Pigreko Novembre 2012

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Pigreko Novembre 2012
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S.
Pigreko
Blaise Pascal di Pomezia
Novembre 2012
http://prigeko.it
"Le idee si assomigliano in modo incredibile,
quando si conoscono"
– Samuel Becket
The end (?)
di Ivan Procaccini
Sono le 8 del mattino e lo staff studentesco incaricato di dirigere i lavori della manifestazione è in terribile ritardo
così come lo è d'altronde l'impiegato
di Jolly Music insieme con la sua batteria “Tamburo” presa in affitto dalla
scuola per l'occasione. Insomma, tutto
procede come previsto.
Inizia il giro di appelli classe per classe. La scuola è un ronzio continuo. Arrivano i rappresentanti d'istituto, chi
prima chi dopo. “Scusate il ritardo”,
“Piero, buongiorno, me lo prepari un
panino per dopo?”. Da fuori qualche
urlo sovrasta il rumore generale: “me
date 'na mano co' 'ste sedie!? 'nnamo
'npo'!”. Lo staff, finalmente riunito, si
mette quindi all'opera. Arriva la batteria, che viene assemblata dai vari musicisti presenti, partiti all'assedio del
palco in cortile dopo pochi minuti dallo squillo della campanella. Segue serie
di rullate, assordanti un po' per tutti.
L'avanzata dei lavori però, giunta quasi al termine, viene interrotta dalle
prime gocce di pioggia. (Continua a pag.2)
La scommessa del Pascal
di Giulia Guidotti
“L’ultima cosa che si pensa scrivendo un libro è sapere che cosa bisogna metter in principio” (Blaise Pascal).
È stata la citazione da prima pagina del primo numero di Pigreko, a febbraio di quest’anno. Effettivamente, la parte più difficile del primo numero è stata proprio quella: l’organizzazione
della prima pagina, tra colonne, fumetto, titolo, citazione. Ma la
cosa forse ancora più difficile, e probabilmente la più divertente, è stata il titolo.
(Continua a pag. 3)
My Fair lady
“L’azzurro” non è più di moda…“ e comunque prima dovevi verificare se era veramente azzurro, o se invece tendeva al verde rospo o era mogano perché si faceva
troppe lampade.” (L’educazione delle fanciulle)
di Ilaria Burattini
Che cosa vogliano le donne? Molto probabilmente questa è una
domanda che sfiora, almeno una volta nella vita, le celluline
grigie del nostro gentil sesso le quali, non senza qualche difficoltà, riescono a raggiungere l’ardua meta convincendosi che
sicuramente una paio di sorrisi o di ”oh, cercavo proprio te
questa mattina!” potrebbero bastare, illudendosi che la loro
dolce metà riesca ad interpretare i loro desideri più intimi. Sicuramente lo scioglimento totale dei ghiacciai, l’innalzamento
delle maree, l’eclissarsi della nostra Stella arriverebbero in anticipo rispetto al tempismo e la perspicacia dei ragazzi di oggi.
(Continua a pag. 5)
di Sara Caracciolo
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PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
The end(?)
di Ivan Procaccini
(Continua da pag. 1)
Subito prendono il via voci di
un possibile posticipo della
giornata. Ma, nel pessimismo
generale, il vicepreside Russo
rassicura: “non c'è da preoccuparsi, è uno sgrullone di
passaggio”. Scettici i ragazzi
del service d'amplificazione,
indifferenti i batteristi e i chitarristi, che rintanatisi in palestra si cimentano senza problemi in una piccola jam session, alla fine così è: dopo pochi minuti il nuvolone nero
che sovrastava l'edificio scolastico, seppur lentamente, si
sposta per far spazio a qualche
raggio di sole. Tutto viene riposizionato sul palco, e con
più d'un'ora di ritardo sulla
tabella di marcia, la manifestazione ha inizio. Conducono a
braccio il sottoscritto e la professoressa Antonini, tornata al comando dell'evento dopo il successo della manifestazione di
chiusura dell'anno passato. Il
primo “ospite” sul palco è Daniele Fazio, che legge il suo discorso
introduttivo per la giornata e
conclusivo per l'annata. L'ambivalenza costruisce un pathos significativo per tutti, o quasi.
Segue il primo dei numerosi stacchi musicali, performance di solisti o gruppi in formazione completa che accompagnano la lunga
successione di premiazioni sportive, “matematiche, fisiche e latine” e presentazioni di progetti
vari. Si succedono sul palco professori e studenti con volti sorridenti e rilassati, come a rendere
ufficiale la confidenzialità che si
nasconde dietro l'apparente formalità tra le due figure. C'è spazio anche per l'intervento del-
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l'assessore alla cultura del comune di Pomezia, che si complimenta con la scuola per l'ottimo lavoro portato avanti durante l'anno.
In questo modo, tra ringraziamenti, coppe e schitarrate l'ultima mattinata scolastica dell'anno
si avvia al termine. A concludere
il programma, prima dell'inizio
della tradizionale battaglia d'acqua, uova e farina che inevitabilmente, dai primi focolai interni, si propaga per il piazzale e le
vie intorno alla scuola, il discorso
dei rappresentanti degli studenti, che presentano innanzitutto la redazione completa del giornale scolastico Pigreko. I quattro, provati dall'impegnativo percorso affrontato nei mesi precedenti,
ma non per questo insoddisfatti dell'esperienza vissuta,
riversano poi le loro emozioni sui pochi studenti rimasti seduti davanti al palco.
Con un piccolo applauso si
chiude pertanto un altro anno per il nostro Liceo.
Un altro anno di quelli che
mai torneranno, poiché mai,
nel bene e nel male, ci lasceranno soli.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
La scommessa del Pascal
di Giulia Guidotti
(Continua da pag.1)
Tra le decine di proposte, tra cui
quelle raccolte nell’indimenticabile scatola al piano terra (nella
quale si sono trovate le cose più
improbabili), a sorpresa abbiamo
scelto il titolo che meglio racchiudesse le due “anime” del Pascal: scientifico e classico. Chi
meglio del π, protagonista tanto
della geometria analitica quanto
delle versioni di greco, poteva
adattarsi allo scopo? Così è nato
Pigreko (e scommetto che nessuno di noi “pigrekini” o “diurnarii”, come ci definisce Ivan, sostituirebbe questo titolo con un altro della lista).
