Speciale Pesca (29 gennaio 2010)

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Speciale Pesca (29 gennaio 2010)
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ANNO XLVII - N. 31
venerdi' 29 gennaio 2010
SPECIALE PESCA
L'Economia e la politica della pesca nel mondo
CANADA: IL GIAPPONE CONTRO IL DIVIETO DI ESPORTAZIONE
DEL TONNO ROSSO - "CANADIAN PRESS"
15 gennaio 2010 - Dopo essere stato per anni sotto pressione, perche' bloccasse la caccia alle
balene, il Giappone si trova, oggi, a dover affrontare una battaglia, forse piu' grande, per un tipo
di tonno molto costoso, che gruppi di ambientalisti sostengono sia sovrasfruttato.
Una proposta tesa a vietare le esportazioni di tonno rosso potrebbe ridurne drasticamente
l'offerta e determinare un aumento dei prezzi in Giappone, il maggior consumatore e importare al
mondo di questo tipo di pesce.
Alcuni giapponesi sentono minacciato il loro stile di vita. Il pesce viene spesso servito come
sushi, il piatto nazionale per eccellenza.
"Qualsiasi divieto e' destinato ad avere un impatto culturale ed economico enorme", ha dichiarato
Masaru Nakazawa, commerciante all'ingrosso presso il mercato del pesce "Tsukiji", di Tokyo.
Gli ambientalisti sostengono che il tonno rosso sia una specie in via d'estinzione e insistono sul
fatto che un divieto delle esportazioni, da parte dell'organismo internazionale preposto alla
regolamentazione di questo tipo di commercio, sia l'ultima possibilita' per salvare la specie, a
dispetto della forte domanda globale e del fallimento dei governi nel far rispettare le quote
esistenti.
Il tonno rosso, di cui quello dell'Atlantico e quello del Pacifico sono le specie piu' comuni, viene
servito nei rinomati ristoranti di sushi di tutto il mondo - ma qualsiasi divieto delle esportazioni e'
destinato a colpire soprattutto il Giappone.
Il Giappone acquista quasi l'80% delle catture annue di tonno rosso. Un sushi di prima scelta,
preparato con un tipo di tonno piuttosto grasso - qui chiamato "o-toro" - puo' raggiungere i 2.000
yen (20 dollari) al pezzo, nei costosi ristoranti di Tokyo. Il tonno rosso dell'Atlantico costituiva
quasi la meta' delle 47.400 tonnellate di tonno pinna rossa che il Giappone ha consumato nel
2008, l'ultimo anno di cui si hanno a disposizione dati statistici. L'altra meta' proveniva
principalmente dal Pacifico. I paesi che hanno aderito alla Convenzione sul commercio
internazionale delle specie di fauna e di flora selvatiche minacciate d'estinzione (o CITES)
prenderanno in considerazione il divieto proposto nella riunione che si terra' in Qatar, a marzo. Il
Principato di Monaco che ha presentato il provvedimento in questione, ha reso noto che i numeri
relativi alle specie di tonno rosso sono diminuiti del 75% dal 1957, soprattutto nell'ultimo
decennio, e che le misure che vengono attualmente seguite, non sono sufficienti ad assicurare
che il pesce venga pescato in modo sostenibile.
Se la proposta verra' approvata, il tonno rosso dell'Atlantico dovrebbe essere inserito
nell'Appendice 1 della Convenzione, consentendo cosi' solo un consumo nazionale, interno ai
paesi dell'Unione Europea. Gli attivisti sostengono che cio' dovrebbe ridurre sensibilmente le
catture, dal momento che le spedizioni verso il Giappone verrebbero proibite.
Un divieto del genere dovrebbe inoltre determinare un forte aumento del prezzo del tonno rosso
negli Stati Uniti. Ma l'impatto maggiore sarebbe dato dalla presa di coscienza dei consumatori: la
gente sarebbe disposta ad evitare di ordinare pesce rosso, ha dichiarato Trevor Corson, autore
del libro "The Story of Sushi".
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In Europa, l'impatto di un divieto del genere sul mercato potrebbe essere limitato perche' il sushi
e' ancora un piatto piuttosto raro, servito solo nei ristoranti piu' esclusivi.
Inoltre, Greenpeace e' riuscita a far pressione su alcuni ristoranti locali perche' smettessero di
servire sushi.
