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Martina Franca (Ta) 1 Progettazione Editoriale & Realizzazione Grafica: Gabriele Rosato (imdaydreamer.com - [email protected]) 2 3 Prefazione Nel contesto dell’Articolo 9 (CCLN Comparto scuola), a favore delle aree a forte processo immigratorio, nasce il progetto Milleunavoce. Come si evince facilmente dal titolo, l’intento del progetto è quello di dare “voce” ai “mille” e più… studenti provenienti da zone in cui, il processo migratorio è una realtà sempre più diffusa. L’arrivo di studenti stranieri è un fenomeno che riguarda ormai tutto il nostro Paese e interessa ogni ordine e grado di scuola: in quest’ottica ho pensato al progetto Milleunavoce come strumento atto ad assicurare ad ogni studente non solo il diritto ad un’istruzione quanto più qualificata possibile, ma anche un sereno inserimento nel contesto scolastico. Dialogo e confronto interculturale sono state le key-words di questo progetto: solo attraverso un’efficace comunicazione con gli studenti e frequenti dibattiti è stato possibile instaurare con loro un sincero rapporto di acquisizione e scambio interculturale. Ho cercato di porre maggiore attenzione sulla cultura di provenienza di ogni studente sottolineando le differenze di ognuno di loro senza correre il rischio di considerare gli stranieri secondo stereotipi precostituiti. Punto di partenza del mio lavoro è stato l’analisi dello sfondo emotivorelazionale di ogni ragazzo insieme ad ogni bagaglio culturale, che si è arricchito sempre più attraverso una comparazione in parallelo di esperienze diverse “raccontate” da differenti “voci” provenienti, fra l’altro, da diverse aree. Fondamentale, a tal proposito, è stato anche il confronto con le famiglie dei ragazzi protagonisti del progetto. Conoscenza e rispetto delle culture diverse sono state le finalità che Milleunavoce ha cercato di perseguire valorizzando ogni singolo studente con l’obiettivo di agevolare l’inserimento nel tessuto scolastico e più in generale, in quello sociale. In secondo luogo ho cercato di infondere sicurezza in ogni ragazzo sottolineando come ognuno di loro possieda qualità e risorse che vanno incanalate nella direzione in cui, da risorse, possano diventare un utile mezzo per l’integrazione interculturale. 4 I 29 studenti che hanno deciso di aderire al progetto provengono da varie classi, sia del biennio che del triennio, e sono di nazionalità italiana, straniera o italiana con genitori stranieri. Per ognuno di loro, Milleunavoce è significato molto più che un semplice progetto: è stato motivo di riflessione sulla propria cultura e, in molti casi, vera e propria scoperta delle proprie origini. In questo modo ogni ragazzo di nazionalità straniera ha potuto dar “voce” con orgoglio alle proprie emozioni sentendosi finalmente protagonista all’interno di un gruppo interessato ad apprendere e ad arricchirsi dalle differenze di ognuno. I ragazzi di nazionalità italiana hanno ascoltato con attenzione ciò che i compagni avevano da raccontare e li hanno guidati lungo questo percorso di conoscenza. Le attività di gruppo hanno favorito la socializzazione, infondendo fiducia nei più giovani e cercando di responsabilizzare i più grandi che spesso sono stati, e rimangono ancora adesso, dei punti di riferimento per chi, del gruppo, ne avesse bisogno. I ragazzi hanno lavorato autonomamente dividendosi in gruppi, ognuno dei quali si è interessato ad una zona geografica differente. Gli studenti sono stati liberi anche nel lavoro di ricerca: ognuno di loro ha scelto su cosa soffermarsi maggiormente in base alle proprie curiosità e a quali informazioni dare maggiore importanza. Il mio ringraziamento va alla Dirigente Scolastica, Prof.ssa Adele Quaranta che, ancora una volta, mi ha dato fiducia nell’affidarmi questo delicato progetto permettendomi di lavorare in libertà ed autonomia con gli studenti. Prof.ssa Claudia Margiotta (Referente del Progetto) 5 Introduzione Uno dei maggiori problemi della società odierna è la diversità, poiché la nostra mentalità ci porta a discriminare il diverso. Ma io mi chiedo, è giusta una società omologata? Non credo. E’ bellissimo il confronto, la conoscenza del nuovo. Ecco un corso con la finalità di riscoprire le culture dei paesi d’origine dei ragazzi frequentanti l’ITCG Leonardo da Vinci di Martina Franca. Questi ragazzi si sono trasferiti qui da piccoli o sono nati qui da genitori stranieri, perciò conoscono il loro paese solo per alcune tradizioni che continuano ad usarsi in casa o per sentito dire. Loro, da soli, non avrebbero mai cercato informazioni, ma in questa occasione, con il supporto dei loro compagni, ne avranno il piacere. Attraverso il lavoro di gruppo, abbiamo fatto ricerche riguardo a tutti gli argomenti e i dati più interessanti di ogni paese; durante le ultime lezioni abbiamo fatto delle foto cercando di esprimere la nostra fantasia facendo facce buffe e assumendo degli atteggiamenti divertenti. Le foto e i testi creati potrete trovarli in questo opuscolo. I nostri incontri sono stati un’opportunità per imparare, oltre che per stare insieme e conoscerci tra noi. A proposito della diversità, abbiamo assistito ad un incontro a Taranto con il Prof. Fornasari, docente di sociologia all’Università degli Studi di Bari; durante quest’incontro abbiamo visto il film “Xman 3”, in cui si parla della diversità tra gli uomini e i mutanti, durante tutto il film si cerca una cura per i mutanti per poi, alla fine, arrivare a chiedersi se fosse giusto non accettare la diversità e far diventare gli uomini tutti uguali. In questo volumetto potrete trovare curiosità di vario tipo, sperando che vi piaccia, buona lettura! Marianna Basile (portavoce del gruppo) 6 7 Multiculturalismo: «Orientamento politico e sociologico volto a promuovere il riconoscimento e il rispetto Il termine multiculturalità e quelli affini a questo sono lemmi che non compaiono nei dizionari redatti sino alla fine degli anni ’70. La nozione di multiculturalismo, infatti, è entrata nell'uso comune soltanto nel corso del decennio successivo, prova di come tale concetto sia frutto di studi relativamente recenti. Malgrado siano nate contestualmente diverse correnti di pensiero al riguardo, tutte le parti convengono sull’identificazione di tale orientamento in una data società entro la quale più culture, anche molto differenti, convivono tese al rispetto reciproco, pur conservando ciascuna le peculiarità del proprio gruppo d’origine. dell’identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne» (Enciclopedia Treccani) «Con il termine multiculturalità si indica un dato di fatto: l’esistenza, su un territorio, di molteplici culture. Con [il termine] interculturale (invece) si intende un progetto di interazione tra le parti. In una logica interculturale i processi di socializzazione non mirano all’integrazione delle diversità. Non si può pensare di rendere integro, di rendere uno ciò che è costitutivamente diverso. Ovvero lo si può fare, ma meglio sarebbe dire: si può tentare di farlo, cancellando, nella sua memoria, la sua diversità». (A. BOSI, La corte dei miracoli, Battei, Parma, 1998 p. 35-36) 88 Quanto all’origine di questo fenomeno, i sociologi hanno individuato almeno due ordini di cause. Le prime rappresentate dalle nuove ondate migratorie, e fra l’altro sempre più di maggiore portata, “le cui dinamiche, per ampiezza e celerità, si differenziano da quelle del passato e non consentono nella maggioranza dei casi un’integrazioneassimilazione delle comunità di immigrati nei paesi di destinazione”1. Il secondo fattore costitutivo è rappresentato dalla nuova ‘politica culturale dell’identità’; affermatasi oltreoceano e considerata dai più come una filiazione del movimento giovanile degli anni ‘60 e delle “mobilitazioni in favore dell’uguaglianza istituzionale, sotto il profilo della loro specifica identità, di determinati gruppi discriminati o marginalizzati (femministe, afroamericani e ispanici e, in seguito, gay e lesbiche)”1. «In Italia su questi temi decisivi si continua a fare confusione. Per esempio, spesso si confonde la multietnicità con il multiculturalismo. Ma la multietnicità è un fatto, dovuto all’immigrazione. Il multiculturalismo, invece, è un progetto. E’ il progetto di una società in cui le divisioni culturali che contano siano difese dalla legge e sostenute da politiche coerenti». . (Angelo Panebianco, Addio società multiculturale, da Il Corriere della Sera del 5 aprile 2004 ) Pur tuttavia, contrariamente alla comune tendenza, è opportuno valutare i potenziali “rischi” derivanti dal multiculturalismo. Quello maggiormente paventato è insito nella prospettiva propria del multiculturalismo: la propensione a “congelare ogni gruppo protetto nella sua configurazione attuale, inibendo processi di revisione interna della sua cultura”1. In prospettiva, allora, di una società che consideri il gruppo in questione nel suo complesso come soggetto di ‘diritti culturali’ sono stati proposti dei rimedi, fra i quali figura la legittima garanzia nei confronti del singolo individuo di ricorrere al ‘diritto alla secessione’, “ossia subordinando ogni misura protettiva dell’integrità di una cultura al dovere per la comunità […] lasciando i suoi membri liberi di allontanarsene senza subire vessazioni di sorta”1. Questo punto però è tuttora al centro di aspri dibattiti (ad esempio circa i vari tentativi di “disfare l’Italia” in favore dei regionalismi), infatti, come tale attenterebbe all’unità dello Stato. Da quanto esposto, emerge come il fenomeno della multiculturalità sia di una portata tale da occupare strenuamente i moderni sociologi, che ne analizzano le più recondite trame. Ma al di là di ogni erudizione accademica, il fenomeno multiculturale coinvolge il comune cittadino del XXI Secolo molto più di quanto egli creda. La nostra società si sta avviando ormai da tempo ad essere sempre più multiculturale e come tale si interroga circa le migliori strategie volte a favorire una possibile “integrazione” tra le diverse culture2. Instaurare un’autentica intesa fra i singoli gruppi etnici implica la proficua entrata in contatto con altri modi di vivere, sentire, vedere: una percezione che amplia le prospettive di chi la sperimenta, permettendogli di rapportarsi con una realtà nuova, che non può che apportare vantaggi alla propria esperienza umana. Note: 1) Enciclopedia Treccani Online 2) cfr. con l’intervento di A. Bosi 9 10 11 1 Albania Nome completo: Repubblica di Albania Nome ufficiale: Republika e Shqipërise Capitale: Tirana Città più importanti: Valona, Durazzo, Korça, Pogradec, Saranda, Scutari Popolazione: 3.204.284 Superficie: 28.748 km² Geografia: l’Albania è bagnata dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio. Ci sono due climi: quello mediterraneo e quello continentale. Inoltre il territorio è prevalentemente montuoso. Religione: Islam, Cristianesimo ortodosso, protestante e cattolico Lingua ufficiale: Albanese Valuta: Lek Albanese Festa Nazionale: 28 Novembre Inno Nazionale: Hymni i Flamurit Periodo comunista: Dald1946 al 1990. Forma di Governo: Repubblica Parlamentare Presidente della Repubblica: Bamir Topi Primo Ministro: Sali Berisha Indipendenza: 28 Novembre 1912 dall’Impero ottomano Ingresso nell’ONU: 14 Dicembre 1955 Suddivisione Amministrativa: 12 prefetture Liberalizzazione dei visti: 15 Dicembre 2010 Prodotto Interno Lordo (PIL): $23.86 miliardi (2010 est.) Economia Le principali industrie sono tessili, farmaceutiche, agricole e metallurgiche. 