013, Banca d’Italia, con riferimento alle disposizioni transitorie in materia di Fondi Propri disposte in sede di introduzione della nuova circolare 285, ha previsto l’eventuale conferma di tale impostazione anche successivamente al 1 gennaio 2014, da esercitare entro il 31 gennaio 2014 e valida fino all’introduzione dei nuovi principi contabili (IFRS 9). Si evidenzia che la Banca ha esercitato tale facoltà, confermando di fatto il comportamento adottato fino al 31 dicembre 2013. Al 31/12/2014 le consistenze della specie, espresse al valore di bilancio, sono complessivamente pari a 1.115 milioni di euro, e le minusvalenze nette neutralizzate ai fini della determinazione del Patrimonio di Vigilanza secondo le disposizioni citate in precedenza, sono pari a 1,41 milioni di euro. Il Capitale di Classe 2 ricomprende la quota parte computabile delle riserve di rivalutazione positive sui titoli disponibili per la vendita diversi da quelli di Stato e l’importo dei prestiti obbligazionari subordinati Lower Tier 2 computabile nel Capitale di Classe 2 che ammonta, al 31 dicembre 2014, a complessivi € 34,5 mln. Alcuni prestiti, pur ritenuti pienamente computabili al momento dell’emissione, sono stati esclusi dal Capitale di Classe 2, per un valore nominale di € 35,3 mln, sulla base di una recente interpretazione dell’EBA (European Banking Authority). 36/75 Informativa quantitativa b) Ammontare del Patrimonio di Base, con il dettaglio dei singoli elementi positivi e negativi, in particolare degli strumenti innovativi di capitale e di quelli non innovativi nonché degli strumenti cui si applicano clausole di salvaguardia (es. grandfathering) Importi in € mgl Capitale primario di classe I Strumenti di CET I: Capitale versato Sovrapprezzi di emissione Azioni proprie Patrimonio di terzi Riserve: Utili o perdite portati a nuovo Utili o perdita di periodo Altre componenti di conto economico accumulate Riserve - Altro PATRIMONIO NETTO Detrazioni: Avviamento: Avviamento connesso con attività immateriali Passività fiscali differite associate all'avviamento Altre attività immateriali: Altre attività immateriali effetto al lordo dell'effetto fiscale Fondi pensione a prestazione definita: Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto al capitale aggiuntivo di classe I Regime transitorio - Impatto su cet I TOTALE CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE I Capitale aggiuntivo di classe I: Regime transitorio - Impatto su at I Eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe I rispetto al capitale aggiuntivo di classe 1: TOTALE CAPITALE DI CLASSE I (TIER I) c) 246.146 1.877 0 0 0 34.454 -9.143 2.166 15 275.514 -32.152 6.459 0 -233 0 -41 -3.976 245.571 -41 41 245.571 Ammontare del patrimonio supplementare Importi in € mgl Capitale di classe II: Strumenti di T II: Capitale versato Detrazioni: Regime transitorio - Impatto su T II: TOTALE CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE II (TIER II) FONDI PROPRI d) Altri elementi negativi del Patrimonio di Vigilanza Non ci sono altri elementi negativi, oltre a quelli sopra elencati. 37/75 34.503 2.173 36.676 282.247 e) Ammontare del Patrimonio di Vigilanza Importi in € mgl TOTALE CAPITALE DI CLASSE I (TIER I) TOTALE CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE II (TIER II) FONDI PROPRI 245.571 36.676 282.247 La tabella seguente fornisce il dettaglio degli elementi che compongono i fondi propri al 31/12/2014, secondo lo schema previsto dall’allegato VI del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1: STRUMENTI E RISERVE 1 2 3 3a 4 (A) importo alla data dell'informativ a Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 248.022 di cui. Azioni ordinarie 246.146 Utili non distribuiti Altre componenti di conto econimico complessivo accumulate ( e altre riserve, includere gli utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile) Fondi per rischi bancari generali Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale primario di classe 1 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018 25.326 2.166 - 5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) - 5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili - 6 Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari 275.514 CAPITALE PRIMARIO DI CLASSE 1 (CET1): RETTIFICHE REGOLAMENTARI 7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) 8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) 9 Campo vuoto nell'UE - 10 Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo) - 11 Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa - 12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese - 13 Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) - 14 Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito - 15 Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo) Strumenti propri di capitale primario classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) - 16 -25.925 - 17 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) - 18 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) - 38/75 19 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 20 - Campo vuoto nell'UE Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di 20a ponderazione del rischio pari al 1250%, quando l'ete opta per la deduzione - 20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo) - 20c di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo) - 20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo) Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10% al netto 21 delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par 3) (importo negativo) - 22 Importo che supera la soglia del 15% (importo negativo) - 23 di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti - 24 Campo vuoto nell'UE - 25 di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee - - - 25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo) - 25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primario di classe 1 (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento 26 pre-CRR - 26a Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e 468 26b 27 -4.017 di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di debito con emittenti diversi da amministrazioni centrali - di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di debito emessi da amministrazioni centrali - di cui:….filtro per utili non realizzati su titoli di capitale importo da dedurre o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente (importo negativo) -5.432 - 28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) -29.942 29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 245.572 CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1): STRUMENTI 30 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni - 31 di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile - 32 di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, par 4, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale aggiuntivo di classe 1 - Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi - 35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva - 36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari - 37 Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) - 38 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) - 33 34 - - CAPITALE AGGIUNTIVO DI CLASSE 1 (AT1): RETTIFICHE REGOLAMENTARI 39/75 39 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) - 40 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) - 41 Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossia importi residui CRR) - Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale primario di 41a classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art.472 del regolamento (UE) n.575/2013 Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di classe 2 41b durante il periodo transitorio ai sensi dell'art.475 del regolamento (UE) n.575/2013 - di cui: investimenti significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario Importo de dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR - 42 Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo) - 43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (AT1) - 44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) - 45 Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1) - 41c - CAPITALE DI CLASSE 2 (T2): STRUMENTI E ACCANTONAMENTI 46 47 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, par 5, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale di classe 2 34.503 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018 Strumenti e fondi propri ammissibili incluso nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi - 49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva - 50 Rettifiche di valore su crediti - 51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche 