“SOPPORTA, CUORE...” LA SCELTA DI ULISSE di Eva Cantarella

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“SOPPORTA, CUORE...” LA SCELTA DI ULISSE di Eva Cantarella
“SOPPORTA, CUORE...” LA SCELTA DI ULISSE
di Eva Cantarella
recensione di Karim Bessich – classe III D
Nel suo ultimo saggio, Eva Cantarella analizza il testo dei poemi omerici per seguire il percorso – intricato e
complesso – che porta la cultura della Grecia arcaica a maturare il concetto di libertà individuale e
responsabilità morale; ossia a elaborare quella concezione dell’individuo e della giustizia su cui si fonda il
moderno approccio a queste tematiche. In Ulisse, eroe diverso dagli altri, complesso e per molti aspetti
moderno, l’autrice individua i tratti di questo radicale mutamento di prospettiva.
L’autrice illustra con dovizia di esempi e citazioni la compresenza, talora conflittuale, di diversi mondi
all’interno dei poemi, che riflettono lo sviluppo secolare di una civiltà anche nell’evolversi del suo modo di
concepire il rapporto degli individui con se stessi e con gli altri.
Esiste, infatti, nell’universo dell’epica omerica, un mondo arcaico, caratterizzato dalla cosiddetta “cultura di
vergogna”: un mondo in cui l’eroe è il depositario di quei valori (forza, coraggio, eloquenza, bellezza) la
mancata adesione ai quali conduce inevitabilmente al disonore e all’emarginazione sociale. In questa
cultura, la difesa dell’onore (il proprio e quello dell’intera famiglia) passa attraverso la vendetta; poco
importa se il torto subito sia stato commesso volontariamente o meno: ogni atto è considerato come puro
effetto; e colui che ne è stato la causa, deve essere trattato di conseguenza.
In questo mondo, secondo l’interpretazione classica di Bruno Snell (La cultura Greca e le origini del pensiero
europeo, [1946], Torino 2002), l’uomo non concepisce se stesso come un tutto organico, come un soggetto
libero, capace di autodeterminarsi e dunque responsabile delle proprie azioni; la vera fonte dell’agire
umano è la divinità, davanti a cui l’essere umano, frammentato e privo di una vera autocoscienza, è
totalmente inerme.
Altri studiosi notano però che l’azione divina determina solo in parte la vita dell’uomo omerico, il quale
conserva nonostante tutto uno spazio di indipendenza e autodeterminazione. Anche gli stessi dèi riuniti a
consiglio nel primo libro dell’Odissea, lamentano l’ingiusta abitudine degli uomini a incolparli
sistematicamente dei propri errori, commessi magari ignorando i loro avvertimenti.
Gli uomini, dunque, sono dei soggetti agenti: a volte, colpevoli in prima persona delle loro azioni; a volte,
costretti ad agire da forze esterne. Il concetto di azione involontaria (originata dagli dei o da cause di forza
maggiore in senso lato, ovvero da uno stato emotivo innaturale, o ancora da áte, l’accecamento di origine
divina che si distingue dallo hamártema, l’errore umano) è ben presente nei poemi; spesso viene espresso
con il termine anaítios, riferito appunto a chi ha fatto torto a qualcuno suo malgrado. Il termine aítios è
dunque attestato nei poemi in due accezioni differenti: quella di “causa” in senso oggettivo e quella di
“responsabile” in senso soggettivo. Le considerazioni sull’involontarietà dell’azione, peraltro, non
sottraggono affatto il soggetto agente dalla punizione; il dato significativo è che il principio di responsabilità
morale sia ormai affiorato.
Veniamo ora al protagonista del saggio: Ulisse. Come eroe, è un personaggio unico nel suo genere: il re di
Itaca, oltre a tutte le doti proprie dell’eroe omerico, possiede la métis (versatilità) e, soprattutto, la capacità
di autocontrollo. Lo dimostra resistendo all’impulso di trafiggere il Ciclope dopo che questi ha divorato due
dei suoi compagni; lo ribadisce, durante la prima notte a Itaca, di fronte allo spettacolo delle ancelle
infedeli che si concedono ai Proci. È in questa occasione che Ulisse si rivolge al proprio thymós con le parole
che danno il titolo al saggio: “Sopporta, cuore”. Potrebbe alzarsi e fare strage delle traditrici in quello stesso
istante; l’etica eroica glielo prescrive; la collera lo spinge a farlo; ma Ulisse sceglie di trattenersi; almeno per
il momento.
Questo autocontrollo è la cifra dell’uomo nuovo: non si concilia con la logica dell’onore, secondo cui chi
non vendica il torto subito si dimostra debole, e come tale incorre nella vergogna, né con l’idea di un uomo
governato meccanicamente da forze estranee alla sua volontà.
Questo autocontrollo, tuttavia, prelude pur sempre alla vendetta. Ulisse, infatti, dal momento in cui si
rivela, agisce in una duplice veste.
Come vendicatore, aderisce appieno alla logica dell’onore: i Proci, che appartengono alla sua stessa classe
sociale, lo hanno offeso; pertanto, egli li punisce senza esitazione, senza pietà, e nella maniera più
sbrigativa. Solo così può riaffermare appieno il suo ruolo sociale messo in discussione dagli aristocratici che
hanno occupato la sua casa.
Come padrone dell’oíkos, invece, Ulisse applica un criterio di giustizia, distingue fra colpevoli e non
colpevoli, ricorrendo al discrimine della volontarietà: le ancelle infedeli e il capraio Melanzio, che si sono
messi di buon grado al servizio degli usurpatori, vengono eliminati; al contrario, i servitori come l’araldo
Medonte, che non ha fatto nulla di male, e l’aedo Femio, che ha cantato per i Proci solo perché costretto,
hanno salva la vita.
Quest’ ultimo comportamento rappresenta il germe di un principio giuridico radicalmente nuovo,
fondamentale nella moderna concezione del diritto, e che rivivrà in seguito nel mondo greco con l’ateniese
Draconte, la cui legislazione distinse per prima tra omicidio premeditato e omicidio involontario,
assegnando pene diverse a seconda dei casi.
Il modello rappresentato da Ulisse nell’amministrare la giustizia domestica diviene così la base della
giustizia all’interno della pólis, in cui i regolamenti di conti fra privati sono messi al bando e pene e sanzioni
sono poste sotto il controllo dell’autorità super partes dello Stato. La punizione non si abbatte più
indiscriminatamente sull’autore materiale di un torto; essa viene attribuita in base alla colpevolezza,
fondata sul principio di responsabilità morale.
Questo è il mondo nuovo annunciato da Ulisse: un mondo di soggetti autocoscienti e responsabili. Questo
è il mondo nuovo che è nato nel momento in cui l’eroe omerico, rinnegando il modello imposto dal suo
rango, rivendicando la propria individualità e libertà di fronte alle forze esterne alla sua volontà, ha fatto
una scelta. La propria scelta.