Questo numero “di transizione”
tra i due anni, che è un po’ l’ultimo del 2011/2012, un po’ (e soprattutto) il primo del 2012/2013
(anche a causa del posticipo)… è
per me l’ultimo numero. Potrà
sembrare una cosa semplice, la
direzione di un giornalino scolastico, ma non lo è stata. Come
dimenticare i pomeriggi a implorare il volere divino che il computer di Francesco rinsavisse e ci
restituisse sano il nostro giornalino, le serate ad aspettare l’ultimo articolo senza il quale non si
poteva pubblicare (e si sfasava
tutta la grafica), e il momento
topico in cui avevi tutto pronto
ma non il “tecnico” Matteo disponibile per mettere il neonato
online (e fu così che fui costretta
ad imparare a usare wordpress),
e tutte le volte che io e Federico
ci siamo fatti odiare da mezza
redazione con il consueto “Giornalisti, oggi è il 13, vi ricordiamo
che gli articoli sarebbero da inviare entro il 13”. Ma Pigreko è
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stato anche amicizia e risate. Le
riunioni-pizzate a casa Pellas resteranno il mio ricordo più bello
di Pigreko – e tra i più belli del
Pascal – con le discussioni giornalistiche intervallate da eterni
off-topic, i duetti di chitarra, i
turni per parlare presi con un
orsetto dal nome che è meglio
censurare (non sarebbe la prima
cosa a malincuore censurata in
Pigreko; ma siamo pur sempre un
giornalino scolastico), la scala
“apribile” che rendeva la sala riunioni più simile al sotterraneo
di Batman. Come scrisse Priscilla
nell’album di Facebook che testimonia tutta la serietà di noi
giornalisti… “Pigreko is fun”.
Pigreko ci ha fatti divertire, ma ci
ha anche resi orgogliosi. Molti di
noi hanno avuto la soddisfazione
di ricevere i complimenti per un
articolo da un insegnante o addirittura da un genitore, il numero
di maggio si è trovato coinvolto
in un esame di maturità, i fumetti
di Sara sono esposti in bella vista
in vicepresidenza. Noi pigrekini
non siamo gli unici ad amare Pigreko.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Ringrazio tutti gli alunni, i prof e
i genitori che hanno scritto per
Pigreko, ovvero:
Alessio Molinari
Antonio Curcio
Antonio Pellati
Carmine Puglisi
Claudia Adamczuk
Claudia Voto
Costanza Cicero
Daniele Pacitti
Denise Minghelli
Domenico Cerrato
Elisa Guidotti
Enrica Dal Zotto
Federico Pellati
Francesco De Dominicis
Gerardina Orlando
Giulia Marandola
Ilaria Burattini
Ivan Procaccini
Luca Albertini
Martina Federico
Mattia Coloma
Mila Andreani
Noemi Sgrigna
Priscilla Raucci
Sara Caracciolo
Sara Giannessi
Sara Marrone
Silvio Manu
Valerio Iannantuono
Un particolare ringraziamento
per questo primo anno di Pigreko
va in particolare a:
- Federico Pellati, che il giorno in
cui siamo diventati co-referenti
ancora non sopportavo; buona
continuazione con Pigreko con il
nuovo co-referente; grazie per
aver messo a disposizione di tutti
il tuo tempo, la tua sala/Bat-caverna e il tuo campone verde.
- Francesco De Dominicis, un supereroe che nel giro di poche ore
è in grado di fare dieci pagine di
grafica di giornalino, organizzare
una vertenza sindacale e trovare
il tempo per studiare e finire gli
esercizi di fisica (e il vero gesto
da supereroe è che in tutto questo i risultati dei problemi gli
vengono); grazie, oltre che per il
grandissimo lavoro con la grafica, anche per aver tanto pesantemente insistito con l’idea del
Pigreko a colori, una vera ossessione; solo dopo che abbiamo ceduto alle tue insistenze ci siamo
resi conto che era una grande
idea (Pigreko a colori è tutta
un’altra cosa)
- Silvio Manu, che dopo aver ricevuto tanto “piacere” da Pigreko prenderà il mio posto… Buon
lavoro!
- Matteo Filippi, tecnico informatico tuttofare della scuola, e
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quindi anche creatore del sito di
Pigreko
- Priscilla Raucci, che da brava
padawan ha assistito Francesco
negli ultimi numeri di Pigreko e
ora ne potrà essere degna erede e
prosecutrice del suo lavoro grafico
Pigreko è stato, è e sarà un’avventura. E io sono orgogliosa di
averne preso parte.
Giulia
P.S. Ho scritto questo articolo
piuttosto sentimentale (lo riconosco) in sala d’attesa dal dottore, pertanto ringrazio anche la
signora numero 79 per avermi
superato in fila consentendomi di
finirlo con tutta calma.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
My Fair Lady
di La Ragazza dalla Sciarpa Verde
(Continua da pag.1)
Le donne devono arrendersi: anche la scienza lo dice. Ebbene si!
Secondo il Monesi, di cui usufruiscono le tante e sventurate anime della Facoltà di Medicina, è
vero che il cervello maschile consta di 21 miliardi di neuroni contro i 19 miliardi di quello femminile, ma è pur vero che questa
“deficienza” permette una maggiore interconnettività neuronale. Come se il cervello maschile
avesse in capo un grande groviglio, un grande batuffolo di lana
e stesse aspettando che la vecchietta di turno venga a risolvere
la trama. Tuttavia nella maggior
parte dei casi, la gentile signora è
impegnata nel bere il suo tè perciò arriva il suo sostituto: quel
pasticcione del Signor Gatto (ovviamente senza gli stivali)… che
invece di aggiustarlo, con quel
gomitolo ci gioca! E allora, ladies
and gentlemen, chi sarebbe il più confuso?