48 - 34.503 CAPITALE DI CLASSE 2 (T2): RETTIFICHE REGOLAMENTARI Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo negativo) - 53 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) - 54 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamenete o sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) - 52 54a di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie - 54b di cui partecipazioni esistenti prima del 1° gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente 55 direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) - 56 Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossi importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del capitale primario di classe 1 56a durante il perido transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) 575/2013 Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del capitale aggiuntivo di classe 1 56b durante il perido transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) 575/2013 di cui: investimenti significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi 56c previsti per il trattamento pre-CRR 40/75 - 2.173 di cui: filtro per utili non realizzati (titoli di debito) - di cui: filtro per utili non realizzati (titoli di capitale) 2.173 57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) 58 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche 59 Capitale totale (TC = T1 + T2) 59a Attività ponderate per il rischio in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (ossia importi residui CRR) 60 2.173 36.676 282.248 Totale delle attività ponderate per il rischio 2.645.939 COEFFICIENTI E RISERVE DI CAPITALE 61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 9,28% 62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 9,28% 63 Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'art.92, par 1 a), requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva degli G-Sil o O-Sil, in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 64 10,67% 7,00% 65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 66 di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica - 67 di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico - 67a di cui: riserva di capitale dei G-Sil o degli O-Sil 2,50% - 68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 69 (non pertinente nella normativa UE) - 70 (non pertinente nella normativa UE) - (non pertinente nella normativa UE) - 71 2,28% IMPORTI INFERIORI ALLE SOGLIE DI DEDUZIONE (PRIMA DELLA PONDERAZIONE DEL RISCHIO) 72 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 73 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 74 75 Campo vuoto nell'UE Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10% al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par 3) (importo negativo) 2.604 171 - 5.019 MASSIMALI APPLICABILI PER L'INCLUSIONE DI ACCANTONAMENTI NEL CAPITALE DI CLASSE 2 76 77 78 79 80 81 82 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale) Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo standarrdizzato Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo basato sui ratin interni (prima dell'applicazione del massimale) Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo basato sui rating interni STRUMENTI DI CAPITALE SOGGETTI A ELIMINAZIONE PROGRESSIVA (APPLICABILE SOLTANTO TRA IL 1° GENNIO 2013 E IL 1° GENNAIO 2022) - Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) - Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva - 41/75 - 83 84 85 Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 42/75 - 4 - REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) Informativa qualitativa a) Sintetica descrizione del metodo adottato dalla Banca nella valutazione dell’adeguatezza del proprio capitale interno per il sostegno delle attività correnti e prospettiche L’approccio adottato per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale si basa su due presupposti: - sostenere adeguatamente l’operatività della Banca, anche in funzione dei piani strategici definiti; - rispettare tempo per tempo le indicazione dell’Organo di Vigilanza per quanto concerne i livelli di patrimonializzazione. Il totale dei requisiti patrimoniali, conformemente alle norme di riferimento di cui alla Circolare 285 del 17 dicembre 2013 della Banca d’Italia, é ottenuto sommando rispettivamente i valori relativi a: - Rischi di credito e di controparte; - Rischi di mercato; - Rischio operativo. Le Attività di rischio ponderate sono ottenute applicando ai rischi sopra indicati (Totale requisiti Prudenziali, Rischi di Primo Pilastro) il coefficiente moltiplicativo del 12,50 (pari al coefficiente reciproco dell’8%). La Banca, attraverso il processo ICAAP definisce in piena autonomia un processo per determinare il capitale complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti; il calcolo del capitale complessivo richiede una valutazione di tutti i rischi a cui la banca è o potrebbe essere esposta, sia di quelli considerati ai fini del calcolo dei Fondi Propri, sia di quelli in esso non contemplati. Il Risk Management, con il coinvolgimento delle principali funzioni aziendali, sviluppa il processo ICAAP nelle seguenti fasi: - 1.individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione: La prima fase del processo ICAAP consiste nell’individuare i rischi a cui la Banca è esposta attraverso due sottofasi: la mappa dei rischi, in cui vengono individuati i rischi della banca, e la mappatura dei rischi per unità operativa. Nella prima sottofase è effettuata l’identificazione dei rischi ai quali è esposta, avuto riguardo alla propria operatività e ai mercati di riferimento. Al fine di individuare i rischi rilevanti, l’analisi considera tutti i rischi contenuti nell’Allegato A del Titolo III, Capitolo 1 della Circolare 285/2013; - 2.misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo Capitale Interno: i rischi sono suddivisi tra quelli oggetto di valutazione quantitativa e quelli oggetto di valutazione qualitativa. Nell’ambito dei rischi oggetto di valutazione quantitativa si distinguono quelli a fronte dei quali si determina un Capitale Interno da quelli per i quali si adottano altre forme di misurazione. Quelli non misurabili sono oggetto di valutazione sulla base dei previsti presidi organizzativi. Sono inoltre effettuate prove di stress test volte a valutare la vulnerabilità della Banca ad eventi eccezionali ma plausibili. - 3.determinazione del Capitale Interno Complessivo: il Capitale Interno Complessivo è determinato mediante l’approccio building block semplificato, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari, a fronte dei rischi del Primo Pilastro (eventualmente rettificati secondo i criteri di volta in volta illustrati), il Capitale Interno relativo agli altri rischi ritenuti rilevanti. Si calcola inoltre l’eccedenza/deficit di Capitale confrontato con i Fondi Propri; - 4.riconciliazione del Capitale Complessivo con i Fondi Propri: è illustrata la riconciliazione del Capitale Complessivo con la definizione dei Fondi Propri . 43/75 Informativa quantitativa b) Il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività Nella tabella seguente si riportano i requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito relativi a ciascuna delle classi regolamentari di attività Requisito Patrimoniale (€mgl) Classi regolamentari di attività AMMINISTRAZIONI CENTRALI E BANCHE CENTRALI AMMINISTRAZIONI REGIONALI O AUTORITA’ LOCALI ORGANISMI DEL SETTORE PUBBLICO INTERMEDIARI VIGILATI IMPRESE ED ALTRI SOGGETTI ESPOSIZIONI AL DETTAGLIO IPOTECA SU IMMOBILI RESIDENZIALI* IPOTECA SU IMMOBILI NON RESIDENZIALI* ESPOSIZIONI IN STATO DI DEFAULT ESPOSIZIONI OICR ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE ALTRE ESPOSIZIONI Totale c) 6.458 397 1.218 1.140 94.820 8.228 9.933 8.310 50.085 126 2.286 14.636 197.637 Il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività con il metodo IRB BANCA CARIM non utilizza il metodo IRB. d) Requisito Patrimoniale a fronte del rischio di controparte Il requisito patrimoniale a fronte del rischio di controparte è nullo. e) Requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato separatamente Nella tabella seguente si riporta il requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato scomposto per le differenti voci che lo generano: Importi in € mgl Rischio di posizione Rischio di concentrazione Rischio di regolamento Rischio di cambio Rischio di posizione in merci RISCHIO DI MERCATO f) 197 0 0 0 0 197 Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi Il requisito patrimoniale a fronte dei Rischi Operativi di Banca Carim è pari a 13.841€ mgl. 44/75 g) Coefficienti patrimoniali totale e di base (Tier 1 ratio) Importi in € mgl Attività di rischio ponderate 2.645.941 