L'inserimento nella lista e' l'azione piu' difficile possibile e gli attivisti prevedono una dura battaglia
contro l'adozione del provvedimento, soprattutto da parte del Giappone e dei paesi dell'Europa
meridionale che catturano grandi quantita' di pesce rosso, come la Turchia, la Spagna, la Grecia
l'Italia e Malta, dove migliaia di posti di lavoro dipendono dalla cattura e dalla conseguente
esportazione di pesce verso il Giappone.
Francois Simard, prevede che il Giappone potrebbe sostenere la proposta di un inserimento della
specie nell'Annesso II, rendendo piu' severo il commercio internazionale, senza, per questo,
arrivare alla sua completa messa al bando.
Altri giapponesi temono che un divieto del genere potrebbe avere conseguenze analoghe per
altre specie di tonno.
"Tutto cio' potrebbe costituire un pericoloso precedente. La lista potrebbe allungarsi fino a
ricomprendere il tonno albacora e il tonno obeso", ha dichiarato Hisao Masuko, della Japan Tuna
Fisheries Cooperative Association. "Se non verranno presi dei provvedimenti, non avremo piu'
nessuna specie di tonno al mercato di Tsukiji".
La Commissione Internazionale sulla Conservazione del Tonno Atlantico fissa gia' delle quote
sulle catture annuali e ha ridotto il limite per il 2010, portandolo a 14.900 tonnellate, in calo
rispetto alle 25.250 tonnellate del 2009, e alle 31.400 tonnellate del 2008. Gli ambientalisti,
tuttavia, sostengono che le quote vengano ampiamente ignorate, e che solo un divieto sul
commercio potra' consentire agli stock di tonno di ricostituirsi.
Sergi Tudela, del WWF Mediterranean Program, ha confermato che il problema principale e' la
"mancanza di volonta' politica" di contrastare la pesca illegale. Il Giappone, poi, accusa gli stati
europei di non implementare in modo adeguato le misure volte alla conservazione della specie.
Paesi mediterranei, come Spagna e Turchia, sostengono di lavorare duramente per far rispettate
le quote, ma che sia necessario piu' tempo perche' il sistema funzioni.
Pedro Maza, presidente della federazione dei pescatori andalusi, riconosce che ci sia un
problema, ma si dice contrario a qualsiasi taglio o divieto. Sottolinea, inoltre, il fatto che non
vengono effettuati controlli severi sui grandi pescherecci industriali e nelle aziende ittiche.
Il Giappone deve procedere con estrema cautela, dal momento che gia' si trova a dover far fronte
a forti critiche internazionali per la caccia alle balene. In base ad un programma approvato
dall'International Whaling Commission, e nonostante la moratoria sul commercio delle balene, ne
uccide 1.200 esemplari all'anno. (…)
Per i pescatori del mercato Tsukiji, il dibattito inerente la caccia alle balene e i tonni suona piu'
come uno scontro tra culture, che come una battaglia per salvare una specie in pericolo.
La dieta giapponese si basa sul consumo di prodotti ittici, quindi, fintanto che balene e tonni
vengono catturati in modo responsabile, la gente dovrebbe essere libera di pescare e mangiare
cio' che desidera. [Malcom Foster, quotidiano - a cura di agra press]
PAKISTAN: STOCK ITTICI IN PERICOLO
DI ESTINZIONE - "THE NATION"
18 gennaio 2009 - Il continuo uso di reti a strascico ha determinato una massiccia riduzione degli
stock ittici nelle acque della provincia pakistana di Sindh. Pescatori ed esperti hanno sottolineato
la necessita' di regole effettive, come quelle adottate dal governo del Belucistan, e della loro
implementazione. Le comunita' di pescatori, che vivono lungo i 1.120 kilometri di costa del paese
e che, tradizionalmente, dipendono dal mare, vengono private del loro sostentamento, a causa
della tattica di pesca di alcune mafie locali, che ha causato un'eccezionale riduzione degli stock
ittici.
Esprimendo la loro profonda preoccupazione per una situazione cosi' critica, gli esperti e i
pescatori del Sindh hanno invitato, nuovamente, le autorita' provinciali a procedere
all'implementazione delle normative vigenti per fermare l'uso di reti proibite, che ha reso diverse
specie di pesci a rischio di estinzione.
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Ghulam Mohammad, un cittadino di Baba Island, ha confermato al quotidiano The Nation che la
situazione non e' mai stata cosi' difficile come in questi ultimi tempi. Ha rivelato che molti
pescatori hanno lasciato il settore a causa della mancanza di stock ittici.