Sarebbe, certamente,
un’eresia il pensare
che le donne siano gli
esseri meno complicati. Insomma tutti i
giorni si sente esclamare: ”eh, sai amico, è
una donna ..chi la capisce??” oppure: “ah,
le donne … lunatiche.
Si capiscono solo tra di
loro.”. Bisogna ammettere che la natura
delle donne ha forgiato in loro grande capacità di immaginazione,
di dedizione e cura
dell’altro e di grande
speranza e coraggio
fino ad accorgersi che
“oh, cercavo proprio
te questa mattina” non
voleva dire “oh, che
bello riaverti qui.
Aspettavo da giorni di
rivederti, di parlarti e
ammirare il tuo sorriso!” NO. NO. NO. In
realtà quell’esemplare di homo
sapiens sapiens intendeva letteralmente e praticamente: “oh ,
cercavo proprio te questa mattina… per fare le fotocopie, o per
copiare i compiti di matematica..
o ti ricordi quel caffè che mi dovevi?“. Così la discendente di Eva
non potrà far altro che passare le
giornate a fare le fotocopie, a far
copiare i compiti di matematica e
ad offrire caffè o quel che si voglia e a cantare insieme a Bridget
Jones: ”all by my self don’t wanna be!” fino a che i vicini spazientiti da quello stridio non busseranno alla sua porta dicendo“
Cercavamo proprio lei questa sera… “. Unico modo di concludere
la serata consisterà, arrivate a
questo punto di pseudo-delirio,
nell’ affogare tutto il dispiacere e
la vergogna in un barattolo di
gelato al cioccolato, unico compagno fedele, spacciatore di sero-
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tonina. Sin da piccoline ci hanno
insegnato a sognare un Principe
azzurro, un prototipo di uomo
molto vicino all’utopia, capace di
esaudire ogni nostro desiderio, di
leggere nel pensiero e di aprire la
portiera di una carrozza che nei
nostri sogni non avrebbe mai
osato ri-trasformarsi in una zucca. Tuttavia col passare del tempo la metamorfosi tanto temuta
avviene assieme allo svanire di
quella presunta facoltà sensitiva.
Ci si accorge che, per almeno un
quarto della nostra esistenza, si è
state miopi, che la lampada di
Aladino è sempre stata nascosta
nella manica del nostro vestito: è
così che quell’azzurro ora appare
più sbiadito, perdendo qualsiasi
attrattiva e diventando alla stregua di una maglietta bucata per
la quale non vale la pena perdere
del tempo prezioso per rammendarla. Le principesse coi pantaloni, che negli anni precedenti naufragavano
nel mare dell’illusione, ora comprendono
che a realizzare i loro
desideri di felicità non
sarà di certo un Prince
Charming bensì loro
stesse, la loro libertà.
Quello che vogliono
non sono le
false
promesse, l’ostentata
galanteria, “l’apriportiera” di una rossa
fiammante ma qualcuno che risponda alle
loro domande, qualcuno che “le chieda :
come stai? Tutto lì. A me
quello che manca di più
al mondo è proprio uno
che mi chieda come sto.
Perché sono sempre io a
chiederlo agli altri e a
occuparmi del loro benessere.” (cit. Luciana
Littizzetto).
Non è necessario Il
Principe, basta il Pirata.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Consigli per vivere meglio
di Silvio Manu
Vorrei riuscire a scrivere qualcosa che possa aiutare chiunque
legga queste righe.
Siamo giovani, cresciamo in un
mondo che pensiamo di conoscere ma che non conosceremo mai
finché non avremo il nostro bagaglio di esperienze. Ci sono tantissimi modi per affrontare la vita, ognuno comporta sacrifici e
ottiene ricompense in cambio,
dicono che funziona quasi sempre così.
Non sono un guru della vita, non
sono nessuno per dare consigli,
però qui di seguito elenco qualcosa che ho potuto osservare fino
ad oggi nella mia vita. Sono dell’opinione che siamo tutti più simili tra noi di quanto si pensi.
Alcune cose potrebbero sembrare
contraddittorie, altre non vere
per alcuni, altre sembrano banali
ma l’importante è lasciare aperta
la mente ad un confronto di opinioni.
1. Stringi la mano alle persone
con fermezza e sicurezza. Dopo l’impressione visiva , questa è la seconda impressione
che ha di te una persona appena conosciuta.
2. Guarda le persone negli occhi.
3. Canta sotto la doccia.
4. Sii curioso. Approfondisci
quel che ti piace, ne vedrai i
frutti.
5. Colpisci per primo e colpisci
duro.
6. Mantieni i segreti.
7. Non arrenderti con nessuno
al primo tentativo, i miracoli
avvengono ogni giorno.
8. Accetta sempre un aiuto.
9. Sii coraggioso. Anche se non
lo sei pretendi da te stesso di
esserlo. Nessuno può vedere
la differenza.
10. Fischia!
11. Evita commenti sarcastici in
momenti inopportuni. Detto
in altre parole : “ datte na regolata”
12. Scegli bene la tua compagna
di viaggio in questa vita. Da
questa scelta conseguirà il
90% della tua felicità e della
tua tristezza.
13. Dimostra di essere amichevole con chi è timido.
14. Presta solo i libri che non ti
interessa riavere indietro.
15. Non privare mai nessuno della sua speranza, potrebbe essere tutto quello che ha.
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16. Quando giochi con i bambini,
falli vincere .
17. Dai alle persone una seconda
possibilità sempre, ma mai
una terza.
18. Sii romantico.
19. Diventa la persona più positiva ed entusiasta che conosci.
20. Rifletti e rilassati. Fatta eccezione per questioni di vita o
di morte, niente è così importante come appare a prima
vista.
21. Non permettere al cellulare di
interrompere momenti importanti. E’ lì per nostra comodità, non di chi ci chiama.
22. Impara a perdere.
23. Impara a vincere.
24. Pensaci due volte prima di
dire un tuo segreto ad un
amico.