Patrimonio di base/attività di rischio ponderate (Tier I capital ratio) Fondi propri incluso Tier 3/attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 45/75 9,28 10,67 5 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439 CRR) Informativa qualitativa a) Aspetti generali L’attività che la Banca svolge in strumenti derivati è esclusivamente incentrata su quelli di natura finanziaria e si articola, come disposto in materia da parte del di Amministrazione, solo su operazioni aventi carattere non speculativo, con finalità di copertura (hedging) di attività/passività proprie preesistenti; in particolare per quanto riguarda la copertura di poste del passivo si tratta di I.R.S. (interest rate swap, scambio di tasso fisso con variabile) finalizzati alla copertura del rischio di tasso di interesse. Non esistono operazioni in conto proprio riconducibili a contropartite con clientela. i) Metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi definiti in termini di capitale interno e di credito relativi alle esposizioni creditizie verso la controparte Delibera “quadro” del Consiglio di Amministrazione in materiadi “Impianto regolamentare della Banca. Regolamento portafoglio titoli di proprietà, sistema delle deleghe, limiti e autonomie”6, che consente la copertura di obbligazioni emesse dalla Banca in base sia al valore nominale, sia all’equivalente creditizio. ii) Politiche relative alle garanzie ed alle valutazioni concernenti il rischio di controparte Vedi punto precedente. iii) Politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole (wrong-way risk) Trattandosi di copertura del rischio di tasso su passività in essere correlate al tasso dell’attivo non è prevista una correlazione sfavorevole. iv) Dell’impatto, in termini di garanzia che la banca dovrebbe fornire, in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgranding) Attualmente BANCA CARIM non è soggetta a Rating. Nei periodi precedenti quando Banca CARIM era soggetta a Rating non ricorreva ad alcuna garanzia in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgranding). 6 Approvato dal C.d.A. in data 08 Luglio 2014. 46/75 Informativa qualitativa b) i) Il fair value lordo positivo dei contratti Portafoglio di Negoziazione Portafoglio bancario Totale Derivati Governi e Banche Centrali Enti Pubblici Banche Società Finanziarie Assicurazioni Imprese non Finanziarie Altri soggetti Totale Totale Complessivo Fair Value positivo 1.455 13 1.468 Titoli di Titoli di Tassi di debito e capitale e cambio e tassi di indici oro interesse azionari 0 Altri Sottostanti valori differenti 946 501 21 1.468 1.468 ii) riduzione del fair value lordo positivo dovuto a compensazione Non rilevante. iii) fair value positivo al netto degli accordi di compensazione Non rilevante. iv) garanzie reali detenute Assenti. v) fair value positivo dei contratti derivati al netto degli accordi di compensazione e degli accordi di garanzia Non rilevante. vi) misure dell’EAD, o di valore dell’esposizione al rischio di controparte, calcolate secondo i metodi utilizzati (modelli interni, standardizzato, valore corrente): Valore EAD (valore equivalente) 2.467 0 Derivati Contratti derivati PCT Altre operazioni Security Financing Transaction e con regolamento a l/termine 1.737 47/75 Valore garanzie reali (su equivalente) 0 56.158 vii) valore nozionale dei derivati di credito di copertura del rischio di controparte: BANCA CARIM non opera su derivati creditizi. viii) distribuzione del fair value positivo dei contratti per tipo di sottostante Vedi tabella di cui al precedente punto i) ix) valore nozionale dei derivati su crediti del portafoglio bancario e del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza, suddiviso per tipologie di prodotti, ulteriormente dettagliato in funzione del ruolo svolto dalla banca (acquirente o venditore di protezione) nell’ambito di ciascun gruppo di prodotti BANCA CARIM non opera su derivati creditizi. 48/75 6 - RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART. 442 CRR) Informativa qualitativa a) i) Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate a fini contabili La definizione utilizzata coincide con quella delle Istruzioni di Vigilanza della Banca d’Italia. ii) Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Nella costruzione delle tabelle che seguono si è tenuto conto delle indicazioni fornite dalla circolare della Banca d’Italia n. 7535 del 5/1/2009 in materia di esposizioni delle rettifiche di valore. Fra le rettifiche di valore specifiche vengono indicate anche quelle che la Banca calcola forfetariamente relativamente ai crediti ad incaglio “oggettivo” e le posizioni past-due. Per una descrizione dettagliata si veda Nota integrativa, A.2 parte relativa alle principali voci di bilancio, 4 – Crediti, c) Criteri di valutazione, del Bilancio al 31 Dicembre 2014. Informativa quantitativa b) Esposizioni creditizie lorde totali e medie relative al periodo di riferimento, distinte per principali tipologie di esposizione e di controparte. L’ammontare è al netto delle compensazioni contabili ammesse, ma non tiene conto degli effetti delle tecniche di attenuazione del rischio di credito i) Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche: valori lordi e netti Tipologie esposizioni/valori Esposizione lorda Rettifiche di valore specifiche Rettifiche Esposizione di valore di netta portafoglio A. ESPOSIZIONI PER CASSA a) Sofferenze b) Incagli c) Esposizioni ristrutturate d) Esposizioni scadute deteriorate f) Altre attività 35.204 35.204 35.204 35.204 14.147 14.147 Totale B 14.147 14.147 TOTALE A+B 49.351 49.351 Totale A B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO a) Deteriorate b) Altre 49/75 ii) Esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela: valori lordi e netti Esposizione lorda Tipologie esposizioni/valori Rettifiche di valore specifiche Rettifiche Esposizione di valore di netta portafoglio A. ESPOSIZIONI PER CASSA a) Sofferenze 515.254 -264.172 251.082 b) Incagli 291.258 -67.174 224.084 c) Esposizioni ristrutturate 19.258 -971 18.287 d) Esposizioni scadute 24.530 -2.715 21.815 f) Altre attività 3.113.147 TOTALE A 3.963.447 -335.032 22.798 -368 -14.168 3.098.979 -14.168 3.614.247 B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO a) Deteriorate b) Altre 266.870 TOTALE B c) -368 289.668 22.430 -641 266.229 -641 288.659 Distribuzione geografica delle esposizioni, ripartite per classi principali di esposizione; e per aree significative. i) Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche Esposizioni/Aree geografiche Italia Espos. netta Rettifiche Altri Paesi europei Espos. netta Rettifiche America Espos. netta Rettifiche Asia Espos. netta Rettifiche Resto del mondo Espos. netta A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Incagli A.3 Esposizioni ristrutturate A.4 Esposizioni scadute deteriorate A.5 Altre esposizioni 24.682 9.115 1.219 58 130 Totale A B. Esposizioni "fuori bilancio" 24.682 9.115 1.219 58 130 B.4 Altre esposizioni 5.810 7.621 369 347 Totale B 5.810 7.621 369 347 Totale (A+B) 31/12/2014 30.492 16.736 1.219 427 477 Totale 31/12/2013 56.951 15.461 3.162 87 166 B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate 50/75 Rettifiche ii) Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela Esposizioni/Aree geografiche Italia Espos. netta Altri Paesi europei Rettifiche Espos. netta Rettifiche America Espos. netta A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze 251.029 -264.136 53 -36 A.2 Incagli A.3 Esposizioni ristrutturate A.4 Esposizioni scadute deteriorate 223.196 -67.008 888 -166 18.287 -971 21.815 -2.715 A.5 Altre esposizioni 3.090.032 -14.168 8.900 Totale B. Esposizioni "fuori bilancio" 3.604.359 -348.998 9.841 B.1 Sofferenze 11642 -47 B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate 10735 -320 53 -1 B.4 Altre esposizioni 266.171 -641 58 Totale 288.601 -1.009 58 Totale (A+B) 31/12/2014 3.892.960 -350.007 Totale 31/12/2013 3.949.242 -248.270 47 -202 47 9.899 -202 47 49.886 -362 8 51/75 Rettifiche Asia Espos. netta Rettifiche Resto del mondo Espos. netta Rettifiche portafogli val. di specifiche Rettifiche val. netta Rettifiche Altri soggetti Espos. portafogli val. di specifiche Rettifiche val. netta Rettifiche Imprese non finanziarie-ALTRE Espos. portafogli val. di specifiche Rettifiche val. Rettifiche netta Imprese non finanziarie-PMI Espos. portafogli val. di specifiche Rettifiche val. Rettifiche netta Società di assicurazione Espos. portafogli val. di specifiche Rettifiche val. netta Rettifiche Società finanziarie Espos. portafogli val. di specifiche Rettifiche val. Rettifiche netta Altri enti pubblici Espos. portafogli val. di specifiche Rettifiche Governi val. Rettifiche Esposizioni/Controparti Netta Distribuzione per settore economico per