Professione amministratori: interlocking directorship e qualità degli
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Professione amministratori: interlocking directorship e qualità degli
Professione Amministratori: Interlocking Directorship e Qualità degli Utili nelle Imprese Italiane Quotate Abstract: Al fine di aiutare a comprendere il ruolo rivestito dagli interlocking directorship nel contesto istituzionale italiano, il presente contributo ne analizza empiricamente l'influenza sulla qualità degli utili di bilancio. Adottando un campione di imprese italiane quotate tra il 2000 e il 2004, si rinviene che l'incidenza degli interlock nei CdA è negativamente correlata alla sostenibilità e alla value relevance dei valori di reddito. Tali risultati suggeriscono che la presenza di amministratori con incarichi multipli riduce il monitoraggio del CdA sul processo di redazione del bilancio, conducendo a valori contabili che non riflettono al meglio le performance economico-finanziarie dell'impresa. Questo studio contribuisce alla letteratura che annovera le caratteristiche di governance tra le determinanti del livello di trasparenza aziendale, al contempo fornendo evidenze utili per l'emanazione di future prescrizioni regolamentari. PAROLE CHIAVE: interlocking directorship, consiglio di amministrazione, Italia, comunicazione economico-finanziaria, caratteristiche qualitative, qualità degli utili 1. Introduzione Nel modello di governance italiano l'elevata concentrazione proprietaria, il conflitto tra le forti maggioranze e le deboli minoranze azionarie, esacerbato dall'intenso ricorso a strumenti di separazione della proprietà dal controllo delle imprese, condizionano anche la composizione e il funzionamento degli organismi di governo aziendali. Il Consiglio di Amministrazione, principale meccanismo di controllo a garanzia degli azionisti, diviene non di rado organo solo sulla carta, mera espressione della coalizione di comando (Bianchi e Bianco, 2006). Sebbene le Riforme nel nostro ordinamento abbiano condotto, almeno formalmente, a una 1 diversa la configurazione dei CdA (Zattoni, 2006), permangono ancora seri dubbi sulla capacità dei consiglieri di svolgere efficacemente le rispettive funzioni, a causa della rete di interlocking-directorship che coinvolge la gran parte delle imprese italiane. Emersa sin dalle origini come caratteristica peculiare del tessuto imprenditoriale nostrano (Ciocca, 2007), la condivisione dei medesimi amministratori tra i CdA d’imprese diverse si è diffusa negli anni come pratica sostitutiva o complementare agli intrecci azionari per garantire stabilità nel controllo delle principali società quotate (Melis, 2000). In seguito ai recenti interventi normativi1 e alle pressioni esercitate dal Codice di Autodisciplina, se da un lato si è osservata una riduzione nel numero incarichi multipli presenti in ciascun CdA, dall'altro sono rimaste pressoché inalterate le caratteristiche fondamentali del network di amministratori interlocked (Santella et al., 2007). Analisi cross-country mostrano, infatti, come la rete italiana, al pari di quella francese e diversamente da quella inglese, presenta una forma centralizzata con legami pervasivi e ridondanti che potrebbero riflettere esigenze di collusione piuttosto che di coordinazione del business (Santella et al., 2008). In effetti, quali siano le reali implicazioni dei legami informali tra CdA delle imprese italiane è questione al centro di un crescente dibattito. Da una parte si riportano evidenze di un positivo apprezzamento del mercato alla presenza di amministratori interlocked (Di Pietra et al., 2008), dall'altra si rileva come questi contribuiscano a rafforzare l'abilità del controlling owner di estrarre i benefici privati legati al dominio dell'impresa (Barucci, 2006). Sulla stessa scia si muovono le Authorities nazionali che sottolineano come la nomina di amministratori già presenti in altri CdA possa costituire meccanismo utile agli azionisti di comando per espropriare la ricchezza delle minoranze (AGCM, 2010). Anche in letteratura, a fronte di una gran mole di studi sulle cause di formazione degli interlock manca ancora un consenso unanime sulle loro conseguenze per la condotta delle imprese (Haunshild e Beckman, 1998). Più volte nell'esaminare la relazione tra interlock e performance aziendali si è giunti a risultati contrastanti, che hanno portato a concludere per una loro valenza ora positiva (Meeusen e Cuyvers, 1985; Baysinger e Butler, 1985; Di Pietra et al., 2008) ora negativa (Fitch e Shivdasani, 2003; Devos, 2009) 1 Legge Draghi (d.lgs. n. 58/1998); Riforma Vietti (d.lgs. n. 61/2002, n. 6/2003, n. 37/2004); Legge del Risparmio (legge n. 265/2005) 2 o persino a negarne l'influenza sui comportamenti organizzativi (Fligstein e Brantley, 1992). Alla luce di tali evidenze, il presente lavoro si propone di individuare la funzione rivestita dagli interlocking directorship nel contesto istituzionale italiano esaminandone le implicazioni sulla trasparenza dell'informativa di bilancio, declinata in termini di earnings quality. Tematica cui i recenti scandali finanziari hanno dato nuovo vigore, spingendo verso una più ampia comprensione dei fattori in grado di condizionare la portata informativa dei risultati contabili (Prencipe, 2006). Dall'esame di un campione di imprese italiane quotate tra il 2000 e il 2004, si rinviene che la presenza di amministratori