25. Quando qualcuno ti abbraccia
lascia che sia lui/lei a lasciare
la stretta per primo.
26. Impara ad essere modesto.
27. Impara a guardare. La vita è
più semplice di quanto si pensi, diventa difficile quando ci
si convince che lo sia.
28. Fai attenzione alle persone
che non hanno nulla da perdere.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
29. Non tagliare i ponti. Potresti
essere sorpreso da quante
volte ti capiterà di dover riattraversare lo stesso fiume.
30. Vivi la tua vita senza riempirla di rimpianti.
31. Lascia la tua impronta nei
cuori delle persone.
32. Non esitare di dimostrare il
bene a qualcuno.
33. Nessuno ce la farà da solo per
sempre. Ricambia il favore a
chi ti è stato accanto nei momenti difficili.
34. Costruisci il tuo carattere,
non farlo costruire a chi ti
circonda.
35. Anche se per pochi minuti, fai
visita ad amici e parenti che
si trovano in ospedale.
36. Comincia ogni giorno con
della musica che ti piace.
37. Ogni tanto fermati ad ammirare i panorami che ti circondano. C’è sempre della magia
nascosta.
38. Mostra rispetto per chi lavora
per vivere, a prescindere da
quale sia il suo lavoro.
39. Regala dei fiori a chi vuoi bene, puoi anche pensare dopo
al motivo.
40. Diventa l’eroe di qualcuno.
41. Ringrazia per il pranzo o per
la cena quando sei a casa di
qualcun altro.
42. Ricordati che la maggior parte del successo nel lavoro sta
nel saperti relazionare con le
persone.
43. Non aspettarti che la vita sia
sincera.
44. Resta a testa alta quando gli
altri cercano di buttarti giù.
Thom 1
Osservava dalla finestra che dava
sulla strada principale del paese
migliaia di figure che scorrevano
freneticamente in tutti i versi,
alternandosi al traffico sempre
picaotico dell'ora di punta. Qualche motorino cercava insistentemente di farsi strada nel muro
di macchine che ogni giorno, da
anni, veniva a crearsi. In effetti,
non c'erano quasi pipersone, in
giro, ma macchine, macchine
ovunque. Alcune a piedi, altre a
due o quattro ruote. Riflettendo,
si poteva trovare pivita nell'uomo che, per elemosinare qualche
soldo, lavava i vetri delle macchine a ruote che nelle macchine
stesse. Nell'osservare la scena,
45. Non indietreggiare per quello
che sei, ma per quello che
pensi di non essere.
46. Se sorridi significa che stai
facendo qualcosa di giusto
per te stesso.
47. Impara a non essere possessivo.
48. Tu sei il riassunto delle tue
esperienze in questa vita. Più
esperienze farai, più interessante sarà la tua vita.
49. N o n a v e r p a u r a d i
cambiare.La vita cambia da
un giorno all’altro, ci sarà
sempre un nuovo inizio e una
nuova fine.
50. L’equilibrio è la chiave della
serenità quasi sempre.
di Federico Pellati
ebbe un flash nella sua mente,
che lo rimanda al periodo della
sua infanzia. Fin quando viveva
con i genitori, era solito passare
la notte della vigilia di natale con
i parenti che, per un breve periodo, dimenticavano l'esistenza di
qualsiasi lavoro, impegno o distrazione. Si chiedeva se ancora,
nelle famiglie medie, esistessero
tali dimostrazioni di amore fraterno fra le persone, seppure dettato da falso, ipocrita ed imposto
buonismo.
Alquanto amareggiato, nel silenzio che caratterizzava la sua solitudine domestica, andò in cucina
e aprì lo sportello
più esterno della
dispensa. Tirò
fuori due fette di
pane in cassetta
e, un po' svogliatamente, un po' a
fatica, arrivò fino
al frigo e prese il
cartone del latte.
Si sedette al tavolo, e alternando
sguardi persi nel
vuoto a pensieri
confusi e indefi7
niti, passò circa un ora a fissare il
vuoto prima di finire la colazione e pulire il tavolo.
Demotivato e demoralizzato da
quello sprazzo che anticipava la
realtà che lo circondava, tornò
letto con il preciso intento di riaddormentarsi il più in fretta e il
più a lungo possibile.
Era convinto (anzi, come diceva
spesso fra se e se, consapevole)
dell'esistenza di un universo
quantificabile e definibile accessibile tramite il sonno, visibile da
un terzo occhio, un occhio interno, l'occhio dell'interiore.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Migliaia di docenti in strada a
urlare “No al concorso”.