2 12 Il Matrimonio in Albania Il matrimonio in Albania dura 7 giorni: 4 per la sposa e 3 per lo sposo… ma mai insieme. La festa per la sposa comincia il Giovedì: la mattina mentre la sposa è dall’estetista, i parenti dello sposo vanno a casa di lei e le prendono il corredo; il pomeriggio la donna invita le sue amiche a casa offrendoli qualcosa e poi ballano tutte insieme accompagnati da un’orchestra. Il Venerdì la sposa indossa l´abito e questa volta invita i parenti a casa per stare insieme e per ballare, e lo sposo invita i suoi amici e festeggia con loro. Il Sabato sera la sposa porta tutti gli invitati al ristorante dove c´è anche l´orchestra e si balla fino all´alba. La Domenica lo sposo va a prendere la sposa che lo segue per pranzare con gli invitati di lui, poi alla sera, lo sposo, da solo, festeggia al ristorante con i suoi parenti dove naturalmente c´è anche l’orchestra. 3 13 Madre Teresa di Calcutta Madre Teresa di Calcutta, nata Anjeza Gonxhe Bojaxhiu (Skopje, 26 agosto 1910 – Calcutta, 5 settembre 1997), è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II. “Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”. Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”. 4 14 Inno alla Vita La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è ricchezza, valorizzala. La vita è amore, vivilo. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La via è un inno, cantalo. La vita è una lotta, accettala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è la vita, difendila. (Madre Teresa) 5 15 Cucina Albanese La cucina albanese è simile alla cucina greca e a quella turca. Gli antipasti in Albania si chiamano "meze", i piatti nazionali sono il riso pilaf e il tasqebap, un piatto a base di bocconcini di vitello. Normalmente, nella cucina casalinga, i primi e i secondi piatti sono sostituiti da un piatto unico. Si usa molto la carne, in particolare quella di agnello, vitello e maiale. Alcuni dei dolci tradizionali sono: bakllava, kadaif, hallva, Ballokume. Nella parte settentrionale a colazione si beve il raki; a pranzo e a cena si consumano varie verdure accompagnate a volte dalla carne. Nella parte centrale il piatto tradizionale è il Tave Dheu. Ottimo è pure il cosiddetto Byrek, un tipo di torta salata, fatta di pasta filo (una varietà di pasta sfoglia), a strati, contenente solitamente la carne macinata aromatizzata e cipolle . Nelle parte meridionale un piatto tradizionale, usato principalmente per colazione, è il Trahana, a base di yogurt. 6 16 Musica Albanese La musica albanese ha origini antiche, infatti veniva tramandata da padre in figlio solo per tradizione orale; non vi erano cioè spartiti dai quali i giovani potevano attingere per la formazione musicale. Ci sono vari tipi di generi musicali, ma il più importante è detto kënge të lehta cioè “canzoni soft”. Le canzoni tradizionali vengono definite popullore, che vengono solitamente cantate dagli anziani con il famoso cappello classico della tradizione albanese. Attraverso queste canzoni si uniscono nel canto corale non solo i vecchi ma anche i giovani che sono orgogliosi delle radici dei loro antenati. Però di notevole importanza sono le canzoni vallore, quelle che si suonano durante i fastosi matrimoni dal vivo, infatti, sono le più suonate perché il loro ritmo è molto apprezzato da tutti gli albanesi. 7 17 Romania Nome ufficiale: România Capitale: Bucarest Città più importanti: Braşov, Iaşi, Timişoara, Cluj- Napoca, Costanza, Craiova, Sibiu, Suceava, Galaţi, Brăila, Oradea, Bacău Popolazione: 22 246 862 ab. Superficie: 238 391 km² Fiumi: Danubio, Prut Rilievi: Carpazi, Moldoveanu (2.544m) Religione: Ortodossa Lingua ufficiale: Romeno Valuta: Leu Festa Nazionale: 28 Novembre Inno Nazionale: Desteaptă-te, Române Forma di Governo: Repubblica semipresidenziale Presidente: Traian Băsescu Ingresso nell’ONU: 14 Dicembre 1955 Ingresso nell’Unione Europea: 1 gennaio 2007 Prodotto Interno Lordo (PIL): $254.2 miliardi Risorse minerarie: carbone, oro, argento, uranio, sale, petrolio e gas naturale, etc. Industrie: metallurgia non-ferrosa, siderurgia, industria del legno, costruzioni di navi, tessili, pelliccerie, industria alimentare, macchine di precisione, veicoli con motore, industria chimica, farmaceutica, industria di apparecchiatura elettrodomestica e industria di abbigliamenti. 8 18 Dracula La zona della Transilvania rimane la parte più misteriosa della Romania. Il viaggiatore è stato sempre incuriosito ed affascinato dalla figura di Dracula che ha fornito molti spunti per libri, film e quant’altro. La leggenda che vuole Dracula uno spietato vampiro della Transilvania è il frutto di una mescolanza di tradizioni, superstizioni e storia che hanno portato ad associare il nome di Vlad III Tepes ad un vampiro. Nel 1431 l'Imperatore Sigismondo dette una collana ed un medaglione d’oro con inciso un drago a Vlad II padre di Dracula, investendolo così del Sacro Ordine del Drago, un'organizzazione semi-monastica, con il compito di difendere la cristianità del Sacro Romano Impero dalle continue minacce della potenza ottomana. Successivamente per le prime due coniazioni monetarie Vlad II usò l’emblema del drago e da quel momento iniziarono a soprannominarlo Dracul – Dracula. Questo nomignolo è mutato poi in un cognome per i suoi discendenti. Il Dracula viene descritto ”…non troppo alto di statura, ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspetto, con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto magro e rossiccio, con grandi occhi verdi spalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e lunghe, che davano agli occhi un aspetto terrificante. Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe aumentavano l’ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa alle sue larghe spalle coperte da ciocche nere dei suoi lunghi capelli neri.” 9 19 Michail Eminescu Il più grande poeta della Romania è MICHAIL EMINESCU (1850 - 1889),. sognatore romantico, perduto nella contemplazione dei grandi problemi. I lunghi anni di vita irregolare ed errabonda, furono decisivi nella sua esistenza. Dotato di una salda cultura storica e letteraria e di un'ottima conoscenza della filosofia di Kant e di Schopenhauer, egli pensa che il mondo e la vita sono sogni. L'amore è soltanto un gioco dell'istinto. L'unica risoluzione si ha con la morte. Eminescu si applica ai suoi lavori con una passione veramente commovente, ecco perché la sua opera, impossibile ad imitarsi, è impregnata dalla profonda orma di lui. L'amore è l'unico conforto della sua vita; anche se alcune volte sembra indifferente o sembra odiare la donna, lo fa solo come filosofo, ma essa lo intenerisce ed egli la invoca perché illumini i suoi istanti e gli doni l'oblio. Quest'incanto amoroso, palpitante e voluttuoso si manifesta negli idilli, nei poemi, nei notturni di silenzio del poeta, con un tono lirico, caldo e vellutato. Da un ospizio all'altro, fra alternative di lucidità e di smarrimento, smise di produrre a soli trentacinque anni. 10 20 La Notte É notte. Disteso in un angolo fisso la debole fiamma nel camino; s'assopisce la mente, si chiudono gli occhi; la candela s'è spenta ... il sonno m'è dolce. Desiderio Nel bosco t'aspetto, alla fonte dal murmure vivo, dove fitti rami nascondono una capanna d'argilla. E tese le braccia a me corri al petto mio stringiti, il velo ti torrò dai capelli perch'io miri il tuo volto. E sulle ginocchia seduta noi soli soletti saremo, e fra le tue chiome disciolte cadranno i fiori del tiglio. La nuca e i tuoi biondi capelli appoggiali lieve al mio braccio, le labbra tue dolci abbandona in preda ai miei baci. 21 11 Cucina Rumena La cucina rumena è una cucina ancora profondamente legata ai prodotti agricoli, nonostante abbia negli anni subito le influenze di altre cucine. Essa offre sapori molto decisi come la minestra di verdure chiamata Ciorba (con carote e patate e carne di vitello, agnello o tacchino). Il piatto nazionale rumeno è la Mamaliga, un pasticcio di mais, che assomiglia molto alla nostra polenta, servita con l’accompagnamento di un formaggio di pecora noto come brânza e che viene abbinata a svariati piatti come le cipolle dorate in padella, le uova, il formaggio fresco, il pesce salato o la tochitura (polpettine di fegato di pollo e di carne di maiale). Gli antipasti, chiamati gustari, sono particolarmente saporiti, tra questi la Salata de vinete tocate (melanzane alla fiamma), e le icre negre (caviale in insalata), oltre a vari altri tipi a base di formaggi, insaccati, prosciutto, acciughe, olive ed ortaggi. I formaggi più famosi sono la brânza de burduf (un formaggio di pecora), il cascaval (caciocavallo) e l'urda (un formaggio di latte di pecora). Tra i secondi piatti rinomati sono i mititei (salsicce di manzo aromatizzate e cotte alla c griglia), le sarmale (involtini di polpette di carne trita ……….. avvolte in foglia di vite o di cavolo), il musacá (carne ----di maiale trita e speziata con aglio e peperoncino), l-----la passatura (a base di lardo, verze e cipolle), oltre ----------- alle carni di maiale, di montone, di vitello o di .------pollo, cotte alla griglia. ------------ Famose sono poi le Cozonac (dolci simili al ………-------panettone con semi di papavero, canditi, --------------------- uvetta e noci), la dulceata (mostarda dolce ---- ------------------ di frutta), il cataif, di origine turca (pasta ----dolce farcita di mandorle tritate e ----------------- caramellato di vaniglia). --------------------------------- La bevanda tradizionale è la Zuica, una acquavite che .------oooooooooooooooooo viene estratta dalle prugne. Ooooooooooooooooooooooooooo Ottimi sono anche la birra looooooooooooooooooooooooo locale e il caffè servito aoooooooooooooooooooooooooo alla turca. 12 22 Le Sarmale: Si tratta di involtini di foglie di cavolo in salamoia o foglie di viti scottate in acqua salata, al cui interno vi è un misto di carne macinata, cipolle e riso leggermente saltate in padella in precedenza. Il tutto viene cotto in pentola con acqua, un po' d'olio e un pizzico di sale. Può essere mangiata singolarmente oppure con l'aggiunta di una salsa fatta con panna e yogurt intero naturale, un pizzico di sale o panna acida. 