con incarichi multipli, riducendo il monitoraggio del CdA sul processo di redazione del Financial Report, conduce a valori reddituali dalla minore sostenibilità e utilità decisionale per gli investitori. I risultati dell'analisi presentano interessanti implicazioni sia teoriche sia pratiche. In primo luogo consentono di riconoscere la valenza degli interlocking directorship tra CdA delle imprese italiane, discernendo tra le ipotesi conflittuali sviluppate dalla letteratura (Flingsteing e Brantley, 1992; Palmer et al., 1993). Inoltre considerata la rilevanza della comunicazione economico-finanziaria per le decisioni contrattuali (Watts e Zimmerman, 1986) e per l'efficiente allocazione delle risorse nel mercato dei capitali (Healy e Palepu, 2001) la relazione negativa rinvenuta tra amministratori interlocked ed earnings quality, costituisce evidenza utile alla comprensione del canale tramite cui gli interlock possono influenzare la performance aziendale. D'altro canto tale indagine contribuisce agli studi che, nell'ambito della capital market research, si propongono di spiegare come le proprietà degli accounting earnings siano determinate da caratteristiche endogene inerenti la corporate governance delle aziende (Beekes et al., 2004; Ahmed e Duellmann, 2007; García Lara et al. 2009), estendendo anche al contesto italiano una prospettiva d'analisi consolidata in letteratura internazionale (Francis et al., 2004), che solo di recente ha suscitato l'attenzione di autori nazionali (Cascino et al., 2010; Cerbioni e Parbonetti, 2007; Prencipe, 2006). Infine la ricerca assume una non trascurabile implicazione pratica, fornendo ai regulator importanti spunti per valutare le prescrizioni contenute nei Codici che richiedono una riduzione del numero di poltrone 3 occupate da ciascun amministratore in più CdA, al fine di migliorare la qualità della governance aziendale. Il lavoro è organizzato come segue: nella prima sezione si esamina la letteratura precedente, passando in rassegna i contributi teorici rinvenienti dalla letteratura sugli interlock e quelli sull'earnings quality; nella seconda sezione si perviene alla formulazione delle ipotesi alla base della ricerca; nella terza sezione si descrivono metodologia e campione adottati; nella quarta si presentano i risultati dell'analisi empirica; infine nella quinta e ultima sezione si forniscono le conclusioni dell'analisi, descrivendone le implicazioni e le limitazioni e fornendo alcuni suggerimenti future ricerche. 2. Rassegna dei contributi teorici 2.1 Cause e conseguenze dei board interlock Un interlocking directorship si crea quando «a person affiliated with one organization sits on the board of another organization» (Mizruchi, 1996, p. 271). Le ragioni che inducono alla creazione di tali legami sono state ricondotte in letteratura (Palmer, 1983) a due distinti approcci che interpretano gli interlock (d'ora in avanti ID) come relazioni tra singoli individui (inter-class), ovvero tra le organizzazioni (inter-organizational). Nella prospettiva inter-class, un amministratore entra a far parte dei CdA di altre aziende per conseguire obiettivi personali, quali il prestigio e la crescita delle proprie remunerazioni (Zajac, 1988; Stockman et al., 1988), o una maggiore coesione sociale (Useem, 1984; Zeitlin, 1974). Nell'ambito dell'approccio c.d. inter-organizational, invece, gli ID, inizialmente considerati una risposta all'esigenza di collusione tra aziende concorrenti (Pennings, 1980; Burt, 1983), sono stati dai più interpretati come veicoli per la coordinazione e il controllo delle organizzazioni. In proposito Palmer (1983) distingue tra i legami che garantiscono la "cooptazione" di risorse critiche per la sopravvivenza e il successo aziendale (Dooley, 1969; Pfeffer e Salancick, 1978; DiMaggio e Powell, 1983; Mizruchi e Stearns, 1988) da quelli che consentono "l'infiltrazione" nei CdA di altre imprese, allo scopo di monitorare e influenzare i relativi processi decisionali (Mizruchi, 1992; Mintz e Schwartz, 1981). A fronte di tali interpretazioni sulle cause di formazione degli ID gli effetti attesi sui comportamenti organizzativi variano in funzione del sostrato teorico di riferimento e dei diversi ruoli che gli amministratori 4 sono chiamati a svolgere. La letteratura fondata sul paradigma dell'Agency Theory, ponendo l'enfasi sulla funzione di monitoring del CdA, ha sviluppato due visioni contrapposte. Fama (1980) e Fama e Jensen (1983) sostengono che in condizioni di efficienza del mercato del lavoro, gli amministratori che hanno ben operato in un'azienda sono remunerati attraverso il conferimento di incarichi in altri CdA. Segnale di esperienza e reputazione dei consiglieri, gli ID, pertanto, contribuiscono positivamente al perseguimento di obiettivi di creazione del valore. Diversamente un crescente filone di studi sottolinea gli effetti negativi degli ID sull'operare dei meccanismi di controllo interni ed esterni alla corporation (Shivdasani, 1993; Cotter et al., 1997). Secondo Hallock (1997) e Core et al. (1999) la presenza di amministratori interlocked è legata a un livello di remunerazioni manageriali più elevate. Fich e White (2003), in aggiunta, riportano evidenze di una minore probabilità di turnover del CEO quando i consiglieri di amministrazione dispongono di due o più incarichi. Da questa prospettiva gli ID favoriscono l'entrenchment degli insider, all'origine dell'aumento dei