Ed è silenzio tra i media
di Claudia Adamczuk Roma, 22 settembre. Un corteo di
migliaia di manifestanti partito
da Piazza dell'Esquilino scende in
strada. A gridare il loro disappunto sono i professori precari,
sostenuti dai colleghi e dagli studenti. E' l'ennesimo tentativo di
far sentire la propria voce, la voce di chi, dopo una vita di studio
e di sacrifici, è stato privato dal
suo diritto di lavoro. I docenti si
sentono nuovamente ingannati
dal bando di concorso voluto dal
Ministro Profumo, che dietro
un'apparente meritocrazia, costringe a essere posti sotto esame
professori che si sono già guadagnati il diritto ad ottenere una
cattedra. Tra loro infatti sono
presenti i docenti che hanno vinto meritatamente il concorso del
'99, ma anche quelli che hanno
frequentato le SSIS (Scuole di
specializzazione all'insegnamento secondario) e che per due anni
hanno frequentato un corso di
formazione e un tirocinio. I manifestanti hanno marciato tra vari slogan ("Monti, Profumo, i pro-
fessori veri promuovono la scuola non salvano i banchieri!") fino
alla Bocca della Verità dove hanno fatto un sit-in e hanno proposto varie idee su come affrontare
la lotta. La protesta si è svolta in
modo pacifico ma non sono mancati momenti di tensione quando
le Forze dell'Ordine hanno fatto
pressione ad un manifestante che
indossava un manifesto con
l'immagine di Napolitano, accompagnata dal titolo del libro di
8
Sean Paul Sartre "La nausea". Ma
i media più seguiti continuano a
tacere, lo stesso giorno hanno
preferito mandare in onda un
servizio sugli alberi secolari, e
non hanno minimamente accennato agli sforzi dei professori. E
intanto molti italiani, sentendosi
deboli individualmente, continuano ad aspettare sulle loro poltrone, in attesa di unirsi ad un
movimento collettivo che credono inesistente. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Batman: il ritorno del Cavaliere
Oscuro
Di Francesco De Dominicis
Se c’è una cosa in cui Cristopher Nolan è stato particolarmente bravo nell’ultimo film è
dividere la critica. Il Cavaliere
Oscuro – Il Ritorno ha visto un
accavallarsi di commenti di
ogni sorta da parte dei “cultori” del cinema, che ovviamente
non potevano lasciarsi sfuggire
l’occasione di cercare significati nascosti e manifestazioni dell’inconscio anche in questa pellicola. Eccolo quindi definito un
film “per filosofi” da Natalia
Aspesi (la Repubblica), un film
dove “la creatura ha preso la
mano al creatore” secondo Fabio Ferzetti (il Messaggero), la
“costruzione magniloquente ed
elegiaca di un mausoleo nel
nome del personaggio che dà il
titolo al film” per Federico Gironi (Coming Soon). Tutto questo
mentre si setaccia ogni singolo
fotogramma alla ricerca di significati politici, di destra o di sinistra che siano, fino a ritrovarci
con frange che definiscono il film
“fascista” e altre che lo vedono
addirittura come un film in grado
di dimostrare che la rivoluzione
proletaria è possibile (vedi il
commento di Roberto Silvestri
sul Manifesto).
Cominciamo comunque con ordine. Sono passati otto anni dalla
sconfitta di Joker e dalla morte di
Harvey Dent (aka Due Facce). Accusato di tutti i crimini commessi
in realtà da Dent, Batman è ormai
sparito dalla circolazione, e la sua
controparte, l’eccentrico miliardario Bruce Wayne (Christian Bale), non mostra più la sua faccia
in pubblico da anni.
Tutto cambia quando Selina Kyle,
l’abilissima ladra conosciuta come Catwoman e interpretata da
Anne Hathaway, ruba fingendosi
cameriera una collana di perle da
casa Wayne. La collana però apparteneva alla madre di Bruce, ed
il miliardario preferisce tornare
nel mondo piuttosto che perdere
il gioiello.
Ben presto però Bruce realizza
che non è tanto Catwoman che
deve temere, quanto un mercenario, Bane (Tom Hardy), appena
arrivato a Gotham e con un diabolico piano pronto a mettere in
atto manovrando il malcontento
generale delle persone di Gotham
City, ormai sull’orlo della disperazione a causa della crisi economica.
Per Batman è quindi arrivato il
momento di tornare nuovamente
in azione, ma questa volta non
dovrà fare i conti con Bane quanto con sé stesso, che non è mai
riuscito a superare la morte di
Rachel otto anni prima.
In “appena” 167 minuti Cristopher Nolan condensa una storia
molto vasta, fitta di sotto-trame,
personaggi secondari e mutamenti psicologici, dove tutti questa volta faranno i loro errori e
dovranno pagare per essi, inclusi
coloro che sembravano quasi
“immuni” ad essi, come il com9
missario Jim Gordon (Gary
Oldman), il fido maggiordomo
Alfred Pennyworth (Michael
Caine) e lo stesso Bruce Wayne,
che potremmo quasi dire che
di errori ne fa fin troppi. Tutto
questo enfatizzato da una colonna sonora di prim’ordine,
forse una delle meglio riuscite
di Hans Zimmer.
È solo a livello di critica, come
accennavamo all’inizio, che
Batman crea, potremmo dire,
“un polverone”. Da un lato
viene spontaneo il confronto
con il secondo film della trilogia, Il Cavaliere Oscuro. Creare
un nuovo lungometraggio in
grado di eguagliare il predecessore era già in partenza un
obiettivo di non poco conto. Ed
i critici si sa, sono sempre eccezionali nel trovare difetti in
ogni cosa.
In secondo luogo la trama molto
complessa, per certi versi quasi
inadatta ad essere racchiusa in
un unico film, non è riuscita a
sviluppare appieno determinati
punti. Ecco quindi nascere diverse interpretazioni, prima sul piano psicologico e poi su quello politico.
Il legame con Inception è d’obbligo per i critici: aver fatto nel 2010
un film così incentrato sull’inconscio umano non può non aver
influenzato la conclusione della
trilogia del cavaliere oscuro. E
per certi versi hanno anche ragione, perché qua non abbiamo
più uno psicopatico, animato solo
dalla sua follia, ma un cattivo che
crede in qualcosa, in grado di far
cadere un’intera città non solo
sul piano pratico, ma anche in
quello più intimo, scuotendo gli
animi e direzionandoli a piacimento. Le riflessioni psicologiche
sono molto frequenti, danno un
forte spessore ai personaggi rendendoli più realistici. I riferimen-
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
ti a Inception però finiscono qui:
Batman è Batman, e sarebbe sbagliato cercare di legare più del
dovuto due film molto diversi tra
loro.
Il piano politico è ancora più
complesso. Da un lato il riscatto
del popolo, che cerca di uscire
dalla sua condizione di degrado
aggrappandosi a quella che sembra l’unica ancora di salvezza,
Bane. Dall’altro le esecuzioni
sommarie, i processi farsa ed i
controlli a tappeto, che richiamano i momenti più bui del Terrore giacobino o della Rivoluzione Russa. Come definire allora
politicamente Batman? Di destra
o di sinistra? Christopher Nolan è
stato chiaro a riguardo: in nessuno dei modi. Il suo Batman è un
qualcosa di pura fantasia, che
non vuole toccare in alcun modo
i temi politici. Perciò niente
“Batman fascista” o “Batman
avanguardia del proletariato”,
come hanno scritto su internet o
sulle varie testate giornalistiche:
anche a cercarle le critiche sarebbero rivolte in entrambe le
direzioni.
