B 11-12 (II. domenica di Quaresima)

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B 11-12 (II. domenica di Quaresima)
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Morì a Gand (Belgio) nel 1442. Benedetto XIV confermò, nel 1740, il suo
culto, e Pio VII, nel 1807, in un’altra epoca tormentata, la innalzò all’onore
degli altari.]
07/03: Sante Perpetua e Felicita, martiri (memoria fac.)
[Sono due giovani donne cristiane dei tempi antichissimi,
africane, martirizzate a Thuburbo minus (presso Cartagine),
all’inizio del III secolo, sotto l’imperatore Settimio Severo.
Perpetua era una patrizia, cioè una donna di alto rango, mentre l’altra, Felicita, fu la sua schiava. Quindi, distanti e diverse stando ai ruoli che la società dell’epoca imponeva loro, le
due giovani donne furono, invece, unite dall’unico amore verso Cristo Signore (che non diminuisce gli affetti umani, anzi
li amplifica!), per cui alla fine hanno offerto “gioiosamente”
tutte e due (così dicono le prime testimonianze antiche) la
loro vita mortale. Ecco una frase finale del racconto del loro
martirio: …Allora venne pronunciata la sentenza: eravamo tutti condannati “alle
fiere”. Scendemmo verso il carcere pieni di gioia (Acta Sanctorum…, Paris 1865, p.
633).]
08/03: S. Giovanni di Dio (memoria fac.)
[Juan Ciudad nacque a Montemorro (Portogallo) nel 1495. Ancora bambino (di
soli 8 anni) fuggì di casa. Ad Oropesa (Nuova Castiglia), dove giunse al seguito
di un viandante, la gente che non sapeva nulla di lui, cominciò a chiamarlo
“Juan de Dios”, ossia “Giovanni di Dio” – come avrebbero poi continuato a
chiamarlo anche da grande, anzi anche da santo, il che diventò nel 1690 per volontà di papa Alessandro VIII.
Ma prima di questo felice epilogo Giovanni ne ha vissute, e
probabilmente anche fatte (benché la cronaca dell’epoca non
riporti di lui dettagli sconvenienti!) di cotte e di crude: da viandante e pastore, fino a soldato mercenario ed eremita solitario.
Finì persino in manicomio, sconvolto dai sensi di colpa per
aver fatto morire di disperazione madre e padre. Ed è stata proprio questa sua esperienza sconvolgente a segnare il cambiamento profondo di Juan Ciudad, che colpito dalla crudeltà con
cui erano trattati i malati (non solo di mente), appena libero
lasciò tutto (persino i vestiti e le scarpe che portava) e si mise a
chiedere l’elemosina per le vie di Granada ripetendo la frase:
“Fate [del] bene, fratelli”, il motto che in seguito sarebbe diventato sinonimo di
quella grande opera della Grazia che porta il suo nome, la Congregazione dei
Fratelli Ospedalieri, nota, appunto, come “Fate-bene-fratelli”. Giovanni morì,
nel giorno del suo 55° compleanno, nel 1550.]
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II. DOMENICA DI QUARESIMA (04/03/12)
[colore viola; II settimana del salterio]
Antifona d’Ingresso (Sal 26/27, 8-9):
Di te dice il mio cuore: «Cercate il suo volto».
Il tuo volto io cerco, o Signore. Non nascondermi il tuo volto.
Dalla prima lettura (Gn 22, 1-17 passim):
Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!”». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che
ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto…». [Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese
con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò legna per l’olocausto
e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato…]. Qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo
figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna…, e prese il
coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo
chiamò dal cielo e gli disse:… «Non stendere la mano contro
il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio,
il tuo unigenito»… Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato… in un
cespuglio… Andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto…
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per
me stesso…: perché tu mi hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come
le stelle del cielo e come la sabbia che sul lido del mare… Si diranno benedette nella
tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
[È uno dei più antichi passi della raccolta biblica, che però conferma, nel
racconto assai suggestivo della tremenda prova di Abramo, lo “stile” tipico
del Dio di Israele: che ama, che è pronto a giurare, e che, addirittura, prova
gelosia. (Naturalmente è il nostro modo – umano – di vedere le cose di Dio!).
