L`epopea di Gilgamesh

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L`epopea di Gilgamesh
ALLEGATO 2
L’epopea di Gilgamesh
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Gilgamesh, per due terzi divino e per un terzo umano, è un sovrano tirannico che costringe i giovani guerrieri
della sua città a continui e sfiancanti esercizi, finché non incontra Enkidu, creatura selvaggia plasmata dagli
dei per rispondere alle preghiere dei cittadini di Uruk. Gilgamesh ed Enkidu lottano selvaggiamente, durante
la festa di Ishkarra. Non riuscendo a prevalere nonostante la sua forza leggendaria, Gilgamesh, colpito dal
valore del suo avversario, stringe con lui un solenne patto d’amicizia. I due amici si avventurano fuori dalla
città verso la foresta dei cedri dove il terribile mostro Khubaba sta a guardia dei pregiati alberi. Il loro scopo è
tagliare i tronchi più belli per portarli ad Uruk ma vengono scoperti dal mostro. Uniti combattono e
sconfiggono la bestia e così i due eroi trionfanti fanno ritorno ad Uruk con il prezioso bottino, dove la dea
Ishtar, impressionata dalla bellezza e dal valore di Gilgamesh, gli propone di diventare suo sposo, ma riceve
un netto rifiuto (motivato dalla discontinuità dell’amore della dea, che era solita condannare in un modo o
nell’altro i suoi amanti). Ella, quindi, chiede a suo padre Anu di affidarle il Toro celeste, che scatena per le
strade di Uruk. Enkidu affronta due volte il toro, dapprima da solo, e poi con l’aiuto di Gilgamesh, e durante il
combattimento afferra il toro per la coda mentre Gilgamesh lo colpisce con la sua spada tra le corna. I due
eroi trionfano, forti del loro valore. Enkidu tuttavia per volontà degli dei muore a seguito di una malattia e
Gilgamesh, per la prima volta, è affranto dal dolore.
Sconvolto, parte alla ricerca dell’unico uomo che conosce il segreto dell’immortalità: Utnapishtim, il lontano,
antico re di Shuruppak sopravvissuto al diluvio universale, ma quando, dopo numerose peripezie, riesce ad
incontrarlo, nella terra di (Dilmun) – là dove sorge il sole – deve arrendersi all’evidenza: le circostanze che
hanno dato al suo antenato l’immortalità sono eccezionali e non ripetibili. Riceve però indicazioni su come
raccogliere in fondo al mare un’erba simile al biancospino il cui nome è vecchio-ritorna-giovane, che intende
portare al suo popolo, ma dopo essere riuscito a coglierla, immergendosi con l’aiuto del battelliere Urshanabi,
mentre si riposa accanto a un ruscello, un serpente la porta via e, dopo averla mangiata, cambia pelle.
Gilgamesh fa quindi ritorno ad Uruk e qui finisce la storia. Gigalmesh capisce che l’uomo rimarrà per sempre
mortale e nulla si può fare

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