Arriviamo quindi alla domanda
cruciale: quale è il significato del
film? È un semplice film di supereroi o un film “per filosofi”?
Tendenzialmente la prima: stiamo parlando di un film piacevole
da vedere, che deve far passare
una bella serata in compagnia
degli amici, non creare un
dramma esistenziale. Tendenzialmente però. Anche in un film
del genere non possono mancare
riferimenti a situazioni ed avvenimenti fin troppo reali, come
abbiamo avuto modo di vedere.
I cinefili di tutto il mondo, comunque, non si sono di sicuro
posti tutti questi problemi prima
di andare a vederlo, e tutt’oggi Il
Cavaliere Oscuro – Il Ritorno sta segnando incassi da record in tutto
il mondo. Decisamente un ottimo
risultato per Bruce Wayne e
l’Uomo Pipistrello.
The musical box
Rubrica musicale a cura di Mattia Coloma
Audioslave
Album: Audioslave
Artista: Audioslave
Etichetta: Epic Record
Genere: Hard Rock, Rock Alternativo, Grunge
Anno: 2002
Personnel: Voce: Chris Cornell;
Chitarra: Tom Morello; Basso:
Tim Commerford; Batteria: Brad
Wilk.
Quando si parla di “supergruppo”
in ambito musicale ci si riferisce
ad un gruppo o ad una band formata da componenti o rinomati
per il proprio talento o già famosi
perché attivi in altre formazioni.
Ed è proprio il caso degli Audioslave: formato dalle ceneri degli
ex Rage Against The Machine
(Tom Morello, Tim Commerford,
Brad Wilk) e dei Soundgarden
(Chris Cornell).
“Audioslave”, omonimo e primo
album del gruppo eredita da queste discendenze le potenti ritmiche targate Wilk/Commerford,
l’esplosività ed originalità di Morello e la voce aggressiva e tagliente di Cornell. A primo impatto colpisce particolarmente
quanto gli artisti, seppur prove-
nendo da realtà diverse (Soundgarden
di stampo Grunge e
Rage Against The Machine quasi Rapcore),
riescano a concepire
un prodotto del tutto
omogeneo come se
fossero una band con
anni di produzione
alle spalle.
Particolarmente interessante come gli Audioslave riescano a
trovare un punto
d’incontro tra le
straordinarie idee di
Morello e la vena melodica di
Cornell; escono da questo brillante connubio pezzi di incredibile
fattura come Like a Stone, I Am
The Highway, Shadow of The
Sun, The Last Remaining Light e
Getaway Car; tutto ovviamente
accompagnato dalla solita pesante ritmica del duo Wilk/Commerford.
I pezzi rimanenti sono un concentrato di potenza tra riff potentissimi (Show me How to Live,
Set It Off, Light My Way ecc.) e
assoli di Morello in cui domina
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l’estro e l’originalità del chitarrista statunitense.
Vale la pena soffermarsi, oltre
che sui singoli estratti, su un
brano in particolare: Bring Em
Back Alive, che
personalmente ritengo il miglior
brano del disco in quanto rappresenta l’anima, la sintesi del gruppo: l’assolo di Morello, la linea di
basso, la ritmica serrata e l’incredibile voce di Cornell sono veramente la sintesi di quello che
può essere definito “supergruppo”.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
The Doors live
di Sara Giannessi
Ray Manzarek e Robby
Krieger, rispettivamente
tastierista e chitarrista
del leggendario gruppo
dei Doors, a Roma, nel
2012, un evento che forse
neanche loro credevano
mai di vivere quando
erano agli inizi della loro
carriera, ed io ero là, ad assistere
all’entrata in scena di nomi storici della storia del Rock e della
musica in generale.
Probabilmente non dispongo di
parole abbastanza forti ed evocative per descrivere un evento di
tale importanza e tanto meno
tutte le emozioni che ho provato
al momento e che accompagneranno questo ricordo per tutta la
vita.
Tutto è iniziato con un’attesa
estenuante e carica di eccitazione, che è giunta al culmine durante le due ore di concerto, in
cui la band ha suonato 14 dei
pezzi più famosi dei Doors originali, naturalmente in maniera
straordinaria, al massimo delle
capacità di quegli artisti incredibili. Il merito che più gli va riconosciuto è quello di aver saputo
rievocare l’atmosfera dei mitici
anni ’60, in cui la band era al
massimo del suo splendore e della sua fama. Solo la consapevolezza della morte di Jim Morrison
ha fatto sì che non cadessi nel
passato, ma molto spesso, lasciandomi trascinare dalla musica, dall’atmosfera e anche dalla
voglia di (ri)vivere quei giorni,
mi sono staccata dal presente per
essere catapultata negli anni più
belli per la musica. Addirittura in
un momento, giusto un attimo,
uno strano gioco di luci ha riportato Jim sul palco, in mezzo alla
musica che tanto amava, in mezzo ai suoi fan, nel suo mondo. Ma
la sua presenza è rimasta costante per tutto il concerto, sia per la
sua assenza che per posto che
occupa nel cuore e nella mente di
tutti i suoi fan. E sono sicura che
al termine delle presentazioni
della band- sapete, Ray che dice
(in inglese ovviamente): e alla
chitarra Robby Krieger, il miglior
chitarrista con cui io abbia mai
suonato, ecc ecc - tutti quelli che
erano là abbiano aggiunto, tra sé
e sé: e Jim Morrison, nei nostri
cuori.
Ma ora torniamo ai protagonisti
di questa serata: Ray e Robby,
semplicemente gli stessi fantastici, mitici musicisti che hanno
portato i Doors a essere quello
che sono, cioè un gruppo portante del rock. Anche il resto della
band era straordinaria, e il cantante somiglia a Jim sia nella voce
che fisicamente. Tra i loro meriti
va sicuramente inserito quello di
aver saputo capire e apprezzare il
pubblico romano, cosa non sempre facile. Così il pubblico cantava insieme al gruppo quando i
pezzi lo permettevano, come è
11
successo per Roadhouse
Blues, pezzo di apertura,
che ha scatenato urla di
delirio e applausi a non
finire, Five to One,
Touch me e altri pezzi
tra i più coinvolgenti;
quando invece i brani lo
richiedevano, i fan si
chiudevano in un silenzio religioso e adorante, durante Riders on
the storms o l’assolo di Light my
fire.