costi di agenzia e del peggioramento delle performance delle imprese (Fich e Shivdasani, 2006). I sostenitori della Resource Dependence Theory invece attribuiscono agli ID un’indiscussa valenza positiva in virtù del contributo che essi apportano al capitale sociale e relazionale di un'impresa (Pfeffer e Salancick, 1978) così rafforzando la funzione strategica (Pfeffer, 1991; Carpenter e Westphal, 2001) e di networking del CdA (Burt, 1980; Hillman et al., 2001). Inoltre, gli ID possono accrescere il valore dell'impresa creando dei canali di comunicazione informali tramite cui scambiare informazioni di valore (Palmer, 1983; Useem, 1984), riducendo l'incertezza e i costi di transazione (Bazerman e Schoorman, 1983; Gulati e Sytch, 2007) o ancora diffondere innovazioni e favorire l'apprendimento organizzativo (Haunshild e Beckman, 1998; Davis, 1991). Al fine di comprendere la valenza dei legami tra CdA per la condotta organizzativa delle imprese, diversi studi empirici hanno indagato la relazione tra ID e performance aziendali evidenziando un'associazione positiva (Meeusen e Cuyvers, 1985; Baysinger e Butler, 1985; Di Pietra et al., 2008), ovvero negativa (Fitch e Shivdasani, 2003; Devos, 2009). Le difficoltà di ordine metodologico comuni a questo tipo di analisi (Mizruchi, 1996), unite alla molteplicità degli elementi che influenzano i livelli di profittabilità di un'impresa e alla diversità delle configurazioni di ID di volta in volta oggetto d'indagine (Aguilera, 2005) hanno impedito alla 5 letteratura esistente di identificare univocamente il ruolo da attribuire ai legami tra CdA. Per tali motivi nel presente studio si è deciso di focalizzare l'attenzione sul setting italiano, indagando uno dei canali tramite cui gli ID possono influenzare la performance aziendale: la comunicazione economicofianziaria d'impresa. 2.2 La relazione tra CdA e Earnings Quality: lo stato dell'arte Sia nell'ambito della valuation perspective che della contracting view la comunicazione economico-finanziaria svolge un ruolo centrale per il valore di un'impresa. I benefici di un'informativa contabile di elevata qualità sono diversi comprendendo, tra gli altri, una più efficiente attività di fund rising delle imprese (Bhattacharya et al., 2003), una migliore selezione delle alternative d'investimento e una disciplina dell'operato del management verso il raggiungimento di obiettivi coerenti con gli interessi dei proprietari (Bushman e Smith, 2001). Sebbene la "qualità della comunicazione economico-finanziaria" sia un concetto molto ampio, negli anni più recenti i ricercatori si sono concentrati su una nozione ristretta inerente la sola "qualità degli utili". In termini generali quest'ultima identifica la capacità del risultato reddituale di riflettere attendibilmente la perfomance attuale e prospettica delle imprese per supportare l'attività decisionale dei destinatari dell'informativa di bilancio (Shipper e Vincent, 2003). La numerosità degli user del bilancio e le loro diverse esigenze conoscitive rendono l'earnings quality un costrutto multidimensionale, indagato in letteratura attraverso molteplici attributi, ciascuno dei quali coglie una diversa dimensione informativa dei valori di reddito (Balsam, 2003). Gli studi sulle determinanti firm-specific della qualità degli utili mostrano come questa sia influenzata dal grado di concentrazione proprietaria (Yeo et al., 2002; Fan e Wang, 2002; Cornett et al., 2009), dalla presenza nel capitale dell'impresa di membri della famiglia fondatrice (Wang, 2006; Cascino et al., 2010) o di investitori istituzionali (Jiraporn e Gleason, 2007). Nella relazione tra strutture di governance e qualità dei dati di bilancio un ruolo di primo piano tuttavia è riconosciuto al Consiglio di Amministrazione in virtù del dovere di monitoraggio degli amministratori sul processo di redazione del Financial Report (Vafeas, 2000). 6 Una parte consistente della letteratura dimostra come il contenuto informativo degli utili varia in funzione di determinate caratteristiche assunte come proxy dell'efficace funzionamento del CdA. È stato evidenziato come la presenza di outside director (Peasnell et al., 2005), amministratori indipendenti (Klein, 2002) e la separazione del ruolo di Presidente da quello di Amministratore Delegato (Dechow et al., 1996) riducono gli incentivi all'adozione di politiche di earnings management volte a nascondere le reali performance finanziarie delle imprese. Alcuni ricercatori considerano tra le misure dell'efficacia del CdA l'esistenza di amministratori con incarichi multipli e ne analizzano l'impatto su determinati comportamenti contabili. Beasley (1996) rinviene una maggiore probabilità che si verifichino frodi in bilancio all'aumentare degli incarichi detenuti in altri CdA dagli amministratori. Erikson et al. (2006) e Bowen et al. (2008) dimostrano come gli ID siano associati a maggiori incentivi per i CEO ad alterare i dati di bilancio per far crescere il livello delle proprie remunerazioni. Sarkar et al. (2008) con riferimento ad un campione di imprese indiane, rinvengono che il livello di manipolazione dei risultati reddituali è maggiore in presenza di busy director nel CdA. Focalizzati sull'earnings management, i contributi sin'ora menzionati finiscono con l'indagare solo una delle possibili dimensioni che influenzano la qualità degli utili, laddove l’assenza di tali politiche non conduce necessariamente