Percezione di strutture morfosintattiche dell`italiano regionale “altrui

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Percezione di strutture morfosintattiche dell`italiano regionale “altrui
ITALIAN DIALECT MEETING 2015 CON CIDSM X – PROPOSTA DI CONTRIBUTO
Leiden University Centre for Linguistics 22-24 giugno 2015
Percezione di strutture morfosintattiche dell’italiano regionale
“altrui”
Carlotta D’Addario – Università degli Studi di Torino
Il contributo nasce dalla curiosità di conoscere la percezione dei parlanti in
merito a strutture morfosintattiche dell’italiano regionale di altre aree linguistiche. Nello
specifico, la parte della ricerca che qui si presenta ha indagato la percezione di parlanti
pugliesi, più precisamente tarantini, riguardo ad alcune strutture presenti soprattutto (ma
non solo) nell’italiano regionale piemontese, che possono essere descritte come
fenomeni di interferenza morfosintattica fra dialetto e italiano. Nella loro area di
pertinenza, queste strutture sono usate nella conversazione quotidiana e non percepite
come marcate verso il basso in diastratia e diafasia. La domanda alla quale si cercherà di
rispondere è: la non competenza in un dialetto incide sulla consapevolezza dell’origine
dialettale delle strutture di un italiano regionale? Si è deciso di concentrare l’attenzione
sulla percezione dei parlanti perché si ritiene che le informazioni sulla percezione e
sugli atteggiamenti abbiano un ruolo molto importante nella strutturazione dei rapporti
sociolinguistici. I risultati degli studi percezionali hanno mostrato, infatti, la loro utilità
per «la collocazione sociolinguistica delle varietà di lingua nel repertorio e gli
atteggiamenti che la contrassegnano da un lato, e la problematica del cambiamento
linguistico dall’altro» (Berruto 2002: 350). È opportuno tenere sempre in
considerazione che tutti i dati di tipo percezionale sono intrinsecamente viziati dal fatto
di non essere osservabili se non attraverso il filtro del parlante stesso, che può mentire,
in parte consapevolmente, ed essere influenzato dal metodo di elicitazione dei dati (cfr.
Grassi/Sobrero/Telmon 1997: 287-292). Inoltre, sottoporre agli informatori un
questionario in cui si chiedono giudizi linguistici, può produrre risposte non sempre
spontanee.
In questo lavoro, si parlerà di interferenza nel senso di trasferimento di materiale
grammaticale da una lingua fonte a una lingua ricevente ossia «il trasporto di tratti,
proprietà, categorie, regole (ai vari livelli di analisi, ma soprattutto morfosintattiche e
semantico-pragmatiche)» (Berruto 2009: 8). In questo caso, la lingua fonte è il dialetto
piemontese e la lingua ricevente è l’italiano regionale piemontese. Si farà dunque
riferimento all’italiano regionale in quanto «varietà di italiano usata in una determinata
area geografica, che denota sistematicamente, ai diversi livelli di analisi linguistica,
caratteristiche in grado di differenziarla sia dalle varietà usate in altre zone, sia anche
dall’italiano standard» (D’Achille 2003: 206). In questa sede, si assumerà come limite
geografico dell’italiano regionale piemontese il confine amministrativo della regione,
sebbene si sia consapevoli della «limitata variabilità geografica e la scarsa
caratterizzazione locale dei fenomeni di livello morfosintattico» (Cerruti 2009: 40) che
si estendono dunque spesso su macroaree sovraordinate rispetto al livello regionale o
locale.
I dati che si presenteranno sono parte del più ampio lavoro di ricerca che si sta
svolgendo per la tesi di dottorato. Si sono selezionati 60 informatori tarantini ripartendo
il campione equamente secondo variabili sociolinguistiche quali sesso, età e
scolarizzazione. Si è prestata inoltre particolare attenzione alla strutturazione del
repertorio linguistico individuale e ai fattori che potrebbero giustificare un’eventuale
variazione diatopica della percezione linguistica: si sono scelti informatori che abbiano
sempre e solo vissuto nel Comune di Taranto e che abbiano come lingue di
socializzazione primaria l’italiano e il dialetto tarantino. Il questionario era composto da
45 frasi di cui 15 contenenti tratti morfosintattici di italiano regionale meridionale, 15
con tratti morfosintattici di italiano regionale settentrionale e 15 attribuibili all’italiano
standard. Le frasi sono state disposte in ordine sparso per non far comprendere lo scopo
dell’inchiesta. Dopo ogni frase si è domandato: Direbbe questa frase? Qualcosa Le
suona strano? Come suona?.
Si riporteranno dati ottenuti in merito alla percezione di strutture
morfosintattiche tipiche di aree linguistiche diverse dalla propria perché sono parsi di
particolare interesse. Nello specifico, si mostreranno i risultati ottenuti in merito alla
percezione dei tarantini riguardo la locuzione avverbiale solo più, struttura adoperata in
principalmente in Piemonte ma anche in Liguria, consistente nel rafforzamento
dell’avverbio solo per mezzo dell'avverbio, sentito come temporale, più (cfr. Telmon
2001: 93) e il particolare uso dell’avverbio già impiegato in posizione parentetica
all’interno di proposizioni interrogative come Erinnerungsfragepartikel, riscontrabile
nell’italiano regionale piemontese ma anche nell’italiano di Svizzera (cfr. Cerruti 2009:
113).
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