Il pianeta a rischio
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Il pianeta a rischio
Il pianeta a rischio CLAUDIA VONW ERLHOF NELL’ETÀ DEL BOOMERANG. CONTRIBUTI ALLA TEORIA CRITICA DEL PATRIARCATO A CURA DI BRUNA BIANCHI UNICOPLI, MILANO 2014 212 PAGINE, 17 EURO C laudia von Werlhof, ecofemminista e professoressa emerita di scienze politiche, fondatrice del movimento planetario per la madre terra (http:// www.pbme-online. org/?lang=it), in Nell’età del boomerang ci presenta una teoria del capitalismo come ultimo stadio del patriarcato. Il volume contiene una raccolta di articoli (2006-2013) con un filo conduttore: la tesi che il capitalismo sia una versione moderna dell’alchimia oggi capovolta nel suo contrario dalla tecnologia patriarcale che vuole sostituire la stessa vita naturale. Il fine è quello di «creare distruggendo il vivente». Proletarizzazione, sfruttamento coloniale, casalinghizzazione, violenza alla Natura e alle donne fino alla soppressione fisica: le varie facce di un unico fenomeno. L’alternativa (cioè la cosiddetta Sinistra alternativa) cerca di uscire da questo stato di cose senza una critica adeguata del patriarcato (e della tecnologia), in sostanza i valori di fondo restano condivisi. Bisogna però spiegare meglio che l’alchimia di cui si è servito il patriarcato è distorsione di una più antica forma di conoscenza (si veda la mia recensione di Alchimia – I testi della tradizione occidentale in Ricerca ‘90, n. 70, 2007). La vera alchimia, nata probabilmente da menti femminili, è uno studio della materia, del suo modo di operare e dei suoi codici: un lavoro di cura e riconoscimento e non di distruzione. Il cristianesimo e le altre religioni monoteiste sul piano istituzionale sostengono l’attuale ordine economico e politico. Bisognerebbe riconoscere il rovesciamento patriarcale anche nell’ambito istituzionale di queste organizzazioni religiose, finora per esempio la chiesa cattolica ha detto o fatto ben poco riguardo al problema ecologico. «Di fatto l’Occidente crede nella violenza», sostiene von Werlhof (p. 21). Un’utopia delirante, una distopia: finché ci sono le madri e la natura il progetto di rovesciamento patriarcale non può definirsi compiuto. Si è arrivati al punto di poter distruggere non solo la razza umana ma l’intero pianeta, usandolo addirittura come arma contro se stesso. La scienziata Rosalie Bertell ha studiato il fenomeno dell’uso segreto dell’ambiente come arma di sterminio a partire dal secondo dopoguerra (Planet Earth: The Latest Weapon of War), definito sinteticamente dall’artista Jeff Phillips weaponization del pianeta. Purtroppo la scienziata finora è inascoltata. Eccoci quindi nell’era del boomerang. L’alchimia distruttiva in espansione è diventata un colossale affare di cui beneficia solo l’1% dell’umanità, ma la ricaduta è talmente micidiale che comprenderà tutti nell’esito finale e cioè la distruzione della vita sul nostro pianeta. A quanto pare l’ultima libertà che ci è rimasta, e sembra disturbare, è il pensiero. L’autrice sostiene ogni iniziativa di libera ricerca e l’abolizione della compartimentazione disciplinare, come già auspicato da Marija Gimbutas, fondatrice dell’archeomitologia. La nostra unica speranza risiede secondo la studiosa in un ripristino della legge della natura selvaggia. 1. Si deve amare la vita ed è un peccato non farlo. […]; 2. Bisogna aiutare il prossimo. […]; 3.Non si può distruggere la natura. Questo è il peggior peccato che ci sia; 4. Bisogna rispettare le manifestazioni della natura. Importante ispirarsi al matriarcato perduto (anche se storicamente irriproducibile), a livello economico la sussistenza dovrebbe prendere il posto del mito della crescita. Bisogna tuttavia trovare nuove vie di vera alternativa, senza fermarsi nella ricerca della verità, senza preconcetti e assunti di partenza di nessun tipo. In ogni caso tutto può partire solo dal basso. Cosa si può fare? Ricordare. In sintesi, a suo avviso, bisogna rispettare la natura in tutte le sue manifestazioni (e quindi la donna sua immagine). Il resto verrà da sé. I movimenti sociali nascono, non possono essere disegnati a tavolino. L’autrice ci invita a recuperare un sentire planetario per esprimere la nostra giusta furia per conto della Terra, anche “gridando”. E per fortuna anche gli uomini possono ricevere una iniziazione selvaggia. Mariagrazia Pelaia Da “Leggendaria”, n° 111, maggio 2015 pp. 48-49