istruzioni per genitori e insegnanti

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istruzioni per genitori e insegnanti
Perché è importante, parlando di adolescenza, introdurre il tema del rapporto tra
adolescenza e reato?
Innanzitutto perché l’adolescenza è un periodo della vita in cui, rispetto a quello
precedente dell’infanzia, si realizzano diverse condizioni che aumentano il rischio di
commettere reati:
1. si diventa estremamente “curiosi” verso il mondo esterno, si è disposti e si cerca la
sperimentazione
del
nuovo
(nuovi
amici,
nuove
situazioni,
nuovi
comportamenti….), senza essere spesso “attrezzati” psicologicamente e
socialmente a farlo, ossia senza essere pienamente consapevoli di quello che si sta
facendo
2. si mettono in atto comportamenti rischiosi per il piacere di farlo, per impressionare
gli amici o per incoscienza… senza essere spesso in grado di valutare le
conseguenze e i rischi per sé e per gli altri (es: abuso di alcol, uso di droghe, guida
spericolata…)
3. crescono le occasioni concrete per sperimentare senza il controllo della famiglia: si
comincia a uscire di casa la sera, il sabato e la domenica passato con gli amici, si
comincia a gestire il denaro, si frequentano nuovi amici e contesti, ci si relaziona
con persone esterne alla famiglia / scuola, si fa parte delle vacanze senza i
genitori…
4. non si conoscono spesso le norme e le regole, non si comprende la loro importanza
o, talora, si violano apertamente e volontariamente quale manifestazione di
bisogno di attenzione / per attirare l’attenzione / per uscire dalla percezione di
anomia (per “distinguersi”)
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5. si riconosce scarsamente l’autorità o ci si mette apertamente contro (es. reati
contro i PU)
6. si è scarsamente in grado di controllare l’emotività (reati di percosse, lesioni;
ingiurie)
7. a causa del bisogno di integrazione con il gruppo dei pari, si è facilmente “vittima”
di modelli di comportamento diffusi, mode… quale mezzo per sentirsi parte nel
gruppo e accettato dalla società  gli oggetti posseduti e mostrati diventano un
modo per esprimere un’identità e un’appartenenza senza la quale ci si sente
“esclusi” (Ipad, Iphone, lo scooter, la moto, il giubbotto e le scarpe di marca….) 
si può arrivare a delinquere per avere questi oggetti, in assenza di valori più
“elevati”
8. l’adolescente è inoltre più facilmente suggestionabile dall’adulto, si fa facilmente
trasportare dal gruppo dei pari (insieme al quale si possono innescare dinamiche
di gruppo etero-distruttive o auto-distruttive, come il consumo di droga) e più
facilmente si fa coinvolgere e avvicinare da adulti malintenzionati, ad esempio in
attività che sembrano procurare facilmente denaro e beni materiali
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La Legge stabilisce che a 14 anni le persone diventano penalmente responsabili delle loro
azioni, ossia imputabili. L’imputabilità, definita come capacità di intendere e di volere al
momento del fatto (ossia della commissione del reato), è uno dei requisiti necessari della
punibilità, ossia la possibilità per il sistema penale di irrogare una pena per l’autore del
reato.
La nostra legge penale prevede infatti che sotto i 14 anni i minori non siano imputabili di
un reato da loro commesso a causa dell’età, quindi all’udienza preliminare (perché
comunque viene effettuato un processo presso il Tribunale per i Minorenni che deve
stabilire chi è materialmente l’autore di reato), il minore di 14 anno autore di reato viene
prosciolto per minore età.
Ugualmente però possono essere messi in atto provvedimenti amministrativi (comunità,
affidamento al servizio sociale….) e civili (fino alla limitazione o sospensione della potestà
genitoriale), in quanto si ritiene in molti casi che un reato commesso da un minore sia
in parte determinato da problemi all’interno della famiglia. Quindi sotto i 14 anni il
minore non viene condannato penalmente ma lui o la sua famiglia possono comunque
subire provvedimenti di “controllo sociale”.
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A 14 anni il minore viene considerato imputabile anche se il tribunale dei minorenni
dovrà sempre accertare la sua maturità in relazione al reato: questo significa che sulla
famiglia e sul contesto di vita del minore (scuola, amici, circoli sportivi…) verranno
effettuate indagini da parte dei servizi sociali.