2 23 Cina Nome ufficiale: Zhong Guo Ren Min Gong He Guo Superficie: 9.572.900 kmq Popolazione: 1.370.344.089 PIL: 8,400 $ (2011 est.) Territorio: la Cina è formata dalle più elevate cime montuose (altopiano dello Xinjiang, della Mongolia e del Tibet); inoltre è anche ricca di laghi per lo più salati tra cui il Qinghai e di fiumi tra cui i più importanti il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro. Clima: temperato al centro, caratterizzato da venti monsonici, tropicale al sud, rigido al nord e a est Capitale: Pechino (Beijing) Città più importanti: Shanghai, Hong Kong, Guangzhou, Shenzhen Lingua: Cinese mandarino, cinese cantonese, inglese e portoghese Religione: Ateismo di Stato Suddivisione amministrativa: la Cina è divisa in 22 province, 5 regioni autonome, 4 municipalità e 2 regioni amministrative speciali. Forma di governo: Stato socialista di modello cinese Capo di Governo: Wen Jiabao Capo di Stato: Hu Jintao Festa nazionale: 1° ottobre Inno nazionale: La marcia dei volontari Moneta: Yuan Economia: nel settore primario prevale la coltivazione di riso, frumento e anche di tabacco; nel settore secondario l’industria petrolchimica e soprattutto tessile. Infine nel settore terziario importante è la nascita di banche commerciali, contestualmente al rapido sviluppo delle telecomunicazioni. Con l’adesione al WTO (organizzazione mondiale del commercio), gli scambi commerciali hanno registrato uno sviluppo tale che ha reso la Cina uno dei maggiori esportatori mondiali. 3 24 Capodanno Cinese Quello che noi chiamiamo Capodanno Cinese, si chiama in realtà Festa di Primavera. Questa festa cade tra il 21 gennaio ed il 19 febbraio, precisamente il secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno. Questo perché il calendario cinese, a differenza del nostro Gregoriano, si basa sulle fasi lunari ed ogni mese inizia al primo novilunio. La festa non viene celebrata solo in Cina, ma anche in molti altri Paesi asiatici come Mongolia, Corea, Nepal, Bhutan, Vietnam e nelle numerose comunità cinesi presenti nel Mondo. La leggenda narra che in tempi antichi vivesse in Cina un terribile mostro chiamato Nian che, una volta l’anno, usciva allo scoperto per mangiare uomini. L’unico modo per evitare la carneficina era spaventare il grande mostro con rumori forti e bandiere di colore rosso. Per questo motivo, durante la festa, vengono sparati innumerevoli fuochi d’artificio, viene usato abbondantemente il colore rosso di cui si tingono vestiti, negozi, strade ecc., si canta e si balla. Da questa leggenda deriva anche la Danza del Leone, una tradizione del Capodanno per cui si balla inseguendo un grosso (finto) leone che rappresenta, appunto, Nian. Nei due giorni che precedono il Capodanno è tradizione pulire a fondo la casa, gesto simbolico che indica lo spazzar via la sfortuna e le insidie dell’anno precedente. Successivamente si addobba la casa con ninnoli rossi o, addirittura, tingendo di rosso le pareti. Il primo giorno si mangia pesce e ci si incontra con parenti ed amici stretti. Durante la sera, invece, si può assistere lungo tutta la Cina ad incredibili spettacoli pirotecnici ed alla Danza del Leone, durante la quale si insegue per le strade un grosso fantoccio che simboleggia Nian. Dal secondo al quattordicesimo giorno la festività si divide tra commemorazione dei morti e feste con musiche, danze e piatti tipici. Il quindicesimo ed ultimo giorno, si svolge la Festa delle Lanterne: tutte le famiglie escono per strada con delle lanterne rosse e collocano delle candele davanti casa per guidare gli spiriti buoni alle abitazioni. Durante tutti i giorni di festa sono visibili fuochi d’artificio spettacolari, degni di una tradizione secolare, balli, giochi, danze, maschere, rappresentazioni e moltissimi altri aspetti che ti permetteranno di visitare un incredibile Paese come la Cina ed assaporarne la cultura nel profondo, unendo divertimento e conoscenza, cultura e tradizioni tra piatti tipici, mille colori e meraviglie. 4 25 Il Calendario Cinese Il calendario cinese è di tipo lunisolare, che incorpora cioè elementi sia dei calendari solari che di quelli lunari. Adesso in Cina sono simultaneamente in uso due diversi sistemi di calendario. Uno è quello gregoriano, o Occidentale, usato per scopi ufficiali, e l’altro è il calendario tradizionale, cioè quello citato LUNISOLARE. L'inizio di ogni mese avviene ad ogni fase di luna nuova, considerata tale dai cinesi nel momento della congiunzione fra la Luna e il Sole, ovvero quando la Luna è completamente invisibile per le zone in prossimità delle coste orientali della Cina. Nel calendario cinese gli anni sono contati seguendo un ciclo di 60 anni che si chiama Ganzhi. Fino al 1911 venivano contati partendo dal momento dell'ascesa al trono di ogni imperatore. Ad ogni anno viene assegnato un nome composto da due parti: una radice celeste e un ramo terrestre. Le parole che costituiscono la prima parte del nome sono dieci: jia (abete), yi (bambù), bing (fiamma di legna), ding (fiamma di lucerna), wu (collina), ji (pianura), geng (armi), xin (paiolo), ren (onde), gui (ruscelli). Le parole che costituiscono la seconda parte, quella terrestre, sono le seguenti dodici: zi (topo), chou (bue), yin (tigre), mao (coniglio), chen (drago), si (serpente), wu (cavallo), wei (pecora), shen (scimmia), you (gallo), xu (cane), hai (maiale). 26 5 2012: Anno del Drago È già iniziato, in Cina, il Capodanno 2012: l’Anno del Drago. La festa continua fino al 7 febbraio tra colori, tradizioni, cultura e tantissimi fuochi d’artificio, di cui i cinesi sono fieri inventori: questo è un evento davvero da non perdere. Una festa di oltre due settimane tra colori sgargianti, feste, balli e fuochi d’artificio. La festa ha origini molto particolari e radicate solidamente nella cultura popolare, tanto da essere considerata, dalla comunità asiatica, la festa più importante. Un’altra leggenda, invece, spiega il motivo per il quale ogni anno è rappresentato da un animale. Secondo questa leggenda il Buddha, sentendo vicina la fine della sua permanenza sulla terra, chiamò a raccolta tutti gli animali del pianeta. Solo in dodici, però, risposero alla sua chiamata. Questi erano: il drago, il serpente, il topo, il bue, il maiale, la tigre, il coniglio, la scimmia, il cavallo, la capra, il gallo ed il cane. Quello entrante è, appunto, l’anno del Drago. Considerato come il segno zodiacale più forte e pieno di salute. I nati sotto questo segno, secondo la tradizione, sono forti, intelligenti e fortunati. Fortuna che si estende anche ai familiari ed alle persone vicine. 6 27 L’Agopuntura L'agopuntura (針灸 zhēn jiǔ in cinese mandarino) è una medicina alternativa tipica della tradizione Cinese che fa uso dell'inserzione di aghi in taluni punti del corpo umano al fine di promuovere la salute ed il dell'individuo. L'origine dell'agopuntura in Cina è incerta. I primi riferimenti bibliografici a questa pratica sono presenti nell'antico testo cinese Huangdi Neijing, i leggendari Fondamenti di medicina interna (Story dell'agopuntura) che furono compilati fra il 305 e il 204 a.C. Prima di ciò, è ipotizzabile che venissero utilizzati strumenti in pietra o in osso, e quindi assolutamente lontani dalla visione che abbiamo oggi della pratica. La pratica si diffuse secoli fa in molte parti dell'Asia; attualmente include nel suo corpo teorico-pratico anche la medicina tradizionale cinese ed alcune sue forme sono anche descritte nella letteratura della medicina tradizionale coreana, nella quale viene chiamata yakchim, come pure in India. 7 28 Cucina Cinese La cucina cinese è da considerarsi fra le migliori del mondo. Certamente questo è dovuto al profondo rispetto che i cinesi hanno per il cibo che trova espressione nel proverbio: "È meglio che un uomo aspetti il suo cibo, piuttosto che sia il cibo ad aspettare lui". Essa si basa sull'armonia dei vari ingredienti: nessuno deve prevalere sull'altro. Nella cultura cinese l'alimentazione è da sempre al primo posto per quanto riguarda la salute dell'individuo, assegnando una grande importanza alla dietetica. La cucina cinese è, infatti, una cucina sana, con le verdure servite quasi crude per mantenere inalterate le loro proprietà, con la carne tagliata a piccoli bocconi per digerirla facilmente, con il pesce pescato e servito. Essendo la Cina un paese popolatissimo ma non ricco, la dieta si basa soprattutto su alimenti come riso, vermicelli, verdure che costano poco ma saziano e si prestano soprattutto ad infiniti metodi di preparazione. Le carni, più care, vengono usate in piccole quantità mentre i cibi di origine marina sono le fonti principali di proteine quindi giocano una parte importante nel menù cinese. Data la vastità del paese e di conseguenza la enorme differenza di clima e di condizioni ambientali la cucina cinese si può dividere in quattro diverse cucine: quella del Nord, dell'Est e dell'Ovest e del Sud. Quest’ultima, la cantonese, è la più conosciuta in occidente. Il tè è la bevanda più bevuta. È consumato per le sue virtù digestive e decongestionanti. Come in tutte le culture, alle feste ed alle occasioni speciali sono associati cibi particolari. Di seguito sono proposti alcuni esempi. La torta di Capodanno (nian gao) a base di farina di riso glutinoso, profumato all'aringa rossa o al longan; è cotta al vapore, poi tagliata a fette che vengono fritte. Il pasticcio imperiale e l'involtino primavera (chun juan) sono piccole crespelle a base di farina di grano o di riso contenenti verdure o carne tagliate a lamelle. Gli zongzi, foglie di bambù farcite (riso glutinoso, maiale, arachidi, tuorlo di uovo d'anatra salato), accompagnano la Festa delle barche drago. Infine qualche regola di Bon Ton: è cattiva educazione tenere le bacchette sempre in mano. Fra un boccone e l'altro esse vanno appoggiate sull'apposito “reggi-bacchette” che di solito ha la forma di un fanciullo che dorme. I cinesi sono dei mangiatori molto rumorosi e ciò può essere di imbarazzo per noi. Niente di più sbagliato: è il loro modo di apprezzare il pasto. 