Purtroppo però tutto giunge a
una fine, e è arrivato il momento
in cui la band ha posato gli strumenti, per lasciare il palcoscenico. Nessuno del pubblico voleva
credere che fosse la fine, e abbiamo richiamato gli artisti sul
palco al grido “MORE! “. Ci hanno
accontentato.
Prima di lasciare definitivamente
il palco e il pubblico di Roma, i
Doors si sono “gustati” 10 minuti
di applausi, urla, affetto, per poi
sparire dietro le quinte.
Dopo aver sprecato parole e parole a cercare di descrivere tutto
un mondo che la musica è in grado di creare, mi accorgo che su
eventi così c’è troppo da raccontare e molto di più da conservare
per tutta la vita.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Nuova scuola….nuove esperienze
di Massimiliano Marino
Il mio primo giorno di scuola alle
superiori, credo che me lo ricorderò a lungo. Dopo tre anni di
medie, adesso ho fatto il salto,
sono entrato in un altro ordine di
studi, sto diventando grande.
Devo confessare che la notte
prima ho dormito meno del solito, dato che l'ansia e la preoccupazione mi hanno disturbato il
sonno. La mattina sono arrivato
nel cortile della scuola ben prima
del suono della campanella in
uno stato d'animo che oscillava
tra l'angoscia e l'euforia. Dovevo
orientarmi, capire, individuare
l'aula della mia nuova classe, familiarizzare con nuovi regolamenti e nuove abitudini. All'inizio mi sono sentito un po’ spaesato, fra tutte quelle voci e volti
nuovi e quella frenetica concitazione da primo giorno di scuola.
Gli altri ragazzi sembrano tutti
così più intelligenti e maturi di
me! Ho già paura di rimanere indietro. Con qualcuno, comunque,
oramai ho già stretto una seppur
abbozzata forma di amicizia che
spero si possa sviluppare nel
prossimo futuro. I gruppi si sono
formati, ma ancora ci stiamo studiando. Penso che sarebbe bello
se affrontassimo questo nuovo
anno scolastico collaborando tut-
ti insieme a superare le difficoltà,
facendo lega comune contro gli
ostacoli. La competizione fra ragazzi va bene, ma la solidarietà e
la collaborazione secondo me sono ancora più importanti. Cercherò di comunicare anche
agli altri questo mio pensiero,
cominciando magari dal mio
nuovo compagno di banco.
Malgrado le mie preoccupazioni,
come tutti i primini mi sto iniziando ad abituare alla nuova
scuola. Io più che sull'intelligenza, punto sull'impegno, diciamo
che il mio è un atteggiamento
sportivo: la scuola è il mio campionato e so che se voglio essere
promosso, devo impegnarmi al
massimo. I nuovi professori, alcuni con un'aria davvero autorevole, un po' mi intimoriscono. Mi
sembrano diversi dagli insegnanti delle medie e che trattino
noi ragazzi in modo diverso, più
distaccato e severo. Ma forse è
soltanto una mia paranoia, un
mio delirio di persecuzione generato dal trovarmi in una situazione completamente nuova. Mi hanno detto che sono più esigenti, ma questo l'avevo messo in
conto. Passato oramai un mese so
già che questo nuovo ambiente
mi piacerà. La scuola l'ho scelta
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io e le materie mi piacciono. So
che adesso si fa sul serio e si inizia a costruisce il proprio futuro.
Non sono ammesse “poltronaggini”, apatie o negligenze. Secondo
me questo è ciò che stanno vivendo molti dei nuovi arrivati e
come consiglio ai prossimi posso
dire: «Non temete mai le nuove
esperienza, anzi affrontatele come affrontate ogni giorno della
vostra vita!»
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
A Mente Libera
rubrica poetica
--I-Ho aspettato
che facesse giorno,
solo per dirti che
la notte offre ombre
dove i baci
non sono gli stessi
se dati alla luce
del sole.
--II-A volte mi sveglio
con la voglia
di ricominciare.
E senza accorgermene
ho già voltato pagina.
--III-Ho salvato
quanto
ho potuto.
Ed ora amo
come
non avrei
mai creduto.
di Gerardina Orlando
Cristiano
Er prete,incalzante e severo,
predicava er perdono de Dio:
“è fondamentale,pe’ un cristiano vero
fa' come faccio pure io:
perdonate chi ve crea i mali,
non abbiate rimorsi maligni
siate sempre misericordiosi e leali,
siate sempre benigni!”
Er Don,mentre scendeva le scale co du' sore
cadde da 'no scalino all’ altri disuguale
costruito troppo alto per un errore
pe' na misura presa male.
“Perdonate l’ operaio scemo”
Je disse 'na sora porgendo la mano
e er prete,pieno de bonsenso cristiano,
disse steso sul terreno:
“se lo pio,io je meno”
Daniele Pacitti
De Gustibus
Rubrica culinaria a cura di Noemi Sgrigna
Muffin Cookie-Monster
A cosa servono gli scambi culturali? A scambiarsi le
ricette con i propri compagni tedeschi! La mia cara
amica Daniela mi ha insegnato a preparare questi bellissimi e buonissimi muffin durante la sua ultima visita qui in Italia. Il procedimento non è semplicissimo ma sono molto
scenografici!
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PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
INGREDIENTI (per 10 muffin)
150 g di cioccolato
120 g di burro
100 g di zucchero
225 g di farina
2 uova
1 cucchiaino di lievito
5 cucchiai di latte
COSA OCCORRE:
Ciotole e recipienti vari
Fruste elettriche
Un pennello
Pirottini di carta
zucchero a velo
farina di cocco
colorante blu
biscotti piccoli (ad esempio le "Gocciole Tribù")
PROCEDIMENTO
Mescolate gli ingredienti asciutti in una ciotola e, in un
altra, il burro,il latte e le uova. Unite i due composti e
aggiungetevi il cioccolato a pezzetti.
