Terminologia del sacrificio nella Bibbia ebraica - Beth
Transcript
Terminologia del sacrificio nella Bibbia ebraica - Beth
Terminologia del sacrificio nella Bibbia ebraica zebax Termine generico per indicare sacrifici animali, o anche la carne del sacrificio. In alcune occasioni le parti grasse venivano bruciate sull’altare, poi il sacerdote tratteneva una parte dell’animale e infine ciò che rimaneva era consumato dall’offerente in un pasto di comunione con la divinità. Dal verbo (zabax) deriva anche il nome dell’altare (mizBex) 'aHam Offerta per la colpa. L’offerta per i peccati contro Dio o il prossimo quantificabili in denaro. L’offerta del sacrificio doveva essere accompagnata dal pagamento del danno causato. Normalmente si offriva un ariete, mentre al valore del danno si doveva aggiungere un quinto di multa. Il danno si pagava materialmente agli uomini danneggiati, mentre alla divinità era l’offerta del sangue che dava soddisfazione. 'iHHeh Offerta al fuoco. Sacrificio in cui il fuoco consumava, forse in modo più visibile, l’offerta di carne, pane o incenso, quasi come un cibo che svaniva nella fiamma per salire in cielo. xag Ricorrenza o festa. Offerta festiva, in cui la carne dei sacrifici era anche il materiale di un banchetto. xaXXah Offerta per il peccato. Termine di forma femminile, ma usato al maschile. Il femminile indica il peccato, mentre il maschile indica il sacrificio che serve a far perdonare il peccato stesso. A questo tipo di offerta si accostava l’aspersione del sangue. Il solo sacerdote poteva mangiare la carne del sacrificio. Kalil Offerta completa. Termine tecnico per l’olocausto, in cui l’intero animale era bruciato sull’altare. lübonah Incenso. Usato da solo o con altre materie da sacrificio. Era considerato un privilegio della divinità e un onore per il sacerdote che ne era incaricato. melax Sale. I sacrifici erano salati come segno di purificazione e di esaltazione delle qualità del cibo sacrificato. minxah Offerta o dono. Di solito consisteva in cibi vegetali, cereali, mescolati con olio e incenso. Rappresentava il frutto del lavoro e serviva come ringraziamento per il raccolto o come richiesta di assistenza. nesek Offerta versata o libagione. Vino, raramente olio o acqua, versato sui sacrifici, ad accompagnare l’olocausto o l’offerta di pace. volah Offerta bruciata, olocausto. L’offerta veniva bruciata interamente sull’altare, dopo il prelievo di spettanza del sacerdote. Era forse il più sentito dei sacrifici, usato per domandare perdono, aiuto, o per esprimere dedizione alla divinità. qorBan Offerta generica. Indica qualcosa di avvicinato (qarab) alla divinità e dunque sottratto all’uomo. qütorah Fumo. Il fumo dei sacrifici che saliva in cielo era considerato una delizia per le narici della divinità. Helem Offerta di pace. Un sacrificio che significava il legame amichevole con la divinità, sia esistente che desiderato. Al sacrificio si accompagnava un pasto festivo. Avveniva in occasione di avvenimenti lieti o fortunati, oppure per lo scioglimento di un voto. Hemen Olio. L’olio di oliva accompagnava le offerte di pane e altri derivati dei cereali. Tünupah Offerta agitata. Normalmente era la parte riservata al sacerdote in un’offerta di pace. Era fatta ondeggiare di fronte al Signore per indicare un dono alla divinità che veniva restituito al tempio. Türumah Offerta innalzata. L’offerta veniva sollevata per indicare la dedicazione alla divinità.