8 29 Australia Nome ufficiale: Commonwealth of Australia Lingua ufficiale: Inglese Capitale: Canberra Altre città: Sydney, Melbourne, Cairns, Perth, Adelaide Forma di governo: Monarchia parlamentare federale Sovrano: Elisabetta II Primo ministro: Julia Gillard Suddivisione amministrativa: Western Australia, Northern Australia, South Australia, New South Wales, Queensland, Victoria, Tasmania. Indipendenza: 1°Gennaio 1901, dal Regno Unito Ingresso nell’ONU: 1°Novembre del 1945 Pil pro capite: 39.699 $ Superficie totale: 7 617 930 km² Popolazione: 22 618 521 ab. Densità: 2,79 ab./km² Economia: produzione di frumento, foraggio e cereali. Di rilievo è la produzione di lana merino 9 30 Gli Aborigeni: il Popolo del Sogno Gli Aborigeni vivono in Australia da almeno 40.000 anni. Questo è stato accertato con la tecnica di datazione del radiocarbonio delle pitture rupestri. Quando arrivarono gli inglesi esistevano 250 clan che parlavano oltre 600 dialetti diversi, ma legati tra loro in un intreccio territoriale e spirituale. Gli aborigeni australiani sono originari dell'Asia sud-orientale, dalla quale migrano attorno al 25.000 a.C. L’Ayers Rock, chiamato Uluru dagli indigeni, è un grande masso monolitico conficcato nel centro dell'Australia, o meglio Uluru è il loro santuario, un’entità vivente, un luogo sacro, provvisto di caverne, che migliaia di anni fa, sono state decorate con suggestivi graffiti. Qualche occidentale si è cimentato nella scalata, ma gli aborigeni hanno sempre visto queste escursioni sportive come una “violazione”, ed ora grandi cartelli ai piedi della roccia pregano vivamente di rispettare il sito sacro per gli aborigeni dell'Australia: la terra è determinante in ogni azione, il passato influenza la vita quotidiana e le complesse strutture familiari sono alla base di ogni relazione sociale. Forti erano però anche gli elementi unitari: la mancanza di invasioni prima del 1788 portò al consolidarsi di un forte senso di parentela tra gli aborigeni, al quale contribuivano anche i grandi raduni cerimoniali che avevano luogo in tutta l'Australia. Questi raduni, accompagnati da musica e danze, consentirono alla maggioranza degli aborigeni di essere multilingue e sono una tradizione tuttora viva. I canti durante le cerimonie sono costantemente accompagnati dall'ipnotico suono dei didgeridoo (l'antico strumento a fiato degli Aborigeni australiani ) e dal ritmico battito delle bacchette. La musica e le danze riportano gli avvenimenti della creazione e la potenza del sogno nel presente. Questo dà agli uomini la forza di sostenere l'esistenza e di protrarre la vita nel futuro. Cacciatori e raccoglitori gli aborigeni usavano il boomerang (il bastone che ritorna). La geologia considera le bizzarre forme rocciose che ovunque si possono osservare sulla terra come frutto dell’azione erosiva degli agenti atmosferici, ma non è così per gli Aborigeni; essi considerano quelle manifestazioni naturali come testimonianze tangibili del passaggio dei loro antenati. Per lungo tempo l'arte aborigena ha conservato una natura prevalentemente rituale e si è espressa attraverso la decorazione del corpo, le iscrizioni rupestri e i dipinti su corteccia. La pittura del corpo, l'ornamento personale, la scultura delle rocce e del legno, la pittura della corteccia, la pittura e l'incisione della roccia tracciano il senso della terra, degli uomini e il rapporto con gli antenati. Trasmettere il patrimonio artistico, le musiche, le canzoni e le danze rituali significa trasmettere la conoscenza e il rapporto con gli antenati. E' un’importante responsabilità che ogni generazione deve assumere per non interrompere lo scorrere del “Tempo-delSogno” e della vita sulla terra. 10 31 Curiosando… Kalgoorlie in Australia Occidentale è il più grande produttore di oro dell’Australia. La Grande Barriera Corallina del Queensland ospita l’ostrica più grande del mondo, dal peso di 3 Kg, mentre il lombrico più lungo del mondo, ben 4 metri, si trova a Gippsland, nel Victoria. Il granchio più pesante, un esemplare da 14 chilogrammi, si trova nello Stretto di Bass, vicino alla Tasmania. Marsupiali tipici sono fra l’altro il Koala, golosissimo di foglie di eucalipto, l'opossum, il vombato, il bandicoot ed il numbat. In Tasmania troviamo il caratteristico diavolo di Tasmania, carnivoro e molto aggressivo nonostante le piccole dimensioni. Gli australiani hanno inventato i bloc-notes, il rocchetto di salvataggio, l’aspirina, il pacemaker, la penicillina, la siringa di plastica usa e getta e l’orecchio bionico! Gli All Blacks, la squadra nazionale neozelandese di rugby, danzano la “haka” di fronte ai loro avversari prima dell’incontro. Il capitano urla alla squadra il ritornello iniziale. Le parole devono essere urlate in maniera feroce per infondere forza e determinazione agli esecutori. Squisita è la carne di canguro, tenera e dolce, ma anche quella di coccodrillo, con il suo sapore che ci ricorda vagamente il maiale. 11 32 Molto apprezzata in tutta l'Australia è anche la Vegemite, una crema a base di estratto di lievito e soia; dal sapore aspro e forte. E' la sostituta della nostra marmellata nella prima colazione, ed è immancabile durante il breakfast ma usata anche per altre preparazioni. Tra i dolci vale la pena di menzionare la torta Pavlova, dedicata alla celebre ballerina russa: un delicato dessert a base di meringa con strati di panna e di frutta fresca. L'area posta al centro geografico dell'Australia viene chiamata 'cuore rosso', a causa del colore del suolo ricco di ferro. Da Cairns (capitale della Barriera Corallina) si possono intraprendere ogni giorno più di 160 escursioni, tra cui crociere in barca a vela per le isole e la barriera corallina, tour nella foresta pluviale, ascensioni in mongolfiera e rafting sui fiumi. Scegliere di festeggiare il nuovo anno nell'emisfero australe vuol dire inaugurare l'anno con il primo bagno della stagione! 12 33 il Didgeridoo... …uno strumento un po’ strano Didgeridoo (trascritto anche come didgeridù, didjeridoo o didjeridu) è una parola di origine onomatopeica con la quale gli occidentali designano un antico strumento a fiato degli australiani aborigeni. Questo strumento in Australia viene indicato con almeno cinquanta nomi diversi, a seconda delle etnie che popolano il paese: oltre a yidaki e mago, rispettivamente della Terra di Arnhem nordorientale e occidentale, troviamo djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, yirago, yiraki... L'utilizzo del didgeridoo nasce tra gli Aborigeni dell'Australia settentrionale. Non esistono fonti affidabili che ne certifichino con esattezza l'età, ma è ipotizzabile i primordi siano databili tra i duemila ed i quindicimila anni fa. Classificato come strumento musicale nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale, il didgeridoo può avere forme variabili: le più comuni sono quelle coniche, con un progressivo allargamento della colonna interna a partire dal lato dell'ancia; molto usata è anche la forma perfettamente cilindrica. Non è insolito tuttavia trovare strumenti che presentano forme irregolari, contorte o serpentine. La lunghezza complessiva di un didgeridoo è altresì variabile. Generalmente va da 1,50 m a 2,50 m. Va comunque considerato che ne sono stati costruiti anche decisamente più lunghi, che comportano variazioni timbriche e tecniche esecutive notevoli. Solitamente questi strumenti sono però avulsi dai legami con la tradizione aborigena e costituiscono piuttosto delle sperimentazioni "occidentali" sullo strumento. Il didgeridoo tradizionale è ricavato da un ramo di eucalipto (pianta assai diffusa nel Nord dell'Australia), scelto tra quelli il cui interno è stato scavato dalle termiti. Scortecciato, ripulito e accuratamente rifinito, lo strumento viene poi decorato e colorato con pitture tradizionali che richiamano la mitologia aborigena. Gli aborigeni lo utilizzano non solo come strumento a fiato, nel quale soffiano e al tempo stesso pronunciano parole, suoni, rumori, ma anche come strumento di percussione, se colpito con i clap stick (bastoncini in legno usati come percussioni) o con un boomerang. Viene suonato con la tecnica della “respirazione circolare”. 13 34 Il Boomerang Il boomerang è uno strumento solitamente di legno che può essere lanciato. Ha la sua origine in primitive armi da lancio usate dagli australiani aborigeni per la caccia e in guerra. La forma dei boomerang moderni è sottile e ricurva, e conferisce al boomerang proprietà aerodinamiche che influiscono sulla sua traiettoria e sul suo movimento in aria: • mentre è in volo, il boomerang ruota su sé stesso; in questo modo, le sue estremità possono colpire con violenza la testa dell'animale cacciato; • può percorrere distanze notevoli; • percorre una traiettoria curva e, se lanciato correttamente, può compiere un'ellisse perfetta, tornando alla persona che l'ha lanciato. Il boomerang è noto in occidente soprattutto per quest'ultima proprietà, spesso reinterpretata un po' impropriamente come un "pericolo" per il lanciatore. La parola "boomerang" viene spesso usata anche metaforicamente per indicare un'azione che si ritorce contro chi l'ha iniziata. Fu il Capitano Cook, nel 1770, ad assegnare, a questo strumento, il nome di boomerang, mutuandolo dal dialetto della tribù locale Turaval, che lo chiamava "bu-mar-rang". Strumenti simili al boomerang sono diffusi in gran parte del mondo; per esempio, alcuni popoli europei disponevano di scuri da lancio capaci di traiettorie ricurve, e qualcosa di simile veniva usato in Egitto dai faraoni per cacciare gli uccelli. Tuttavia, i boomerang intesi in senso stretto sono tipici ed esclusivi delle culture australiane aborigene. Lo stesso nome boomerang viene dalla lingua della tribù australiana Turuwal, originaria della zona di Sydney. Gli australiani aborigeni hanno realizzato diversi strumenti affini al boomerang (o diverse varianti del boomerang). Oltre che per la caccia, sono impiegati nei combattimenti tribali. Alcune tribù svilupparono varianti con forma più allungata e asimmetrica, che avevano la caratteristica di potersi agganciare a uno scudo e colpire, ruotando, la testa dell'uomo che lo reggeva. Oggi, gli aborigeni fabbricano boomerang soprattutto per venderli ai turisti, spesso decorandoli con immagini che riproducono i diversi stili della pittura aborigena. Accanto alla produzione artigianale, evidentemente, si è sviluppata anche una produzione industriale specificatamente orientata al mercato dei souvenir. 