Pigreko Novembre 2012
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Pigreko Novembre 2012
PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. Pigreko Blaise Pascal di Pomezia Novembre 2012 http://prigeko.it "Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono" – Samuel Becket The end (?) di Ivan Procaccini Sono le 8 del mattino e lo staff studentesco incaricato di dirigere i lavori della manifestazione è in terribile ritardo così come lo è d'altronde l'impiegato di Jolly Music insieme con la sua batteria “Tamburo” presa in affitto dalla scuola per l'occasione. Insomma, tutto procede come previsto. Inizia il giro di appelli classe per classe. La scuola è un ronzio continuo. Arrivano i rappresentanti d'istituto, chi prima chi dopo. “Scusate il ritardo”, “Piero, buongiorno, me lo prepari un panino per dopo?”. Da fuori qualche urlo sovrasta il rumore generale: “me date 'na mano co' 'ste sedie!? 'nnamo 'npo'!”. Lo staff, finalmente riunito, si mette quindi all'opera. Arriva la batteria, che viene assemblata dai vari musicisti presenti, partiti all'assedio del palco in cortile dopo pochi minuti dallo squillo della campanella. Segue serie di rullate, assordanti un po' per tutti. L'avanzata dei lavori però, giunta quasi al termine, viene interrotta dalle prime gocce di pioggia. (Continua a pag.2) La scommessa del Pascal di Giulia Guidotti “L’ultima cosa che si pensa scrivendo un libro è sapere che cosa bisogna metter in principio” (Blaise Pascal). È stata la citazione da prima pagina del primo numero di Pigreko, a febbraio di quest’anno. Effettivamente, la parte più difficile del primo numero è stata proprio quella: l’organizzazione della prima pagina, tra colonne, fumetto, titolo, citazione. Ma la cosa forse ancora più difficile, e probabilmente la più divertente, è stata il titolo. (Continua a pag. 3) My Fair lady “L’azzurro” non è più di moda…“ e comunque prima dovevi verificare se era veramente azzurro, o se invece tendeva al verde rospo o era mogano perché si faceva troppe lampade.” (L’educazione delle fanciulle) di Ilaria Burattini Che cosa vogliano le donne? Molto probabilmente questa è una domanda che sfiora, almeno una volta nella vita, le celluline grigie del nostro gentil sesso le quali, non senza qualche difficoltà, riescono a raggiungere l’ardua meta convincendosi che sicuramente una paio di sorrisi o di ”oh, cercavo proprio te questa mattina!” potrebbero bastare, illudendosi che la loro dolce metà riesca ad interpretare i loro desideri più intimi. Sicuramente lo scioglimento totale dei ghiacciai, l’innalzamento delle maree, l’eclissarsi della nostra Stella arriverebbero in anticipo rispetto al tempismo e la perspicacia dei ragazzi di oggi. (Continua a pag. 5) di Sara Caracciolo 1 PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia The end(?) di Ivan Procaccini (Continua da pag. 1) Subito prendono il via voci di un possibile posticipo della giornata. Ma, nel pessimismo generale, il vicepreside Russo rassicura: “non c'è da preoccuparsi, è uno sgrullone di passaggio”. Scettici i ragazzi del service d'amplificazione, indifferenti i batteristi e i chitarristi, che rintanatisi in palestra si cimentano senza problemi in una piccola jam session, alla fine così è: dopo pochi minuti il nuvolone nero che sovrastava l'edificio scolastico, seppur lentamente, si sposta per far spazio a qualche raggio di sole. Tutto viene riposizionato sul palco, e con più d'un'ora di ritardo sulla tabella di marcia, la manifestazione ha inizio. Conducono a braccio il sottoscritto e la professoressa Antonini, tornata al comando dell'evento dopo il successo della manifestazione di chiusura dell'anno passato. Il primo “ospite” sul palco è Daniele Fazio, che legge il suo discorso introduttivo per la giornata e conclusivo per l'annata. L'ambivalenza costruisce un pathos significativo per tutti, o quasi. Segue il primo dei numerosi stacchi musicali, performance di solisti o gruppi in formazione completa che accompagnano la lunga successione di premiazioni sportive, “matematiche, fisiche e latine” e presentazioni di progetti vari. Si succedono sul palco professori e studenti con volti sorridenti e rilassati, come a rendere ufficiale la confidenzialità che si nasconde dietro l'apparente formalità tra le due figure. C'è spazio anche per l'intervento del- 2 l'assessore alla cultura del comune di Pomezia, che si complimenta con la scuola per l'ottimo lavoro portato avanti durante l'anno. In questo modo, tra ringraziamenti, coppe e schitarrate l'ultima mattinata scolastica dell'anno si avvia al termine. A concludere il programma, prima dell'inizio della tradizionale battaglia d'acqua, uova e farina che inevitabilmente, dai primi focolai interni, si propaga per il piazzale e le vie intorno alla scuola, il discorso dei rappresentanti degli studenti, che presentano innanzitutto la redazione completa del giornale scolastico Pigreko. I quattro, provati dall'impegnativo percorso affrontato nei mesi precedenti, ma non per questo insoddisfatti dell'esperienza vissuta, riversano poi le loro emozioni sui pochi studenti rimasti seduti davanti al palco. Con un piccolo applauso si chiude pertanto un altro anno per il nostro Liceo. Un altro anno di quelli che mai torneranno, poiché mai, nel bene e nel male, ci lasceranno soli. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia La scommessa del Pascal di Giulia Guidotti (Continua da pag.1) Tra le decine di proposte, tra cui quelle raccolte nell’indimenticabile scatola al piano terra (nella quale si sono trovate le cose più improbabili), a sorpresa abbiamo scelto il titolo che meglio racchiudesse le due “anime” del Pascal: scientifico e classico. Chi meglio del π, protagonista tanto della geometria analitica quanto delle versioni di greco, poteva adattarsi allo scopo? Così è nato Pigreko (e scommetto che nessuno di noi “pigrekini” o “diurnarii”, come ci definisce Ivan, sostituirebbe questo titolo con un altro della lista). Questo numero “di transizione” tra i due anni, che è un po’ l’ultimo del 2011/2012, un po’ (e soprattutto) il primo del 2012/2013 (anche a causa del posticipo)… è per me l’ultimo numero. Potrà sembrare una cosa semplice, la direzione di un giornalino scolastico, ma non lo è stata. Come dimenticare i pomeriggi a implorare il volere divino che il computer di Francesco rinsavisse e ci restituisse sano il nostro giornalino, le serate ad aspettare l’ultimo articolo senza il quale non si poteva pubblicare (e si sfasava tutta la grafica), e il momento topico in cui avevi tutto pronto ma non il “tecnico” Matteo disponibile per mettere il neonato online (e fu così che fui costretta ad imparare a usare wordpress), e tutte le volte che io e Federico ci siamo fatti odiare da mezza redazione con il consueto “Giornalisti, oggi è il 13, vi ricordiamo che gli articoli sarebbero da inviare entro il 13”. Ma Pigreko è 3 stato anche amicizia e risate. Le riunioni-pizzate a casa Pellas resteranno il mio ricordo più bello di Pigreko – e tra i più belli del Pascal – con le discussioni giornalistiche intervallate da eterni off-topic, i duetti di chitarra, i turni per parlare presi con un orsetto dal nome che è meglio censurare (non sarebbe la prima cosa a malincuore censurata in Pigreko; ma siamo pur sempre un giornalino scolastico), la scala “apribile” che rendeva la sala riunioni più simile al sotterraneo di Batman. Come scrisse Priscilla nell’album di Facebook che testimonia tutta la serietà di noi giornalisti… “Pigreko is fun”. Pigreko ci ha fatti divertire, ma ci ha anche resi orgogliosi. Molti di noi hanno avuto la soddisfazione di ricevere i complimenti per un articolo da un insegnante o addirittura da un genitore, il numero di maggio si è trovato coinvolto in un esame di maturità, i fumetti di Sara sono esposti in bella vista in vicepresidenza. Noi pigrekini non siamo gli unici ad amare Pigreko. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Ringrazio tutti gli alunni, i prof e i genitori che hanno scritto per Pigreko, ovvero: Alessio Molinari Antonio Curcio Antonio Pellati Carmine Puglisi Claudia Adamczuk Claudia Voto Costanza Cicero Daniele Pacitti Denise Minghelli Domenico Cerrato Elisa Guidotti Enrica Dal Zotto Federico Pellati Francesco De Dominicis Gerardina Orlando Giulia Marandola Ilaria Burattini Ivan Procaccini Luca Albertini Martina Federico Mattia Coloma Mila Andreani Noemi Sgrigna Priscilla Raucci Sara Caracciolo Sara Giannessi Sara Marrone Silvio Manu Valerio Iannantuono Un particolare ringraziamento per questo primo anno di Pigreko va in particolare a: - Federico Pellati, che il giorno in cui siamo diventati co-referenti ancora non sopportavo; buona continuazione con Pigreko con il nuovo co-referente; grazie per aver messo a disposizione di tutti il tuo tempo, la tua sala/Bat-caverna e il tuo campone verde. - Francesco De Dominicis, un supereroe che nel giro di poche ore è in grado di fare dieci pagine di grafica di giornalino, organizzare una vertenza sindacale e trovare il tempo per studiare e finire gli esercizi di fisica (e il vero gesto da supereroe è che in tutto questo i risultati dei problemi gli vengono); grazie, oltre che per il grandissimo lavoro con la grafica, anche per aver tanto pesantemente insistito con l’idea del Pigreko a colori, una vera ossessione; solo dopo che abbiamo ceduto alle tue insistenze ci siamo resi conto che era una grande idea (Pigreko a colori è tutta un’altra cosa) - Silvio Manu, che dopo aver ricevuto tanto “piacere” da Pigreko prenderà il mio posto… Buon lavoro! - Matteo Filippi, tecnico informatico tuttofare della scuola, e 4 quindi anche creatore del sito di Pigreko - Priscilla Raucci, che da brava padawan ha assistito Francesco negli ultimi numeri di Pigreko e ora ne potrà essere degna erede e prosecutrice del suo lavoro grafico Pigreko è stato, è e sarà un’avventura. E io sono orgogliosa di averne preso parte. Giulia P.S. Ho scritto questo articolo piuttosto sentimentale (lo riconosco) in sala d’attesa dal dottore, pertanto ringrazio anche la signora numero 79 per avermi superato in fila consentendomi di finirlo con tutta calma. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia My Fair Lady di La Ragazza dalla Sciarpa Verde (Continua da pag.1) Le donne devono arrendersi: anche la scienza lo dice. Ebbene si! Secondo il Monesi, di cui usufruiscono le tante e sventurate anime della Facoltà di Medicina, è vero che il cervello maschile consta di 21 miliardi di neuroni contro i 19 miliardi di quello femminile, ma è pur vero che questa “deficienza” permette una maggiore interconnettività neuronale. Come se il cervello maschile avesse in capo un grande groviglio, un grande batuffolo di lana e stesse aspettando che la vecchietta di turno venga a risolvere la trama. Tuttavia nella maggior parte dei casi, la gentile signora è impegnata nel bere il suo tè perciò arriva il suo sostituto: quel pasticcione del Signor Gatto (ovviamente senza gli stivali)… che invece di aggiustarlo, con quel gomitolo ci gioca! E allora, ladies and gentlemen, chi sarebbe il più confuso? Sarebbe, certamente, un’eresia il pensare che le donne siano gli esseri meno complicati. Insomma tutti i giorni si sente esclamare: ”eh, sai amico, è una donna ..chi la capisce??” oppure: “ah, le donne … lunatiche. Si capiscono solo tra di loro.”