“Iago – Otello” in PDF - Accademia Lorenzo Da Ponte

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“Iago – Otello” in PDF - Accademia Lorenzo Da Ponte
Workshop 1 / 2 / 3 Novembre 2013
Giuseppe Emiliani
Capire e recitare Shakespeare: Iago e Otello
IAGO
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Chi è il suo nuovo luogotenente ?
Michele Cassio, fiorentino,
uno che si venderebbe anche l’anima per una bella donna,
uno che non ha mai schierato in campo uno squadrone
e di come si dispone un esercito
ne sa quanto può saperne una zitella.
E’stato scelto lui,
mentre io che ho dato prova di me a Cipro e Rodi
e in altri campi di battaglia,
io rimango l'alfiere di Sua Signoria Moresca!
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Se devo essere sincero,
se io fossi il Moro, non vorrei esser Iago.
Stando al suo servizio, io servo me stesso.
Non è per amore né per dovere, che lo seguo,
ma solo in apparenza.
E quando le mie azioni esteriori
riveleranno l'intima natura e il disegno del mio cuore,
allora sì mi mostrerò col cuore in mano
per darlo in pasto alle tortorelle.
Io non sono quello che sono.
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Io odio il Moro…
Si dice in giro che fra le mie lenzuola abbia fatto le mie veci.
Non so se è vero...
Eppure il semplice sospetto a me basta quanto la certezza.
Egli ha stima di me…tanto più facile mi sarà raggirarlo….
Cassio è un bell'uomo:
vediamo un po'… soffiargli il posto e attuare il mio piano...
Ma come, come? Vediamo un po'…
Potrei insinuare all'orecchio di Otello
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che Cassio si prende troppe confidenze con sua moglie…
Lui ha un bel fisico e i suoi modi gentili
si prestano a far nascere sospetti :
sembrano fatti apposta per tentar le donne…
È fatta, l’ho concepito!...
Ora la notte e l'inferno dovranno portare alla luce del mondo
questo parto mostruoso.
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Che Cassio l'ami è quanto mai credibile.
Che lei ami lui, è probabile e plausibile…
Anch'io l'amo, non per lussuria sfrenata
ma perché amandola nutro la mia vendetta…
Non sopporto l’idea che il Moro vigoroso
mi abbia sostituito nella monta….
Questo pensiero mi rode dentro come un tarlo velenoso…
Riuscirò a mettermi l'animo in pace
solo se pareggio il conto, moglie per moglie…
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Calunnierò Michele Cassio davanti al Moro,
lo dipingerò come puttaniere
(anche lui temo sia entrato nel mio letto)….
Insomma farò in modo che il Moro mi ringrazi,
mi ami e mi ricompensi
per averlo sapientemente menato per il naso
e avergli tolto la pace e la quiete
fino a renderlo pazzo.
Ecco la trama, ancor confusa;
il vero volto della malvagità lo si vedrà ad opera conclusa.
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OTELLO
1
Potenti, saggi e riveriti signori, miei nobili e venerati padroni;
che io abbia portato via la figlia al suo vecchio padre, è assolutamente vero;
ed è vero che l'ho sposata.
Questo è tutto il campo e la portata della mia offesa, e nulla più.
Io parlo rudemente, non ho il dono dei bei giri di frase,
tuttavia, col vostro grazioso permesso,
vi farò un racconto semplice e completo del mio amore:
con quali droghe, incantesimi e potenti magie
- perchè di tali pratiche vengo accusato –
io conquistai Desdemona.
Suo padre mi amava, spesso mi invitava,
e sempre mi chiedeva di narrargli la storia della mia vita, anno per anno:
le battaglie, gli assedi, le vittorie, il gioco alterno delle mie fortune....
E io raccontavo: dagli anni dell'infanzia fino ai giorni presenti.
Narravo di disastrosi eventi , di emozionanti avventure per mare e per terra.
E mi spingevo a parlare di vasti antri e di deserti vuoti,
di ruvide caverne, di rocce ed alture le cui teste toccano il cielo…
Desdemona seguiva seria questo mio raccontare,
e quando le toccava sfaccendare si sbrigava in un lampo
per tornare, curiosa, al mio racconto.
Con avido orecchio divorava le mie parole
e spesso le strappai delle lacrime
narrando della mia gioventù così provata.
E quando la mia storia fu conclusa ,
ella ricambiò le mie pene con un mondo di sospiri.
Disse che era, la mia, una storia strana, molto strana,
straordinariamente commuovente,
una storia che destava pietà, molta pietà.
Lei mi amò per le mie sventure, ed io l'amai per la sua pietà.
2
Oh, ora e per sempre Addio serenità dell’anima! Addio felicità!
Addio schiere piumate , Addio vittorie;
Addio nitrire di destrieri, Squilli di trombe, Palpitanti tamburi laceranti;
Addio trionfanti Vessilli al vento, Orgoglio e pompa, Parate e cerimonie di battaglia!
E addio anche voi, Macchine spietate, Ordigni di morte.
L'avventura di Otello è finita.
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La causa c’è, la causa c’è, anima mia;
ma a voi non la dirò, caste stelle,
la causa. Eppure non verserò il suo sangue
né scalfirò quella sua pelle più bianca
della neve e liscia come l’alabastro sepolcrale.
Pure, deve morire, o tradirà altri uomini.
Prima spegnerò questa luce, e poi quest'altra…
Se spengo questa fiaccola, e mi pento,
posso rinnovare la sua luce;
ma una volta spenta la tua luce,
o forma perfetta dell’eccelsa natura,
dove trovare il fuoco di Prometeo
capace di riaccenderti, luce…
Colta la tua rosa non posso restituirle vita…
Appassirà per forza….
Voglio odorarti ancora sullo stelo.
La bacia.
Ancora uno, ancora uno…
Resta così da morta,
e io ti ucciderò, e dopo ti amerò…per sempre…
Un bacio…un altro…L'ultimo…il più dolce e mortale….
Mai dolcezza fu così fatale…
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Un momento; ancora una parola.
Vi prego, nelle vostre lettere,
quando riferirete questi eventi sfortunati,
parlate di me quale io sono,
senza attenuare o aggravare nulla per malanimo.
Direte allora d'uno che amò non con saggezza, ma troppo;
d'uno non facile alla gelosia,
ma da essa conquistato, confuso fino all’estremo;
d'uno che di sua mano, come un barbaro indiano,
gettò via la perla più rara fra i suoi tesori;
d'uno che non abituato a commuoversi tanto facilmente,
con occhi soggiogati, versa profusamente lacrime,
come gli alberi d'Arabia stillano gocce di resina salutare.
Scrivete questo; e dite inoltre che una volta, ad Aleppo,
quando un turco prepotente e inturbantato
picchiò un veneziano e ingiuriò lo stato,
io afferrai alla gola quel cane circonciso,
e lo finii… così.
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