saggio breve-il distacco- Celeste Loi

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saggio breve-il distacco- Celeste Loi
Muravera,25/11/2014
Celeste Loi, VA
Saggio breve – Il distacco
Destinazione editoriale giornale scolastico
Il coraggio di mettersi in gioco
Si affaccia nelle mente di ciascuno di noi un barlume di idea di partenza, di distacco dalla propria vita,
assopita inevitabilmente dalla sicurezza dell’ordinarietà, costruita nel corso degli anni sulla base dell’ancora
familiare e sulle amicizie più radicate. Solo pochi sono pronti ad accoglierla, approfondirla, realizzarla; altri
si limitano a scacciarla via come fosse un insetto fastidioso, un’assurdità dettata dall’immaginazione.
Dolorosa è l’idea di abbandonare le mura sicure del proprio paese, tra le quali si è cresciuti e formati come
persone. <<Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!..Addio, casa natia, dove,
sedendo, con un pensiero occulto, si imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo
aspettato con un misterioso timore>>: un passo tratto da “I Promessi Sposi” (cap. VIII) di Manzoni,
comunemente noto come “il saluto ai monti di Lucia”, colmo del dolore e dell’angoscia provati da chi è
costretto ad abbandonare la propria terra natia a causa di forze maggiori. Un dolore inevitabile e fisiologico
per chiunque volga un ultimo sguardo al proprio paesaggio, porgendo un saluto alle strade che tanti passi
hanno visto consumare, alle piazze che tanti giochi e chiacchiere hanno accolto, alla dimora che ha sempre
riservato sicurezza donando un caloroso rifugio. E’ un impatto atroce, poiché <<quando, con un gesto deciso,
si lacera un pezzo di stoffa, ci restano tra le mani due brandelli malinconicamente sfrangiati, e occorre
lavorare con minuzia e pazienza per rimediare>> (G. Schelotto, Distacchi e altri addii; Mondadori-2003). Ma è
uno <<strappo>> necessario, e solo chi avrà il coraggio di affrontarlo riuscirà ad accogliere il cambiamento
in tutta la sua magnificenza. E’ un processo che richiede pazienza e forza, ma che porta ad un appagamento
inimitabile. L’essere umano è per natura colmo di spirito d’adattamento, un concetto perfettamente espresso
dalla metafora di Julio Monteiro Martins (intervista su “Voci dal silenzio”, Lucca-dicembre 2005): <<Quando
la scimmia lascia il ramo dov’è appesa, per aggrapparsi a un altro che ha intravisto tra il fogliame, può
sembrare a chi l’osserva che voglia spiccare il volo senza ali di sosta. Ma per istinto la scimmia sa benissimo
che non precipiterà nel vuoto>>.
Inoltre, quale metodo migliore per conoscere a fondo se stessi, se non quello di ritrovarsi in una situazione
completamente estranea, soli con la propria individualità? Resteremmo tutti stupiti nel constatare quante
sfaccettature sono racchiuse nella personalità di ciascuno di noi e nell’osservare come essa reagisca di
fronte a situazioni che mai prima di allora ci era capitato di affrontare. Ci si ritrova a conoscere un nuovo
“se stesso”, contribuendo ad una crescita individuale che poche altre esperienze danno l’occasione di poter
realizzare. Ci si mette completamente in gioco, facendo uso di tutte le proprie capacità, acquistando
un’autonomia, un’indipendenza, che non sarebbe possibile ottenere rimanendo ancorati alla sicurezza
familiare. Le proprie conoscenze si amplificano attraverso la scoperta di una nuova società, una nuova
lingua, una nuova cultura, salvo che si decida di emigrare all’interno di una società differente sotto vari
aspetti a quella di appartenenza. E ultima, ma non meno importante, la possibilità di migliorare la propria
esistenza attraverso le nuove occasioni che ci si presentano.
E’ necessario abbracciare il cambiamento, poiché, come Lucia affermerà al termine del suo addio riflessivo:
<<Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne una
più certa e grande>>.