. Bisogna ammettere che la natura delle donne ha forgiato in loro grande capacità di immaginazione, di dedizione e cura dell’altro e di grande speranza e coraggio fino ad accorgersi che “oh, cercavo proprio te questa mattina” non voleva dire “oh, che bello riaverti qui. Aspettavo da giorni di rivederti, di parlarti e ammirare il tuo sorriso!” NO. NO. NO. In realtà quell’esemplare di homo sapiens sapiens intendeva letteralmente e praticamente: “oh , cercavo proprio te questa mattina… per fare le fotocopie, o per copiare i compiti di matematica.. o ti ricordi quel caffè che mi dovevi?“. Così la discendente di Eva non potrà far altro che passare le giornate a fare le fotocopie, a far copiare i compiti di matematica e ad offrire caffè o quel che si voglia e a cantare insieme a Bridget Jones: ”all by my self don’t wanna be!” fino a che i vicini spazientiti da quello stridio non busseranno alla sua porta dicendo“ Cercavamo proprio lei questa sera… “. Unico modo di concludere la serata consisterà, arrivate a questo punto di pseudo-delirio, nell’ affogare tutto il dispiacere e la vergogna in un barattolo di gelato al cioccolato, unico compagno fedele, spacciatore di sero- 5 tonina. Sin da piccoline ci hanno insegnato a sognare un Principe azzurro, un prototipo di uomo molto vicino all’utopia, capace di esaudire ogni nostro desiderio, di leggere nel pensiero e di aprire la portiera di una carrozza che nei nostri sogni non avrebbe mai osato ri-trasformarsi in una zucca. Tuttavia col passare del tempo la metamorfosi tanto temuta avviene assieme allo svanire di quella presunta facoltà sensitiva. Ci si accorge che, per almeno un quarto della nostra esistenza, si è state miopi, che la lampada di Aladino è sempre stata nascosta nella manica del nostro vestito: è così che quell’azzurro ora appare più sbiadito, perdendo qualsiasi attrattiva e diventando alla stregua di una maglietta bucata per la quale non vale la pena perdere del tempo prezioso per rammendarla. Le principesse coi pantaloni, che negli anni precedenti naufragavano nel mare dell’illusione, ora comprendono che a realizzare i loro desideri di felicità non sarà di certo un Prince Charming bensì loro stesse, la loro libertà. Quello che vogliono non sono le false promesse, l’ostentata galanteria, “l’apriportiera” di una rossa fiammante ma qualcuno che risponda alle loro domande, qualcuno che “le chieda : come stai? Tutto lì. A me quello che manca di più al mondo è proprio uno che mi chieda come sto. Perché sono sempre io a chiederlo agli altri e a occuparmi del loro benessere.” (cit. Luciana Littizzetto). Non è necessario Il Principe, basta il Pirata. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Consigli per vivere meglio di Silvio Manu Vorrei riuscire a scrivere qualcosa che possa aiutare chiunque legga queste righe. Siamo giovani, cresciamo in un mondo che pensiamo di conoscere ma che non conosceremo mai finché non avremo il nostro bagaglio di esperienze. Ci sono tantissimi modi per affrontare la vita, ognuno comporta sacrifici e ottiene ricompense in cambio, dicono che funziona quasi sempre così. Non sono un guru della vita, non sono nessuno per dare consigli, però qui di seguito elenco qualcosa che ho potuto osservare fino ad oggi nella mia vita. Sono dell’opinione che siamo tutti più simili tra noi di quanto si pensi. Alcune cose potrebbero sembrare contraddittorie, altre non vere per alcuni, altre sembrano banali ma l’importante è lasciare aperta la mente ad un confronto di opinioni. 1. Stringi la mano alle persone con fermezza e sicurezza. Dopo l’impressione visiva , questa è la seconda impressione che ha di te una persona appena conosciuta. 2. Guarda le persone negli occhi. 3. Canta sotto la doccia. 4. Sii curioso. Approfondisci quel che ti piace, ne vedrai i frutti. 5. Colpisci per primo e colpisci duro. 6. Mantieni i segreti. 7. Non arrenderti con nessuno al primo tentativo, i miracoli avvengono ogni giorno. 8. Accetta sempre un aiuto. 9. Sii coraggioso. Anche se non lo sei pretendi da te stesso di esserlo. Nessuno può vedere la differenza. 10. Fischia! 11. Evita commenti sarcastici in momenti inopportuni. Detto in altre parole : “ datte na regolata” 12. Scegli bene la tua compagna di viaggio in questa vita. Da questa scelta conseguirà il 90% della tua felicità e della tua tristezza. 13. Dimostra di essere amichevole con chi è timido. 14. Presta solo i libri che non ti interessa riavere indietro. 15. Non privare mai nessuno della sua speranza, potrebbe essere tutto quello che ha. 6 16. Quando giochi con i bambini, falli vincere . 17. Dai alle persone una seconda possibilità sempre, ma mai una terza. 18. Sii romantico. 19. Diventa la persona più positiva ed entusiasta che conosci. 20. Rifletti e rilassati. Fatta eccezione per questioni di vita o di morte, niente è così importante come appare a prima vista. 21. Non permettere al cellulare di interrompere momenti importanti. E’ lì per nostra comodità, non di chi ci chiama. 22. Impara a perdere. 23. Impara a vincere. 24. Pensaci due volte prima di dire un tuo segreto ad un amico. 25. Quando qualcuno ti abbraccia lascia che sia lui/lei a lasciare la stretta per primo. 