tipo di controparte delle esposizioni, ripartite per tipologia di esposizione, e, se necessario, ulteriori dettagli Espos. d) A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze 128 -2.153 13.280 -6.010 211.944 -232.310 25.730 -23.699 A.2 Incagli A.3 Esposizioni 335 -130 11.890 -6.755 193.089 -56.817 18.770 -3.472 18.211 -958 76 -13 17.562 -2.181 3.175 -398 ristrutturate A.4 Esposizioni scadute deteriorate 12 -2 A.5 Altre esposizioni 1.114.980 38.239 89.731 Totale A 1.114.980 38.239 90.206 -2.285 5480 -25 1.066 -134 45.762 71.998 -12.899 -424 1.286.536 -424 1.727.342 -292.266 -11.724 523.731 -11.724 571.482 -2.020 -27.582 -2.020 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate N.D. B.4 Altre esposizioni 183 6.364 -6 560 Totale B 183 6.364 -6 6.040 Totale (A+B) 31/12/2014 1.115.163 44.603 -6 Totale (A+B) 31/12/2013 1.140.471 59.660 -7 52/75 5088 -22 1074 10.717 -319 18 49 -1 -3 223.835 -25 -3 239.689 96.246 -2.310 -3 160.873 -2.282 -1 71.998 -12.899 N.D. -424 -1 4 -597 35.287 -342 -597 36.383 -1 -35 -35 1.967.031 -292.608 -12.321 607.865 -27.583 -2.055 2.047.613 -208.756 -11.435 590.519 -24.222 -1.929 e) Distribuzione per vita residua contrattuale dell’intero portafoglio, ripartito per tipologia di esposizione e, se necessario, ulteriori dettagli i) Portafoglio bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie – valuta di denominazione: Euro Tipologia/Durata residua 1. Attività per cassa fino a 3 a vista mesi 1.230.380 1.1 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato 1.3 Finanziamenti a clientela - c/c - altri finanziamenti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2. Passività per cassa 2.1 Debiti verso clientela da oltre 3 da oltre 5 anni fino 6 mesi 348.677 583.096 100.575 499.249 a 1 anno 77.375 a 5 anni a 10 anni 100.310 12.264 19.039 1.218.116 229.063 566.550 651.566 229.063 oltre 10 durata anni indeterminata 930.828 259.384 200.975 441.514 73661 71 265 - altri 1.2 Finanziamenti a banche da oltre 6 da oltre 1 mesi fino a mesi fino anno fino 69 499.249 441.514 73661 2 200.904 83.847 77.375 489.314 185.723 8.930 423 37.672 2155 74.917 76.952 451.642 183.568 200.904 200.904 642.319 106.517 41.617 69.202 305.595 158.870 9.247 122.546 33.300 7.750 146.047 24.698 2.402.937 415.781 210.104 182.704 399.949 2.043 59 1.689.945 241.373 150.930 87.689 22.124 1.538.287 239.217 148.994 86.912 22.061 151.658 2.156 1936 777 63 151.658 2.156 1936 777 63 174.408 59.174 95.015 377.825 2.043 59 14.932 21.469 6295 54.545 2.043 59 159.476 37.705 88.720 323.280 129.042 73.268 14.737 105.783 31.184 25.226 3.2 Senza titolo sottostante 129.042 73.268 14.737 105.783 31.184 25.226 - Opzioni 127.999 73.268 14.737 105.783 31.184 25.226 7.283 9.177 14.680 105.050 29.824 23.084 120.716 64.091 57 733 1.360 2.142 - c/c - altri debiti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.2 Debiti verso banche - c/c - altri debiti 2.3 Titoli di debito - con opzione di rimborso 712.986 16.616 696.370 3 anticipato - altri 2.4 Altre passività - con opzione di rimborso anticipato - altre 3. Derivati finanziari 3 3 3 3.1 Con titolo sottostante - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri derivati + posizioni lunghe + posizioni corte + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri derivati 1.043 + posizioni lunghe 575 + posizioni corte 468 4. Altre operazioni fuori bilancio + posizioni lunghe + posizioni corte 53/75 ii) Portafoglio bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie – valuta di denominazione: altre valute Tipologia/Durata residua 1. Attività per cassa fino a 3 a vista mesi 10.339 da oltre 3 6 mesi 6.311 461 6.311 461 294 6.311 461 294 5.016 6.311 461 1.1 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato - altri 1.2 Finanziamenti a banche 3.516 1.3 Finanziamenti a clientela 6.823 - c/c - altri finanziamenti 6.529 - con opzione di rimborso anticipato - altri 2. Passività per cassa 2.1 Debiti verso clientela - c/c 5.015 5.015 - altri debiti - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.2 Debiti verso banche - c/c 1 1 - altri debiti 2.3 Titoli di debito - con opzione di rimborso anticipato - altri 2.4 Altre passività - con opzione di rimborso anticipato - altre 3. Derivati finanziari 2.906 3.1 Con titolo sottostante - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri + posizioni lunghe + posizioni corte 3.2 Senza titolo sottostante 2.906 - Opzioni + posizioni lunghe + posizioni corte - Altri + posizioni lunghe + posizioni corte 4. Altre operazioni fuori bilancio 2.906 2.331 575 + posizioni lunghe + posizioni corte 54/75 da oltre 6 da oltre 1 da oltre 5 mesi fino a mesi fino a anno fino a anni fino a 1 anno 5 anni 10 anni oltre 10 durata anni indeterminata i) Distribuzione per settore economico o per tipo di controparte significativi con l’ammontare di esposizione deteriorate o scadute, indicate separatamente A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Incagli A.3 Esposizioni ristrutturate A.4 Esposizioni scadute deteriorate A.5 Altre esposizioni Totale A B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate B.4 Altre esposizioni Totale B Totale (A+B) 31/12/2014 Totale (A+B) 31/12/2013 128 (2.153) 335 (130) 12 1.114.980 1.114.980 38.239 38.239 183 183 1.115.163 1.140.471 6.364 6.364 44.603 59.660 55/75 (6) (6) (6) (7) (2) (3) (3) (3) (1) 25.730 (23.699) 18.770 (3.472) (958) 76 (13) 18.628 (2.315) 3.175 (398) (12.148) 523.731 (2.020) (12.148) 571.482 (27.582) (2.020) 5.088 10.717 (22) (319) 1.074 18 49 (1) 4 223.835 239.689 (342) 2.039.029 (305.507) 2.047.613 (208.756) Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione Netta Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione Netta Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Altri soggetti 18.211 1.332.298 1.799.340 (305.165) (25) 560 6.040 (25) 96.246 (2.310) 160.873 (2.282) Imprese non finanziarie 225.224 (238.320) 204.979 (63.572) 89.731 90.206 (2.285) 5.480 Esposizione Netta Società di assicurazione Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione Netta Società finanziarie Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Altri enti pubblici Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizioni/Controparti Esposizione Netta Governi Esposizione Netta f) (1) (597) 35.287 (35) (597) 36.383 (1) (35) (12.745) 607.865 (27.583) (2.055) (11.435) 590.519 (24.222) (1.929) ii) rettifiche di valore complessive e iii) rettifiche di valore effettuate nel periodo di riferimento. Italia Esposizioni/Aree geografiche A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Incagli A.3 Esposizioni ristrutturate A.4 Esposizioni scadute deteriorate A.5 Altre esposizioni Totale B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate B.4 Altre esposizioni Totale Totale (A+B) 31/12/2014 Totale 31/12/2013 Esposizione Netta Altri Paesi europei Rettifiche valore complessive Esposizione Netta Rettifiche valore complessive Esposizione Netta 251.029 223.196 18.287 (264.136) (67.008) (971) 21.815 3.090.032 3.604.359 (2.715) (14.168) (348.998) 8.900 9.841 (202) 47 47 11.642 10.735 53 266.171 288.601 3.892.960 3.949.242 (47) (320) (1) (641) (1.009) (350.007) (248.270) 58 58 9.899 49.886 (202) (362) 47 8 g) Per aree geografiche significative, l’ammontare: 1)delle esposizioni deteriorate e scadute, indicate separatamente; 2)delle rettifiche di valore relative a ciascuna area geografica: Per tali informazioni si rimanda al paragrafo c). 56/75 53 888 America (36) (166) Rettifiche valore complessive Asia Esposizione Netta Rettifiche valore complessive Resto del mondo Esposizione Netta Rettifiche valore complessive h) Dinamiche delle rettifiche di valore complessive a fronte delle esposizioni deteriorate, separatamente per le rettifiche di valore specifiche e di portafoglio. Le informazioni comprendono: i) La descrizione delle modalità di determinazione delle rettifiche di valore; Per una descrizione dettagliata si veda Nota integrativa, A.2 parte relativa alle principali voci di bilancio, 4 – Crediti, c) Criteri di valutazione, del Bilancio al 31 Dicembre 2014. ii) il saldo iniziale delle rettifiche di valore totali; iii ) le cancellazioni effettuate nel periodo; iv ) le rettifiche di valore effettuate nel periodo; v ) le riprese di valore effettuate nel periodo; vi) ogni altro aggiustamento, ad esempio per oscillazioni del cambio, fusioni societarie, acquisizioni e dimissioni di filiazioni, compresi i trasferimenti tra tipi di rettifiche di valore; vii) il saldo finale delle rettifiche di valore totali Il totale delle rettifiche di valore, che tutela la massa totale dei crediti per cassa verso clientela ed è analiticamente dettagliato in Nota Integrativa (Parte E – Sezione 1 – Rischio di credito - a corredo della Tabella A.1.6 - Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela), al 31 dicembre 2014, risulta pari a 328,47 milioni di euro, che, sommati alle svalutazioni riferite alle posizioni a sofferenza in linea interessi (pari a 20,73 milioni di euro), si posizionano a 349,20 milioni di euro. Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate lorde Causali/Categorie A. Esposizione lorda iniziale Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute 355.245 365.215 26.977 60.305 172.330 115.573 525 25.126 5278 61.111 509 20.076 - di cui: esposizioni cedute non cancellate B. Variazioni in aumento B.1 ingressi da esposizione creditizie in bonis B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 155.458 36.049 B.3 altre variazioni in aumento 11.594 18.413 16 1.224 C. Variazioni in diminuzione -12.321 -189.530 -8.244 -60.901 -16.331 -3.447 -22.651 C.1 uscite verso esposizioni creditizie in bonis 3.826 C.2 cancellazioni -6165 -947 -13 C.3 incassi -6.153 -14.640 -1.351 -3.962 -157.612 -3.446 -34.275 291.258 19.258 24.530 C.4 realizzi per cessioni C.4 bis perdite da cessione C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate C.6 altre variazioni in diminuzione D. Esposizione lorda finale -3 515.254 57/75 Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive Causali/Categorie A. Rettifiche complessive iniziali Sofferenze Incagli Esposizioni ristrutturate Esposizioni scadute 4.508 165.000 62.732 2.425 109.046 39.835 310 73.612 39.454 310 31.300 381 - di cui: esposizioni cedute non cancellate B. Variazioni in aumento B.1. rettifiche di valore B.1.bis perdite da cessione B.2. trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.3. altre variazioni in aumento 4.134 C. Variazioni in diminuzione -9.874 -35.393 -1764 -1.793 C.1. riprese di valore da valutazione -5.992 -2.708 -1.313 -1.773 -694 -1.068 -70 -3.188 -317 C. 2. riprese di valore da incasso C. 2.bis utili da cessione C.3. cancellazioni C.4. trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate -20 -31.300 -381 67.174 971 C.5. altre variazioni in diminuzione D. Rettifiche complessive finali 264.172 - di cui: esposizioni cedute non cancellate 58/75 2.715 7 - ATTIVITÀ NON VINCOLATE (ART. 443 CRR) Informativa quantitativa Vengono di seguito riportate le evidenze quantitative relative alle attività impegnate e non impegnate sulla base dello schema diffuso dalla Banca Centrale Europea. Template A - Attivi dell'ente segnalante Valore di bilancio Fair value delle Valore di bilancio Fair value delle Attività attività delle Attività non delle attività vincolate vincolate vincolate non vincolate 010 040 060 090 VOCI 010 Attività dell'Istituto 940.990 020 Finanziamenti a vista 030 Titoli di capitale 040 Titoli di debito 100 Finanziamenti diversi da finanziamenti a vista 120 Altre attività 901.171 3.080.218 891.049 39.819 29.635 29.848 217.121 217.120 2.496.854 336.608 Template B -Collateral ricevuti dall'ente segnalante Fair value dei collateral ricevuti o titoli di debito emessi vincolati 010 VOCI Fair value dei collateral ricevuti o titoli di debito emessi vincolabili 040 130 Collateral ricevuti dall'Istituto 140 Finanziamenti a vista 150 Titoli di capitale 160 Titoli di debito 220 Finanziamenti diversi da finanziamenti a vista 230 Altri collateral ricevuti 60.271 240 Titoli di debito emessi diversi da covered bonds e ABSs Template C -Fonti di impiego Attività, collateral Passività ricevuti e titoli di debito corrispondenti o emessi diversi da titoli prestati covered bonds e ABS (+) (-) VOCI 010 010 Valore di bilancio delle passività connesse 030 1.641 -1.598 1.641 -1.598 020 Derivati 040 Depositi 090 Titoli di debito emessi 120 Altre fonti di encumbrance -939.392 130 Nominale degli impegni ricevuti 140 Nominale delle garanzie finanziarie ricevute 150 Fair value dei titoli ricevuti in prestito a fronte di non-cash collateral 160 Altre fonti di encumbrance -939.392 170 TOTALE FONTI DI ENCUMBRANCE 1.641 Importi in € mgl 59/75 -940.990 8 - USO DELLE ECAI (ART. 444 CRR) Informativa qualitativa a) (i) Denominazione delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito e delle agenzie per il credito all’esportazione prescelte Moody’s Investors Service ii) Classi regolamentari di attività e relative agenzie esterne di valutazione del merito di credito Per il calcolo delle esposizioni ponderate per il rischio di credito utilizzando il metodo standardizzato, BANCA CARIM ha utilizzato le agenzie esterne di valutazione del merito creditizio riportate in tabella: Portafogli Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali ECA/ECAI Moody's Investors Service Esposizioni verso organizzazioni Moody's Investors Service internazionali Moody's Investors Esposizione verso banche Service multilaterali di sviluppo Caratteristiche dei rating Solicited e Unsolicited Solicited e Unsolicited Solicited e Unsolicited Esposizioni verso imprese ed altri soggetti Moody's Investors Service Solicited e Unsolicited Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) Moody's Investors Service Solicited e Unsolicited Posizioni verso cartolarizzazioni aventi un rating a breve termine Moody's Investors Service Posizioni verso cartolarizzazioni Moody's Investors diverse da quelle aventi un rating Service a breve termine iii)Descrizione del processo impiegato per estendere le valutazioni del merito di credito relative all’emittente o all’emissione ad attività comparabili non incluse nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza. BANCA CARIM non estende le suddette valutazioni ad attività comparabili. 60/75 Informativa quantitativa b) Per le banche che calcolano le esposizioni ponderate per il rischio di credito secondo il metodo standardizzato occorre fornire, per ciascuna classe regolamentare di attività, i valori delle esposizioni, con e senza attenuazione del rischio di credito, associati a ciascuna classe di merito creditizio nonchè i valori delle esposizioni dedotte dal patrimonio di vigilanza TOTALE DELLE ESPOSIZIONI NOMINALI (€ mgl) Rischio di credito e di controparte Metodologia standard 0% Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali 1.148.080 59526.02 Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali 59526.04 Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico 59526.07 Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo 68 59526.08 Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 59526.11 Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti 59526.12 Esposizioni al dettaglio 59526.16 Esposizioni garantite da immobili 35926.18 Esposizioni in stato di default 59526.20 Esposizioni verso Oicr 59526.28 Esposizioni in strumenti di capitale 59526.27 Altre esposizioni 59526.29 23.519 TOTALE NOMINALE 1.171.666 Fattori di ponderazione 20% 35% 50% 75% 100% 150% 66.124 250% 5.840 33.840 517 48.289 1.868.756 480.647 6.726 223.278 359.027 217.841 294.416 234.981 1.578 28.578 6.658 521.662 359.027 61/75 217.842 181.621 223.278 2.496.088 234.981 5.840 ALTRE TOTALE DELLE ESPOSIZIONI NOMINALI (ED EQUIVALENTI) PONDERATE (€ mgl) Rischio di credito e di Fattori di ponderazione controparte Metodologia standard 0% 20% * 35% * 50% * 75% * 100% * Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali 1.148.080 66.124 59526.02 Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità 24.834 locali 59526.04 Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico 254 15.171 59526.07 Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo 68 59526.08 Esposizioni verso o garantite da 1.250.239 intermediari vigilati 59526.11 Esposizioni verso o garantite da 41.588 5.927 imprese e altri soggetti 59526.12 Esposizioni al dettaglio 59526.16 Esposizioni garantite da immobili 35926.18 Esposizioni in stato di default 59526.20 Esposizioni verso Oicr 59526.28 Esposizioni in strumenti di capitale 59526.27 Altre esposizioni 59526.29 TOTALE RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE 150% 250% ALTRE 5.840 145.853 358.479 217.249 289.666 224.265 1.578 28.578 23.519 6.658 1.173 9.932 8.310 8.228 141.913 26.912 1.168 * I dati sono al netto del fattore di sostegno previsto dal Regolamento UE n. 575/2013 (CRR) del 28 giugno 2013 (0,7619) 62/75 9 - RISCHIO MERCATO (ART. 445 CRR) Poiché il BANCA CARIM adotta l’approccio standard, la presente tavola non viene compilata. 