Deflazione - Il punto di non ritorno
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Deflazione - Il punto di non ritorno
3 aprile 2015 • Pagina 1 APROPOS… [email protected] | ethenea.com Deflazione - Il punto di non ritorno La deflazione è come un buco nero: attira tutto ciò che si trova a passare nelle vicinanze e, una volta raggiunto il punto di non ritorno, i prezzi rimangono bloccati a zero e l'economia crolla. Questo quadro drammatico illustra il timore paradossale degli economisti di dover pagare meno per l'acquisto di beni e servizi. È essenziale stabilire se sia stato raggiunto o meno il punto di non ritorno. Per comprendere più chiaramente il concetto di deflazione, inizieremo con la definizione economica che ci condurrà più vicino all'idea di buco nero. La deflazione è un calo generalizzato del livello dei prezzi. Nonostante la formulazione utile e breve, si tratta di una definizione netta. Infatti, l'elemento chiave nella definizione di deflazione non è tanto il calo del livello dei prezzi, quanto l'aggettivo generalizzato. Periodicamente i negozi si disfano delle collezioni dell'anno precedente offrendo sconti significativi sui prezzi, anche del 50%. Questi periodi di vendita a prezzi ridotti sono noti come saldi e non sono affatto tristi e deprimenti come un buco nero. Durante i saldi alcuni prezzi diminuiscono, ma non tutti. Pertanto, questi episodi non si caratterizzano per un calo generalizzato dei prezzi. Inoltre, durante i saldi i prezzi scendono solo per un paio di settimane, per poi tornare al livello precedente con la vendita della nuova collezione. In questo contesto, qualunque consumatore avveduto approfitta dell'occasione e acquista più di quanto avesse pianificato. In gergo economico si parla di inflazione negativa. Immaginiamo ora che i saldi riguardino tutti i beni e i servizi: non solo le collezioni vecchie ma anche le nuove e le future, di modo che, quanto più si attende, tanto più i prezzi scendono. Come vi comportereste in quanto consumatori? Probabilmente aspettereste ancora un paio di settimane prima di acquistare un nuovo arnese, perché tra un mese costerebbe ancora meno. Questo è un calo generalizzato dei prezzi, il buco nero che si fa sentire. Si noti che una differenza fondamentale fra i due episodi di flessione dei prezzi è la dimensione temporale. I saldi sono temporanei, la deflazione è permanente. È qui che entra in gioco il concetto di aspettative di inflazione ed è questo ciò 1 2 Fonte: https://www.ecb.europa.eu/mopo/strategy/pricestab/html/index.en.html idem che intende Mario Draghi, il Presidente della Banca centrale europea (BCE), quando afferma che il disancoraggio di tali aspettative costituisce una minaccia per la stabilità dei prezzi. L'inflazione negativa e la deflazione hanno conseguenze opposte. La prima stimola i consumi e l'attività economica complessiva, la seconda li riduce. La difficoltà che attende oggi le banche centrali riguarda il fatto che si sia raggiunto o meno il punto di non ritorno. Date tutte le incertezze che circondano i buchi neri, gli istituti di emissione dovrebbero evitare che la navicella dell'economia si avvicini ai bordi di uno di questi corpi celesti, superando il punto di non ritorno. Poiché è molto difficile misurare con precisione le variazioni dei prezzi di molti beni (si pensi al concetto di paniere di consumo e alla sua rilevanza per ognuno di noi), le banche centrali hanno semplificato all'estremo il concetto di stabilità dei prezzi. La BCE definisce il proprio mandato di stabilità dei prezzi come segue: «La stabilità dei prezzi è definita come un aumento sui dodici mesi dell'Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l'area dell'euro inferiore al 2 %.»1 Più avanti nel testo si legge: «Facendo riferimento a un aumento dello IAPC inferiore al 2 %, la definizione indica chiaramente che non solo un'inflazione superiore al 2 %, ma anche la deflazione (ossia un calo del livello dei prezzi), è incompatibile con la stabilità dei prezzi.»2 Si noti che la deflazione, nella definizione della BCE, è una semplice diminuzione del livello dei prezzi, non una flessione generalizzata. Di conseguenza, non appena il livello dei prezzi diminuisce – o, in termini di inflazione, non appena quest'ultima diventa negativa – ci troviamo in presenza di deflazione. La sottile differenza tra inflazione negativa e deflazione semplicemente non trova posto nel vocabolario della BCE. E dato che, secondo il mandato della BCE, la deflazione è indesiderabile, si fa