26. Impara ad essere modesto. 27. Impara a guardare. La vita è più semplice di quanto si pensi, diventa difficile quando ci si convince che lo sia. 28. Fai attenzione alle persone che non hanno nulla da perdere. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia 29. Non tagliare i ponti. Potresti essere sorpreso da quante volte ti capiterà di dover riattraversare lo stesso fiume. 30. Vivi la tua vita senza riempirla di rimpianti. 31. Lascia la tua impronta nei cuori delle persone. 32. Non esitare di dimostrare il bene a qualcuno. 33. Nessuno ce la farà da solo per sempre. Ricambia il favore a chi ti è stato accanto nei momenti difficili. 34. Costruisci il tuo carattere, non farlo costruire a chi ti circonda. 35. Anche se per pochi minuti, fai visita ad amici e parenti che si trovano in ospedale. 36. Comincia ogni giorno con della musica che ti piace. 37. Ogni tanto fermati ad ammirare i panorami che ti circondano. C’è sempre della magia nascosta. 38. Mostra rispetto per chi lavora per vivere, a prescindere da quale sia il suo lavoro. 39. Regala dei fiori a chi vuoi bene, puoi anche pensare dopo al motivo. 40. Diventa l’eroe di qualcuno. 41. Ringrazia per il pranzo o per la cena quando sei a casa di qualcun altro. 42. Ricordati che la maggior parte del successo nel lavoro sta nel saperti relazionare con le persone. 43. Non aspettarti che la vita sia sincera. 44. Resta a testa alta quando gli altri cercano di buttarti giù. Thom 1 Osservava dalla finestra che dava sulla strada principale del paese migliaia di figure che scorrevano freneticamente in tutti i versi, alternandosi al traffico sempre picaotico dell'ora di punta. Qualche motorino cercava insistentemente di farsi strada nel muro di macchine che ogni giorno, da anni, veniva a crearsi. In effetti, non c'erano quasi pipersone, in giro, ma macchine, macchine ovunque. Alcune a piedi, altre a due o quattro ruote. Riflettendo, si poteva trovare pivita nell'uomo che, per elemosinare qualche soldo, lavava i vetri delle macchine a ruote che nelle macchine stesse. Nell'osservare la scena, 45. Non indietreggiare per quello che sei, ma per quello che pensi di non essere. 46. Se sorridi significa che stai facendo qualcosa di giusto per te stesso. 47. Impara a non essere possessivo. 48. Tu sei il riassunto delle tue esperienze in questa vita. Più esperienze farai, più interessante sarà la tua vita. 49. N o n a v e r p a u r a d i cambiare.La vita cambia da un giorno all’altro, ci sarà sempre un nuovo inizio e una nuova fine. 50. L’equilibrio è la chiave della serenità quasi sempre. di Federico Pellati ebbe un flash nella sua mente, che lo rimanda al periodo della sua infanzia. Fin quando viveva con i genitori, era solito passare la notte della vigilia di natale con i parenti che, per un breve periodo, dimenticavano l'esistenza di qualsiasi lavoro, impegno o distrazione. Si chiedeva se ancora, nelle famiglie medie, esistessero tali dimostrazioni di amore fraterno fra le persone, seppure dettato da falso, ipocrita ed imposto buonismo. Alquanto amareggiato, nel silenzio che caratterizzava la sua solitudine domestica, andò in cucina e aprì lo sportello più esterno della dispensa. Tirò fuori due fette di pane in cassetta e, un po' svogliatamente, un po' a fatica, arrivò fino al frigo e prese il cartone del latte. Si sedette al tavolo, e alternando sguardi persi nel vuoto a pensieri confusi e indefi7 niti, passò circa un ora a fissare il vuoto prima di finire la colazione e pulire il tavolo. Demotivato e demoralizzato da quello sprazzo che anticipava la realtà che lo circondava, tornò letto con il preciso intento di riaddormentarsi il più in fretta e il più a lungo possibile. Era convinto (anzi, come diceva spesso fra se e se, consapevole) dell'esistenza di un universo quantificabile e definibile accessibile tramite il sonno, visibile da un terzo occhio, un occhio interno, l'occhio dell'interiore. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Migliaia di docenti in strada a urlare “No al concorso”. Ed è silenzio tra i media di Claudia Adamczuk Roma, 22 settembre. Un corteo di migliaia di manifestanti partito da Piazza dell'Esquilino scende in strada. A gridare il loro disappunto sono i professori precari, sostenuti dai colleghi e dagli studenti. E' l'ennesimo tentativo di far sentire la propria voce, la voce di chi, dopo una vita di studio e di sacrifici, è stato privato dal suo diritto di lavoro. I docenti si sentono nuovamente ingannati dal bando di concorso voluto dal Ministro Profumo, che dietro un'apparente meritocrazia, costringe a essere posti sotto esame professori che si sono già guadagnati il diritto ad ottenere una cattedra. Tra loro infatti sono presenti i docenti che hanno vinto meritatamente il concorso del '99, ma anche quelli che hanno frequentato le SSIS (Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) e che per due anni hanno frequentato un corso di formazione e un tirocinio. I manifestanti hanno marciato tra vari slogan ("Monti, Profumo, i pro- fessori veri promuovono la scuola non salvano i banchieri!") fino alla Bocca della Verità dove hanno fatto un sit-in e hanno proposto varie idee su come affrontare la lotta. La protesta si è svolta in modo pacifico ma non sono mancati momenti di tensione quando le Forze dell'Ordine hanno fatto pressione ad un manifestante che indossava un manifesto con l'immagine di Napolitano, accompagnata dal titolo del libro di 8 Sean Paul Sartre "La nausea". Ma i media più seguiti continuano a tacere, lo stesso giorno hanno preferito mandare in onda un servizio sugli alberi secolari, e non hanno minimamente accennato agli sforzi dei professori. E intanto molti italiani, sentendosi deboli individualmente, continuano ad aspettare sulle loro poltrone, in attesa di unirsi ad un movimento collettivo che credono inesistente. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Batman: il ritorno del Cavaliere Oscuro Di Francesco De Dominicis Se c’è una cosa in cui Cristopher Nolan è stato particolarmente bravo nell’ultimo film è dividere la critica. Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno ha visto un accavallarsi di commenti di ogni sorta da parte dei “cultori” del cinema, che ovviamente non potevano lasciarsi sfuggire l’occasione di cercare significati nascosti e manifestazioni dell’inconscio anche in questa pellicola. Eccolo quindi definito un film “per filosofi” da Natalia Aspesi (la Repubblica), un film dove “la creatura ha preso la mano al creatore” secondo Fabio Ferzetti (il Messaggero), la “costruzione magniloquente ed elegiaca di un mausoleo nel nome del personaggio che dà il titolo al film” per Federico Gironi (Coming Soon). Tutto questo mentre si setaccia ogni singolo fotogramma alla ricerca di significati politici, di destra o di sinistra che siano, fino a ritrovarci con frange che definiscono il film “fascista” e altre che lo vedono addirittura come un film in grado di dimostrare che la rivoluzione proletaria è possibile (vedi il commento di Roberto Silvestri sul Manifesto). Cominciamo comunque con ordine. Sono passati otto anni dalla sconfitta di Joker e dalla morte di Harvey Dent (aka Due Facce). Accusato di tutti i crimini commessi in realtà da Dent, Batman è ormai sparito dalla circolazione, e la sua controparte, l’eccentrico miliardario Bruce Wayne (Christian Bale), non mostra più la sua faccia in pubblico da anni. Tutto cambia quando Selina Kyle, l’abilissima ladra conosciuta come Catwoman e interpretata da Anne Hathaway, ruba fingendosi cameriera una collana di perle da casa Wayne. La collana però apparteneva alla madre di Bruce, ed il miliardario preferisce tornare nel mondo piuttosto che perdere il gioiello. Ben presto però Bruce realizza che non è tanto Catwoman che deve temere, quanto un mercenario, Bane (Tom Hardy), appena arrivato a Gotham e con un diabolico piano pronto a mettere in atto manovrando il malcontento generale delle persone di Gotham City, ormai sull’orlo della disperazione a causa della crisi economica. Per Batman è quindi arrivato il momento di tornare nuovamente in azione, ma questa volta non dovrà fare i conti con Bane quanto con sé stesso, che non è mai riuscito a superare la morte di Rachel otto anni prima. In “appena” 167 minuti Cristopher Nolan condensa una storia molto vasta, fitta di sotto-trame, personaggi secondari e mutamenti psicologici, dove tutti questa volta faranno i loro errori e dovranno pagare per essi, inclusi coloro che sembravano quasi “immuni” ad essi, come il com9 missario Jim Gordon (Gary Oldman), il fido maggiordomo Alfred Pennyworth (Michael Caine) e lo stesso Bruce Wayne, che potremmo quasi dire che di errori ne fa fin troppi. Tutto questo enfatizzato da una colonna sonora di prim’ordine, forse una delle meglio riuscite di Hans Zimmer. È solo a livello di critica, come accennavamo all’inizio, che Batman crea, potremmo dire, “un polverone”. Da un lato viene spontaneo il confronto con il secondo film della trilogia, Il Cavaliere Oscuro. Creare un nuovo lungometraggio in grado di eguagliare il predecessore era già in partenza un obiettivo di non poco conto. Ed i critici si sa, sono sempre eccezionali nel trovare difetti in ogni cosa. In secondo luogo la trama molto complessa, per certi versi quasi inadatta ad essere racchiusa in un unico film, non è riuscita a sviluppare appieno determinati punti. Ecco quindi nascere diverse interpretazioni, prima sul piano psicologico e poi su quello politico. Il legame con Inception è d’obbligo per i critici: aver fatto nel 2010 un film così incentrato sull’inconscio umano non può non aver influenzato la conclusione della trilogia del cavaliere oscuro. E per certi versi hanno anche ragione, perché qua non abbiamo più uno psicopatico, animato solo dalla sua follia, ma un cattivo che crede in qualcosa, in grado di far cadere un’intera città non solo sul piano pratico, ma anche in quello più intimo, scuotendo gli animi e direzionandoli a piacimento. Le riflessioni psicologiche sono molto frequenti, danno un forte spessore ai personaggi rendendoli più realistici. I riferimen- PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia ti a Inception però finiscono qui: Batman è Batman, e sarebbe sbagliato cercare di legare più del dovuto due film molto diversi tra loro. Il piano politico è ancora più complesso. Da un lato il riscatto del popolo, che cerca di uscire dalla sua condizione di degrado aggrappandosi a quella che sembra l’unica ancora di salvezza, Bane. Dall’altro le esecuzioni sommarie, i processi farsa ed i controlli a tappeto, che richiamano i momenti più bui del Terrore giacobino o della Rivoluzione Russa. Come definire allora politicamente Batman? Di destra o di sinistra? Christopher Nolan è stato chiaro a riguardo: in nessuno dei modi. Il suo Batman è un qualcosa di pura fantasia, che non vuole toccare in alcun modo i temi politici. Perciò niente “Batman fascista” o “Batman avanguardia del proletariato”, come hanno scritto su internet o sulle varie testate giornalistiche: anche a cercarle le critiche sarebbero rivolte in entrambe le direzioni. Arriviamo quindi alla domanda cruciale: quale è il significato del film? È un semplice film di supereroi o un film “per filosofi”? Tendenzialmente la prima: stiamo parlando di un film piacevole da vedere, che deve far passare una bella serata in compagnia degli amici, non creare un dramma esistenziale. Tendenzialmente però. Anche in un film del genere non possono mancare riferimenti a situazioni ed avvenimenti fin troppo reali, come abbiamo avuto modo di vedere. I cinefili di tutto il mondo, comunque, non si sono di sicuro posti tutti questi problemi prima di andare a vederlo, e tutt’oggi Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno sta segnando incassi da record in tutto il mondo. Decisamente un ottimo risultato per Bruce Wayne e l’Uomo Pipistrello. The musical box Rubrica musicale a cura di Mattia Coloma Audioslave Album: Audioslave Artista: Audioslave Etichetta: Epic Record Genere: Hard Rock, Rock Alternativo, Grunge Anno: 2002 Personnel: Voce: Chris Cornell; Chitarra: Tom Morello; Basso: Tim Commerford; Batteria: Brad Wilk. Quando si parla di “supergruppo” in ambito musicale ci si riferisce ad un gruppo o ad una band formata da componenti o rinomati per il proprio talento o già famosi perché attivi in altre formazioni. Ed è proprio il caso degli Audioslave: formato dalle ceneri degli ex Rage Against The Machine (Tom Morello, Tim Commerford, Brad Wilk) e dei Soundgarden (Chris Cornell). “Audioslave”, omonimo e primo album del gruppo eredita da queste discendenze le potenti ritmiche targate Wilk/Commerford, l’esplosività ed originalità di Morello e la voce aggressiva e tagliente di Cornell. A primo impatto colpisce particolarmente quanto gli artisti, seppur prove- nendo da realtà diverse (Soundgarden di stampo Grunge e Rage Against The Machine quasi Rapcore), riescano a concepire un prodotto del tutto omogeneo come se fossero una band con anni di produzione alle spalle. Particolarmente interessante come gli Audioslave riescano a trovare un punto d’incontro tra le straordinarie idee di Morello e la vena melodica di Cornell; escono da questo brillante connubio pezzi di incredibile fattura come Like a Stone, I Am The Highway, Shadow of The Sun, The Last Remaining Light e Getaway Car; tutto ovviamente accompagnato dalla solita pesante ritmica del duo Wilk/Commerford. I pezzi rimanenti sono un concentrato di potenza tra riff potentissimi (Show me How to Live, Set It Off, Light My Way ecc.) e assoli di Morello in cui domina 10 l’estro e l’originalità del chitarrista statunitense. Vale la pena soffermarsi, oltre che sui singoli estratti, su un brano in particolare: Bring Em Back Alive, che personalmente ritengo il miglior brano del disco in quanto rappresenta l’anima, la sintesi del gruppo: l’assolo di Morello, la linea di basso, la ritmica serrata e l’incredibile voce di Cornell sono veramente la sintesi di quello che può essere definito “supergruppo”. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia The Doors live di Sara Giannessi Ray Manzarek e Robby Krieger, rispettivamente tastierista e chitarrista del leggendario gruppo dei Doors, a Roma, nel 2012, un evento che forse neanche loro credevano mai di vivere quando erano agli inizi della loro carriera, ed io ero là, ad assistere all’entrata in scena di nomi storici della storia del Rock e della musica in generale. Probabilmente non dispongo di parole abbastanza forti ed evocative per descrivere un evento di tale importanza e tanto meno tutte le emozioni che ho provato al momento e che accompagneranno questo ricordo per tutta la vita. Tutto è iniziato con un’attesa estenuante e carica di eccitazione, che è giunta al culmine durante le due ore di concerto, in cui la band ha suonato 14 dei pezzi più famosi dei Doors originali, naturalmente in maniera straordinaria, al massimo delle capacità di quegli artisti incredibili. Il merito che più gli va riconosciuto è quello di aver saputo rievocare l’atmosfera dei mitici anni ’60, in cui la band era al massimo del suo splendore e della sua fama. Solo la consapevolezza della morte di Jim Morrison ha fatto sì che non cadessi nel passato, ma molto spesso, lasciandomi trascinare dalla musica, dall’atmosfera e anche dalla voglia di (ri)vivere quei giorni, mi sono staccata dal presente per essere catapultata negli anni più belli per la musica. Addirittura in un momento, giusto un attimo, uno strano gioco di luci ha riportato Jim sul palco, in mezzo alla musica che tanto amava, in mezzo ai suoi fan, nel suo mondo. Ma la sua presenza è rimasta costante per tutto il concerto, sia per la sua assenza che per posto che occupa nel cuore e nella mente di tutti i suoi fan. E sono sicura che al termine delle presentazioni della band- sapete, Ray che dice (in inglese ovviamente): e alla chitarra Robby Krieger, il miglior chitarrista con cui io abbia mai suonato, ecc ecc - tutti quelli che erano là abbiano aggiunto, tra sé e sé: e Jim Morrison, nei nostri cuori. Ma ora torniamo ai protagonisti di questa serata: Ray e Robby, semplicemente gli stessi fantastici, mitici musicisti che hanno portato i Doors a essere quello che sono, cioè un gruppo portante del rock. Anche il resto della band era straordinaria, e il cantante somiglia a Jim sia nella voce che fisicamente. Tra i loro meriti va sicuramente inserito quello di aver saputo capire e apprezzare il pubblico romano, cosa non sempre facile. Così il pubblico cantava insieme al gruppo