le malattie della prostata - Associazione Micologica Sammarinese
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le malattie della prostata - Associazione Micologica Sammarinese
IL SOTTOBOSCO DICEMBRE 2005 15 ASSOCIAZIONE SAMMARINESE CUORE-VITA Via N. Bonaparte, 45 - 47890 SAN MARINO Tel. fax 0549-991011 - Cell. 3357330499 e-mail: [email protected] // www.Cuore-Vita.sm LE MALATTIE DELLA PROSTATA Le malattie della prostata rappresentano il più importante capitolo dell’urologia sia per la complessità che per la frequenza con cui queste si manifestano. La prostata è sede di malattie infiammatorie (prostatiti), ingrossamento (ipertrofia prostatica benigna) o tumori maligni. Ma se esiste una caratteristica che accomuna le affezioni prostatiche, questa è sicuramente rappresentata dalla lentezza con cui queste si manifestano e progrediscono. Infatti, con poche eccezioni, le malattie della prostata si sviluppano e danno segno di sé in tempi estremamente lunghi se confrontati alle malattie della maggior parte degli altri organi. La prostata è una ghiandola il cui ruolo primario è quello di produrre una parte del liquido che viene espulso con l’eiaculazione. Circondando l’uretra, influisce sul modo di urinare. Pertanto, ogni volta che insorgono disturbi o alterazioni della minzione, la prostata può essere chiamata in causa. Infatti i principali sintomi che una affezione della prostata determina sono l’aumento della frequenza delle minzioni sia di giorno (pollachiuria) che di notte (nicturia) ed il getto debole. La prostatite è una infiammazione della prostata. Può essere acuta, con febbre elevata, dolore perineale, minzioni frequenti, dolorose e difficili, oppure cronica con sintomi scarsi, ma spesso persistenti o ricorrenti: doloretti diffusi all`uretra, difficoltà urinarie, senso di peso perineale, fastidi ai testicoli, dolore all’eiaculazione, etc. Le cause sono molteplici e non sempre agevoli da identificare. Le prostatiti si trattano con farmaci antibiotici, antinfiamatori, norme di vita e norme dietetiche. L’attività sessuale può essere influenzata dalle prostatiti. Se nella fase acuta in genere i rapporti sessuali sono inibiti dal dolore e dallo stato di malessere del paziente, nulla vieta, nelle fasi croniche, una attività sessuale regolare. Bisogna tenere conto che frequentemente possono essere presenti disturbi della eiaculazione che spesso avviene più precocemente. Talvolta l’eiaculazione può essere dolorosa o fastidiosa. Queste evenienze non devono di per sé impedire i rapporti. Sono addirittura da sconsigliare l’astinenza prolungata che spesso è associata alla paura che quei piccoli fastidi o bruciori possano accentuarsi con l’attività sessuale. L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) rappresenta la patologia di più frequente riscontro nell’adulto. La prostata si ingrossa con l’età già a partire dai 30 anni, ma non in tutti i soggetti cresce con la medesima velocità e spesso non esiste una correlazione diretta tra dimensioni della prostata e sintomi che il paziente avverte. Prostate piccole possono dare molti disturbi e prostate grandi possono anche essere silenti. La terapia della IPB è nelle fasi iniziali di tipo farmacologico. Non tutti i casi, però beneficiano in eguale misura dei vari medicinali presenti sul mercato; non tutti i pazienti li tollerano altrettanto bene. Non sempre i buoni risultati ottenuti in un primo tempo sono poi mantenuti. Si capisce quindi perché la chirurgia conservi un ruolo importante. Esistono differenti interventi: l’adenomectomia prostatica è l’intervento tradizionale che si esegue con incisione addominale ed è riservato alle prostate grosse o complicate; la resezione endoscopica transuretrale o TURP, è un intervento che si esegue senza “taglio”, con uno strumento speciale introdotto nel canale urinario attraverso il pene. Viene riservato alle prostate medio/piccole. Da alcuni anni vengono poi proposti altri tipi di intervento, ma con risultati non sempre all’altezza delle aspettative per efficacia e, soprattutto, per durata nel tempo. Il tumore della prostata colpisce circa il 10% degli uomini. Non se ne conoscono le cause, ma è stato provato che alcuni fattori dietetici e comportamentali sono spesso associati a questa malattia. Un’alimentazione ricca di grassi (specie quelli saturi), così come l’ingestione di carne rossa, ne aumentano l’incidenza. Al contrario una dieta vegetariana, in particolar modo verdura in foglie, olio d’oliva e frutta, sembrerebbe svolgere un’azione protettiva sulla formazione del tumore della prostata attraverso sostanze con azione antiossidante. Anche la vitamina A, D, E ed il selenio riducono il rischio. E’ sicuramente importante poi lo stile di vita che, qualora sia caratterizzato da sedentarietà, induce un aumento dell’incidenza della malattia. I sintomi del tumore della prostata sono assenti o scarsi nelle prime fasi e spesso associati a quelli di una ipertrofia prostatica benigna coesistente. Il solo modo accurato per distinguere tra IPB e tumore è l’esplorazione rettale associata alla ecografia prostatica transrettale e al dosaggio del PSA. Quando si sospetta la presenza di un tumore della prostata il solo modo per confermare la diagnosi è la biopsia. Le cure possono variare a seconda delle condizioni generali del paziente, dell’età e dello stadio della malattia. E’ importante che il paziente discuta con il medico le diverse opzioni possibili, i loro vantaggi e gli svantaggi. Esistono diversi stadi della malattia, a ciascuno dei quali può essere indicata una diversa terapia. Con la prostatectomia radicale si asporta la ghiandola prostatica insieme alle vescicole seminali e alle ghiandole linfatiche vicine. La radioterapia può costituire in alcuni casi una alternativa o un completamento dell’intervento. L’evoluzione del tumore può anche essere contrastata con la somministrazione di sostanze che diminuiscono i livelli del testosterone (blocco androgenico), mentre la chemioterapia viene riservata ai casi specifici con evoluzione particolarmente aggressiva ed estesa. L’esperienza porta a dire che ogni possibilità di cura del tumore prostatico dovrebbe essere quanto più possibile discussa e chiarita tra medico e paziente, senza voler necessariamente escludere i parenti più prossimi. Solo così tutti potranno portare il loro contributo alla cura prescelta in modo tale da trarne i migliori benefici. E’ normale apprendere con ansia, preoccupazione ed angoscia la diagnosi di un tumore prostatico; dialogare con chi ha affrontato questi problemi può essere un modo per ricevere aiuto e incoraggiamento. La consapevolezza che poi, questa malattia, oltre a progredire con estrema lentezza, è nella maggior parte dei casi guaribile o perlomeno ben controllabile dalla terapia medica, non deve indurre a rassegnarsi perché si muore molto più di vecchiaia con e non per il tumore alla prostata. Dott. Paolo Piva http://www.micologica.org