a un’elevata earnings quality. Gli studi che analizzano come le caratteristiche dei CdA impattano su altre proprietà desiderabili degli earnings (García Lara et al., 2009) raramente considerano le implicazioni della condivisione di amministratori tra imprese. Ahmed e Duellman (2007) mostrano come l'elevata incidenza di amministratori interlocked e insider nel board indebolisce la funzione di monitoring del CdA riducendo il livello di conservatism degli utili. Beekes et al. (2004) trovano una relazione positiva tra l'indipendenza del CdA e la tempestività con cui le bad news sono riconosciute e incorporate nei valori di reddito. Nel fare ciò le suddette indagini soffrono comunque di significative limitazioni. In primo luogo fondandosi sull'esame di una o alcune delle misure per l'earnings quality, non consentono di apprezzare il complessivo potere informativo degli utili. In secondo luogo esaminando campioni di imprese americane o inglesi non colgono peculiarità e problematiche proprie dei CdA delle imprese italiane. 7 3. Sviluppo delle ipotesi: Interlock ed Earnings Quality Quanto esposto nel corso della rassegna dei contributi teorici induce a ritenere che allo stato attuale la letteratura non è in grado di spiegare in maniera soddisfacente quali siano le implicazioni della presenza nei CdA di amministratori con incarichi multipli per la qualità degli utili di bilancio delle imprese, apprezzata in maniera onnicomprensiva con riferimento alle diverse proprietà desiderabili degli earnings. Il contesto istituzionale italiano fornisce un'importante opportunità per analizzare la relazione tra ID ed earnings quality alla luce delle specificità che lo contraddistinguono. In Italia, infatti, la presenza di un mercato dei capitali poco sviluppato, l'elevata concentrazione proprietaria, il frequente ricorso a coalizioni di varia natura rafforzate da legami partecipativi e reti di ID (Bianchi e Bianco, 1996) determinano una condizione di rilevante asimmetria informativa tra le forti maggioranze e le deboli minoranze azionarie. In tali circostanze cresce l'importanza della comunicazione economico-finanziaria come indispensabile meccanismo di governance a garanzia gli interessi degli azionisti e degli altri stakeholder aziendali. La prassi diffusa di condividere i medesimi consiglieri tra gli organi amministrativi delle maggiori imprese rischia tuttavia di condizionare l'operato del CdA, cui spetta la responsabilità di monitorare il processo di redazione del Financial Report, con riflessi a priori non identificabili sulla qualità degli utili di bilancio. In effetti, le evidenze sin'ora rinvenute sugli ID tra CdA italiani non consentono di discernere se la loro presenza è legata alla massimizzazione dello shareholder value o al perseguimento di interessi privati degli insider. Se da un lato si riconosce la funzione positiva dei legami informali tra CdA per il valore di mercato dell'impresa (Di Pietra et al., 2008), d'altra parte emergono considerazioni di ordine opposto fondate sulla loro capacità di favorire l'entrenchment degli amministratori (Barucci, 2006). Per la formulazione delle ipotesi alla base della ricerca pertanto ci si è ricondotti ad un recente approccio che, muovendo dal paradigma dell'Agency Theory, avanza due interpretazioni alternative circa la valenza degli ID: la Reputation e la Busyness Hypothesis (Ferris et al., 2003; Perry e Peyer, 2005; Sarkar et al., 2009). Secondo Fama (1980) e Fama e Jensen (1983) per un amministratore il possesso di una molteplicità di incarichi in più CdA rappresenta una sorta di "riconoscimento" da parte del mercato del suo ineccepibile operato e può costituire un indicatore di superiore talento ed esperienza. Kaplan e Reishus 8 (1990), Shivdasani, (1993), Brickley et al. (1999) e Ferris et al. (2003) coerentemente con tale impostazione rinvengono un’associazione positiva tra numero di poltrone occupate nei diversi CdA e "qualità" dell'amministratore. In linea con la Reputation Hypothesis è possibile quindi ipotizzare che un'elevata incidenza di ID segnala una maggiore capacità del CdA di svolgere le proprie attribuzioni, in primis l'attività volta a prevenire e/o sanzionare comportamenti opportunistici posti in essere dal management nel processo di redazione del bilancio, ciò traducendosi in una maggiore earnings quality. È possibile allora formulare la seguente ipotesi: HP1a La presenza di ID nei CdA è significativamente associata in senso positivo alla qualità degli utili delle imprese Numerose evidenze empiriche invece sostengono un'ipotesi alternativa secondo cui il cumulo di incarichi in più consigli riduce tempo e risorse che l'amministratore può dedicare al diligente assolvimento dei propri doveri fiduciari nei confronti degli azionisti rendendolo too busy to serve (Fich e White, 2003; Fich e Shivdasani, 2006; Erickson et al. 2006, Bowen et al., 2008; Devos, 2009). I frequenti conflitti d’interesse in cui versa il consigliere interlocked (Core et al., 1999; Shivdasani e Yermack, 1999), spesso uniti alla maggiore accondiscendenza verso azioni di espropriazione delle minoranze del CEO e/o del controlling owner, con cui condivide l'appartenenza alla medesima business elite, conducono a un più debole monitoraggio del CdA sulla qualità del Financial Report. Coerentemente con la Busyness Hypothesis ci si attende, quindi, che la presenza di ID nei CdA sia legata a una minore qualità informativa del bilancio per i diversi interlocutori aziendali. Pertanto si giunge alla formulazione della seguente ipotesi alternativa: HP1b La presenza di ID nei CdA è significativamente associata in senso negativo alla qualità degli utili delle imprese Esaminando la significatività e il segno della relazione tra ID e attributi qualitativi degli earnings è possibile riconoscere se gli ID tra imprese italiane sono in grado di condizionare il contenuto informativo dei valori di 9 reddito e al contempo verificare quale delle due ipotesi è confermata per il campione oggetto d'indagine. 