Strada bloccata e mitra L`assalto al blindato con due milioni

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Strada bloccata e mitra L`assalto al blindato con due milioni
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ML
CRONACA DI MILANO
Domenica 16 Ottobre 2016 Corriere della Sera
Il film della rapina
Lungo la rampa
Il furgone di traverso
I testimoni del Suv
I rapinatori a bordo di tre auto fermano i due furgoni della Ferrari
lungo una rampa sulla Rho-Monza all’altezza dello svincolo di
via La Cava a Bollate. Sono le 8.35 di sabato mattina
I rapinatori costringono l’autista del furgone cabinato a mettere il mezzo di traverso per
bloccare la carreggiata. Lo minacciano con un mitra, poi si fanno consegnare le chiavi del
mezzo. I malviventi sparano un colpo in aria per intimorire le guardie giurate
Una coppia a bordo di un Suv si avvicina pensando a un incidente.
L’uomo e la donna, sui 35 anni, vengono minacciati e costretti a gettare il
cellulare nei campi. Ma sono testimoni, non previsti, dell’assalto
Strada bloccata e mitra
L’assalto al blindato
con due milioni in gioielli
Il colpo sulla Rho-Monza. Rapinatori con accento del Sud
I professionisti della rapina
hanno atteso un grigio sabato
mattina. E dal cielo hanno
avuto in regalo pioggia sottile
e la prima nebbia di ottobre.
Come se anche la natura li volesse aiutare a disperdere le
tracce e tenere lontani i curiosi. Eppure, nonostante la pianificazione accurata e la fortuna del meteo, non tutto è andato secondo i progetti. E ora,
i piccoli errori che i banditi si
sono lasciati alle spalle, sono
carte preziose nelle mani dell’Antirapine della Mobile.
Prenderli non sarà facile, ma
neppure impossibile.
Il bottino, comunque, è di
quelli che fanno girare la testa:
quasi 2 milioni di euro di gioielli, pietre preziose e oro. Un
carico che viaggiava su un furgone blindato della Ferrari di
Alessandria partito, poco prima delle 8.30 di ieri, dal deposito della Battistolli di Paderno
Dugnano. I banditi lo hanno
assaltato dopo una manciata
di minuti, quando la guardia
giurata che era alla guida stava
imboccando la rampa che da
via La Cava di Bollate porta allo
svincolo della Rho-Monza. Il
furgone stava andando verso
la zona di Malpensa, sembra
ad secondo deposito di preziosi. Il Fiat Ducato blindato, con
la sola guardia a bordo, era seguito da un secondo furgone,
un cabinato, che trasportava
altra merce (non preziosa).
Non aveva insegne ma probabilmente la banda sapeva che
il valore del carico era insignificante. Tant’è che i rapinatori
hanno puntato le armi verso
l’autista (anche lui dipendente
della Ferrari) ma lo hanno solo
costretto a mettere il mezzo di
traverso sulla rampa per bloccare la strada, poi si sono fatti
consegnare le chiavi. Intanto
altri rapinatori hanno iniziato
a tagliare la lamiera carrozzeria con il flessibile.
Un lavoro perfetto, durato
almeno tre o quattro minuti,
con tagli precisi ed efficaci:
uno dietro, vicino al meccanismo di apertura dei portelloni,
e uno sul fianco sinistro dal
quale sono stati fatti uscire i
pacchi con i gioielli. Il furgone
non è stato svuotato completa-
mente, ma quel che è rimasto
resta da inventariare con precisione. I preziosi erano confezionati in diversi pacchi, già
pronti per la spedizione. Quel
che è certo è che la banda co-
Forzato
Il furgone blindato
della Ferrari
di Alessandria
scassinato
dai banditi
nosceva sia il valore della merce trasportata, sia come e dove
tagliare la blindatura per aprire il furgone come una scatola
di latta. «Banditi esperti», dicono gli investigatori della
squadra Mobile, guidati da Lorenzo Bucossi.
I rapinatori erano almeno 4
o 5, su questo le testimonianze
sono un po’ discordanti. Avevano guanti, passamontagna e
accento del Sud. In mano pistole semiautomatiche e armi
lunghe: probabilmente mitra
tipo Kalashnikov, con il quale
hanno sparato un solo colpo
verso il cielo per costringere le
guardie a scendere dai mezzi.
Di certo sono arrivati allo svincolo con tre auto: due Lancia
Delta e una station wagon non
ancora identificata con certezza. Una delle due Lancia, una
Delta bianca targata ED876BK,
è stata poi abbandonata tra i
due furgoni, di traverso con il
portellone posteriore aperto. I
banditi hanno tentato di bruciarla versando benzina sulla
carrozzeria, ma la pioggia ha
impedito che prendesse fuoco. Così sono stati costretti ad
abbandonarla ancora integra.
Un imprevisto che si è trasformato un prezioso jolly per
esperti della polizia scientifica. La macchina era rubata,
sembra un furto recente.
