Ulisse affamato e folle

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Ulisse affamato e folle
Sabato, 19 Novembre 2011 di Tommaso Chimenti
Un'Odissea tra soul e rap
Ulisse affamato e folle
PRATO – L’ansia del partire. L’ansiogeno che prende corpo e voce e ansimo e respiro, che è
urgenza, ma anche curiosità e conoscenza. Chi sta fermo è perduto. Sta proprio qui il primo dei
tanti nodi che la strana coppia Luigi Marangoni, alla voce declamando i versi del poema Omerico, e
il dj Bobby Soul, con voce rauca e roca tra un Mario Biondi con meno estensione e Raiz degli
Almamegretta, mette in campo in questa atipica “Odissea con dj”. Intuizioni, possiamo chiamarle.
Appigli in mezzo al cielo dell’eterno capolavoro. Non a caso il pubblico era quasi consegnato ai
giovanissimi delle scuole superiori. Il messaggio è forte, politico nella sua accezione più ampia: non
accettate le verità altrui, andate a vedere, confrontatevi, tornate con una vostra visione, non
chinate il capo davanti agli status quo, tentate di cambiare il vostro piccolo grande mondo che vi
gira intorno. Siate affamati, siate folli. Può darsi. Ulisse ma non solo. Si parte dall’aggancio con
Dublino. La mente corre a Joyce, il suo flusso di coscienza, di pensiero, parole che corrono fino a
cercare nuovi punti di rottura e saturazione, fiumi che segnano diversi letti da scegliere e da
sciogliere, scardinano antiche valli inesplorate e deserte. Perdersi è la parola d’ordine. Perdersi per
ritrovarsi, diversi, migliori. Che sembra un paradosso. Se non ci si perde non si trovano nuove
strade per tornare a casa, ma percorriamo quella più conosciuta, consueta, consunta, senza
sperimentare ci mettiamo in fila, in coda, nel gregge. La prima volta che Ulisse viene cantato su
basi soul, piene, sentimentali, struggenti, anche affaticate. Ulisse è tutti i migranti nei barconi della
speranza, e scattano i ritmi africani. In una tela a terra, come rete da pescatore, come apostoli che
cercano il cibo da moltiplicare come le idee da comunicare, centinaia di cassette vhs: lì sono i
ricordi (Beckett, “Ultimo nastro di Krapp”?) da non scordare, lì sta una fetta della nostra cultura.
Ulisse è Peppino Impastato, dai “Cento Passi” viene ripreso il monologo alla radio dell’amico dopo
la sua morte fatta passare per suicidio, che non è stato zitto, che non ha voluto ridursi in silenzio,
che ha cercato, visto, denunciato. Il dicitore ed il tamburellatore di dischi in vinile dialogano, si
sbeffeggiano, si scambiano sberleffi, fino ad un rap coraggioso. La vita è un labirinto arcaico,
ancestrale, ed il filo di Arianna, se si vuole crescere, può servire fino ad un certo punto
dell’esistenza. E’ un viaggio anche lottare per un ideale, pur rimanendo fermi nello stesso luogo. Il
viaggio è la condivisione con i compagni d’avventura che incontriamo sulla via: in questo c’è un
parallelo con “Into the wild” di Sean Penn. Quindi coraggio, condivisione ma anche esorcizzazione
del dolore e dei traumi attraverso l’esternazione, il cunto, il raccontarsi, il darsi agli altri, il donarsi,
senza limiti, senza restrizioni, senza confini e recinti, senza distinzioni di alcun genere. Se si dà, si
riceve anche in un continuo scambio di idee. Che cosa sarebbe l’uomo senza immaginazione, senza
fantasia? Un animale che barcolla su due zampe, niente più.
“Odissea con dj”, di e con Luigi Marangoni, e con Alberto “Bobby Soul” De Benedetti alla voce,
suono e dj set. Visto al Teatro Fabbricone, Prato, il 18 novembre 2011.