4. Metodologia e campione d'indagine La ricerca empirica è stata svolta sulla base di un campione formato dalla totalità delle imprese quotate nella borsa valori di Milano nel periodo che va dal 2000 al 2004, al fine di depurare l'analisi dagli effetti sui bilanci riconducibili all'entrata in vigore dei principi contabili IAS/IFRS. La popolazione iniziale comprendeva le 254 società italiane quotate al 31 dicembre 2004 nella Borsa Valori di Milano, da cui sono state eliminate, sulla scorta di quanto suggerito nei precedenti studi, le società bancarie, assicurative e finanziarie (52) a causa delle diversità nei principi di redazione del bilancio. Eliminando poi le società non quotate nel corso dell’intero periodo preso in considerazione (49) e quelle per le quali non è stato possibile reperire tutti i dati necessari all’esecuzione della ricerca (120), si è pervenuti a un campione finale (stable sample) composto di un numero complessivo di osservazioni pari a 165, riferito ad un numero costante di 33 società per ciascuno dei cinque anni considerati (Tabella 1). Per la costruzione delle statistiche relative agli earnings attribute, la raccolta dei dati dal database DataStream è avvenuta per tutto l'intervallo periodale preso in analisi. Diversamente le informazioni inerenti la governance delle imprese sono state tratte dal rapporto annuale “Spencer Stuart Board Index-Italia 2004" e dal database CONSOB riferendosi esclusivamente al 2004 e poi ragionevolmente assunte come constant per l’intero periodo. Al fine di verificare le ipotesi inerenti la relazione tra ID nei CdA (variabile indipendente) ed earnings quality (variabile dipendente) è stato implementato un modello di regressione lineare multivariato (OLS multivariate regression). Tabella 1 – Riepilogo criteri di selezione del campione #osservazioni Società quotate nella Borsa Valori di Milano al 31.12.2004 (-) Società di tipo finanziario (-) Società non quotate durante l'intero periodo considerato (-) Società per le quali non è stato possibile reperire tutti i dati necessari (33*5) = 165 Campione finale = (n°società*anni) 254 52 49 120 10 Il modello, presentato di seguito (1), è stato specificato attraverso un’analisi panel-data, calcolando in prima istanza i singoli earnings attribute, per il tramite di regressioni firm-specific e time-series, regredendo poi le osservazioni ottenute per ciascuno dei sette attributi qualitativi degli earnings (EA) sul medesimo set di variabili indipendenti e di controllo prescelte sulla base della letteratura esistente sul tema. (1) EA= Le ipotesi formulate sono state testate assumendo le variabili descritte in Tabella 2. 4.1 Variabili dipendenti Ai fini della misurazione della qualità degli utili ci si è riferiti in maniera onnicomprensiva ai sette attributi adottati dalla letteratura per catturare le diverse proprietà degli earnings. In linea con il lavoro di Francis et al. (2004), gli attributi qualitativi sono stati suddivisi in due categorie che sottolineano le diverse funzioni degli earnings. Gli attributi accountingbased (accrual quality, persistence, predictability e smoothness) assumono che il ruolo dei valori di reddito sia di allocare correttamente i flussi di cassa nei periodi in relazione alla competenza degli stessi per il tramite dell’accrual process. Le market-based measure (value relevance, timeliness, conservatism) assumono che la funzione degli accounting earnings sia di riflettere l’economic income, così come rappresentato dai ritorni sui titoli azionari. La nozione di accrual quality si fonda sul presupposto che il risultato di periodo derivi dalla somma di due componenti distinte: i flussi di cassa, valori certi e realizzati, e gli accrual, valori stimati e quindi suscettibili di contenere errori di previsione e/o di essere manipolati dal management riflettendo così transazioni fittizie. Ne consegue che quanto più un risultato reddituale si concretizza in flussi di cassa, tanto più esso è di elevata qualità. La misura dell’accrual quality è ottenuta implementando il modello di Dechow e Dichev (2002) che regredisce la variazione del Capitale Circolante Netto [∆WC], proxy degli accrual, sui flussi di cassa operativi presenti, passati e futuri. 