il sogno della Fenice
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il sogno della Fenice
il sogno della Fenice di Leonardo Anfolsi C’è un luogo dove si sperimenta, si trova, si capisce ciò che ci sarebbe negato dall’abitudine superstiziosa dei nostri contemporanei. È un laboratorio interiore, ma è anche provvisto di alambicchi, forni, reagenti e reattori, crogiuoli e matracci. È un’arte così misteriosa, l’Alchimia, che stranamente in pochi si accorgono come artificiale non sia un termine futurista o riduzionista che sta per innaturale o falso, ma un vocabolo alchemico che designa qualcosa fatto grazie l’Ars Artis, quindi ad Arte, da un Artista. Un Alchimista. E per essere l’Arte delle Arti, l’Alchimia, deve implicare infinite possibilità, e quindi essere anche oltre la speranza del fabbricare l’oro o del vivere per secoli: se questo non è compreso significa che la cosiddetta qualità della vita non abita più nell’ispirazione di chi sta leggendo, e che ogni acquisizione lo nasconderà a se stesso come a un nuovo Tantalo. Quindi un artifizio è qualcosa di stupefacente ottenuto grazie ad una visione più ampia della realtà e delle forze che vi sono in gioco. Certo, è facile tradire la viva pienezza di questa visione, basta pensare più a quello che è assente che a ciò che è reale ora, più ai bilanci economici e stechiometrici che all’ispirazione data dagli studi, dal laboratorio, dalla vita. Però dice Fulcanelli: “Il segreto dell’Alchimia è questo: c’è un modo di manipolare la materia e l’energia capace di produrre quello che gli scienziati moderni chiamerebbero ‘Un campo di forza’. Questo campo agisce sull’osservatore e lo mette in una posizione privilegiata nei confronti dell’universo. Da questa posizione egli ha accesso a tutte le realtà che sono normalmente nascoste dal tempo e dallo spazio, dall’energia e dalla materia. Questo è ciò che chiamiamo la Grande Opera”. Chi vive il mito ne è parte, oltre che celebrarlo, ed è esaltato nelle proprie facoltà da quella pienezza: detta in altri termini, chi capisce di essere il Proteo stesso, il centro di questo mondo in formazione, in questo istante eterno, non ha teorie in cui credere e da dimostrare ma usa principi sperimentati, restando nell’intuizione sorgiva, interagendo velocemente con la realtà. Il “mito” non ha per me e per gl’Alchimisti un valore cinematografico, non è meramente celebrativo o fascinatorio, ma è quel campo di forza oggettivo che si è detto, quindi è la mia stessa vita dispiegata. Secondo il sogno alchemico i quattro elementi corrisponderebbero: H = Elemento fuoco N = Elemento aria O = Elemento acqua C = Elemento terra Figura 1 Ma soprattutto, in pochi sanno che il chimico Dmitrij Ivanovi Mendeleev ebbe rivelata la sua celebre “tavola degli elementi” in sogno. La divinò in sogno, anzi, in vari sogni. Anche mio padre, ricercatore, mi confidò di avere sognato talvolta cose importanti ai fini della sua ricerca e di essersele fortunatamente ricordate al mattino seguente. Gli alchimisti contemporanei hanno notato che non solo gli elementi più rappresentativi [es. il carbonio] ma anche gli altri elementi sulla stessa linea della tavola [in questo caso silicio, germanio, stagno e piombo], appartengono allo stesso Elemento [in questo caso “Terra”]. E ciò vale anche per tutti gli altri tre elementi N, O, H, che sono rappresentati sulla tavola ed i relativi sotto-elementi presenti sulla stessa linea. In questo caso il tentativo riduzionista della scienza materialista contemporanea non è riuscito nell’intento di sovrapporsi alla realtà vivente e perciò sognante se stessa. Così la chimica moderna fu sognata dall’Alchimia, anche nel suo più sacro tabernacolo, la tavola periodica degli elementi. Ma questo sogno è così universale, che ha dato nomi precisi ai tre nuovi pianeti, Plutone, Nettuno, Urano, nomi dati da astronomi che a nulla volevano riferirsi se non ad una distante, romantica leggenda. Non inventati da inattendibili astrologi. Eppure nomi che, guarda caso, corrisposero perfettamente a quegli archetipi che l’astronomo rifiuta ma che, a quanto pare, sogna senza volere. E allora: come hanno fatto degli astronomi a prevedere le innegabili influenze astrali sulla collettività date dalle diverse posizioni di Urano, Nettuno, Plutone - effetto che poi fu verificato precisamente - loro che non hanno mai considerato gli archetipi, cioè le qualità e l’aspetto sottile dei pianeti, ma solo la loro fisicità, ovvero quantità? Perfino Chirone, un satellite di Saturno scoperto nel 1977, fu battezzato da un astronomo, in tutta innocenza, col nome del centauro ferito che allenò grandi guerrieri e Apollo stesso in quanto suonatore di cetra. Secondo gli astrologi Chirone si connette alle ferite interiori irrisolte ed al proprio Maestro interiore: due temi che in quegli anni stavano diventando noti all’Occidente. Eppure quel certo dogma riduzionista che spunta da sotto la chimica contemporanea è infranto dai fenomeni di interazione debole e di fluttuazione, due variabili capaci di sconvolgere le reazioni che avevamo sperato di pattuire con la natura. Meglio: i fenomeni di interazione debole e di fluttuazione possono essere un argomento tangibile per capire l’Alchimia guardandola dalla chimica. Così fece il premio Nobel Georges Ranque rendendoci note le sue