14 35 Marocco Nome ufficiale: ﺭﺏﻱﺓ ﺍﻝﻡﻡﻝﻙﺓﺍﻝﻡﻍ Popolazione: 31.968.361 Superficie: 458.852 Km² Densità: 67 ab/Km² Capitale: Rabat Altre Città: Casablanca, Marrakech, Fès, Meknès Paesi confinanti: Spagna, Mauritania, Algeria Gruppi Etnici: Arabi e Berberi arabizzati, Berberi (Mauri), Africani neri, Europei Lingua: Arabo (ufficiale), Francese, dialetti berberi, Spagnolo Religione: Musulmana sannita Forma di Governo: Monarchia costituzionale Capo di Governo: Abdelillah Benkirane Suddivisione del Governo: il livello amministrativo più elevato del Marocco è rappresentato dalle regioni, 16 (comprese quelle del Sahara), introdotte con una legge del 1997 e governate da un Wali (governatore) di nomina regia. Moneta: Dirham marocchino Economia: Agricoltura, Industria, Risorse minerarie, Commercio e Turismo Ingresso nell’ Onu: 12 Novembre 1956 1536 Territorio Il territorio si suddivide in due parti: la prima costituita dalla pianura del Marocco Centrale, zona fertile e ricca di fiumi dove si trovano le città più importanti e popolate; la seconda quella della catena montuosa dell’Atlante, zona montuosa a Sud-Ovest e desertica, agricola e a bassa densità di popolazione più a Sud. Monti Principali: Jebel Toubkal Fiumi principali: Oum er Draa, Oum er Rbia, Moulouya Laghi principali: Bine el Guidane Clima: Mediterraneo - continentale - arido 37 Cucina Marocchina La cucina marocchina è molto varia e notevole per i suoi sapori e aromi. I diversi secoli caratterizzati da invasioni hanno contribuito a creare delle diverse tradizioni culinarie, portare nuovi ingredienti e, naturalmente, combinare nel modo migliore possibile questi due fattori. In Marocco si producono una grande varietà di frutta e verdura: quasi tutte le varietà tropicali e mediterranee. Il pesce e i frutti di mare sono presenti in grande quantità mentre l'ambiente naturale è molto generoso di pascoli per l'allevamento di pecore e capre. Anche il pollame è molto popolare in tutta la nazione. Nonostante ciò che si possa pensare, anche il deserto fornisce un ricco raccolto di datteri presenti nelle sue remote oasi. Molti di questi ingredienti sono da sempre utilizzati dagli indigeni Berberi del Marocco nella preparazione dei loro piatti tradizionali. La popolazione Andalusa, dal sud della Spagna, insegnò ai marocchini ad utilizzare ingredienti quali le olive, olio d'oliva, alcuni frutti, le noci e le erbe nella preparazione dei piatti. Gli Arabi, invece, introdussero le spezie, diverse varietà di pane e piatti a base di granaglie. Il pane è parte essenziale di ogni pasto; ugualmente noto è il 'tajine' un segmento tradizionale della cucina marocchina. Tajine è perlopiù una pentola di carne e pollame il cui nome viene dal nome della pentola con il quale viene cotto. Il tajine è un piatto comune in tutti i ristoranti marocchini, ma il piatto nazionale più conosciuto è il couscous. Il couscous è una farina di semolino di color crema cotto al vapore sopra un brodo molto aromatico fatto di carne e verdure e servito con carne e salsa creata dal brodo stesso. Le olive conservate in succo di limone e sale sono un ingrediente essenziale in molti piatti marocchini. La preparazione più popolare è sempre il B'stilla che viene servito in occasioni speciali, si tratta di una combinazione stravagante di carne di piccione speziata, uova cremose aromatizzate al limone e mandorle. L'agnello cotto sui carboni ardenti, conosciuto come 'mechoui' è servito tradizionalmente durante il festival Aid al Kebir che ha luogo alla fine del Ramadan. (fonte: www.cookaround.com ) 38 Il Matrimonio in Marocco Il matrimonio in Marocco è celebrato seguendo una cerimonia che attinge le sue fonti in tradizioni ancestrali. L'organizzazione del matrimonio varia in funzione delle regioni e mette in rilievo la diversità culturale che si manifestano, in particolare, con vari riti, costumi, musica, tradizioni culinarie ecc. Il tutto inizia il giorno prima della cerimonia nuziale, con un bagno purificatore della sposa, bagno fatto assieme ad altre donne a lei vicine, come parenti e amiche. Durante il bagno viene usato del profumo d’incenso e l’illuminazione del locale è fornita da semplici candele accese per l’occasione che la tradizione vuole illuminino il cammino della felicità. Segue la cerimonia del Henne o “Henna”, sempre in presenza di un gruppo di amiche o parenti, una donna che sa disegnare prepara la sposa con disegni tipici sulle mani, sulle braccia, sui piedi e/o in altre parti del corpo secondo la volontà della sposa. Vengono utilizzate le foglie pestate e tritate di una pianta detta del paradiso per il suo colore verde e per i simboli che essa rappresenta come protezione del matrimonio dagli spiriti maligni e dal malocchio. Il giorno del matrimonio si svolge la "berza", grande cerimonia di presentazione della sposa. Vestita da un “tachcita” tradizionale, che si può cambiare fino 10 volte a seconda la posizione sociale della sposa, ella è seduta in modo da essere vista ed ammirata da tutti gli invitati, in un ambiente di festa ricco di suoni e di colori. In Marocco, più che altrove, il matrimonio è percepito sul doppio piano sociale e religioso come atto di grande importanza. A livello organizzativo le NEGAFATES prendono gelosamente in carico la sposa nel corso del giorno del matrimonio. Queste donne (in generale due o tre), molto puntigliose su qualsiasi piccolo dettaglio, controllano l'abbigliamento della sposa, la sua pettinatura ed anche il suo portamento. La famiglia dello sposo si manifesta a sua volta portando alla sposa, in una processione musicale ricca di colori, regali offerti dal suo coniuge. È la cerimonia ''della hdia '', momento fondamentale della celebrazione dell'unione. 39 Il Fascino del Sahara Un universo minerale che in altri tempi ha fecondato tutto un continente, conservando nel suo cuore ricchezze inaspettate: il Marocco è una terra la cui storia si fonde con quella dell’umanità intera. Quello che si presenta come un infinito di sabbia e roccia, di miraggi e oasi, resta da sempre il luogo dei sogni prediletti di ogni uomo e delle sue bizzarre evasioni. Alle soglie del grande deserto, vicino all'Atlantico, l’attenzione dell’acuto viaggiatore è attirata da tappe sensazionali nel vasto Sahara Occidentale: la spiaggia di Tan-Tan, sul bordo dell'oceano., più in là, sulla costa, il capo Juby, poi Tarfaya; e ancora Laayounne, sorta dalla sabbia, che rivela la sua trionfante modernità. Smara, capitale spirituale del Sahara, nel cuore della sanguina al Hamra. Più a sud, alla foce del Rio de Oro, ecco Dakhla, che ospita il suo porto per la pesca sportiva nella più bella baia del Sahara meridionale. Il giorno spunta su Merzouga. Per vedere Merzouga, nessuno ha mai rimpianto di essersi alzato alle 3 del mattino. Centellinare un tè alla menta contemplando il disco rosa del sole che appare sulle gigantesche dune di Merzouga: il Grande Sud tiene in serbo delle sorprese grandiose. Cogliete i datteri a Erfoud. Nella sola regione di Erfoud crescono oltre un milione di palme. Ovvio che il dattero ne sia il simbolo. E viene festeggiato ogni anno in Ottobre con una festa tradizionale, scatenata e pittoresca. La “Vie en Rose” è protagonista a El Kelaa M’Gouna. In Maggio c’è la festa delle rose a El Kelaa M’Gouna. Danze e cortei si succedono sotto una pioggia continua di petali. I forni di Tamegroute. I vasai cuociono piatti, boccali, giare, all’aria aperta in forni arcaici. Sono tutti verdi e bruni. Il verde si ottiene col manganese e il rame, il bruno con l’antimonio e il rame. (libero adattamento da www.rajatabla.it) 40 Le Città Imperiali Le cosiddette Città Imperiali sono quattro città del Marocco: Fes, Marrakech, Rabat e Meknes. Devono il loro nome all'opera delle varie dinastie di regnanti che, in tempi diversi, le scelsero come residenza, aumentandone il fascino durante il proprio regno attraverso importanti interventi architettonici. Prima che gli arabi giungessero in Marocco, i berberi, che popolavano il territorio, vivevano in agglomerati che ben difficilmente potevano essere considerate vere e proprie città. Con la diffusione del culto musulmano si affermò il modello di agglomerato urbano della medina secondo il modello di città fondata da Maometto. Le varie dinastie che si susseguirono trasformarono quattro di queste città in qualcosa di più sontuoso attraverso la costruzione di palazzi, moschee, mederse (Scuole coraniche) e relative mura fortificate. Tali città sono conosciute con il nome di città imperiali. Alla fine del 700 Idris I fondò l'odierna Fes, che fu capitale anche durante la dinastia dei Merinidi. Fes, città santa del Marocco, sorge a 350 m s.l.m., in una fertile vallata. Sul suo territorio sono presenti botteghe tessili, di pelletteria, di ceramiche e d'armi, oltre all'università araba. La sua medina (città vecchia) è Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO e rappresenta, con i suoi edifici, mercati e moschee, uno dei centri più affascinanti di tutto il mondo islamico. Con la dinastia degli Almoravidi la residenza dei regnanti passò a Marrakech, città situata al centro-sud del Paese a circa 150 km dalla costa dell'Oceano Atlantico. Sotto la dinastia degli Almohadi la residenza dei regnanti fu trasferita a Rabat, odierna capitale del Marocco. La città è situata sulla costa atlantica del paese, sulla sponda sinistra del fiume Bouregreg. Con Moulay Ismahil, della dinastia Alaouita, la capitale fu spostata a Meknes, città situata nel nord del Marocco, posizionata a circa 130 km da Rabat e a 60 da Fes. Il nuovo regnante costruì ingenti opere con l'obiettivo di offuscare la magnificenza, dovuta ai suoi predecessori, delle altre città del Marocco. Sotto di lui Meknes, che fino a quel momento era un'anonima città, toccò il suo massimo splendore. 41 Colombia Nome ufficiale: República de Colombia Lingua ufficiale: Spagnolo Capitale: Bogotà Città importanti: Medellin, Cali, Baranquilla, Bucaramanga Suddivisione amministrativa: 32 Dipartimenti Forma di governo: Repubblica presidenziale Indipendenza dalla Spagna: 20 Luglio 1810 (dichiarata), 7 Agosto 1819 (riconosciuta) Ingresso nell'ONU: 5 novembre 1945 Superficie: 1.141.748 km2 Popolazione: 46.294.841 (2010 est.) Montagne: Nevado del Huila (5700m), Nevado del Ruiz (5321m), Vulcano Cumbal (4764m) Fiumi: Magdalena, Rio delle Amazzoni, Orinoco Moneta: Peso colombiano PIL: 435.367 milioni di $ Agricoltura: Caffè, canna da zucchero, riso, banane, tabacco e cotone Allevamento: Bovini, ovini, equini e suini Risorse: Petrolio, carbone, oro e gas naturali Religione: 80% cattolica, 7% protestante, 13% altre Inno nazionale: Oh Gloria Inmarcesible! Festa nazionale: 20 Luglio (Festa dell'Indipendenza) 42 Lo sapevi che...? …La Colombia deve il suo nome a Cristoforo Colombo anche se è stata scoperta da Amerigo Vespucci; …La Colombia ospita 102 tribù indigene, 64 di queste hanno rischiato l’estinzione nel 2010, alcune delle quali sono i Nukak Maku, gli Awa, i Guayaberos, gli Hitnu e i Sicuani; …Ci sono poche strade asfaltate, la più famosa è la Panamericana; …È il primo Paese al mondo per le diverse specie di orchidee, ce ne sono circa 20.000; …Il caffè colombiano è il primo al mondo per la sua qualità; …Nei matrimoni colombiani la torta nuziale è la prima cosa che viene consumata; …Le acque dolci della Colombia sono infestate da voracissimi piranha; …Un piatto tipico colombiano è l’Hormiga Culona, una grande formica cucinata fritta; …La Colombia ha il primato mondiale per la varietà di volatili; …Molto diffuso è anche l’Orso dagli occhiali, chiamato così per le macchie avane che ha intorno agli occhi. 