Mettete in forno preriscaldato a 180° C per 15 minuti
circa
Mentre i muffin cuociono preparate la decorazione:
mettete lo zucchero a velo in una tazza e aggiungete un
cucchiaino per volta di acqua finché il composto non
risulti liquido ma denso. Se pensate che la consistenza
sia troppo liquida basterà aggiungere ancora zucchero a velo. Unite il colorante e mescolate, ottenendo
un colore azzurrino. Le dosi della decorazione sono soggettive, aumentando o diminuendo la quantità di
zucchero o di colorante avrete un colore più o meno intenso.
Quando i muffin saranno cotti lasciateli raffreddare. Quindi con un pennello da cucina spalmatevi sopra
il composto di zucchero e colorante e impanateli nella farina di cocco.
Con le meringhe potete creare gli occhi e con piccole gocce di colorante le pupille. Gli occhi possono essere fatti anche con il marzapane ma è molto difficile da reperire nei normali negozi di alimentari.
Una volta completata questa fase, incidete con un coltello i muffin per creare l'apertura della bocca e inseritevi un biscotto. Cookie-Monster è il personaggio principale del programma per bambini "Sesame Street", nel quale compaiono anche i Muppet. Tradotto in Italia con il nome "Mostro Biscotto" si riconosce in ogni puntata per
la sua insaziabile fame che lo porta a divorare biscotti e, in mancanza di questi, qualsiasi oggetto anche
non commestibile
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PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
Markus Zusak:
La bambina che salvava i libri
a cura di Elisa Guidotti
È il 1939 nella Germania nazista.
La piccola Liesel Meminger è sul
treno che la condurrà a Monaco
dalla sua nuova famiglia adottiva
quando suo fratello muore improvvisamente e lei e la madre
sono costrette a seppellirlo in
fretta nella neve. È in questa occasione che ruba il suo primo libro – Il Manuale del Necroforo –
un libro che Liesel imparerà a
leggere con l’aiuto del padre
adottivo, Hans Hubermann, imbianchino di professione e suonatore di fisarmonica per passione, l’unica persona che riesce a
darle conforto quando la notte
gli incubi e i ricordi la tengono
sveglia.
Nella sua nuova città, Liesel diventa una vera e propria ladra di
libri quando ne sottrae uno ad un
rogo nazista, e da quel momento
le parole offrono alla bambina
una via di fuga dalla realtà di sofferenza che la circonda. Mentre
le sirene segnalano un possibile
bombardamento, seduta sul pavimento della cantina-rifugio,
Liesel si dà forza immergendosi
nella lettura, ed è sempre per
mezzo delle parole che trova un
punto di contatto con Max,
l’ebreo che la sua famiglia adottiva nasconde in cantina.
“La bambina che salvava i libri” è
un romanzo che ci permette di
osservare la Germania nazista da un
punto di vista nuovo, quello di una
bambina che, a soli
dieci anni, conosce
già la guerra, la sofferenza, la morte. Ed
è proprio la Morte a
raccontare questa
storia, la Morte che
ha una sua personalità, una sua visione
delle cose, la Morte
che si trascina per il
mondo a raccogliere
anime, la Morte che
è stanca di una
guerra che la costringe ogni giorno a
prendere con sé migliaia di persone e
che le fa dire: “ho
visto più eclissi di
quante vorrei ricordare”.
La Morte racconta la storia di
Liesel – una sola delle miriadi di
storie che si porta con sé – per
dimostrare che anche in mezzo
al disastro e alla sofferenza della
guerra si può trovare sempre un
po’ di gentilezza, un po’ d’amore
e un po’ di solidarietà tra le persone. Liesel e i suoi libri rappresentano una luce in mezzo al
buio, la speranza che non manca
nemmeno nei momenti più dolo15
rosi, la voglia di vivere, la forza
di coloro che continuano a combattere anche quando non resta
più niente.
“La bambina che salvava i libri” è
un romanzo che parla sì di guerra, di morte, di distruzione, ma è
soprattutto è la storia di come
una bambina che, ritrovata la
speranza nelle parole, la riporta
nel mondo, grazie alla propria
bontà d’animo e al proprio amore per gli altri.
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia
"-C'è il [lago di] Cocìto
-Cocito ergo sum! "
"Papa Giovanni Paolo Ventieesimo"
“Le autopsie preferenziali”
“Escono cervellini e si schiacciano in questa speculazione mentale”
"La legge del contrappasso è quando Dante passa
da un cerchio all'altro!"
Frammenti
a cura di Giulia Guidotti
Ancora un momento, ok?
Anni fa pensavo di sottoporre ogni donna attraente a un
particolare esame per stabilire se sarebbe stata la 'donna
della mia vita'. Pensavo che l'avrei guardata profondamente negli occhi, avvicinandole il viso. Più vicino, sempre più vicino, finché il mio occhio avrebbe toccato il
suo. Proprio toccato. Non solo le ciglia o le palpebre, ma i
globi oculari, l'iride e i dotti lacrimali. Naturalmente sarebbero subito sgorgate le lacrime. Il corpo è fatto così.
Ma noi non avremmo ceduto, non ci saremmo arresi ai
riflessi condizionati e alla burocrazia del corpo finché
non fossero emerse le immagini più offuscate e remote
delle nostre anime. Questo voglio ora. Vedere l'oscurità
che c'è nell'altro. Perché accontentarsi, Myriam? Perché
non chiedere, per una volta, di poter piangere con le lacrime di un altro?
David Grossman, "Che tu sia per me il coltello"
Contatti:
Internet: http://pigreko.it/
Email: [email protected]
Referenti: Federico Pellati e Silvio Manu
Grafica: Priscilla Raucci
Revisione testi: Sara Caracciolo
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