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direttore artistico Walter Zappolini
coreografia Fabrizio Monteverde
musiche Antonin Dvořák
personaggi e interpreti
Otello Vincenzo Carpino
Desdemona Claudia Vecchi
Cassio Placido Amante
Jago Marco Bellone
Emilia Azzurra Schena
la compagnia
Placido Amante, Marco Bellone, Bledi Bejeri,
Vincenzo Carpino, Michele Cascarano,
Roberta De Simone, Anna Manes,
Riccardo Occhilupo, Giada Piana, Isabella Pirondi,
Chiara Ranca, Azzurra Schena, Simona Vallone,
Claudia Vecchi, Stefano Zumpano
scene Fabrizio Monteverde
costumi Santi Rinciari
light designer Emanuele De Maria
maître de ballet Piero Rocchetti
produzione Balletto di Roma
in collaborazione con Amat, Civitanova Danza
durata dello spettacolo: 90’ compreso intervallo
foto di scena Gabriele Orlandi
Primo atto
Iago
Il porto
Otello e Desdemona /la passione
Otello e Cassio
Otello e Desdemona / Passo a due /
l’amore
La festa
Cassio ubriaco
Cassio e Rodrigo
Otello scaccia Cassio
Otello e Iago
Apparizione di Desdemona
Cassio supplica Desdemona / Otello
osserva
Secondo atto
Risveglio degli uomini / incubi
Passo a quattro / Le donne consolano
gli uomini
Otello, Desdemona, Iago, Emilia
Desdemona perde il fazzoletto
Emilia e Iago / Passo a due
Iago e il fazzoletto
Iago dona il fazzoletto a Cassio
Cassio / Assolo
Otello e Desdemona / l’amore,
il dubbio, la ‘certezza’
Lo scontro
L’uccisione
Il (rim)pianto
NOTE DI REGIA
a cura di Riccardo Reim
Dopo il notevolissimo successo di critica e
pubblico riscosso nelle scorse stagioni dal
suo Giulietta e Romeo (oltre trecentocinquanta repliche per un totale di circa trecentomila
spettatori), Fabrizio Monteverde torna con una
nuova versione dell’Otello in cui rivisita il testo
shakespeariano lavorando soprattutto sugli
snodi psicologici che determinano le dinamiche dei rapporti, quanto mai ambigui e complessi nel triangolo – mai equilatero – OtelloDesdemona-Cassio. I tre vertici appaiono infatti
costantemente intercambiabili grazie agli intrighi di Jago ma ancor più alle varie maschere del
non detto con cui la Ragione combatte – spesso
a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento.
L’ambientazione costante in un moderno porto di mare (un dichiarato omaggio agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di Querelle de
Brest) chiarisce e amplia l’intuizione di base: se
Otello davvero è, come è sempre stato, un ‘diverso’, un outsider non tanto per il colore della
pelle quanto per il suo essere straniero, ovvero
qualcuno abituato ad altre regole del gioco, è
anche vero che la banchina di un porto è una
sorta di zona franca, un limbo dove si arriva o si
attende di partire, un coacervo di diversità dove
tutte le pulsioni vengono pacificamente accettate come naturali e necessarie proprio per il
semplice fatto che lì, nel continuo brulicare del
ricambio umano, lo straniero, il diverso, il barbaro non esistono. La stessa forte presenza del
mare – che non viene relegato, come nel testo
di Shakespeare, a un suggestivo sfondo per una
Venezia o una Cipro genericamente ‘esotiche’ e
di parata – suggerisce i segreti, ininterrotti moti
delle passioni con la loro tempestosa ingovernabilità, gli slittamenti progressivi e inevitabili
nei territori proibiti del Piacere, della Gelosia e
del Delitto. Precoce dramma romantico, e di
ciò ne danno testimonianza l’entusiastico giudizio di Victor Hugo e il melodramma di Verdi,
l’Otello ben si presta alla lettura provocatoria
ed ‘eccessiva’ elaborata da Monteverde, dove
anche certe forzature enfatiche di Dvořák trovano una loro pertinente e salutare collocazione fungendo spesso da sottile contrappunto
ironico, verrebbe da dire brechtiano, all’azione
dei personaggi.
DALLA RASSEGNA STAMPA
“... Monteverde si conferma capace di creare forti suggestioni visive e caratterizzazioni potenti
anche con pochi dettagli gestuali – le mani danzanti ed espressive hanno grande importanza
drammatica – e padroneggia un linguaggio di
danza dove dominano le linee classiche, in una
ricerca estetica che, seppure apparentemente
“raggelata”, non abiura al teatro e al racconto...”
(Silvia Poletti, www.delteatro.it, 5.08.2009)
“... Ballerini splendidi, belli, precisi e appassionati per un lavoro che, senza tradire Shakespeare, trasforma la tragedia del moro di Venezia in
un canto struggente sull’amore e il desiderio...”
(Roberto Lamantea, La Tribuna di Treviso, 25.02. 2010)
“...è un trascinante crescendo di emozioni,
che culmina nell’uccisione di Desdemona, alla
quale Monteverde non risparmia nulla: Desdemona muore brutalizzata, umiliata, seminuda,
e con lei – in una scena corale frutto di intelligente e sensibile intuizione – muoiono tutte le
donne che, in ogni tempo e luogo, sono vittime
di quella stessa violenza.”
(Alessandra Agostini, Giornale di Vicenza, 25.01.2011)
LA COMPAGNIA
Il Balletto di Roma nasce nel 1960 grazie al sodalizio artistico di due icone della danza italiana:
Franca Bartolomei, prima ballerina e coreografa dei principali teatri in Italia e all’estero, e
l’étoile Walter Zappolini, dal 1973 al 1988 direttore della Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera
di Roma e oggi alla direzione della Compagnia.
Nel corso dei suoi cinquant’anni di vita, il Balletto di Roma ha visto il susseguirsi di prestigiose
collaborazioni, ma indubbiamente il suo profilo
artistico attuale è il frutto dell’incontro con il
prestigioso Balletto di Toscana e della sinergia
creata dal 2001 al 2007 con Cristina Bozzolini.
Nuove ed originali coreografie, firmate da artisti italiani giá affermati nel panorama della
danza contemporanea, segnano l’inizio di questo rinnovato percorso artistico a partire dalla
stagione teatrale 2001/2002: in questi anni
l’attività produttiva è cresciuta sia in termini di
quantità e complessità delle opere allestite, sia
per le collaborazioni con artisti ospiti, da Raffaele Paganini a Monica Perego, fino a Kledi Kadiu.