11 Tabella 2 – Riepilogo delle variabili VARIABILI INDIPENDENTI E CONTROLLI EARNINGS ATTRIBUTE Interlock_Board: N° medio Interlock per CdA Accrual quality: ΔWC_TAi,t= β0,i + β1,i CFO_TAi,t-‐1 +β2,i CFO_TA i,t +β3,i CFO_TAi,t+1 + εi,t Earnings persistence: Board_Size: Dimensione CdA Xi,t = β0,i + β1,i X i,t-‐1 + εi,t Predictability: %_Indep: % amministratori indipendenti X i,t = β0,i + β1,i X i,t-‐1 + εi, Smoothness: Board_Own: Azionariato ai consiglieri Value-relevance: Log_TotAss: Dimensione dell'impresa RET i,t = α0,i + β1,i NIBE_MVA i,t + β2,i ΔΝΙΒΕ_ MVA i,t + εi,t MTB: Opportunità di Crescita Timeliness: NIBE_MVEi,t = β0,i +β1,i DRi,t + β2i RETi,t + β3i DRi,t*RETi,t + εi,t Conservatism: ROE: Profittabilità NIBE_MVEi,t = β0,i +β1,i DRi,t + β2i RETi,t + β3i DRi,t*RETi,t + εi,t LEV: Indebitamento finanziario ∆WC_TAi,t: variazione CCN dal periodo t-1 al periodo t diviso il Totale dell’Attivo. CFO_TAi,t: Flusso di Cassa Operativo del periodo t diviso il Totale dell’Attivo. Xi,t: NIBEt /n°azioni. NIBE: Reddito Netto ante Gestione Straordinaria del periodo t. NIBE_MVEi,t: Reddito Netto ante Gestione Straordinaria del periodo t diviso valore di Mercato del Patrimonio Netto del periodo t. ΔNIBE_MVEi,t: variazione del Reddito Netto ante Gestione Straordinaria dal periodo t al periodo t-1, diviso valore di Mercato del Patrimonio Netto del periodo t. RETi,t: Ritorni azionari su base annuale. DRi,t: variabile dummy con valore pari ad 1 se RETi,t <0, altrimenti 0. Interlock_Board: n°interlocks per CdA/Dimensione del CdA. Board_Size: n°amministratori per CdA. %_Indep: percentuale di amministratori indipendenti. Log_TotAss: logaritmo naturale dell'Attivo. MTB: Valore di Mercato del Patrimonio Netto/Patrimonio netto contabile. ROE: Reddito Netto/Capitale Netto. LEV: Debiti Finanziari/Patrimonio Netto. 12 La deviazione standard dei residui della regressione rappresenta la porzione di accrual non correlati con i flussi di cassa ed è quindi assunta come misura inversa dell’accrual quality. Per garantire omogeneità nell'interpretazione dei segni rinvenuti sulle misure degli earnings attribute, i risultati ottenuti per l’accrual quality, sono stati moltiplicati per -1, sicché valori maggiori dell'accrual quality [ ] sono espressivi di un'elevata earnings quality. La sostenibilità o persistence è definita come il grado con cui i redditi correnti persistono nel periodo successivo. La misura della persistence è ottenuta stimando il coefficiente angolare [ßi,t] della regressione del valore di earnings correnti scalati per il numero di azioni emesse [Xi,t: NIBE/n°azioni] sul livello di earnings del periodo precedente [Xi,t-1] (Lev, 1983; Penman e Zhang, 2002). Maggiori valori del coefficiente implicano una più elevata sostenibilità del livello attuale di reddito nei periodi successivi, dunque una maggiore earnings quality. La capacità predittiva degli earnings o predictability è definita come l’abilità del reddito corrente di prevedere il suo livello futuro. Al pari della persistence, l'utilità di questa proprietà è legata alla diffusione dei modelli di valutazione basati sugli earnings, per cui valori di reddito sostenibili e dalla maggiore capacità predittiva conducono a valutazioni più elevate. La misura della predictability è derivata dalla regressione precedente, adottando la radice quadrata della varianza dei residui della stessa [ ] (Lipe 1990). Anche in tal caso i risultati ottenuti sono stati moltiplicati per 1 sicché al crescere dei valori di tale misura [ ], la capacità predittiva degli earnings aumenta, e quindi migliora l’earnings quality. La smoothness segnala assenza di variabilità del risultato reddituale, meglio regolarità delle sue variazioni nel tempo (Prencipe, 2006). Tale proprietà è soggetta in letteratura a due interpretazioni alternative. Da una parte si pongono quanti vi attribuiscono una valenza negativa (pernicious smoothing) considerandola frutto di pratiche manageriali di manipolazione dei valori contabili (Healy e Wahlen, 1999; Shipper, 1989). D'altra parte numerosi contributi in letteratura ne sostengono una funzione informativa (beneficial smoothing), come strategia cui ricorrono i manager al fine di eliminare dagli earnings delle componenti transitorie e raggiungere dei valori di reddito maggiormente rappresentativi per comunicare agli investitori le informazioni private in loro possesso (Demski, 1998; Bartov et al., 2002). Per misurare la smoothness è si è ricorso al rapporto tra la deviazione standard del reddito netto prima della gestione straordinaria 13 [NIBEi,t] e la deviazione standard del flusso di cassa operativo (Leuz et al., 2003; Francis et al., 2004), moltiplicando il risultato per -1 in modo da interpretare un aumento di tale rapporto [ ] come segnale di un maggior livello di smoothness del reddito. La value relevance è considerata come la capacità dei valori contabili di spiegare le variazioni dei rendimenti di mercato per supportare le decisioni di investimento degli operatori del mercato dei capitali. Essa cattura tanto la dimensione della rilevanza (relevance) che dell’attendibilità (reliability) dei dati di bilancio ed è misurata, sulla scorta degli studi precedenti (Francis e Shipper, 1999), adottando la deviazione standard dei residui della regressione dei rendimenti di mercato [ ] sul livello e la variazione degli earnings. Moltiplicando tale proxy per -1 è possibile interpretare un aumento di tale misura [ ], come un’elevata correlazione tra i valori di reddito ed i ritorni azionari, e dunque una maggiore earnings quality. Le dimensioni della timeliness e del conservatism sono entrambe desunte dalla regressione inversa degli earnings sul livello dei ritorni azionari, utilizzando una variabile dummy per i ritorni negativi. Tuttavia esse devono essere considerate separatamente poiché riflettono diverse esigenze informative (Beekes et al., 2004), la prima propria degli investitori a titolo di capitale proprio, la seconda invece tipica dei creditori aziendali, che a differenza degli azionisti presentano una