Inoltre, nel “giuramento” di Dio ad Abramo trova conferma anche quella
tradizione antica – divenuta poi anche cristiana – di fare e offrire qualcosa a
Dio come beneficio per gli altri.
Fa, dunque, anche tu qualcosa per gli altri, qualcosa che potrà piacere al Dio
di Abramo, di Giacobbe, di Isacco, – al Dio che in Gesù Cristo cambiò linguaggio (pur rimanendo lo stesso): Io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno
solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me! (Mt 25, 40).
Per il cristiano, la Quaresima è il tempo ideale anche per questo tipo di esercizio.]
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Salmo responsoriale (Sal 115/116):
Rit.: Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava;
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro
disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una
per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano spaventati…
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra
loro la cosa, chiedendosi che volesse dire risorgere dai morti.
[Da questo passo evangelico prende nome anche la domenica detta, nella
tradizione liturgica della Chiesa, “della Trasfigurazione”. È un riferimento
biblico a cui la liturgia ricorre a più riprese nel corso dell’anno!
Il messaggio più immediato, e forse il più simpatico, è quello che si può ricavare dall’esempio di Pietro che, sconvolto dalla visione. Pur “non sapendo
quello che diceva”, egli voleva fare la cosa giusta: le tre capanne…
Ecco, fermati anche tu qualche minuto nella “tenda” che Pietro ha preparato
per il Signore, e in sua compagnia. Cerca di capire quello che gli piacerebbe
che tu facessi per lui. Magari una casa, e una famiglia – in cui anche colui
che “non aveva dove poggiare il capo” potrà sentirsi come a casa sua…]
Seconda lettura (Rm 8, 31-34 passim):
QUESTA SETTIMANA LA CHIESA RICORDA:
[Che diremo, dunque, di queste cose?] Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli,
che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
[Se sei (come spero) tra coloro che cercano di seguire il Signore Gesù, imitandone umilmente gli esempi, non ti sarà troppo difficile riconoscere, nelle
parole di consolazione di Paolo apostolo ai Romani, un messaggio diretto
anche a noi tutti. Davvero, se Dio è con noi, chi potrà mettersi contro di noi!]
Canto al Vangelo (Mc 9, 7):
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Dalla nube luminosa si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Lettura del Vangelo (Mc 9, 2-10 passim):
[Sei giorni dopo], Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un
alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero
splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
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06/03: S. Colette di Corbie (memoria fac.)
[La vita di Nicoletta (Colette Boylet, 1381-1442) sembra essere
quasi un romanzo già adatto per la scenografia cinematografica...
Considerata come dono inatteso dai suoi poveri ormai anziani
genitori, di cui rimase orfana a 18 anni, cerca, quindi, di avviarsi
sulla via della consacrazione seguendo gli usi e costumi dell’epoca: dapprima tra le “Beghine” della natia Piccardia, poi addirittura come una “reclusa murata” (tra il 1402 e il 1406), dopo di che
tentò la sorte con le Benedettine, per approdare alla fine tra le Clarisse, la cui osservanza della Regola, però, non la soddisfa, e si
diede, aiutata da Fr. Enrico di Baume e incoraggiata da s. Giovanni da Capestrano, alla riforma della comunità di s. Chiara.
Ma non ebbe paura, questa femminuccia di Dio, di fustigare anche i responsabili
della triste situazione in cui versava la Chiesa istituzionale dilaniata dalla lotta
per il potere “temporale” (come eufemisticamente viene definito dagli storici).
Tale situazione portò non soltanto la Sede di Pietro ad Avignone, ma fece sorgere nella Chiesa una situazione ancor più bizzarra di vari papi e antipapi, che non
si risanò pienamente nemmeno al Concilio di Costanza 1414 (poi di Basilea) e
infine di Firenze (nel 1431), e che vide anche alcuni santi (s. Caterina da Siena e
quella di Svezia) prendere parte per Roma e, invece, il domenicano s. Vincenzo
Ferreri e la stessa Colette, per la sede di Avignone...
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