63/75 10 - RISCHIO OPERATIVO (ART. 446 CRR) Informativa qualitativa a) Descrizione del metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo Relativamente all’anno 2014, la quantificazione dei rischi operativi è stata condotta secondo la metodologia regolamentare prevista da Banca d’Italia, con l’utilizzo del metodo base BIA (Basic Indicator Approach) e l’applicazione del coefficiente del 15% alla media dell’indicatore rilevante degli ultimi tre esercizi. Secondo il regolamento CRR, (articolo 316-Capo 1-Titolo III) per le banche che applicano i principi contabili stabiliti dalla direttiva 86/635/CEE, l'indicatore rilevante è pari alla somma dei seguenti elementi: Interessi e proventi assimilati, Interessi e oneri assimilati, Proventi su azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile/Fisso, Proventi per commissioni/provvigioni, Oneri per commissioni/provvigioni, Profitto (perdita) da operazioni finanziarie, Altri proventi di gestione. Inoltre, gli enti non utilizzano i seguenti elementi nel calcolo dell'indicatore rilevante: - profitti e perdite realizzati sulla vendita di titoli non inclusi nel portafoglio di negoziazione, proventi derivanti da partite straordinarie o irregolari, proventi derivanti da assicurazioni. La quantificazione dei rischi operativi nel periodo intercorrente tra il 1 gennaio 2012 e il 31 dicembre 2014, ha delineato un requisito patrimoniale pari a circa 13,84€ mln. 64/75 11 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) Informativa qualitativa a) i) Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti (es. realizzazione di guadagni in linea capitale, relazioni con le controparti, motivazioni strategiche); ii) descrizione delle tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate, incluse le ipotesi di fondo e le prassi che influiscono sulla valutazione, nonché le modifiche significative di tali prassi. Gli OICR presenti in portafoglio, rappresentano una componente residuale. Tra le attività finanziarie valutate al fair value sono ricompresi quei titoli per i quali si applica la cosiddetta “fair value option”. Dette attività vengono inizialmente iscritte in base al loro “fair value”, che corrisponde di norma al corrispettivo versato con esclusione dei costi e proventi di transazione che sono imputati direttamente a conto economico. Successivamente alla loro iscrizione iniziale, le attività finanziarie in parola sono valutate in base al “fair value “alla data di riferimento. Gli strumenti di capitale per i quali non sia possibile determinare il “fair value” in maniera attendibile sono mantenuti al costo. Le partecipazioni di minoranza in portafoglio sono detenute principalmente per finalità strategiche e risultano quindi strumentali all’attività della Banca. Gli investimenti azionari fanno riferimento a interessenze di minoranza in società specializzate nella fornitura di prodotti e/o servizi. Gli strumenti di capitale acquistati con finalità non di negoziazione sono allocati nel portafoglio disponibile per la vendita (AFS); sono inizialmente registrati in base al “fair value”, che corrisponde di norma al valore corrente del corrispettivo versato per acquisirli, eventualmente rettificato degli eventuali costi e ricavi di transazione direttamente attribuibili a ciascuna operazione. Successivamente alla loro iscrizione iniziale, dette attività sono valutate in base al “fair value”, calcolato secondo i medesimi criteri utilizzati per le Attività finanziarie valutate al “fair value”. I titoli di capitale il cui “fair value” non può essere attendibilmente rilevato sono mantenuti al costo. Ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infrannuale, è verificata l’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore (impairment test). Eventuali successive riprese di valore non possono eccedere l’ammontare delle perdite da impairment in precedenza registrate. I proventi e gli oneri derivanti da una variazione di “fair value”, al netto del relativo effetto fiscale differito, sono registrati in apposita riserva di patrimonio netto, denominata «Riserve da valutazione», sino a che l’attività non è cancellata o sia rilevata una perdita di valore; al momento della cancellazione o della rilevazione della perdita di valore l’utile o la perdita cumulati sono imputati a conto economico. I dividendi sono registrati nella voce di conto economico «dividendi e proventi simili». Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla riduzione del valore dell’attività finanziaria, le riprese di valore su titoli di capitale sono imputate ad apposita riserva di patrimonio netto denominata «Riserva da valutazione». Le partecipazioni di controllo sono inizialmente iscritte per data di regolamento e al costo, che corrisponde di norma al valore corrente del corrispettivo versato integrato dei costi accessori direttamente attribuibili all’acquisizione; successivamente sono valutate alla rilevazione iniziale con il metodo del patrimonio netto, determinato sulla base del valore indicato nell’ultimo bilancio approvato. 65/75 Il valore di prima iscrizione di ciascuna partecipazione viene sistematicamente sottoposto ad «impairment test» al fine di verificare l’eventuale perdita di valore. La perdita da impairment è pari alla differenza tra il nuovo valore attribuito e il valore contabile. Eventuali successive riprese di valore non possono eccedere l’ammontare delle perdite da impairment in precedenza registrate. Le differenze negative di prima iscrizione, i profitti e le perdite da cessione, nonché la perdita da impairment, vengono registrate alla voce di conto economico «utili/perdite delle partecipazioni». Informativa quantitativa b) c) d) Valore di bilancio e fair value e, per i titoli quotati, raffronto con la quotazione di mercato qualora questa si discosti in modo significativo dal relativo fair value. Tipologia, natura e importi delle esposizioni, distinguendole tra: i) esposizioni negoziate sul mercato; ii) esposizioni in strumenti di private equity detenute nell’ambito di portafogli sufficientemente; diversificati; iii) altre esposizioni; Utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento a seguito di cessioni e liquidazioni. i) Plus/minusvalenze totali non realizzate (registrate dallo stato patrimoniale ma non a conto economico); ii) ammontare delle plus/minusvalenze di cui sopra incluso nel patrimonio di base ovvero in quello supplementare; Le tabella riporta la situazione di cui sopra alla data del 31/12/2014. Attività finanziarie valute al “fair value” Voci / Valori 1. Titoli di debito 01/01/2014 - 31/12/2014 Livello 1 Livello 2 3 3 Livello 3 01/10/2013 - 31/12/2013 Livello 1 Livello 2 101 6 1.244 101 6 1.244 Livello 3 1.1 Titoli strutturati 1.2 Altri titoli di debito 2. Titoli di capitale 3. Quote di O.I.C.R. 23 23 4. Finanziamenti 4.1 Strutturati 4.2 Altri Totale 26 101 29 1.244 Costo 25 85 29 1.129 La classificazione dei livelli 1, 2 e 3 si riferiscono alla scala gerarchica prevista dai principi contabili internazionali IAS/IFRS, sinteticamente illustrata nella Nota Integrativa. 66/75 Tiplogia della esposizione Titoli di Capitale OICR Totale Tiplogia della esposizione Valore di bilancio Titoli Titoli non quotati quotati Valore di Fair value mercato Titoli Titoli non Titoli quotati quotati quotati 0 0 0 0 0 23 0 23 0 23 23 0 23 0 23 Utile/Perdite da realizzi/cessioni/liquidazioni Plusvalenze/Minusvalenze Registrate nello di cui: di cui: incluso stato patrimoniale incluso nel nel patrimonio ma non a conto patrimonio di base economico supplementare Titoli di Capitale 0 5.431 0 2.173 OICR 0 0 0 0 0 5.431 0 2.173 Totale 67/75 12 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) Informativa qualitativa a) i) Natura del rischio di tasso di interesse: Il rischio di tasso d’interesse è il rischio causato dalle differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso d’interesse delle attività e delle passività della Banca. In presenza di tali differenze, fluttuazioni dei tassi d’interesse determinano sia una variazione del margine d’interesse, e quindi del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del valore di mercato delle attività e delle passività, e quindi del valore economico del patrimonio netto. ii) Ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione del rischio, in particolare relative ai finanziamenti con opzione di rimborso anticipato e alla dinamica dei depositi non vincolati: L’intero portafoglio bancario, quindi tutte le poste attive e passive di bilancio, l’operatività di tesoreria e i derivati di copertura, sono monitorati con metodologie Asset & Liability Management mediante l’applicativo ERMAS della società Prometeia. Il rischio di tasso d’interesse è stato calcolato sul portafoglio bancario mediante una sensitivity analysis al 31 dicembre 2014, con la procedura di asset and liability management, che ha utilizzato, in sostituzione dei fattori di ponderazione semplificati per fasce di durata (cfr. Circ 285/2013, All. C, Cap. 1), coefficienti calcolati sulla duration di ogni singolo strumento in portafoglio, ipotizzando una variazione parallela di ±200 basis point della curva dei tassi d’interesse. A differenza della metodologia semplificata prevista dalla Disciplina di Vigilanza Prudenziale, non si approssima la duration all’interno delle 14 fasce di scadenza, ma si determina per ogni rapporto, e quindi per le singole poste, la duration effettiva. I dati di Sofferenze sono estratti dalla base A2 della matrice dei conti, le poste a vista sono modellizzate come proposto nella Circ 285/2013. iii) Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio Il rischio di tasso d’interesse viene monitorato con cadenza almeno mensile. Informativa quantitativa b) Si riportano di seguito i risultati relativi all’esposizione del rischio di tasso di interesse, comprensiva di tutte le valute data la scarsa significatività delle valute non rilevanti. Indice di rischiosità al 31/12/2014 Valore Economico a rischio/Patrimonio di Vigilanza +200bp -5,90% Come mostrano i valori nella tabella, l’esposizione al rischio assume livelli modesti, inferiori alle soglie previste dalla Disciplina Prudenziale (20% del Patrimonio di Vigilanza). 