Lo scopo di tali indagini è raccogliere approfondite informazioni per decidere se il ragazzo
era abbastanza maturo quando ho commesso il reato (ossia era in grado di capire il
disvalore sociale della sua azione, le sue conseguenze e capire che quello che ha
commesso è sbagliato) e per mettere in atto i provvedimenti del caso. E anche in questo
caso, sono sempre possibili provvedimenti amministrativi.
Infine l’adulto che commette un reato viene considerato di base sempre imputabile,
quindi si dà per scontato che fosse capace di intendere e di volere al momento del fatto a
meno che non si sospetti che soffrisse di una infermità mentale. A 18 anni, secondo il
Legislatore, si è pienamente in grado di capire il fatto che un’azione costituisca un reato
e si è completamente in grado di controllare la propria condotta.
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Un primo messaggio importante è quindi questo: il Legislatore ha stabilito che a 14 anni
si diventa responsabili penalmente delle proprie azioni. Io credo che questo sia un
qualcosa che vada detto, vada insegnato ai figli che stanno per entrare in questa età.
Devono sapere che da questo momento non sono più giustificati per le loro azioni
negative, devono sapere che:
 se, da una parte, l’essere diventati più grandi dà loro la possibilità di avere più
libertà rispetto a prima (uscire qualche volta la sera, andare con gli amici, avere
qualche soldo in tasca…)
 dall’altra, alle nuove libertà si accompagnano nuove responsabilità: da quando
compiono 14 anni (e ancor di più quando ne compiranno 18), sono responsabili
penalmente delle loro azioni, ne rispondono davanti alla Legge, la famiglia in
questo li può proteggere fino ad un certo punto, perché se commetteranno un
reato subiranno un processo e verranno puniti per quello che hanno fatto. E
stavolta la punizione non sarà quella mite dei genitori, ma quella pesante della
Legge.
Ora, parlando dalla parte dei genitori, una domanda che a questo punto penso sorga
spontanea potrebbe essere: “Ma come faccio da genitore a evitare, che mio figlio si cacci
nei guai? Cosa posso fare per aiutarlo a vivere nella legalità, per farlo rigare dritto?”.
Non c’è una risposta semplice a questa domanda, perché ogni reato ha una storia
complessa dietro, fatta di molteplici motivazioni e cause che agiscono su specifici
contesti sociali, culturali, familiari e individuali
Da questo punto di vista, il fenomeno della criminalità minorile oggi è un fenomeno
“democratico”. La criminalità minorile è cambiata molto negli ultimi decenni: una volta
(fino a 30/40 anni fa) la criminalità minorile era soprattutto quella dei ragazzi
provenienti da famiglie povere, che commettevano reati quali il furto e le rapina per
sfamarsi. Oppure era la criminalità dei ragazzi sbandati, senza una famiglia o qualcuno
che si occupasse di loro o viceversa provenienti da una famiglia criminale, spesso con
alle spalle una storia di maltrattamenti, di violenza familiare e di deprivazione affettiva
ed educativa.
Oggi questi tipi di criminalità minorile ci sono ancora ancora, ma se ne sono aggiunte
altri che non dipendono da fattori economici o sociali, ma da fattori culturali, familiari e
relazionali.
Vediamo allora quali sono i tipici reati commessi oggi dagli adolescenti.
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Ora che abbiamo esaminato i reati tipici degli adolescenti, vediamo quali siano i fattori
protettivi dalla criminalità minorile, ossia quegli elementi che la criminologia ha
individuato essere correlati ad una minore probabilità di commettere reati.
Partiamo dai fattori più generali, macro-sociali, riferibili al più generale contesto di vita
per scendere poi sempre più vicino ai fattori familiari e individuali. Lo scopo è quello di
poter identificare alcuni atteggiamenti e comportamenti che la famiglia può mettere in
atto proteggere i figli dal rischio di commettere reati.
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Conclusioni
Per concludere, ho qui sintetizzato alcuni atteggiamenti e comportamenti genitoriali ed
educativi che possono aiutare i ragazzi a fidarsi dei genitori e degli educatori, a parlare
ed aprirsi con loro per introiettare così i valori e le regole sociali.
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Bibliografia
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