quando i pezzi lo permettevano, come è 11 successo per Roadhouse Blues, pezzo di apertura, che ha scatenato urla di delirio e applausi a non finire, Five to One, Touch me e altri pezzi tra i più coinvolgenti; quando invece i brani lo richiedevano, i fan si chiudevano in un silenzio religioso e adorante, durante Riders on the storms o l’assolo di Light my fire. Purtroppo però tutto giunge a una fine, e è arrivato il momento in cui la band ha posato gli strumenti, per lasciare il palcoscenico. Nessuno del pubblico voleva credere che fosse la fine, e abbiamo richiamato gli artisti sul palco al grido “MORE! “. Ci hanno accontentato. Prima di lasciare definitivamente il palco e il pubblico di Roma, i Doors si sono “gustati” 10 minuti di applausi, urla, affetto, per poi sparire dietro le quinte. Dopo aver sprecato parole e parole a cercare di descrivere tutto un mondo che la musica è in grado di creare, mi accorgo che su eventi così c’è troppo da raccontare e molto di più da conservare per tutta la vita. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Nuova scuola….nuove esperienze di Massimiliano Marino Il mio primo giorno di scuola alle superiori, credo che me lo ricorderò a lungo. Dopo tre anni di medie, adesso ho fatto il salto, sono entrato in un altro ordine di studi, sto diventando grande. Devo confessare che la notte prima ho dormito meno del solito, dato che l'ansia e la preoccupazione mi hanno disturbato il sonno. La mattina sono arrivato nel cortile della scuola ben prima del suono della campanella in uno stato d'animo che oscillava tra l'angoscia e l'euforia. Dovevo orientarmi, capire, individuare l'aula della mia nuova classe, familiarizzare con nuovi regolamenti e nuove abitudini. All'inizio mi sono sentito un po’ spaesato, fra tutte quelle voci e volti nuovi e quella frenetica concitazione da primo giorno di scuola. Gli altri ragazzi sembrano tutti così più intelligenti e maturi di me! Ho già paura di rimanere indietro. Con qualcuno, comunque, oramai ho già stretto una seppur abbozzata forma di amicizia che spero si possa sviluppare nel prossimo futuro. I gruppi si sono formati, ma ancora ci stiamo studiando. Penso che sarebbe bello se affrontassimo questo nuovo anno scolastico collaborando tut- ti insieme a superare le difficoltà, facendo lega comune contro gli ostacoli. La competizione fra ragazzi va bene, ma la solidarietà e la collaborazione secondo me sono ancora più importanti. Cercherò di comunicare anche agli altri questo mio pensiero, cominciando magari dal mio nuovo compagno di banco. Malgrado le mie preoccupazioni, come tutti i primini mi sto iniziando ad abituare alla nuova scuola. Io più che sull'intelligenza, punto sull'impegno, diciamo che il mio è un atteggiamento sportivo: la scuola è il mio campionato e so che se voglio essere promosso, devo impegnarmi al massimo. I nuovi professori, alcuni con un'aria davvero autorevole, un po' mi intimoriscono. Mi sembrano diversi dagli insegnanti delle medie e che trattino noi ragazzi in modo diverso, più distaccato e severo. Ma forse è soltanto una mia paranoia, un mio delirio di persecuzione generato dal trovarmi in una situazione completamente nuova. Mi hanno detto che sono più esigenti, ma questo l'avevo messo in conto. Passato oramai un mese so già che questo nuovo ambiente mi piacerà. La scuola l'ho scelta 12 io e le materie mi piacciono. So che adesso si fa sul serio e si inizia a costruisce il proprio futuro. Non sono ammesse “poltronaggini”, apatie o negligenze. Secondo me questo è ciò che stanno vivendo molti dei nuovi arrivati e come consiglio ai prossimi posso dire: «Non temete mai le nuove esperienza, anzi affrontatele come affrontate ogni giorno della vostra vita!» PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia A Mente Libera rubrica poetica --I-Ho aspettato che facesse giorno, solo per dirti che la notte offre ombre dove i baci non sono gli stessi se dati alla luce del sole. --II-A volte mi sveglio con la voglia di ricominciare. E senza accorgermene ho già voltato pagina. --III-Ho salvato quanto ho potuto. Ed ora amo come non avrei mai creduto. di Gerardina Orlando Cristiano Er prete,incalzante e severo, predicava er perdono de Dio: “è fondamentale,pe’ un cristiano vero fa' come faccio pure io: perdonate chi ve crea i mali, non abbiate rimorsi maligni siate sempre misericordiosi e leali, siate sempre benigni!” Er Don,mentre scendeva le scale co du' sore cadde da 'no scalino all’ altri disuguale costruito troppo alto per un errore pe' na misura presa male. “Perdonate l’ operaio scemo” Je disse 'na sora porgendo la mano e er prete,pieno de bonsenso cristiano, disse steso sul terreno: “se lo pio,io je meno” Daniele Pacitti De Gustibus Rubrica culinaria a cura di Noemi Sgrigna Muffin Cookie-Monster A cosa servono gli scambi culturali? A scambiarsi le ricette con i propri compagni tedeschi! La mia cara amica Daniela mi ha insegnato a preparare questi bellissimi e buonissimi muffin durante la sua ultima visita qui in Italia. Il procedimento non è semplicissimo ma sono molto scenografici! 