ricorso a tutti i mezzi possibili per ripristinare l'inflazione. Rimane però l'interrogativo cruciale in merito al fatto che si sia raggiunto o meno il punto di non ritorno. Rileviamo che tutti gli ingredienti della deflazione si sono manifestati 3 aprile 2015 • Pagina 2 APROPOS… [email protected] | ethenea.com negli ultimi anni. Abbiamo vissuto una crisi finanziaria globale e una recessione mondiale seguita a una brusca contrazione del credito. L'attività economica ha decelerato e la disoccupazione è aumentata molto rapidamente. L'edificio finanziario globale, che era a rischio di crollo, è rimasto in piedi solo grazie all'intervento dei governi e delle banche centrali. In assenza di un loro deciso coinvolgimento, avremmo patito una depressione di gravità paragonabile a quella degli anni Trenta. Nella nostra memoria collettiva, quel tetro episodio è probabilmente la migliore rappresentazione di un buco nero economico. All'indomani della Crisi finanziaria globale i prezzi di tutte le materie prime sono diminuiti. Il calo più recente e pronunciato ha riguardato il prezzo del petrolio, che negli ultimi mesi si è più che dimezzato. Senza dubbio ciò accresce meccanicamente le pressioni deflazionistiche gravanti sul dato già depresso della crescita dei prezzi e costringe le banche centrali intente a perseguire un target d'inflazione a varare nuovi programmi di espansione monetaria. D'altro canto, la flessione dei prezzi delle materie prime alleggerisce i bilanci di molti consumatori e migliora i margini delle imprese. Durante la Grande moderazione, iniziata a metà degli anni Ottanta e terminata bruscamente con la Crisi finanziaria globale, l'inflazione ha registrato una continua diminuzione. Rammentiamo che negli anni Ottanta l'inflazione negli Stati Uniti si è attestata in media al 5,0 % all'anno ed è poi scesa al 2,3 %, al 2,1 % e all'1,7 % rispettivamente nei tre decenni successivi. È interessante notare inoltre che negli anni Duemila l'inflazione ha rallentato ulteriormente nonostante il significativo rincaro dell'energia, delle materie prime industriali e dei generi alimentari, come indicato nel grafico 1. Al fine di assorbire questo shock, o tale aumento è stato annullato dalla flessione di altri prezzi oppure la produttività ha registrato un'impennata. Quale che sia la ragione, è evidente che le economie sviluppate erano già interessate da una sorta di deflazione che non ha impedito all'economia mondiale di crescere a un ritmo sostenuto. Se è così, il mondo potrebbe trovarsi in condizioni nettamente migliori di quanto pensiamo. Innanzitutto, ciò suggerirebbe che i guadagni di produttività sono stati generalizzati. Si pensi ad esempio a come la tecnologia ha rivoluzionato il nostro modo di lavorare negli ultimi 15 anni. In secondo luogo, indicherebbe che lo scoppio della bolla delle materie prime è un'evoluzione salubre. Le banche centrali potrebbero adottare politiche troppo accomodanti in futuro se non operano una distinzione tra un'inflazione sana, o un lungo periodo di saldi, e una deleteria. Lo scorso anno i ricercatori hanno scoperto che i buchi neri emettono luce una volta superato il punto di non ritorno, sfidando le leggi della fisica.3 Se le scienze pure possono riservarci una tale piacevole sorpresa, lo stesso potrebbe accadere in economia. Yves Longchamp, CFA Grafico 1: prezzi delle materie prime Head of Research ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG 1 September 2014 • Page 2 3 Fonte: http://www.sciencemag.org/content/early/2014/11/05/science.1256183?explicitversion=true Nota: Nell’investire in un fondo esiste il rischio di minusvalenze e perdite valutarie, proprio come quando si investe in titoli e in altri beni comparabili. Ne consegue che i prezzi delle quote di fondi e l’ammontare dei proventi oscillano e non possono essere garantiti. I costi degli investimenti in fondi condizionano l’effettiva performance degli stessi. Le uniche condizioni vincolanti per l’acquisizione di quote sono costituite dalla documentazione di vendita prevista dalla legge. Tutte le informazioni qui riportate servono unicamente a descrivere il prodotto, non rappresentano alcuna consulenza in materia di investimenti e non comportano alcuna proposta di contratti di consulenza, di accesso alle informazioni o per la vendita/l’acquisto di titoli. Il contenuto è stato approfondito, raccolto e verificato accuratamente. Si declina ogni responsabilità per la correttezza, la completezza o l’esattezza dello stesso. Munsbach, 03.04.2015.