43 Gabriel García Márquez Gabriel José de la Concordia García Márquez è uno scrittore e giornalista colombiano. Nasce ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia, il 6 marzo 1927. La sua notorietà si deve principalmente alla attività di scrittore, nella quale si è espresso ad un altissimo livello, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica in tutto il mondo. Considerato il maggior esponente del cosiddetto realismo magico in narrativa, ha contribuito a rilanciare fortemente l'interesse per la letteratura latinoamericana. Nel 1967 pubblica la sua opera più nota: Cent'anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo attraverso diverse generazioni. Un'opera complessa e ricca di riferimenti e allusioni alla storia e alla cultura popolare sudamericana che ha consacrato in tutto il mondo García Márquez come un autore del massimo livello. Seguiranno numerosi altri romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto L'autunno del patriarca (1975) e Cronaca di una morte annunciata, e l'ironico L'amore ai tempi del colera, pubblicati negli anni settanta e ottanta, che ottengono un grande successo di pubblico in tutto il mondo, e dai quali sono state tratte omonime versioni cinematografiche. Nel 1982 riceve il Premio Nobel per la letteratura. Nel 1999 gli viene diagnosticato un cancro linfatico che lo spinge a iniziare a scrivere le sue memorie. Nel 2002 pubblica la prima parte della sua autobiografia intitolata . Vivere per raccontarla. Nel 2004 García Márquez, vinta la sua … . .. battaglia contro il cancro, torna alla narrativa pubblicando il romanzo “Memoria delle mie puttane tristi”. 44 Citazioni... Non immaginava che era più facile cominciare una guerra che finirla. "Sono tutti così", disse lei, senza meravigliarsi. "Pazzi dalla nascita." Il primo della stirpe è legato ad un albero e l'ultimo se lo stanno mangiando le formiche. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri. La memoria del cuore elimina i ricordi brutti ed esalta quelli belli, e grazie a questo artificio riusciamo a sopportare il passato. Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai mai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso. La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E come la si ricorda, per raccontarla. Non c'è medicina che guarisca quel che non guarisce la felicità. Il tempo passa senza far rumore. Preferiamo una tomba in Colombia piuttosto che una cella negli Stati Uniti. Nessuno può cantare o ballare con una sensualità così innocente come quella di Shakira. 45 Shakira Shakira, nome d'arte di Shakira Isabel Mebarak Ripoll è una cantautrice, attrice, ballerina e produttrice discografica colombiana. Nasce il 2 febbraio 1977 a Barranquilla, una località portuale della Colombia sul Mar dei Caraibi. A 13 anni emigra a Bogotá, capitale della Colombia; all’epoca aveva già alle spalle numerosi brani scritti sin da quando aveva otto anni. La passione per il canto e per la musica la porta ad incidere il primo disco intitolato “Magia” nel 1991, a soli 14 anni. Decide di pubblicare nel 1995 un nuovo CD, “Pies descalzos” (Piedi scalzi), che contiene testi più autobiografici e passionali. A sorpresa il disco ottiene un grande successo commerciale, e impone l'autrice all'attenzione del grande pubblico statunitense, spagnolo e specialmente di quello sudamericano. La sua canzone più recente che ha riscosso largo successo è stata Waka Waka, diventata poi il singolo ufficiale dei mondiali di calcio 2010. «“Waka Waka” mi ha permesso di vivere in prima persona i Mondiali di calcio. Un'esperienza straordinaria che ha unito il mondo per un mese intero, forse il più bello della mia vita. Non ho mai ricevuto così tanto affetto e amore come in quei giorni in Sudafrica». 46 Cucina Colombiana La cucina colombiana è piuttosto semplice. Si basa sull'uso dei prodotti locali, come i fagioli, le patate, il mais, la "quinua" e la "cubia". Abbondante e varia è la frutta ("guayaba", cocco, banane, ananas, avocado). Le popolazioni costiere sono solite accompagnare il latte di cocco a pesce, riso, carne e pollame. L'"iajico" e il "sancocho" sono considerati i piatti tradizionali del Paese. In Colombia si preparano gustosissimi succhi di frutta a base di tamarindo, banane, "papaya", "chirimoya", "maracuyà", "lulo", "curuba", "granadilla", "pitahaya", che vengono frullati con latte (e allora la bibita si chiama "batido") oppure con acqua (e allora si chiama "sorbete"). Molto diffusi sono il "mazato", bevanda leggera a base di riso, e il "canelazo", bevanda più forte, a base di rhum, zucchero e cannella. Il tipico liquore colombiano è l’"aguardiente", una specie di grappa a base di anice. 47 “Cinema e Identità”: Incontro col Prof. Fornasari educazione interculturale e narrazione cinematografica Il 23 Gennaio 2012 gli studenti si sono recati presso la Sala Paolo VI a Taranto per partecipare al Corso per la Formazione di Mediatori Interculturali intitolato “Accogliere chi, accogliere come: dinamiche e prassi di educazione interculturale” tenuto dal Prof. Alberto Fornasari, docente di pedagogia sociale e interculturale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Dopo un’introduzione riguardante i temi del Convegno, il Prof. Fornasari ha introdotto un laboratorio interculturale strutturato su un percorso filmico come momento formativo importante per l’educazione alla differenza ed al pensiero plurale, proponendosi come pratica didattica interculturale. Il titolo del laboratorio “Cinema e Identità” vuole indicare nello specifico un percorso mirato all’esplorazione della diversità e, come sostiene il Prof. Fornasari «Ogni uomo ha una propria specificità che altro non è che il risultato delle relazioni con gli altri. É l’altro che ci definisce e, infine, permette di riconoscere la nostra identità; è l’altro che fa emergere la parzialità dei nostri punti di vista delle nostre esperienze e delle nostre concezioni del mondo». 48 X Men III Il film proposto di genere fantascientifico affronta la delicata tematica del rapporto tra identità e differenza, ponendo allo spettatore la domanda se la diversità sia una ricchezza o una “deminutio” alla quale porre rimedio mediante processi di omologazione e assimilazione. In questo terzo episodio della saga di X-Men sia i discepoli del professor Xavier che i seguaci di Magneto si troveranno ad affrontare un nuovo e più insidioso pericolo: una medicina che può 'guarirli' dal loro stato di diversità. Né gli uni né gli altri vogliono però cambiare anche se le motivazioni e le modalità per affrontare lo scontro con gli umani sono profondamente diverse. La tematica della paura della diversità, della paura della ghettizzazione per la non “uniformità culturale” sono tematiche estremamente importanti per giovani adolescenti che spesso costruiscono il loro profilo identitario nella logica dell’appartenenza al gruppo e quindi attraverso l’utilizzo di marcatori simbolici. Il film aiuta lo spettatore a riflettere che l’ “altro” da noi non è mai l’”alienus”, e che solo attraverso l’apertura alle diversità si realizza quella che 1 don Tonino Bello amava definire la “convivialità delle differenze” . Prof.ssa Claudia Margiotta Nota: 1) Commento a cura del Prof. Alberto Fornasari 49 Non soltanto i ragazzi, ma anche i loro genitori hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto. Ho pensato che, il coinvolgimento diretto di coloro che hanno vissuto da vicino l’esperienza della migrazione, potesse essere un’operazione interessante per capire e avvicinarsi meglio a questo delicato fenomeno anche da un punto di vista emozionale. I ragazzi hanno elaborato una serie di domande- tipo e le hanno poste ai genitori di alcuni di loro. Sono state coinvolte due famiglie albanesi, una famiglia rumena, una famiglia cinese e una mamma di origini marocchine. Interessante intervista che mostra il processo migratorio inverso, è quella effettuata ai genitori di Claudia Fregona, ragazza australiana, i cui nonni di origini italiane, anni fa migrarono in Australia. Un discorso a parte merita l’intervista effettuata ai genitori di Roberto Amendola, protagonisti di un discorso diverso da quelli precedentemente affrontati: l’adozione. Penso di non dover commentare nulla perché le sole risposte della famiglia di Roberto sono la prova di come l’adozione sia un argomento sempre molto attuale e delicato. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i genitori che si sono prestati a rispondere a domande spesso anche strettamente personali. Anche se le interviste possono talvolta sembrare riduttive, in realtà sono state argomento di discussione e approfondimento utili per affrontare questo interessante percorso anche da altri punti di vista. Prof.ssa Claudia Margiotta 50 1. Da quanto tempo sei in Italia? Sono arrivata in Italia nel febbraio del 2004 e quindi vivo a Martina Franca da 8 anni. Sono arrivata in italia 21 anni fa 2. Quali motivi ti hanno spinta a lasciare il tuo paese di origine? Mi sono trasferita qui poiché mi sono sposata con un italiano. La povertà e la dittatura. 3. Com’è stato il primo impatto appena arrivata in Italia? Ti trovi bene qui? Ho notato inizialmente differenze per quanto riguarda la lingua, la cultura, le tradizioni e soprattutto il cibo, ma adesso mi sono adattata e mi trovo abbastanza bene. Emozionante, sembrava di essere in America. Sì… altrimenti sarei ritornata nel mio paese. 4. Cosa ti manca maggiormente del tuo Paese? E cosa invece sei contenta di aver lasciato? Del mio Paese mi mancano tutti i miei parenti e la città in cui vivevo: Tirana! Sono contenta di averlo lasciato perché non vivevo una vita sentimentale tranquilla. La nostalgia della mia terra e i miei familiari. La povertà 5. Hai mai avuto a che fare con episodi di discriminazione? No, anzi mi hanno accolta affettuosamente. No, non ho mai avuto a che fare con episodi di discriminazione. 6. Come ti senti trattato dagli italiani? Finora, mi sono trovata molto bene perché sono persone educate, buone e disponibili nell’ascoltare gli altri. Bene… è come se stessi nel mio Paese. 7. Oggi ti senti perfettamente integrata nella società italiana? Ancora no, perché sono trascorsi solo otto anni da quando vivo qui. Sì… ormai mi sento Italiana… 8. Ti senti più italiana o più albanese? Mi sento più albanese. … più Italiana. 9. Hai vissuto in altri Paesi? Si, ho vissuto in Grecia per un periodo di circa un anno e mezzo. No. 10. Da quale zona dell’Albania provieni? Provengo da Tirana che è la capitale. Dal Sud dell’Albania. 11. Qual è il piatto tipico del tuo Paese? Il piatto tipico è TAV DHEJE che si prepara con pezzettini di carne, ricotta, pomodoro, cipolla, sale e pepe. Fagioli. 