13 PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia INGREDIENTI (per 10 muffin) 150 g di cioccolato 120 g di burro 100 g di zucchero 225 g di farina 2 uova 1 cucchiaino di lievito 5 cucchiai di latte COSA OCCORRE: Ciotole e recipienti vari Fruste elettriche Un pennello Pirottini di carta zucchero a velo farina di cocco colorante blu biscotti piccoli (ad esempio le "Gocciole Tribù") PROCEDIMENTO Mescolate gli ingredienti asciutti in una ciotola e, in un altra, il burro,il latte e le uova. Unite i due composti e aggiungetevi il cioccolato a pezzetti. Mettete in forno preriscaldato a 180° C per 15 minuti circa Mentre i muffin cuociono preparate la decorazione: mettete lo zucchero a velo in una tazza e aggiungete un cucchiaino per volta di acqua finché il composto non risulti liquido ma denso. Se pensate che la consistenza sia troppo liquida basterà aggiungere ancora zucchero a velo. Unite il colorante e mescolate, ottenendo un colore azzurrino. Le dosi della decorazione sono soggettive, aumentando o diminuendo la quantità di zucchero o di colorante avrete un colore più o meno intenso. Quando i muffin saranno cotti lasciateli raffreddare. Quindi con un pennello da cucina spalmatevi sopra il composto di zucchero e colorante e impanateli nella farina di cocco. Con le meringhe potete creare gli occhi e con piccole gocce di colorante le pupille. Gli occhi possono essere fatti anche con il marzapane ma è molto difficile da reperire nei normali negozi di alimentari. Una volta completata questa fase, incidete con un coltello i muffin per creare l'apertura della bocca e inseritevi un biscotto. Cookie-Monster è il personaggio principale del programma per bambini "Sesame Street", nel quale compaiono anche i Muppet. Tradotto in Italia con il nome "Mostro Biscotto" si riconosce in ogni puntata per la sua insaziabile fame che lo porta a divorare biscotti e, in mancanza di questi, qualsiasi oggetto anche non commestibile 14 PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia Markus Zusak: La bambina che salvava i libri a cura di Elisa Guidotti È il 1939 nella Germania nazista. La piccola Liesel Meminger è sul treno che la condurrà a Monaco dalla sua nuova famiglia adottiva quando suo fratello muore improvvisamente e lei e la madre sono costrette a seppellirlo in fretta nella neve. È in questa occasione che ruba il suo primo libro – Il Manuale del Necroforo – un libro che Liesel imparerà a leggere con l’aiuto del padre adottivo, Hans Hubermann, imbianchino di professione e suonatore di fisarmonica per passione, l’unica persona che riesce a darle conforto quando la notte gli incubi e i ricordi la tengono sveglia. Nella sua nuova città, Liesel diventa una vera e propria ladra di libri quando ne sottrae uno ad un rogo nazista, e da quel momento le parole offrono alla bambina una via di fuga dalla realtà di sofferenza che la circonda. Mentre le sirene segnalano un possibile bombardamento, seduta sul pavimento della cantina-rifugio, Liesel si dà forza immergendosi nella lettura, ed è sempre per mezzo delle parole che trova un punto di contatto con Max, l’ebreo che la sua famiglia adottiva nasconde in cantina. “La bambina che salvava i libri” è un romanzo che ci permette di osservare la Germania nazista da un punto di vista nuovo, quello di una bambina che, a soli dieci anni, conosce già la guerra, la sofferenza, la morte. Ed è proprio la Morte a raccontare questa storia, la Morte che ha una sua personalità, una sua visione delle cose, la Morte che si trascina per il mondo a raccogliere anime, la Morte che è stanca di una guerra che la costringe ogni giorno a prendere con sé migliaia di persone e che le fa dire: “ho visto più eclissi di quante vorrei ricordare”. La Morte racconta la storia di Liesel – una sola delle miriadi di storie che si porta con sé – per dimostrare che anche in mezzo al disastro e alla sofferenza della guerra si può trovare sempre un po’ di gentilezza, un po’ d’amore e un po’ di solidarietà tra le persone. Liesel e i suoi libri rappresentano una luce in mezzo al buio, la speranza che non manca nemmeno nei momenti più dolo15 rosi, la voglia di vivere, la forza di coloro che continuano a combattere anche quando non resta più niente. “La bambina che salvava i libri” è un romanzo che parla sì di guerra, di morte, di distruzione, ma è soprattutto è la storia di come una bambina che, ritrovata la speranza nelle parole, la riporta nel mondo, grazie alla propria bontà d’animo e al proprio amore per gli altri. PìgreKo – Giornalino scolastico degli studenti dell’I.I.S. “Blaise Pascal” di Pomezia "-C'è il [lago di] Cocìto -Cocito ergo sum! " "Papa Giovanni Paolo Ventieesimo" “Le autopsie preferenziali” “Escono cervellini e si schiacciano in questa speculazione mentale” "La legge del contrappasso è quando Dante passa da un cerchio all'altro!" Frammenti a cura di Giulia Guidotti Ancora un momento, ok? Anni fa pensavo di sottoporre ogni donna attraente a un particolare esame per stabilire se sarebbe stata la 'donna della mia vita'. Pensavo che l'avrei guardata profondamente negli occhi, avvicinandole il viso. Più vicino, sempre più vicino, finché il mio occhio avrebbe toccato il suo. Proprio toccato. Non solo le ciglia o le palpebre, ma i globi oculari, l'iride e i dotti lacrimali. Naturalmente sarebbero subito sgorgate le lacrime. Il corpo è fatto così. Ma noi non avremmo ceduto, non ci saremmo arresi ai riflessi condizionati e alla burocrazia del corpo finché non fossero emerse le immagini più offuscate e remote delle nostre anime. Questo voglio ora. Vedere l'oscurità che c'è nell'altro. Perché accontentarsi, Myriam? Perché non chiedere, per una volta, di poter piangere con le lacrime di un altro? David Grossman, "Che tu sia per me il coltello" Contatti: Internet: http://pigreko.it/ Email: [email protected] Referenti: Federico Pellati e Silvio Manu Grafica: Priscilla Raucci Revisione testi: Sara Caracciolo 16