La Regione Ticino - Festival di narrazione
Transcript
La Regione Ticino - Festival di narrazione
mercoledì 27 agosto 2014 Cultura e spettacoli 19 Laura Curino torna ad Arzo con un nuovo spettacolo tra memoria e attualità Le ‘Scintille’ della vita L’attrice torinese ci parla dei tanti tipi diversi di ‘Scintille’: drammatiche, drammaturgiche, artistiche e di attualità L’EVENTO L’energia del festival di narrazione di Romina Boiani Com’è nata la collaborazione con Laura Sicignano, autrice di ‘Scintille’? Conosco Laura perché è una mia ex allieva, che mi ha fatto una grande sorpresa. Un giorno, ero in tournée a Genova, è venuta nel teatro dove stavo facendo lo spettacolo, e con molta timidezza mi dice: “Ho scritto una cosa, se vuoi leggerla, poi mi dici”. Io l’ho letta ed era strepitosa… Le ho subito detto: “Sì, mi piace, ma non te lo ridò se non lo faccio io!”. Di che tipo di scintille si tratta? La prima scintilla è ispirata al fuoco che brucia la fabbrica di camicette in cui sono morte 146 donne nel 1911. Per cui la prima scintilla è quella dell’incendio. Quell’incendio è stato poi così scioccante, sia per New York che per l’America in generale, la scala di sicurezza che non c’era, la porta chiusa a chiave… c’erano talmente tante persone a quel funerale, erano quasi tutte donne, giovanissime, la visione di tutte quelle bare bianche… È stata la scintilla che ha fatto scaturire un maggiore interesse verso la sicurezza. Ci sono poi le scintille, drammaturgiche, non drammatiche, tra i quattro personaggi in scena. Quando ci sono più donne in scena, fra loro scattano scintille. È evidente, perché sono una madre, due figlie e un’amica della figlia maggiore. Hanno tutte delle visioni della vita completamente differenti. Le scintille sono tante. Come sono questi personaggi? C’è Caterina, una madre malmostosa, terrigna, è la terra che vuole la sua terra anche se quella terra è aspra e ingenerosa. Poi c’è Lucia, che invece è una scintilla lei stessa. È un motore inesaustibile di energie, che nell’America vede il riscatto. È un’entusiasta, continuamente in lotta con la madre. Poi c’è Rosa che invece è una bambina, ha 14 anni quando la si vede nella storia. Lei è le scintille sotterranee dell’adolescenza: è una timida, che però sotto ha tutto un fuoco anche lei, una che pensa di poter scegliere delle scorciatoie, come fanno le ragazzine quando si mettono nei guai. Infine c’è Dora, che invece è la Laura Curino in scena giovedì alle 21 nella piazza di Arzo scintilla dell’intelligenza e della consapevolezza. È una donna che conosce i propri diritti e doveri, e sa che non esistono scorciatoie. E qual è il personaggio che più si avvicina a Laura Curino? Vorrei immedesimarmi in Dora, ma mi piace troppo Lucia. Io sono un’ottimista, una positiva, un’entusiasta. Lei mi piace molto, anche se Dora la faccio benissimo. Però non sono brava come Dora. Vorrei essere brava come Dora, bella come lei, capace come lei, ma forse sono più in forma ed entusiasta come Lucia. A volte mi capita qualche “caterinata”, abbaio basso, ma credo che Lucia sia quella che mi frastaglia di più. L’angoscia della vicenda narrata non la schiaccia mai? Ci sono spettacoli che schiacciano, perché non hanno via d’uscita, per il pubblico e per te. Questo, più che far scattare l’angoscia, credo faccia scattare la rabbia e la voglia di fare qualcosa. Esso crea più che altro un senso di gratitudine verso queste ragazze, a cui dobbiamo molto. cappelli eleganti, hanno scelto di andare a manifestare per poter votare. Non fosse che per loro è una parola elegantissima. Lei ha recitato in molti spettacoli che parlano di temi legati al mondo femminile. Si definisce femminista? Sì. Penso che “femminista” sia una parola che a tavola si può dire. È una bella parola, elegante, rimanda a tante donne figlie di uomini colti della borghesia che, con i loro vestiti, le loro guêpière, i loro Cosa ne pensa dei movimenti che rifiutano il femminismo, soprattutto composti di giovanissime ? Le giovanissime hanno un’altra storia rispetto alla nostra, e anche loro sono da comprendere. Grazie a quelle signore che si chiamavano femministe, hanno una scuola tutto sommato paritaria. Non si sentono di condividere quel termine. Le aspetto al varco del lavoro, quando un uomo mediocre passerà davanti alla migliore di loro. Mi dispiacerà quando se ne accorgeranno, ma sarò lì, non a chiedere il conto, ma a dare una mano. contemporanei che si tiene a Lugano nel mese di settembre: saranno infatti presenti Michele Amadò e Lorenzo Buccella. La prima giornata, venerdì, conta quattro incontri (Il gusto degli altri. Arte ed estetica in India; Maladolescenza. Quello che i figli non dicono; A Sud del Sud: poeti e vini di Puglia; Il cuoco compositore) preceduti da un aperitivo di apertura e seguiti dalla proiezione del film ‘Food, Inc’. Tutti gli eventi sono gratuiti. Il programma completo sul sito www.parolario.it. RED Tutto pronto a Villa Gallia Laura Curino è un’attrice torinese di grande levatura. Con Vacis e altri attori fonda, nel 1974, il Laboratorio Teatro Settimo. Inoltre, realizza e interpreta spettacoli per il Teatro Stabile di Torino, per il Teatro Donizetti di