asymmetric loss function, essendo più sensibili alla distribuzione negativa dei redditi. La timeliness è definita come l'abilità del valore corrente del reddito di periodo di incorporare le informazioni rilevanti per il mercato ed è misurata tramite il potere esplicativo [ 2] della precedente regressione (Ball e Shivakumar, 2005). Maggiori valori del coefficiente segnalano elevata capacità degli earnings di riflettere le nuove informazioni relative all'impresa tanto favorevoli (good news), quanto sfavorevoli per gli investitori (bad news), cui è associata un' elevata earnings quality. Il grado di (conditional) conservatism è stimato ricorrendo al valore relativo del coefficiente angolare dei ritorni negativi [ß3,i] sul valore che lo stesso assume sui ritorni positivi [ß2,i] (Basu, 1997). Al crescere di tale misura aumenta la velocità con cui gli earnings incorporano i ritorni negativi, proxy delle bad news, rispetto ai ritorni positivi (good news) per cui si dirà che la contabilità è molto “conservativa”, o diversamente poco aggressive. Alla luce della funzione positiva del conservatism nella riduzione delle asimmetrie informative e dei problemi di moral hazard, la presenza di quest'ultima proprietà sarà un segnale di elevata qualità degli accounting earnings (Watts, 2003). 14 4.2 Variabili indipendenti e controlli La variabile di maggiore rilevanza ai fini dell’analisi è rappresentata dagli ID tra CdA [Interlock_Board]. La misurazione del fenomeno in esame è ottenuta computando il numero d’incarichi detenuti in altri CdA dai consiglieri di ciascun’azienda e rapportandolo alla dimensione del Consiglio di Amministrazione, in modo da ottenere un valore espressivo del numero medio di interlock per board. Sulla base delle ipotesi avanzate si prevede che l'incidenza di ID sia correlata in maniera significativa con diverse dimensioni dell'earnings quality, attendendosi un’associazione positiva in caso di evidenza a supporto della Reputation Hypothesis, viceversa negativa coerentemente con le assunzioni della Busyness Hypothesis. Si rende opportuno sottolineare come tali predizioni possano essere estese solo alle dimensioni dell’accrual quality, predictability, persistence, value relevance, timeliness, e conservatism la cui presenza è unanimemente considerata desiderabile in valori reddituali di elevato contenuto informativo per i diversi destinatari del bilancio. Non così immediata appare l'interpretazione della smoothness, stante la duplice valenza che la letteratura attribuisce a quest'ultima proprietà (beneficial vs opportunistic income smoothing). Difficoltà che tra l'altro non si limitano all'analisi delle implicazioni degli ID, ma si estendono anche all'esame della relazione esistente tra tale attributo e le altre variabili esplicative adottate. In linea con le prescrizioni dell'Agency, infatti, sono state considerate ulteriori variabili in grado di catturare talune caratteristiche del CdA che possono influenzarne il livello di monitoraggio sulla qualità del Financial Report. È stata quindi rilevata la dimensione dei CdA [Board_Size] che s’ipotizza negativamente correlata con il complessivo potere informativo degli earnings, stante il più elevato livello di costi di agenzia che si osserva nelle imprese con CdA particolarmente numeroso (Jensen, 1993; Lipton e Lorsh, 1992; Yermack, 1996). È stata poi misurata l'indipendenza degli amministratori computando per ciascun CdA la percentuale di amministratori indipendenti [%_Indep], rispondenti cioè ai criteri forniti dal Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana, pur nella consapevolezza che si tratta di una misura di indipendenza solo formale. Tenuto conto della letteratura che evidenzia come un CdA indipendente sia in grado di svolgere più efficacemente 15 l'attività di monitoring sul processo di redazione del bilancio (Klein, 2002; Beasley, 1996), ci si attende una relazione positiva tra questa dimensione e il livello complessivo di qualità informativa degli utili. Come ultima variabile esplicativa della struttura dei CdA si è considerata la presenza di piani di remunerazione variabile ancorati all’andamento del titolo azionario tra gli amministratori delle aziende esaminate [Share_Own]. Essa è misurata tramite una variabile dummy che assume valore pari a uno se i consiglieri della società posseggono azioni o piani di stock option, zero in caso contrario. L'allineamento degli interessi degli agent con quelli della proprietà e la conseguente riduzione dei costi di agenzia osservata in presenza di azionariato ai consiglieri (Jensen e Meckling, 1976; Jensen, 1993) conducono a ipotizzare una correlazione positiva tra questa e le caratteristiche qualitative degli utili. Data la natura endogena delle scelte di reporting delle imprese e coerentemente con quanto suggerito dalla letteratura sull’earnings quality sono stati inclusi quattro ulteriori controlli per catturare il size effect, le growth opportunity, la profitability, e il livello di financial distress. È stato utilizzato il logaritmo naturale dell’attivo [Log_TotAss] per rilevare l'effetto della dimensione aziendale, il market-to-book ratio [MTB] per individuare la presenza di differenziali nelle opportunità di crescita delle imprese, la redditività del capitale netto [ROE] per misurare la profittabilità e infine il rapporto tra debiti finanziari e patrimonio netto [LEV] per discernere le implicazioni di un elevato indebitamento. 