Dopo aver bloccato il blindato sulla rampa, i banditi sono scesi e hanno minacciato
con il mitra l’autista e lo hanno
fatto inginocchiare sull’asfalto: un malvivente gli ha rubato
la pistola che aveva alla cintura
e gliel’ha tenuta puntata alla
tempia per tutto il tempo della
rapina. Mentre i complici forzavano il furgone, un Suv con a
bordo una coppia (uomo e
donna sui 35 anni) s’è avvicinato pensando a un incidente.
Altro imprevisto, altri testimoni. I banditi li hanno minacciati con i mitra e costretti a gettare i cellulari nei campi. Una
volta arraffato il bottino il
gruppo è sparito con le altre
due vetture. I rapinatori si sono lasciati alle spalle un tappeto di chiodi a 4 punte, lanciati
sulla Rho-Monza per bloccare
eventuali inseguitori.
Il primo allarme è stato lanciato dallo stesso autista del
blindato che scendendo dal
mezzo ha attivato il segnale silenzioso con la centrale. Una
trentina le chiamate di passanti e testimoni al 112. La volante
«Comasina bis» ha impiegato
meno di 5 minuti per arrivare
sul posto (che dista pochi chilometri dal confine cittadino).
Ma i rapinatori erano già fuggiti verso Rho Nessuno è rimasto ferito, le guardie giurate e
la coppia sul Suv sono stati visitati all’ospedale di Paderno,
ma solo per lo choc.
Cesare Giuzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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ILLUSTRAZIONE DI FRANCO PORTINARI
Corriere della Sera Domenica 16 Ottobre 2016
La pistola alla testa
Le mani sul bottino
L’auto che non brucia e i chiodi sull’asfalto
La guardia giurata viene costretta a scendere dal furgone blindato. I rapinatori gli
sfilano la pistola e lo minacciano con l’arma alla tempia per tutto il tempo della
rapina. Nel frattempo i complici tagliano con un flessibile la lamiera blindata
I malviventi si impossessano dei pacchi con i gioielli. Il
furgone non viene svuotato completamente ma il bottino
è di quasi 2 milioni di euro tra ori e gemme
I malviventi abbandonano una delle due Lancia Delta e tentano di bruciarla con la
benzina. Ma l’auto non prende fuoco. Così fuggono sulle altre due auto e lanciano
chiodi sull’asfalto per bloccare eventuali inseguitori
Tattici come militari in guerra
La pista che porta ai pugliesi
Il retroscena
di Gianni Santucci
Possono farle in pochi. Sono rapine col marchio. Si fondano su buone informazioni
dall’interno. Studio maniacale
del copione: i colpi devono
svolgersi con precisione meccanica e durare una manciata
di minuti.
I banditi usano armi da combattimento, e poi l’esplosivo, o
attrezzi industriali, per scardinare i furgoni blindati. Servono soprattutto, infine, nervi
d’acciaio: per gestire operazioni che, dal punto di vista tecnico e tattico, assomigliano ad
azioni da guerra. Ecco perché,
in tutta Italia, i rapinatori che
possono organizzare attacchi
come quello di ieri mattina a
Paderno Dugnano non sono
più di 150-200. I «principi»
dell’assalto ai portavalori sono
pugliesi, della provincia di
Foggia.
Proprio intorno a Cerignola
30
La media
degli assalti
ai portavalori
in tutta Italia
in un anno.
Il bottino per
rapina si aggira
sul milione
di euro
portarono le indagini su una
rapina storica: A4, casello di
Seriate, giugno 2008, autostrada bloccata da una barriera di
macchine in fiamme, bottino
da 2 milioni. Sono sempre scene da film. Come l’8 aprile
2013, fra Saronno e Turate,
lungo la A9 Milano-Como: un
camion in fiamme che blocca
la carreggiata, una decina di
uomini coi kalashnikov che
scappano con dieci milioni in
euro e lingotti d’oro. E poi il 27
novembre 2014, rapina fallita
sulla A1, all’altezza di Lodi: 15
persone, colpi di mitra, chiodi
a tre punte sull’asfalto, auto e
furgoni incendiati (l’autista
riuscì a scappare col suo furgone e i 5 milioni che trasportava). Il procuratore di Lodi,
Vincenzo Russo, disse: «Il metodo d’assalto è molto simile a
quelli che si vedevano in Puglia, lungo l’Adriatica».
I gruppi
● Alcuni gruppi
di rapinatori
della provincia
di Foggia sono
specializzati
negli assalti
ai portavalori
e si spostano
spesso per
gli attacchi
In realtà esistono anche altre storiche scuole di rapinatori d’assalto: i gruppi veneti,
che per anni hanno assoldato i
rom come autisti (da quell’alleanza si sono formati anche
gruppi nomadi autonomi);
poi i rapinatori sardi, che si
muovono però soprattutto nel
loro territorio; infine, alcuni
grossi pregiudicati di origine
calabrese che vivono tra l’hinterland di Milano e la provincia di Varese: proprio da questa alleanza operativa nasceva
il gruppo che l’Antirapine della Squadra mobile di Milano
bloccò a metà ottobre del
2015. Avevano una mitraglietta Uzi e, all’alba, erano in appostamento in attesa di un
portavalori, poco al di là del
confine con la Svizzera.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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