libroscroll - Sandra Petrignani
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Incipit. Sono cresciuta nell’acqua. Mi piace l’acqua. Il Mekong a Vinh Long. Il lago di Hanoi. Il mare a Kampot. Ma non so nuotare. Ho paura dell’acqua. Sogno di essere uccisa dall’acqua. Un’onda gigantesca che mi travolge e io non so più da che parte è la superficie per risalire. Un sogno così realistico e angosciante». Sta raccontando questa a Gérard quando arriva il telegramma, e della Festa delle acque a Phnom Pemh. Le è tornata in mente all’improvviso. Aveva sei anni. Trama. La vita di Marguerite Duras (1914-1996), dall’infanzia trascorsa in Indocina con i fratelli e la madre, preda di una costante insicurezza mitigata con manie di grandezza. E, attraverso la maturità di scrittrice di fama ed eccellenza, il trascorrere degli anni fino all’ultimo periodo quando, malata e dedita all’alcol, parlava di sé in terza persona, chiamandosi Duras. Una vita di amori, amicizie (tra le tante quella con Jeanne Moreau, Gérard Depardieu, Jean Luc Godard, quando lei era per tutti Margot), i suoi film e soprattutto i suoi romanzi. Tanti già prima di l’Amante, non il suo preferito ma quello che le regalò fama planetaria e ricchezza. E la scrittura, la sua più grande passione, ma anche l’impegno politico, gli amori, quelli di una notte e quelli di una vita, il figlio Outa e l’ultimo compagno, il giovanissimo Yann Andréa, bisessuale e a lei legato, tra alti bassi, fino alla fine. Stile. Sandra Petrignani scrive una biografia che è un romanzo intrecciato al reportage. Un racconto che assorbe sensazioni, documenti, tracce autenticamente biografiche e suggestioni. Nel reinventare la vita di Marguerite, avverte Petrignani, «mi sono servita del tanto che è stato prodotto intorno a lei». Il risultato è un libro affascinante che trascina in un vortice di emozioni. Pregi e difetti. Gli occhi letterari e la sensibilità di Sandra Petrignani, già dimostrati nel 2003 con La scrittrice abita qui (Neri Pozza), con i luoghi e gli oggetti chiamati a raccontare tante famose autrici, viene confermata con Marguerite. E l’autrice riesce a trasfigurare i fatti della vita reale in materiale da romanzo. Plasmandoli uno a uno, ma alla fine consegnando a chi legge l’autentico significato di un’intera, eccezionale esistenza, quella di Margot. Una donna fuori da ogni norma che, nonostante la fama e il successo, non è mai riuscita a liberarsi del dolore e dello spaesamento dell’infanzia. Oltre all’amore, l’unica ragione di vita resta «la scrittura, che non insegna altro che a scrivere».