12. E’ vero che il matrimonio viene celebrato diversamente? Si perché dura quattro giorni e le tradizioni sono diverse. La musica è fondamentale nel matrimonio. il matrimonio albanese si svolge in questo modo: il mercoledì si aprono le danze e il giovedì si offrono dolci ad amici e ai parenti mentre la sposa si prepara, poi il sabato si va in ristorante e lo sposo arriva all’una di notte per ballare con la sposa e presentare i suoi parenti. Si balla fino all’alba e dopo il taglio della torta finisce la festa. La Domenica lo sposo va a prendere la sposa da casa sua e fa festa con la sua famiglia e i parenti più importanti della sposa fino a che si conclude la festa. 13. Pur trasferendoti in Italia hai mai mantenuto le tradizioni e le abitudini del Paese d’origine? Si perché comunque sono cresciuta con queste tradizioni e trovo me stessa nelle abitudini del mio Paese d’origine. No, ormai usiamo le tradizioni italiane. 51 Il legame tra Italia ed Australia è antico e solido. La storia degli italiani in Australia comincia ancor prima di James Cook, con le mappe disegnate da Padre Vittorio Riccio, e prosegue con le testimonianze di Giacomo Mario Matra, esploratore che viaggiò proprio con Cook. Fu attorno al 1825 che dal canton ticino emigrarono i primi svizzeri italiani, seguiti dall'attività di numerosi missionari. Anche l'instancabile Garibaldi toccò le coste australiane nel 1853 con la sua nave. Ma fu con la scoperta dell'oro che si mosse una seconda e più fitta ondata di migranti. Nino Bixio raggiunse Sydney nel 1855 portando con sé un buon manipolo di emigranti. Le tracce del passaggio degli italiani sono anche nella toponomastica. A nord del New South Wales sorge la cittadina di “New Italy”, fondata da un gruppo di persone di origine veneta dopo il fallimento di una spedizione in Nuova Zelanda. Ma troviamo anche città con nomi marcatamente italiani, da Roma a Bronte sino a Verona o Sorrento. Ondate migratorie ancor più massicce ebbero luogo dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, per cessare quasi del tutto verso la fine degli anni 60. GLI ITALIANI IN AUSTRALIA OGGI La recente crisi economica che ha investito l'Europa ha spinto negli ultimi anni numerosi italiani a cercare fortuna in Australia. Le ultime cifre parlano di circa 120.000 italiani residenti nel paese, ai quali aggiungerne oltre 850.000 di origine italiana. Un censimento del 2001 ha inoltre dimostrato che la lingua italiana è la seconda lingua più parlata nel paese dopo l'inglese. A differenza dei migranti del dopoguerra, però, quelli di oggi sono giovani, relativamente benestanti e spesso hanno alle spalle un lungo percorso di studi. Le città più “italiane” del Paese sono Melbourne (oltre 70.000 italiani) e Sydney (attorno ai 45.000). 52 1. Quali sono state le cause del suo trasferimento in un altro paese, in questo caso dell’Australia? Dopo la guerra non c’erano posti di lavoro in Italia, così abbiamo deciso di trasferirci in Australia per ottenere, probabilmente, una vita migliore. 2. Qual è stata la cosa che più le frenava una volta arrivati nel “suo nuovo” paese? Il primo impatto è stato la non conoscenza della lingua e la grande distanza da casa. 3. Cosa le manca del “Bel Paese”? Non manca niente. Solo la neve a Natale dato che in Australia durante il periodo natalizio fa caldo. 4. In Australia ha avuto qualche atto di discriminazione? No, non abbiamo avuto discriminazione perché con la comunità italiana presente in Australia abbiamo socializzato e lavorato insieme, quindi non siamo stati esposti a discriminazioni in nessuna città. 5. Come ha trascorso il primo periodo in Australia? La gran parte bene, ma sempre con un po’ di difficoltà per cultura, lingua, tradizioni diverse ma in fin dei conti siamo stati trattati bene dagli australiani. 6. Ritorna alcune volte in Italia per rivedere la sua madre-patria? Sì, per quanto si può. 7. Si sente più Italiano o Australiano? Sarò sempre italiano, ma dopo tanti anni qui, oramai mi sono abituato a vivere come un ‘Australiano’. 8. È pentito della scelta che ha fatto, ossia quella di trasferirsi in un altro paese? No. 9. In quale parte dell’Australia vive? Tropical North Queensland, Australia. 10. Pur trasferendovi in australi avete mantenuto le tradizioni e le abitudini del paese di origine? Sì, parlando la lingua italiana, la cucina italiana, quei valori presenti solo nelle famiglie italiane. 11. Aveva intenzione di andare in un altro paese o era già proiettato per l’Australia? Avrei dovuto andare in Canada, ma dato che c’erano delle difficoltà ho deciso di venire in Australia. 12. Cosa le manca di più della cucina italiana? La lasagna. 53 1. Da quanto tempo sei in Italia? - Da circa 20 anni 2. Quali motivi ti hanno spinto a lasciare il tuo paese d’origine? - Per motivi specialmente economici 3. Com’è stato il primo impatto appena arrivato in Italia? Ti trovi bene qui? - Non ricordo il primo impatto ma ora mi trovo bene 4. Cosa ti manca maggiormente del tuo paese? E cosa invece sei contento di aver lasciato? - Del mio paese mi manca la famiglia e gli amici. 5. Hai mai avuto a che fare con episodi di discriminazione? - No non mi hanno mai discriminato, anzi mi hanno fatta sentire come se fossi nel mio paese. 6. Come ti senti trattato dagli italiani? - Mi sento ben accolta 7. Oggi ti senti perfettamente integrato nella società italiana? - Si, abbastanza. 8. Ti senti più italiano o più cinese? - Mi sento quasi italiana 9. Avete vissuto in altri paesi? - No. 10. Da quale zona della Cina provenite? - Dallo Zhejiang 11. Qual è il piatto tipico della Cina? - Per ogni occasione ci sono diversi piatti tipici cinesi, ma l’alimentazione cinese è basata sul riso. 12. I tuoi genitori pur trasferendosi in Italia hanno mantenuto le tradizioni e le abitudini di origine? - Si, soprattutto le abitudini alimentari 13. In Cina avete famiglia, parenti, amici? - Si, abbiamo parenti e amici. 14. Avete avuto difficoltà a integrarvi con gli italiani? - Si, inizialmente è stato molto difficile riuscire a comprendere la lingua italiana. 15. Volete tornare a vivere in Cina? - Si, ci piacerebbe tornare 16. Oltre al cinese conoscete altre lingue? - Si, l’inglese 54 • Da quanto tempo sei in Italia? Da vent’anni! • Quali motivi ti hanno spinto a lasciare il tuo paese d’origine? Non avevo speranza in un lavoro soddisfacente. • Com’è stato il primo impatto appena arrivata in Italia? Ti trovi bene qui? Molto emozionante e preoccupante. Si, mi trovo bene! • Cosa ti manca maggiormente del tuo paese? Mi manca molto la mia famiglia, le mie amiche, il paesaggio e il clima favorevole. • Hai mai avuto a che fare con episodi di discriminazione? Si. • Come ti senti trattato dagli italiani? Amata e rispettata. • Oggi ti senti perfettamente integrata nella società italiana? Non del tutto. • Ti senti più italiana o più Marocchina? Mi sento più italiana! • Hai vissuto in altri paesi? Si, in Francia. • Da quale parte della Francia e Marocco provieni? Ho vissuto in Francia, a Parigi e in Marocco, a Béni Mella. • Quali lingue conosci e parli? Parlo arabo, francese e italiano. • Pur trasferendoti in Italia, hai mantenuto le tradizioni e abitudini d’origine? No! 1. Da quanto tempo sei in Italia? Da dieci anni. 2. Quali motivi ti hanno spinto a lasciare il tuo paese d’origine? Problemi economici. 3. Com’è stato il primo impatto appena arrivato in Italia? Ti trovi bene qui? Pensavo che sarebbe stato difficile integrarmi in questa nuova realtà, però alla fine non è stato così. Si mi trovo bene qui. 4. Cosa ti manca maggiormente del tuo paese? E cosa invece sei contento di aver lasciato? Mi manca tutto. 5. Hai mai avuto a che fare con episodi di discriminazione? Fino ad ora no. 6. Come ti senti trattato dagli italiani? Da certe persone non mi sento trattata molto bene. 7. Oggi ti senti perfettamente integrato nella società italiana? Si. 8. Ti senti più italiana o più rumena? Più italiana che rumena. 9. Avete vissuto in altri paesi? No. 10. Da quale zona della Romania arrivate? Dal nord-est della Romania, precisamente da Piatra Neamƫ. 11. Qual è il piatto tipico? La Sarmale. Si tratta di involtini di foglie di cavolo in salamoia o foglie di viti scottate in acqua salata, al cui interno vi è un misto di carne macinata, cipolle e riso leggermente saltate in padella in precedenza. Il tutto viene cotto in pentola con acqua, un po' d'olio e un pizzico di sale. 12. I tuoi genitori hanno mantenuto le tradizioni? Si sempre, come per esempio il giorno di Natale mia madre prepara piatti tipici della ricorrenza. 55 1) Come mai avete deciso di adottare un bambino? La nostra storia ha un inizio comune a quella di molte altre coppie. Ci siamo sposati in età molto giovane e così dopo il matrimonio abbiamo iniziato a parlare di adozione inoltrando la domanda al Tribunale per ottenere l’idoneità internazionale, scegliendo come Paese la Colombia. Dopo due anni in lista d’attesa, finalmente, una telefonata dove ci dicevano che due fratellini ci aspettavano. “Ormai erano i nostri figli!”. Dopo un mese ci arriva la foto, era il visino dei miei figli. La prima reazione fu un pianto di gioia seguito da una telefonata a mio marito dove cercavo di spiegargli il motivo della mia telefonata, ma non capivo più niente, gli occhi erano fissi sulla foto. Vi assicuro, che non ci sono parole che esprimono lo stato d’animo di quei momenti, è come se tutto si illuminasse all’improvviso. Sono passati un po’ di anni e spesse mi ritrovo con i miei figli a ricordare quel momento nel quale decidemmo io e mio marito di desiderare dei figli di colore. 2) Che effetto ha avuto su di voi la prima volta che l’avete incontrato? Il momento del primo incontro è stato il momento più intimo e vero di _questo percorso. È stato un momento magico, una gioia inimmaginabile, __un incontro travolgente… Non saprei come descriverlo: eravamo ___emozionati, timorosi, impauriti ed entusiasti, tutto allo stesso tempo. È __stato l’attimo che ha cambiato la nostra vita. È incredibile vedere bambini __che non ti hanno mai conosciuto, che fino ad un attimo prima non _______sapevano nulla di te, e si affidano completamente e ti riconoscono _________come mamma, come papà. Ricordo Roberto che quando arrivammo ___________a casa mi guardò e mi disse “Mamma”, nella sua lingua, i miei ___________occhi si illuminarono di gioia. _________________Insomma, non è un legame genetico a renderci figli e genitori, ma __________________è la condivisione delle nostra quotidianità. Crescere insieme, _________________conoscersi, condividere la gioia e i dolori, litigare, fare pace, ________________affezionarsi ed amarsi ogni giorno di più. È questo che ci rende ____________davvero genitori e figli. 