Tariffe o costi reali?

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Tariffe o costi reali?
Tariffe o costi reali?
Quando partecipiamo ad un bando per la richiesta di un finanziamento, ad una gara di appalto
oppure sottoscriviamo un contratto o una convenzione con un Ente pubblico possiamo trovarci di
fronte a due diverse situazioni:
l'ente finanziatore o committente riconosce alla nostra organizzazione una “tariffa” o una
“retta” per le prestazioni offerte;
l'ente finanziatore o committente riconosce alla nostra organizzazione i cosiddetti “costi
reali”
1. Tariffe o rette
In questo caso, indipendentemente dai costi che la mia organizzazione sostiene, il committente
riconoscerà un importo (ricavo unitario) per ogni prestazione offerta.
La retta giornaliera che un comune eroga per ogni giornata di presenza di un utente nel nostro
Centro Diurno, l'importo che ci viene riconosciuto per ogni ora in cui il nostro Centro di
Aggregazione resta aperto, sono esempi di ricavi unitari o tariffe.
Il nostro committente non sarà interessato a valutare la struttura dei costi della nostra attività, ma
punterà a verificare che siano rispettati standard qualitativi nell'erogazione della prestazione (ad
es. numero personale coinvolto, qualifica del personale, rispetto dell'applicazione della
contrattualistica del lavoro, ecc. ).
Per effettuare una buona programmazione economica, in questo caso chi imposta il budget dovrà:
1. quantificare il costo di tutte le risorse necessarie per l'erogazione delle prestazioni e che
variano in base al numero delle prestazioni erogate, ad esempio i costi dei pasti per chi è
accolto nel nostro Centro Diurno (costi variabili)
2. Quantificare il costo delle risorse necessarie che invece non variano in base al numero delle
prestazioni erogate, ad esempio il costo dell'affitto della struttura del Centro Diurno (costi
fissi)
Sulla base delle elaborazioni sopra indicate, sarà possibile individuare:
• la tariffa minima da richiedere per la singola prestazione da erogare (dato un numero fisso
di prestazioni da erogare), nel caso in cui questa sia contrattabile;
oppure
• il numero minimo di prestazioni da erogare nel caso di tariffa prestabilita e non
contrattabile.
Un esempio
Un centro diurno per anziani eroga le seguenti prestazioni:
1 ora al giorno di prestazioni infermieristiche a utente presente nel centro
1 pasto al giorno per utente presente nel centro
7 ore di attività animative al giorno
La struttura del costi del centro è la seguente:
Costo annuo della struttura (affitto + utenze):
20.000,00 €
COSTO FISSO
Costo annuo animatori:
8.000,00 €
COSTO FISSO
Costo materiali per attività animative:
2.500,00 €
COSTO FISSO
a cura di Matteo Busnelli
Tariffe o costi reali?
Costo orario per prestazioni infermieristiche:
25,00 €/h
COSTO VARIABILE
8,00 €
COSTO VARIABILE
Costo di un pasto:
La retta riconosciuta dall’Ente per ogni giornata di presenza di un utente è di 42,00 € al giorno.
Il totale dei costi variabili (costo per la presenza di un utente al giorno) è pari a 33,00 € (prestazioni
infermieristiche + pasto).
Ciò significa che ogni giornata/utente consente di ottenere un margine di 9,00 € (42,00€ - 33,00€)
che contribuisce a coprire i costi fissi (costi struttura, costi attività animative, costi materiali).
Se quindi i costi fissi totali sono pari ad euro 30.500,00 ed ogni giornata utente dà un margine
(Ricavi unitari - Costi variabili unitari) pari a 9,00 euro, occorrono almeno 3.389 giornate utenti
(30.500,00/9) in un anno per raggiungere l’equilibrio economico. Se il centro è aperto 240
giornate in un anno (5 giorni a settimana x 48 settimane), la media utenti di presenza deve essere
almeno pari a 14,12 utenti.
Nel caso in cui la media utenti sia inferiore a questa soglia, il mio servizio costa più di quanto riesca
ad ottenere come ricavi (non riesco a coprire tutti i costi fissi). Se invece la media presenze è
superiore a 14,12 il mio servizio produce degli utili.
