LA QUESTIONE MERIDIONALE E I BRIGANTI

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LA QUESTIONE MERIDIONALE E I BRIGANTI
LA QUESTIONE MERIDIONALE E I BRIGANTI
La popolazione campana ha dovuto sopportare con stoica rassegnazione nel corso dei secoli
molteplici dominazioni diverse, prendendo tuttavia da ciascuna di essa spunti di arricchimento
culturale, riaggregandoli e riassorbendoli nel suo elastico e vorace tessuto sociale, fino all’ultima,
quella Borbonica (ma qualche mala lingua dice che l’ultima sia stata quella Piemontese).
La dominazione Borbonica fu, in ultima analisi , positiva, pur nella sua struttura feudale, e la plebe
napoletana fu in fondo affezionata ai vari re Nasone, Franceschiello eccetera (si dice che il loro
motto per accontentare il popolo fosse “Festa, Farina e Forca”), la miseria dei braccianti agricoli
nelle campagne era evidente e il grave retaggio settecentesco di un tessuto sociale arretrato,
caratterizzato dalla mancanza di un ceto medio borghese tra le masse contadine e i feudatari
ostacolò l’opera riformistica di Carlo di Borbone che, condizionata dalla preponderanza dei
privilegi del latifondo, fu diretta secondo i principi dell’assolutismo regio volta ad imporsi su tutti i
sudditi. Tuttavia la storiografia moderna ha molto rivalutato i tentativi di ammodernamento della
struttura amministrativa del reame da parte degli ultimi re che lasciarono la scena della storia in
modo dignitoso consegnando un reame con una moneta tra le più in buona salute d’Europa.
Non dobbiamo dimenticare che, prima che venissero i “Piemontesi”, Napoli era la terza città
d’Europa, dopo Londra e Parigi, sia per popolazione che per cultura e che nel 1860 su un totale
monetario circolante in Italia di lire 668.000.000 ben 443.000.000 appartenevano al Regno delle
due Sicilie (la Lombardia ne aveva solo 8 di milioni); vi erano 5000 fabbriche e non aveva emigranti
che, invece arrivarono, tra il 1870 e il 1913 a ben 5 milioni.
Le parole brigante e “brigantaggio” vengono però utilizzate anche in altri contesti, in alternativa ai
sinonimi bandito e banditismo.
Evento complesso e controverso, il Brigantaggio nel periodo subito dopo la caduta dei Borboni,
pur riconoscendo origini legate alla delinquenza organizzata delle campagne fu così etichettato ed
omologato dalla storiografia di allora per ovvie ragioni di “real politik” ma in esso confluirono
energie e motivazioni diverse che si riconoscevano e ricongiungevano nella comune avversione
alla dominazione piemontese da parte dei “cafoni”, determinando quella che fu definita da Levi “la
lunga , disperata, nera epopea dei contadini del sud”, una guerra civile durata cinque anni contro
degli “occupanti” che parlavano francese o piemontese.
Confidiamo tuttavia che la inossidabile capacità dei campani di mantenere salde le proprie radici
culturali possa fare in modo di riuscire a riaffermare la propria originalità, con la pervicace
caparbietà di chi è riuscito a sopravvivere a 2000 anni di dominazioni e violenze.
Museo delle Cere
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