entusiastiche considerazioni alchemiche col libro “La Pietra filosofale”. figura 3 Del resto, fino a che non fu teoricamente considerato “plausibile” da un numero sufficiente di scientisti che mente e comportamento condizionassero, a loro volta, il DNA, nessuno avrebbe mai reso noto queste scoperte né le implicazioni relative; cosa che avvenne puntualmente. Comunque, mai prima della creazione di una necessaria massa critica capace di cambiare l’opinione media a riguardo di ciò che sarebbe “credibile”. Eppure al contrario, ancora oggi, va di moda per il grande pubblico stupirsi di quante cose considerate “psicologiche” sarebbero in realtà gestite da queste piccole, invisibili catene di protidi. Il contrario sembrerebbe orribile a pensarsi e poco importa che sia l’aspetto complementare di questa realtà, perché l’uomo medio vuole qualcosa di fronte a cui inginocchiarsi ed in ciò è irrefrenabile e per giunta pericoloso, se contraddetto. Gli ulteriori risultati di sperimentazioni sulla fusione fredda1, che secondo Roberto A. Monti2 avrebbe una sua antenata nell’Alchimista Jabir Ibn Hayan3, sono stati secretati in Francia per soli usi militari. Probabilmente quando un numero sufficiente di persone potranno produrre energia a costo 0 a casa loro, sarà considerato necessario informarsi al riguardo; ma poi vi sono già ulteriori scoperte che hanno superato la fusione fredda. Figura 4 1 Passim: Roberto Germano, Fusione fredda: moderna storia d'inquisizione e d'Alchimia, Collana Saggi Bibliopolis 2000 2 Roberto A. Monti, Cold fusion and cold fission: experimental evidence for the alphaextended model of the atom e R.A. Monti, A brief history of the atom, cold fusion and cold fission. Proceedings of the international Conference: "What Physics for the next century?" Ischia, Italy, 29 Ray-I June 1991 3 Jabir, occidentalizzato in Geber, fu il fondatore storico del Sufismo, propugnatore della cavalleria islamica, oltre che insigne Alchimista. Ramon Lull I tempi sono maturi a che un sufficiente numero di persone sappia come formulare degli importanti rimedi salutari, lavorare i materiali, produrre il proprio cibo e ottenere energia a costo zero, dato che fra pochi decenni vivremo in tutt’altro modo e che questa capacità ci sarà non solo utile, ma necessaria. Tutto porta a inferire che sempre più persone, nel corso dei prossimi decenni, vivranno in una nuova forma di democrazia diretta decentrata in comunità autarchiche e sovrane, forse confederate in uno stato che potrà avere soprattutto la funzione di informare e di rielaborare la somma delle esperienze registrate dalle singole comunità. Questo il premio di chi si renderà autonomo, premio a cui sto e stiamo lavorando in equipe. Probabilmente un’altra parte dell’umanità rischierà di vivere sotto il giogo della propria immaturità e di un pressante controllo governativo giustificato dai numeri enormi e dalle pretese di miliardi di ex miserabili che vorranno comprare almeno una birra e un panino al giorno; questa umanità immatura che non ricicla, che non produce beni primari né energia sopravviverà impoverita da debiti vitalizi, malattie autoimmuni, abbindolata dal web, ripiegata su di un lavoro alienante. È difficile capire se queste due realtà si compenetreranno, creando nuovi flussi o nuovi ceti, o avranno una realtà territoriale, se non continentale, definita. Fusione fredda? Barrette di tungsteno, che costano al massimo dieci euro, un variatore di tensione elettrica che giunga fino a 350 volt, acqua di rubinetto e, davvero, poco più. Rossi e Focardi ne hanno già progettata una versione non diversa da un utensile domestico, l’ E-cat. Ed è solo una delle molte nuove e antichissime tecnologie che ci stanno attendendo in questo passaggio di era che sta riscoprendo kibernetes come Marconi, Tesla e Ighina. Da kyber cioè in greco timone, deriva il termine latino “governare”, guber, da cui ancora viene cibernetica, che sarebbe la scienza che studia le capacità autoadattative di macchine e organismi: chissà perché è orribile, per i più, ricordarsi degli organismi o, meglio, di se stessi. Dato che Kibernetes è, innanzitutto, chi plasma il proprio destino. È evidente che questo futuro non sarà il paradiso né l’inferno che l’umanità più distratta attende con tanta sofferta partecipazione aderendo ad ogni sorta di ideologia, contrapposizione e complottismo ma, semplicemente, un altro mondo. Leonardo Anfolsi Figura 1 Dmitrij Ivanovič Mendeleev e la sua celebre tavola degli elementi chimici Figura 2 Encausto pompeiano ove Chirone insegna Ad Apollo a suonare la cetra Figura 3 G. Ranque ed il libro d’Alchimia che lo fece innamorare perdutamente di questa scienza/arte. Figura 4 Leone Rosso (sostanza alchemica) e fusione fredda (mollette da bucato – barrette di tungsteno – acqua – variatore di corrente). Il rapporto di misura fra le barrette, dentro l’acqua, è di 1 a 5. Figura 5 Installazione di Marco Bagnoli ove uno specchio a parabola, tratto da un acceleratore di particelle, riflette i giardini della Xvarenah, antiche miniature persiane che mostrano il mondo-come-angelo, cioè la realtàrivelazione che si mostra senza ombre e quindi anche il momento eterno della creazione. Manoscritto Nezami, Museo dell’Arte Islamica, Istambul. Leonardo Anfolsi Proprietà Letteraria Riservata Figura 5