Bergamo, per il Teatro regionale alessandrino, per La Piccionaia di Carrara e per il Piccolo Teatro di Milano. Artista completa, versatile ed eclettica, la Curino ha accompagnato il Festival internazionale di narrazione di Arzo fin dalle sue origini (nel 2000 si esibì con ‘Olivetti’). Giovedì sera alle 21 l’attrice porterà in piazza lo spettacolo di Laura Sicignano ‘Scintille’. Alla sua quarta apparizione al Festival, l’attrice italiana può ormai essere considerata, a giusto titolo, quasi un’habituée. Quali sono le qualità migliori del festival? La Curino a questa domanda risponde senza nessuna esitazione: l’energia. Secondo l’attrice piemontese ogni componente del festival è pervasa da un’atmosfera positiva, che rende piacevole la partecipazione sia per gli artisti che per il pubblico. A cominciare dal bellissimo scenario in cui si svolge la rassegna, le piazze, le vie… Anche il pubblico è una componente importantissima di questa manifestazione, il pubblico che si fa partecipe, che brulica nelle stradine, che è attento e interessato. Ma soprattutto la Curino elogia la serietà degli organizzatori, il grande impegno con il quale preparano il festival, che diventa in questo modo un ambiente in cui un artista può lavorare serenamente e in modo molto professionale, dando il meglio di sé. Quando le annunciamo che il festival potrebbe trovarsi alla sua ultima edizione, l’attrice preferisce non esprimersi, non essendo a conoscenza dei retroscena della faccenda. Ci parla però della situazione italiana, in cui i tagli alla cultura sono ormai una piaga tristemente evidente. Laura Curino ci dice che, a parer suo, i tagli alla cultura non possono far altro che impoverire un Paese già in crisi. «Se una via d’uscita a questa situazione c’è, può venire solo dall’immaginazione, da modi diversi di pensiero». Sì, perché quelli classici hanno prodotto risultati evidentemente nefasti. Parolario, il gusto è servito A Como, a partire dal 29 agosto ci si dedicherà al tema culinario in tutte le sue forme. Un ‘Mangia prega ama’ del Nord d’Italia, insomma. Il ‘Parolario’ comasco, manifestazione culturale che si terrà dal 29 agosto al 6 settembre, quest’anno si ispira infatti al prossimo Expo 2015, proponendo come tema “Il gusto ritrovato. Nutrire il corpo, coltivare l’anima”. Quali sono le connessioni tra mente e corpo? Quale tipo di estetica vige in cucina? Quali diete ci riportano i libri del passato? La rassegna risponderà a que- ste e tante altre domande in incontri che spaziano dalla letteratura alla filosofia e al cinema. Saranno presenti nomi come Gualtiero Marchesi, Lorenzo Beccati, Giovanni Pacchiano, Mario Capanna, Camilla Baresani, Mauro Corona, Cristina Caboni, Andrea Vitali, i Sulutumana… e molti altri. Gli incontri si terranno nelle ville più belle della città, come Villa Gallia, Villa del Grumello e Villa Sucota. Grande novità della manifestazione è la collaborazione con ‘Piazza Parola’, festival di letture e incontri con scrittori PAROLARIO.IT Quell’autoscatto è di pubblico dominio Il ‘bès’ di Ligabue diventa ‘bec’ e ‘kuss’ Prove aperte multilingue per Perrotta Lo ha deciso lo Us copyright office Il sorriso del cinopiteco Oltre milleduecento pagine di linee guida del Copyright office statunitense, un documento imponente nel quale si analizzano vari casi riguardanti il diritto d’autore, e tra questi troviamo un volto familiare: una fotografia scattata da una scimmia, fotografia che, come tutte le opere prodotte dalla natura, animali o piante, non è protetta da copyright. Il volto è familiare perché è quello del celebre cinopiteco che – vedi ‘laRegione’ di sabato 9 agosto – si era impadronito dell’apparecchio del fotografo naturali- sta David Slater facendosi un bell’autoscatto. Chi è l’autore di quella foto? Slater, proprietario della macchina, oppure la scimmia, e quindi la foto è liberamente utilizzabile da tutti? Per Wikipedia vale la seconda, e infatti ha inserito la fotografia nel proprio archivio, rimediando, dopo vari richiami, una denuncia di Slater. Negli Usa, come detto, la ragione è di Wikipedia. Ma Slater è britannico, e la denuncia è avvenuta nel Regno Unito, per cui la questione è ancora aperta. IAS Un evento imperdibile per tutti quelli che non si fermano davanti alle apparenze, che vanno al di là dei pregiudizi e dei preconcetti. In occasione del Festival internazionale di narrazione di Arzo, Mario Perrotta presenterà una prova aperta delle versioni francese e tedesca del monologo ‘Un bès - Antonio Ligabue’, primo dei tre movimenti del ‘Progetto Ligabue - Arte, marginalità e follia’, con il quale l’attore e regista italiano si è aggiudicato il premio Ubu nel 2013. Con questo spettaco- lo, che debutterà nelle sue tre versioni a novembre in tre cliniche psichiatriche della Svizzera, Mario Perrotta ha voluto ispirarsi alla figura del pittore Antonio Ligabue per riflettere (e far riflettere) sul concetto di confine. La prova si terrà sabato prossimo alle 11 al Teatro Sociale di Casvegno. Il pubblico non solo potrà assistere all’edificazione di uno spettacolo di prestigio, ma avrà anche la possibilità di dialogare con l’autore; un primo e reale passo verso l’abbattimento dei confini.