Questa tecnica in economia aziendale è chiamata Analisi del punto di pareggio (break even
analysis) e costituisce un metodo che permette di conoscere se e come modificare i livelli di
output, ossia il punto di pareggio inteso come quantità di un bene da produrre o di un servizio da
erogare per raggiungere il punto di pareggio tra costi e ricavi.
La formula del punto di pareggio è:
indicando con
la quantità di servizio da erogare al raggiungimento del pareggio, con
il totale dei costi fissi sostenuti dall'azienda e con
il margine di contribuzione
unitario pari al ricavo unitario (retta, tariffa, …) del servizio cui sono stati sottratti i costi variabili
per unità.
La rappresentazione grafica del Punto di pareggio
a cura di Matteo Busnelli
Tariffe o costi reali?
Euro
Retta ricavi totali (4)
Retta costi totali (3)
Retta costi variabili (2)
Retta costi fissi (1)
0
Punto di pareggio (5)
N. giornate utenti
(1) Retta costi fissi. Anche graficamente si può notare come i costi fissi non variano al variare
del numero delle prestazioni erogate
(2) Retta costi variabili. Aumenta all’aumentare della quantità di prestazioni erogate (parte dal
punto 0 perché se non ho nessun utente non sosterrò costi per prestazioni infermieristiche
e per pasti)
(3) Retta costi totali. E’ la “somma” delle due rette precedenti (Costi fissi + costi variabili)
(4) Retta ricavi totali. Aumenta all’aumentare della quantità di prestazioni erogate (parte dal
punto 0 perché se non ho nessun utente non mi verrà riconosciuta alcune retta)
(5) Punto di pareggio. Corrisponde al punto in cui si incrociano retta dei costi totali e retta dei
ricavi totali. Se la quantità di prestazione erogata è inferiore al punto di pareggio il servizio
sarà in perdita (retta costi superiore a retta ricavi), se invece superiore il servizio produrrà
un utile (retta ricavi superiore a retta costi)
La tecnica descritta non costituisce una pura esercitazione teorica.
Chi si trova a programmare, sotto l’aspetto economico, la gestione di un servizio (retribuito con
rette) e riesce a individuare Costi Fissi e Costi Variabili può determinare la quantità minima di
prestazioni da erogare e quindi porsi, in sequenza, le seguenti domande:
La quantità individuata è oggettivamente conseguibile?
Nel caso non lo sia, posso ricontrattare il ricavo unitario (tariffa o retta) con la
committenza?
Se non riesco a ricontrattare il ricavo unitario, posso variare la struttura dei costi
(trasformare alcuni costi da fissi a variabili)?
a cura di Matteo Busnelli
Tariffe o costi reali?
2. Costi reali
In questo caso l'Ente finanziatore erogherà alla mia organizzazione l'importo necessario per
coprire i costi (reali) che questa sostiene per la realizzazione del progetto. Non siamo quindi nella
situazione in cui viene riconosciuto un valore alle prestazioni che offriamo. Il nostro committente
sarà quindi interessato a verificare che il progetto/iniziativa raggiunga gli obiettivi dichiarati ma
anche a verificare a consuntivo (attraverso la rendicontazione economica-amministrativa) i costi
effettivi sostenuti per conseguire tali obiettivi.
Chi imposta il budget dovrà:
1. quantificare economicamente le risorse (personale, materiale, attrezzature, ecc.)
necessarie per la realizzazione di ogni fase o azione del progetto (costi diretti)
2. imputare proquota una parte di spese gestionali (relative alla gestione dell'intera struttura,
costi indiretti)
3. verificare se il budget così composto rispetta gli eventuali vincoli presenti nel bando o in
generale richiesti dall'Ente erogatore
Le prossime puntate di questa guida saranno proprio finalizzate a presentare criteri e tecniche per
la predisposizione di preventivi economici di progetto nel caso di finanziamenti da parte di Enti
che riconoscono un contributo a fronte dei costi effettivamente sostenuti dalle organizzazioni.
a cura di Matteo Busnelli