il segreto bancario non si tocca

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il segreto bancario non si tocca
19.12.2003
OPINIONE LIBERALE
Citterio Franco*
IL SEGRETO BANCARIO NON SI TOCCA
Nel grande fracasso politico e mediatico delle elezioni per il Consiglio federale è uscita quasi in
sordina l’importante decisione delle Camere a Berna di accogliere l’iniziativa parlamentare UDC volta
ad introdurre il concetto di “segreto bancario” nella Costituzione federale. Mi sembra importante
ritornare sull’argomento per il ricordare il significato di questo concetto e per commentarne la portata
per il nostro settore finanziario.
Cominciamo con il ribadire tre aspetti fondamentali:
1. In Svizzera non esistono conti anonimi. La banca è sempre obbligata a conoscere non solo
l’identità del titolare del conto ma anche il nome del vero beneficiario economico della
relazione. Alcuni Paesi conoscono il segreto bancario, le cui forme più simili a quello elvetico si
trovano in Lussemburgo e in Austria. (Banche in altri Paesi invece non conoscono il segreto
bancario ma nemmeno conoscono i loro clienti… )
2. Il segreto bancario protegge la sfera privata di cittadine e cittadini. Analogamente a quanto
vale per medici e avvocati, il segreto bancario svizzero impone alle banche (e ai suoi
funzionari) di proteggere le informazioni relative ai propri clienti. Esse non possono essere
divulgate al pubblico o alle amministrazioni.
3. Il segreto bancario non è assoluto ma viene tolto nel caso di attività criminali (terrorismo,
crimine organizzato, riciclaggio di denaro sporco, frode fiscale ecc.).
Il segreto bancario in Svizzera è già regolamentato da diverse norme, in particolare nel Codice penale
e nella Legge federale sulle banche e le casse di risparmio. Perché dunque chiedere un ulteriore
riconoscimento di questo concetto? Lascio ai giuristi l’impresa di entrare nei meandri della
legislazione per capire l’utilità tecnica di eventuali modifiche. A questo scopo la competente
commissione del Consiglio nazionale è stata chiamata ad elaborare un progetto per appurare se la via
costituzionale sia effettivamente la più opportuna per proteggere il segreto bancario. Da economista e
rappresentante del mondo bancario ticinese mi permetto di esprimere innanzitutto la mia personale e
profonda soddisfazione per questa decisione del Parlamento. E’ tuttavia lecito chiedersi quale sia la
portata reale di questa novità.
Da un punto di vista di politica interna direi che attualmente si possa dare per acquisito il fatto che la
stragrande maggioranza della popolazione svizzera è a favore del segreto bancario. Un sondaggio
effettuato pochi mesi fa dal Dipartimento federale delle finanze ha rilevato che il 69% degli intervistati
sa che cosa significa il segreto bancario e il 58% lo approva senza riserve. Solo l’11% preconizza una
soppressione generale del segreto professionale del banchiere. Inoltre, le iniziative cantonali di Ticino,
Argovia, Ginevra e Basilea campagna che hanno anticipato la discussione a Berna, hanno sicuramente
contribuito a creare da mesi sul tema un importante dibattito pubblico a livello nazionale. Chi non
ricorda in Ticino la discussione dell’anno scorso in Gran Consiglio?
Il vero problema è di politica estera. Le pressioni internazionali in questi ultimi anni si moltiplicano ed
è giusto, credo, fornire messaggi forti per ribadire le nostre posizioni. L’UE, in particolare, sta
lavorando con il grimaldello della lotta al riciclaggio per scardinare l’evasione fiscale. Su entrambe le
problematiche le nostre soluzioni sono state rese note da tempo:
• Lotta al riciclaggio: la Svizzera ha elaborato e sta applicando da almeno 20 anni tutta una serie
di misure atte ad impedire che il suo sistema finanziario sia utilizzato a fini criminali. Dal 1998
la legge ha poi obbligato ogni intermediario finanziario – e non solo le banche – a dichiarare le
transazioni sulle quali può sussistere il benché minimo dubbio di illegalità. Il Gruppo d’azione
finanziaria sul riciclaggio di denaro sporco (GAFI), principale organo di lotta al riciclaggio sul
piano internazionale, ha confermato per ben due volte che la Svizzera possiede una delle
legislazioni più moderne al mondo in materia.
• Evasione fiscale: è un problema di concorrenza internazionale e non deve essere combattuta
con l’abolizione del segreto bancario. Il recente accordo Svizzera/UE sull’euroritenuta poggia
sul modello di coesistenza “segreto bancario o scambio d’informazioni”. L’aliquota del 35% sui
proventi obbligazionari corrisponde all’imposta preventiva che noi svizzeri paghiamo da anni
sui nostri redditi.
Nonostante queste risposte chiare l’UE (e di riflesso anche l’OCSE) sta insistendo con tutti i mezzi per
far pressione sulla Svizzera e sull’opinione pubblica. Prendiamo quindi questa occasione per ripetere
a noi stessi ma soprattutto ai nostri amici d’oltre frontiera che il segreto bancario non si tocca. Se
occorrerà lo metteremo anche nella Costituzione federale, all’articolo 13 sotto il titolo “Protezione
della sfera privata”.“Forse nel frattempo – come ha scritto Fabio Abate due settimane fa su queste
pagine – potrebbero emergere situazioni nuove scaturite dalle trattative con l’UE. Una cosa è certa: talvolta in
politica una provocazione vale più di una soluzione.”
*Direttore dell’Associazione Bancaria Ticinese