68/75 13 - POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) Informativa qualitativa a) Informazioni relative: 9 - al processo decisionale seguito per definire le politiche di remunerazione comprese, se del caso, le informazioni sulla composizione e sul mandato del “Comitato remunerazioni”, su eventuali consulenti esterni dei cui servizi la banca si è avvalsa e sul ruolo degli organi e delle funzioni interessate; Banca Carim disciplina questo argomento attraverso il “Documento sulle Politiche di Remunerazione”, approvato dall’Assemblea degli Azionisti del 28 aprile 2015, (a cui si rimanda per maggiori dettagli). Il documento approvato dall’Assemblea e l’informativa proposta rispondono alle disposizioni di vigilanza emanate da Banca d’Italia con Circ. 285/13, mentre la policy applicata nell’esercizio 2014 ottemperava alle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia il 30 marzo 2011. L’Assemblea riceve un’informativa, almeno annuale (cosiddetta informativa ex post) sulle modalità con cui sono state attuate tali politiche, strutturata in modo disaggregato per ruoli e funzioni ed eventualmente, se significative, anche per linee di business (es. finanza, credito). Sulla base di tale Documento è stato istituito un sistema di remunerazione che prevede la possibilità di corrispondere al personale dipendente una quota fissa e una quota variabile, correttamente calibrate in ragione del ruolo nell’importo e nei criteri di determinazione, ferme restando le condizioni di base di stabilità, liquidità e redditività aziendale. Banca Carim, in considerazione della struttura organizzativa adottata e della prossimità del proprio totale attivo al limite inferiore della classe dimensionale stabilita dall’Organo di Vigilanza, non costituirà il Comitato di Remunerazione, le cui funzioni saranno svolte direttamente dal Consiglio di Amministrazione, Organo di supervisione strategica. ii) alle modalità cui è assicurato il collegamento tra la remunerazione e i risultati Le presenti Politiche di remunerazione istituiscono un sistema di remunerazione che prevede la possibilità di corrispondere al personale una quota fissa e una quota variabile, correttamente calibrate in ragione del ruolo nell’importo e nei criteri di determinazione, ferme restando le condizioni di base di stabilità, liquidità e redditività aziendale. La Banca adotta meccanismi volti ad assicurare la piena compatibilità, tempo per tempo, delle Politiche di remunerazione rispetto alle politiche di distribuzione degli utili, che a loro volta debbono consentire di mantenere condizioni di adeguatezza dei fondi propri e della liquidità, attuali e prospettici, rispetto ai rischi cui si espone l’azienda. iii) alle caratteristiche di maggior rilievo del sistema di remunerazione, tra cui i criteri utilizzati per la valutazione, l’adeguamento ai rischi, le politiche di differimento con particolare riferimento ai meccanismi di correzione ex post per i rischi; La remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale è definita nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, coerentemente con il modello di governance, le caratteristiche operative e dimensionali della Banca. Non è prevista la corresponsione di componenti variabili per i membri degli organi societari. Non sono previsti meccanismi di incentivazione né componenti variabili della remunerazione, né sono ammessi compensi o premi di fine mandato. In applicazione del principio di proporzionalità, le Disposizioni di Vigilanza si applicano agli intermediari con modalità appropriate rispetto alle loro caratteristiche, dimensioni, complessità dell’attività svolta. 69/75 Ai fini applicativi di obblighi e vincoli, le Disposizioni di vigilanza distinguono le banche per categorie dimensionali. La Banca rientra nella classe dimensionale intermedia (altre banche), poiché il totale degli attivi si attesta al di sopra di 3,5 mld di euro. Considerato che: la Banca presenta livelli dimensionali situati molto prossimi al limite inferiore della categoria delle altre banche; le azioni rappresentative del capitale non sono quotate su mercati regolamentati né su mercati attivi; il modello di business prevede lo svolgimento dell’attività bancaria tradizionale. si ritiene opportuno e coerente dare applicazione alla normativa secondo criteri di proporzionalità. La remunerazione dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale è definita nel rispetto delle Disposizioni di Vigilanza, coerentemente con il modello di governance, le caratteristiche operative e dimensionali della Banca. Non è prevista la corresponsione di componenti variabili per i membri degli organi societari. Non sono previsti meccanismi di incentivazione né componenti variabili della remunerazione, né sono ammessi compensi o premi di fine mandato. Tenuto conto dei seguenti elementi: linearità dell’assetto proprietario; qualità degli elementi che compongono il patrimonio netto; preponderanza, fra i fattori di rischio dell’attività, del rischio di credito; semplicità del modello distributivo; ridotte dimensioni della rete commerciale; cultura aziendale localistica; semplicità dei prodotti offerti dalla Banca per il personali dipendente si definisce, secondo criteri di proporzionalità, che: la componente variabile sia corrisposta mediante strumenti finanziari in ragione della significatività della stessa qualora al di sopra di una soglia di materialità annualmente definita; il differimento nella corresponsione della componente variabile sia applicato in ragione della significatività della stessa e al di sopra di una soglia di materialità annualmente definita; sono sempre applicabili i meccanismi di correzione per la determinazione della componente variabile nell’ambito del sistema incentivante; sono sempre applicabili i meccanismi di claw back; la misurazione della performance faccia riferimento ad un orizzonte temporale almeno annuale; i sistemi di calcolo della performance corretta per il rischio siano applicati con riferimento all’intera attività aziendale e, ove possibile, per business unit; i parametri per la determinazione della componente variabile siano definiti, quale massimo livello di granularità, per unità di business. 70/75 iv ) Informazioni relative agli indicatori di performance presi come riferimento per la remunerazione variabile, inclusi i piani basati su azioni, opzioni o altri stumenti finanziari; Non è prevista l’attivazione di un sistema incentivante né l’erogazione di premi come componente variabile della retribuzione, salvo quanto previsto dai contratti collettivi delle singole categorie, nonché dal precedente punto iii) Responsabili delle funzioni direzionali La determinazione dei premi individuali è legata al raggiungimento di obiettivi quantitativi e/o qualitativi riferibili alle singole unità organizzative. Il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, assegna gli obiettivi alle strutture in coerenza con il piano strategico, il budget annuale, le politiche di assunzione di rischio, i progetti specifici per l’esercizio. Fra gli obiettivi quantitativi possono rilevare gli obiettivi di budget e/o altre misure settoriali o di dettaglio, Responsabili delle funzioni direzionali La ripartizione del bonus pool fra il personale più rilevante delle funzioni di controllo viene definita dal Consiglio di Amministrazione, che, sentito il Collegio Sindacale e il Direttore Generale, determina l’importo del premio individuale di ciascun soggetto coerentemente con i livelli di responsabilità e tenuto conto dei livelli retributivi. Il premio viene erogato se vengono soddisfatte le seguenti condizioni: raggiungimento di obiettivi qualitativi; formulazione di un giudizio positivo sui comportamenti. Responsabili di area terrritoriale e di filiale Il sistema premiante per i Responsabili di Filiale prevede l’assegnazione di specifici obiettivi al fine di misurare