5. Risultati La tabella che segue (Tabella 3) mostra le statistiche descrittive delle principali variabili d’interesse ai fini dell’analisi condotta. La prima sezione (Panel A), mostra le descrittive dei dati economicofinanziari rilevati tra le aziende appartenenti al campione per la costruzione delle misure degli earnings attribute, mentre la seconda sezione (Panel B) riporta i valori relativi al set di variabili e di controllo prescelte. Concentrando l'attenzione sui dati inerenti alla composizione dei CdA è possibile osservare come il numero medio di ID per board vari da 0 a 6 con un valore centrale di 2,46 e una deviazione standard di 1,645. Poiché nel Rapporto Spencer Stuart (SS) il valore medio di ID per CdA riferito a tutte le società quotate nella Borsa Italiana nel 2004 è pari a 3, è possibile considerare il campione di imprese analizzato rappresentativo del fenomeno così come si presenta nel mercato italiano nella sua interezza. 16 Tabella 3 – Statistiche descrittive delle principali variabili VARIABILI MIN MAX MEDIA DEV.ST. PANEL A: Determinanti degli Earnings Attribute (Variabile Dipendente) WC_TA -0,30 0,34 0,0082 0,09671 CFO_TA -0,07 0,27 0,0753 0,06346 NIBE_MVE -1,50 0,20 0,0267 0,17162 RET -0,73 1,52 0,0766 0,36225 PANEL B: Interlocks, Board Structure e Controlli (Variabili Indipendenti) INTERLOCK_BOARD 0 6 2,46 1,645 BOARD_SIZE 6 18 10,42 2,931 %_INDEP 0 0,78 0,3788 0,2023972 LOG_TOTASS 5,12 7,83 6,2098 0,80182 MTB 0,71 10,10 2,1887 1,75715 ROE -0,65 0,33 0,0959 0,19515 LEV -0,10 0,05 0,0165 0,03033 Il campione consiste di 165 osservazioni società-anno, relative al periodo 2000-2004, corrispondenti ad un numero costante per ciascun anno di 33 società quotate nei listini della Borsa Italiana. WC_TA: Capitale Circolante Netto diviso Totale Attivo. CFO_TA: Flusso di Cassa Operativo diviso Totale Attivo. NIBE_MVE: Reddito Netto ante Gestione Straordinaria diviso Valore di Mercato del Patrimonio Netto. RET: Ritorni azionari su base annuale. Interlock_Board: n°interlocks per CdA/Dimensione del CdA. Board_Size: n°amministratori per CdA. %_Indep: percentuale di amministratori indipendenti. Log_TotAss: Logaritmo naturale del Totale Attivo. MTB: Valore di Mercato del Patrimonio Netto/Patrimonio netto contabile. ROE: Reddito Netto/Capitale Netto. LEV: Debiti Finanziari/Patrimonio Netto. Anche i valori campionari inerenti le altre caratteristiche del CdA rispecchiano quelli rilevati sull'intera popolazione di imprese italiane. Il numero minimo di consiglieri è pari a 6 (5 per SS), e il massimo 18 (25 per SS), con una dimensione media dei CdA pari a 10,42 (11,7 per SS). Infine l’incidenza percentuale dei consiglieri indipendenti presenta un valore 17 medio piuttosto basso (37,9 % c.a. rispetto al 46% per SS), variando da 0 al 78% con una deviazione standard dello 0,20. Nelle tabelle che seguono (Tabella 4 e 5), si presentano i risultati delle regressioni multiple eseguite per verificare le ipotesi precedentemente formulate. Per la necessità di rilevare l’impatto delle variabili esplicative sui diversi attributi dell’earnings quality si è deciso di considerare separatamente le proprietà degli accounting earnings alla luce dei possibili effetti d’interazione tra queste che avrebbero inficiato i valori di un’unica misura globale, costruita sinteticamente per rilevare l’earnings quality. La Tabella 4 evidenzia i risultati delle regressioni relative agli attributi accounting-based. La presenza di ID è correlata con un elevato livello di significatività (10%) sia con la predictability che con la persistence. Mentre nel primo caso si riporta un coefficiente positivo, in linea con la Reputation Hypothesis (HP1a), nel secondo il valore negativo del paramentro è evidenza a sostegno della Busyness Hypothesis (HP1b). Per le imprese del campione l'elevata incidenza di ID implica dei risultati reddituali con una più elevata capacità predittiva, ma meno sostenibili nel tempo. Allo stesso modo, guardando ai risultati su accrual quality e smoothness si evince come la presenza di ID non presenta alcuna correlazione con tali attributi, sebbene il parametro stimato assuma segno negativo. Tra le variabili esplicative della composizione del CdA la dimensione presenta, in linea con le ipotesi, un coefficiente negativo e significativo rispetto alla qualità degli accrual e alla smoothness. L’indipendenza degli amministratori presenta risultati contrastanti, evidenziando un’associazione positiva e significativa con la persistence e la smoothness, mentre negativa e significativa con l'accrual quality e la predictability. La presenza di azionariato tra i consiglieri, invece, coerentemente con le attese, presenta un’associazione positiva con gli attributi qualitativi accounting based e sempre significativa, ad eccezione che per l'accrual quality, confermando come l’effetto incentivo creato dalla diffusione di piani di remunerazione variabili tra gli amministratori induce a una maggiore valenza informativa degli utili. La significatività delle variabili di controllo per quasi tutti gli attributi evidenzia il contributo che tali variabili apportano ai fini della spiegazione della qualità degli utili, come suggerito dalla letteratura sul tema. In effetti accrual quality, predictability e smoothness si presentano correlate negativamente con la dimensione aziendale e positivamente con la presenza di opportunità di crescita per le imprese. 18