Parlando al quotidiano The Nation, Haji Mohammad Younis, consigliere della Fishermen Cooperative Society, ha ammesso il fatto che le reti a strascico abbiano determinato il
depauperamento degli stock ittici. [Shafi Baloch, quotidiano - a cura di agra press]
GRAN BRETAGNA: LA PESCA DELLE SARDINE PORTOGHESE GUADAGNA LA
CERTIFICAZIONE DELL'MSC PER LA SOSTENIBILITA' - "FISHNEWSEU.COM"
15 gennaio 2010 - La pesca delle sardine con reti a circuizione del Portogallo ha ricevuto la
certificazione del Marine Stewardship Council (MSC), quale zona di pesca sostenibile e ben
gestita, diventando cosi' la prima attivita' ittica portoghese ad essere certificata in base al
programma internazionale.
L'associazione portoghese ANOPCERCO puo' adesso vendere il suo pescato, che rappresenta il
95% della produzione di sardine del paese (ben oltre le 50.000 tonnellate l'anno), fregiandosi del
bollino blu, internazionalmente riconosciuto, dell'MSC. La certificazione copre tutte le maggiori
imbarcazioni costiere (superiori ai nove metri) dell'associazione, la cui principale attivita' e' la
pesca con reti a circuizione.
Humberto Jorge, presidente dell'ANOPCERCO ha commentato: "La nostra esperienza negli
ultimi 17 mesi si e' rivelata estremamente positiva. L'iter valutativo dell'MSC ci ha consentito di
riaprire il dibattito sulla gestione sostenibile delle risorse ittiche, non solo all'interno del settore,
ma anche all'esterno. Pescatori e partner commerciali hanno mostrato vivo interesse durante
tutto il procedimento. Hanno pienamente compreso cosa e' in gioco, e in che modo possono
beneficiare della certificazione dell'MSC. E' una situazione vincente per tutti noi. L'MSC ci offre la
possibilita' di mostrare al mondo il nostro impegno a favore della sostenibilita'. La credibilita'
dell'intero settore ittico trarra' beneficio da questa certificazione e cio' contribuira' ad aumentare la
consapevolezza dei consumatori portoghesi sul fatto che le scelte che tutti noi prendiamo al
mercato hanno un impatto sul futuro degli oceani del mondo".
Jorge ha aggiunto: "La valutazione dell'MSC ci ha dato l'opportunita' unica e irripetibile di rivedere
i sistemi di gestione, per individuare quelli che sono i nostri punti di forza e le nostre debolezze.
Al di la' della certificazione, cio' ci ha consentito di riconsiderare il futuro della nostra pesca, e di
porre l'obiettivo di una maggior cooperazione all'interno del settore ittico portoghese e con i nostri
azionisti".
La pesca delle sardine e' una delle piu' antiche della penisola iberica. La pesca portoghese, in
particolare, puo' essere fatta risalire ai tempi dei romani e viene praticata in maniera continuativa
almeno a partire dal XIV secolo. Viene effettuata all'interno della piattaforma continentale, al largo
del Portogallo (generalmente a 15-70 metri di profondita'). I tre porti piu' importanti - Matosinhos,
Peniche e Figheira da Foz - si trovano tutti a nord di Lisbona.
La pesca annuale delle circa 50.000 tonnellate di sardine viene registrata da oltre un secolo, e,
negli anni sessanta, ha raggiunto il picco record, con piu' di 300 pescherecci che hanno pescato
150.000 tonnellate di sardine. Da allora, le catture sono diminuite, attestandosi su una media di
64.600 tonnellate, nel periodo 1998-2007.
Dopo una rigorosa valutazione durata 17 mesi, si e' dimostrato che la pesca delle sardine rientra
nei limiti biologici. Il team incaricato del procedimento ha accertato che la pesca avviene secondo
modalita' tali da non compromettere la produttivita' degli stock, e da avere un impatto minimo sul
piu' grande ecosistema marino.
Rupert Howes, amministratore delegato dell'MSC, ha dichiarato: "Mi congratulo con i pescatori
portoghesi per questa certificazione, che prova la loro lungimiranza e il loro impegno a favore
della sostenibilita'. Le sardine sono un pesce simbolo, di grande significato culturale per il popolo
portoghese, e i pescatori di sardine di oggi portano avanti una secolare tradizione di buona
gestione di questa importante risorsa. Questo impegno per una pesca sostenibile contribuisce ad
assicurare un lungo futuro alla loro industria e sono certo che, grazie al bollino blu dell'MSC, e
alla crescente domanda di pesce certificato, potranno trovare nuovi mercati". [portale - a cura di
agra press]
NOTIZIARIO TRASMESSO ALLE 19:20
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