le performance risk adjusted della Filiale sulla base di un punteggio o scoring calcolato in funzione del conseguimento di specifici obiettivi quantitativi e qualitativi assegnati alla struttura. Il sistema di scoring opera con riferimento a due gruppi di obiettivi assegnati alla Filiale: obiettivi di redditività connessi al Conto Economico di Filiale; obiettivi commerciali di cui al Budget assegnato alla Filiale. In ottemperanza alle Disposizioni di vigilanza, gli indicatori di performance reddituale e di performance commerciale sono rettificati con parametri che tengano conto dell’esposizione ai rischi di credito, operativi, di compliance e reputazionali. Il punteggio di ogni Filiale, dunque, può essere soggetto a meccanismi di correzione (malus), connessi ad alcuni KRI – key risk indicator. v ) Informazioni relative alle ragioni sottostanti le scelte dei sistemi di remunerazione variabile e di ogni altra prestazione non monetaria e i principali parametri utilizzati. La presenza di una parte variabile della remunerazione reca benefici in termini di propensione ai risultati e all'efficienza, garantisce flessibilità nella struttura dei costi e assicura che l'intera struttura dei compensi sia collegata ai rischi, orientata ai risultati di lungo periodo, coerente e compatibile con i livelli di liquidità e di patrimonializzazione. L’erogazione del bonus pool è prevista solo all’avveramento delle seguenti condizioni: adeguato grado di patrimonializzazione, espresso dall’indicatore Core Tier 1 ratio; adeguato livello di liquidità strutturale, espresso dall’indicatore Net Stable Funding Ratio; soddisfacente risultato di conto economico, espresso dall’indicatore Utile rettificato. 71/75 Informativa quantitativa b ) i) Informazioni aggregate sulle remunerazioni, ripartite per le aree di attività; FUNZIONI AZIENDALI NR RISORSE REMUNERAZIONE TOTALE Funzioni di controllo 38 1.896.481,41 (di cui FRINGE BENEFIT) 1.886.981,41 10.953,91 Funzioni direzionali 193 8.873.670,77 8.858.570,77 20.215.256,52 20.211.956,52 38.643,49 3.300,00 30.985.408,70 30.957.508,70 100.421,21 27.900,00 Rete commerciale 540 TOTALE 771 TOTALE FISSA 50.823,81 VARIABILE 9.500,00 15.100,00 ii ) Informazioni aggregate sulle remunerazioni, ripartite per le varie categorie del “personale più rilevante”, con indicazioni dei seguenti elementi: - gli importi remunerativi per l’esercizio, suddivisi in componente fissa e variabile e il numero dei beneficiari; CATEGORIE PERSONALE NR RISORSE REMUNERAZIONE TOTALE TOTALE FISSA (di cui FRINGE BENEFIT) Amministratori 7 264.000,00 264.000,00 Sindaci 3 94.250,00 94.250,00 42.000,00 42.000,00 Direzione Generale 2 892.940,77 892.940,77 30.945,81 Resp. Funzioni Controllo 4 462.290,85 459.290,85 9.546,07 Organismo di vigilanza Altro personale più rilevante TOTALE - 7 23 VARIABILE 3.000,00 883.396,95 878.396,95 23.914,56 5.000,00 2.638.878,57 2.630.878,57 64.406,44 8.000,00 gli importi e le forme della componente variabile della remunerazione suddivisa in contanti, azioni, strumenti collegati alle azioni e altre tipologie; • la remunerazione è corrisposta solo in contanti. 72/75 CATEGORIE PERSONALE NR RISORSE Amministratori 7 Sindaci 3 PARTE VARIABILE REMUNERAZIONE VARIABILE di cui di cui di cui MEDAGLIA PREMIO PREMIO di cui UNA TANTUM Organismo di vigilanza Direzione Generale 2 Resp. Funzioni Controllo 4 Altro personale più rilevante TOTALE - 3.000,00 3.000,00 7 5.000,00 5.000,00 23 8.000,00 8.000,00 gli importi delle remunerazioni differite, distinguendo tra le parti già accordate e non; Non sono presenti remunerazioni differite. - gli importi delle remunerazioni differite riconosciute durante l’esercizio, pagate e ridotte attraverso meccanismi di correzione dei risultati; Non sono presenti remunerazioni differite. - i nuovi pagamenti per trattamenti di inizio e di fine rapporto effettuati durante l’esercizio e il numero dei relativi beneficiari; CATEGORIE PERSONALE Amministratori Sindaci NR RISORSE 7 TFR ACCANTONATO TFR PAGATO INCENTIVI REMUNERAZ. REMUNERAZ. ESODO PAGATE 3 Organismo di vigilanza Direzione Generale 2 59.386,72 Resp. Funzioni Controllo 4 27.764,90 Altro personale più rilevante TOTALE - 7 23 63.884,86 105.469,61 151.036,48 gli importi dei pagamenti per il trattamento di fine rapporto riconosciuti durante l’esercizio, il numero dei beneficiari e l’importo più elevato riconosciuto ad ogni singola persona. Nell’esercizio è stata effettuata una sola erogazione di TFR pari ad euro 105.469,61. 73/75 14 - USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) Informativa qualitativa a) Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio” con l’indicazione della misura in cui la banca ricorre alla compensazione BANCA CARIM, al 31/12/2014, non dispone di contratti relativi ad accordi di compensazione delle poste di bilancio e “fuori bilancio” attive e passive verso una stessa controparte. b) Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali Vedi TAVOLA 1.10 (rischio residuo), lettere a), e d). c) Descrizione dei principali tipi di garanzie reali accettate dalla banca. Vedi TAVOLA 1.10 (rischio residuo), lettere a), e c). d) Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito BANCA CARIM non opera su derivati creditizi. e) Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati. Nell’ambito degli strumenti finanziari (Rischio di Mercato) oggetto di pegno, viene eseguito una valutazione e un controllo costante delle operazioni di finanziamento con garanzia pignoratizia. A tal fine, è stato creato e viene elaborato periodicamente un report relativo a tali esposizioni, quelle in cui il controvalore del deposito dato a garanzia risulti essere inferiore rispetto al valore della garanzia. Inoltre, a partire dal 2013, viene effettuato periodicamente un controllo sul livello di diminuzione del “fair value” dei titoli/valori costituiti in garanzia, in particolare vengono monitorati i titoli/valori che hanno subito una diminuzione del “fair value” pari o superiore al 10% rispetto al valore cauzionale. Nell’ambito del Rischio di Credito è posta in essere una serie di attività a presidio di tale rischio: - gruppi di clienti connessi: il calcolo del perimetro di un gruppo di clienti connessi considera, oltre ai legami giuridici ed economici, anche la presenza di garanzie; - monitoraggio degli affidamenti di maggiore dimensione: mensilmente viene monitorato dalla funzione Risk Management l’ammontare complessivo e l’evoluzione delle esposizioni di maggiore dimensione per tutti i Gruppi Economici connessi; - strumenti di rilevazione e controllo: • al fine di implementare gli strumenti di monitoraggio del rischio di credito, è utilizzato un sistema di Rating Interno fornito da CSE in continuo aggiornamento e sviluppo, nelle sue componenti, da parte di CSE anche nel corso del 2014 • implementazione della procedura MC (monitoraggio crediti) di CSE al fine di rendere lo strumento sempre più tempestivo nella rilevazione dei segnali di anomalie gestionali • adozione del modello LGD (loss given default) fornito da CSE sulle posizioni oggetto di Rating. 74/75 Informativa quantitativa Per le banche che calcolano le esposizioni ponderate per il rischio di credito conformemente al metodo standardizzato o al metodo IRB di base, separatamente per ciascuna classe regolamentare di attività, indicare il valore dell’esposizione totale (al netto, se applicabili, delle compensazioni in bilancio e degli accordi di compensazione fuori bilancio) che è coperto da garanzie reali finanziarie e da altre garanzie reali ammesse, dopo l’applicazione delle rettifiche per volatilità f) Garanzie reali finanziarie Rischio di credito e di controparte. Metodologie Standard Esposizioni verso o garantite da amministrazioni e banche centrali Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati Esposizioni verso o garantite da imprese e altri soggetti Esposizioni al dettaglio Esposizioni garantite da immobili Esposizioni in stato di default Esposizioni verso Oicr Esposizioni in strumenti di capitale Altre esposizioni Totale g) 54.560 35.328 4.829 709 212 95.638 Garanzie reali personali Totale 1.770 54.560 36.389 5.135 709 1.982 3.137 98.775 1.061 306 Per le banche che calcolano gli importi delle esposizioni ponderati per il rischio di credito conformemente al metodo standardizzato o al metodo IRB di base, separatamente per ciascuna classe regolamentare di attività, l’esposizione totale (al netto, se applicabili, delle compensazioni in bilancio e degli accordi di compensazione fuori bilancio) coperta da garanzie personali o derivati su crediti. Per gli strumenti di capitale tale requisito informativo si applica a ciascuno dei metodi (metodo della ponderazione semplice, metodo PD/LGD, metodo dei modelli interni). Si veda punto precedente 75/75