3) Quanto è durato il procedimento per l’adozione? Il procedimento per l’adozione è durato in tutto tre anni, uno per ottenere l’idoneità e due anni in lista di attesa in Colombia. Le difficoltà non sono state tante, perché abbiamo superato tutti i colloqui tranquillamente, non avendo dato alcuna preferenza sull’età, sul sesso o sul colore della pelle. Insomma la nostra determinazione ha convinto tutti. 56 4) Come mai avete scelto la Colombia? Abbiamo scelto la Colombia, perché inizialmente avevamo conosciuto un bambino colombiano, i suoi occhioni neri erano rimasti nel nostro cuore, per questo decidemmo di adottare anche noi un bimbo colombiano, anche se poi Dio ce ne ha donati due. Nonostante sono passati molti anni, la Colombia è rimasta parte di noi, è molto meglio di quel che si crede. Il nostro istinto genitoriale non ci faceva pensare assolutamente alle difficoltà e ai pericoli che avremmo incontrato: i paramilitari e la guerriglia. Quando siamo arrivati all’aeroporto c’erano parecchi ragazzi della vostra età, con i fucili. I controlli erano tantissimi, ci consigliarono di non uscire da soli dall’aeroporto, perché diventava rischioso. Dopo 21 giorni , purtroppo dovevamo lasciare il Paese dei miei figli, eravamo pronti per il rientro in Italia e prima di salire sull’aereo pensai: “Ciao Colombia, porto via con me due gioielli che non hanno prezzo, porto via le tue immagini, la tua gente, le tue cose. Arriverà il giorno in cui con i nostri figli parleremo di te e ti descriveremo. Gli spiegheremo di te, cercheremo di fargli vedere quello che i nostri occhi hanno visto”. 5) Che cosa avete visto di particolare? Abbiamo visto tanto in Colombia: l’atmosfera giovanile, amichevole e disponibile del popolo; il traffico intenso della città; gli autobus tutto colorati e variopinti; la gente che si accalcava sugli autobus; la disponibilità della gente ad aiutarti; i venditori ambulanti per strada; tantissimi taxi; i bambini giocare per strada scalzi in mezzo al traffico; la paura ad attraversare la strada; il contrasto tra il lusso dei centri commerciali e la povertà dei quartieri di baracche; le guardie armate negli aeroporti con i cani pronti a intervenire; la burocrazia snella e leggera; infine i ragazzini che ti mettevano la spese nella borse e te la portavano in cambio di pochi spiccioli. Tante tante emozioni! 6) Da quale parte della Colombia viene Roberto? Cosa vi ha colpito di questa zona? Roberto arriva, o meglio è nato a Ciudad Bolivar Antiqua. Purtroppo siamo stati ospiti in una famiglia per 17 giorni a Medellin e per tre giorni a Bogotá, per questo non conosciamo bene il posto dove è nato mio figlio. Vi posso solo dire che parecchi erano i bambini che in quel posto vivevano nella povertà ed era molto pericoloso visitarlo in quanto c’era molta violenza. 57 Il gioco duro dell'integrazione: L’Intercultura sui campi da gioco Davide Zoletto Listino € 12,00 Editore Cortina Raffaello Pagine 190, brossura EAN 9788860303011 Quali sono i giochi preferiti dei bambini nati in Italia da genitori migranti? E come è possibile promuovere percorsi educativi interculturali che, partendo da giochi e sport, riescano a coinvolgere ragazzi migranti e italiani insieme, a scuola e altrove? Insegnanti ed educatori troveranno risposta a tali domande in questo libro, che esplora alcuni dei luoghi dove "si gioca" oggi l'integrazione in Italia. Ne emerge un quadro in cui si incontrano esempi concreti di cortili, parchi e piazze dove ragazzi italiani e stranieri, giocando insieme, imparano a conoscersi e apprezzarsi. L’Orda: Quando gli Albanesi eravamo noi Davide Zoletto Listino € 9,90 Editore Rizzoli Pagine 320, brossura EAN 9788817108072 Un saggio vibrante d'impegno civile e morale che ricostruisce una pagina importante della storia sociale d'Italia, un tempo, non troppo lontano, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, in cui i clandestini, gli immigrati disperati eravamo noi. Un libro contro il razzismo, l'egoismo e i pregiudizi. 58 Voglia di Comunità Zygmunt Bauman Listino € 8,00 Editore Laterza Pagine IX-145, brossura EAN 9788842068815 La comunità ci manca perché ci manca la sicurezza, elemento fondamentale per una vita felice, ma che il mondo di oggi è sempre meno in grado di offrirci e sempre più riluttante a promettere. Ma la comunità resta pervicacemente assente, ci sfugge costantemente di mano o continua a disintegrarsi, perché la direzione in cui questo mondo ci sospinge nel tentativo di realizzare il nostro sogno di una vita sicura non ci avvicina affatto a tale meta; anziché mitigarsi, la nostra insicurezza aumenta di giorno in giorno, e così continuiamo a sognare, a tentare e a fallire. Ma se riuscissimo a realizzare una collettività amica, la comunità richiederebbe una lealtà incondizionata e noi perderemmo libertà e autonomia. È il dilemma affrontato da questo saggio. Pluralismo, multiculturalismo e estranei: Saggio sulla società multietnica Giovanni Sartori Listino € 7,80 Editore Rizzoli Pagine 192 EAN 9788817128087 Il libro affronta, in modo politicamente "non corretto", il tema quanto mai attuale di una società multirazziale che darà i suoi frutti migliori non inseguendo il superficiale sogno di un pluralismo indifferenziato, ma attuando un multiculturalismo che, grazie alla tolleranza e al riconoscimento delle peculiarità delle diverse culture, abbia come conseguenza una società veramente pluralistica. 59 Listen Up! The Official 2010 FIFA World Cup Album AA.VV. Tipo album: Pubblicazione: Dischi: Tracce: Genere: Etichetta: Studio 31 maggio 2010 1 12 Dance Epic Records Listen Up! The Official 2010 FIFA World Cup Album è l'album ufficiale della FIFA 2010 creato per il Campionato mondiale di calcio Sudafrica 2010. L'album contiene Waka Waka (This Time for Africa) di Shakira, inno ufficiale della competizione. Tracce: 1. Sign of a Victory (R. Kelly, Soweto Spiritual Singer) - 4:13 2. Waka Waka (This Time for Africa) (Shakira, Freshlyground) - 3:22 3. Viva Africa (Nneka) - 3:21 4. One Day (Matisyahu) - 3:28 5. Shosholoza (Ternielle Nelson, Jason Hartman, Uju, Louise Carver, Aya, Deep Level) - 3:42 6. Ke nako (J Pre, Wyclef Jean, Jazmine Sullivan, B. Howard) - 4:04 7. Move On Up (Angélique Kidjo, John Legend) - 3:07 8. Spirit of Freedom (Uju, Judy Bailey) - 3:53 9. Game On (Pitbull, TKZee, Dario G) - 3:19 10. Maware maware (Misia, M2J, Francis Jocky) - 3:40 11. As Mascaras (Claudia Leitte, Lira) 3:11 12. Hope (Siphiwo, Nelson Mandela) 3:50 60 Sognando Beckham Bend It Like Beckham Regia di Gurinder Chadha Paese: Regno Unito, Germania, USA Anno: 2002 112 min Durata: Genere: commedia, romantico, sportive Interpreti e personaggi • Parminder Nagra: Jess Bahmra • Keira Knightley: Jules Paxton • Jonathan Rhys-Meyers: Joe • Anupam Kher: Mr. Bahmra • Archie Panjabi: Pinky Bahmra Secondogenita di una famiglia immigrata negli anni '50, la diciannovenne anglo-indiana Jess Bhamra gioca a calcio di nascosto invece di imparare a cucinare e trovarsi un marito, sognando di far parte di una squadra di professioniste. 3° lungometraggio di G. Chadha nata in Kenya e cresciuta alla BBC, è il caso raro di film sul calcio femminile in cui il football è messo in immagini con coreografico brio negli allenamenti e, un po' meno bene, in partita. Scritta dalla regista con Paul Mayeda Berges, la commedia ha i limiti evidenti di una success story di hollywoodiana ingegneria con tutti gli stereotipi al posto giusto. Al di là del programmatico ottimismo che diventa qua e là gioia di vivere, contano la scioltezza registica, la direzione degli attori, la colonna musicale in cui i ritmi del pop britannico si contaminano con le melodie tradizionali del Punjab. Il titolo è riferito a David Beckham, famoso giocatore (n. 7) del Manchester United e della nazionale inglese. Recensione a cura di Laura, Luisa e Morando Morandini 61 Të gjithë njerëzit lindin të lirë dhe të barabartë në dinjitet dhe në të drejta. Ata kanë arsye dhe ndërgjegje dhe duhet të sillen ndaj njëri tjetrit me frymë vëllazërimi. Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 Dëgjo shtate a tete, bej si di vete. Ascolta sette o otto consigli, infine fai come sai tu. (P ro ve rb io Alb an e se) Cuvantul e de argint si tacerea e de aur. La parola è d'argento ed il silenzio d'oro. Toate fiinţele umane se nasc libere şi egale în demnitate şi în drepturi. Ele sunt înzestrate cu raţiune şi conştiinţă şi trebuie să se comporte unele faţă de altele în spiritul fraternităţii. Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 (P ro ve rb io Ru men o ) Sarebbe meglio se i guerrieri non avessero un aspetto truce, se gli studiosi non avessero un'aria saccente, se i prigionieri delle montagne non avessero l'odore delle nebbie e se i monaci non avessero odore di incenso e altari. (P ro ve rb io Cin e se ) 人人生而自由,在尊严和权利上一 律平等。他们赋有理性和良心,并 应以兄弟关系的精神相对待。 Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 62 Those who lost dreaming are lost. Quelli che smettono di sognare sono perduti All human beings are born free and equal in dignity and rights. They are endowed with reason and conscience and should act towards one another in a spirit of brotherhood. Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 (P r o ve r b io Abo rige no ) ﻡﺕﺱﺍﻭﻱﻥﻑﻱﺍﻝﻙﺭﺍ ﻡﺓ ﻱﻭﻝﺩ ﺝﻡﻱﻉ ﺍﻝﻥﺍﺱ ﺃﺡﺭﺍ ًﺭﺍLe tempeste dell'anima sono peggiori delle tempeste di ﻭﻕﺩ ﻭﻩﺏﻭﺍ ﻉﻕ ًﻝ ﻭﺽﻡﻱ ًﺭﺍ ﻭﻉﻝﻱﻩﻡ ﺃﻥ.ﻭﺍﻝﺡﻕﻭﻕ sabbia ﺽﺍﺏﺭﻭﺡ اإلﺥﺍء ً ﻱﻉﺍﻡﻝﺏﻉﺽﻩﻡﺏﻉ. Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 (P ro ve rb io M aro cch in o ) Todos los seres humanos nacen libres e iguales en dignidad y derechos y, dotados como están de razón y conciencia, deben comportarse fraternalmente los unos con los otros. Acqua che non devi bere, lasciala scorrere Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 (P ro ve rb io Co lo m b iano ) 63 64 65 Voci senza Frontiere Giunge ormai al termine questo lungo e appassionante Viaggio attraverso i Cinque Continenti, ed essendomi concesso di epilogare con delle personali riflessioni, non mi lascio mancare questa occasione. Non sarà mia intenzione, di certo, concludere con un “punto fermo”, affinché nessuno interrompa la Voce di questi “Mille e uno Ragazzi”, quanto piuttosto con tre timidi puntini di sospensione, che pur tuttavia rappresenteranno la direzione verso i traguardi venturi… Il primo fra questi è stato già conquistato quando ciascuno di loro ha accolto con slancio la proposta di partecipare al progetto, e ancor prima quando quest’attività è stata ideata dalla docente referente, la Prof.ssa Claudia Margiotta, non per far fronte alle comuni esigenze di mero profitto, ma a favore della conoscenza e del confronto di esperienze (pure parecchio diverse), proprio in un’ottica di “arricchimento sulla base delle reciproche differenze”. All’invito della mia Cara Prof, sono tornato con piacere entro queste mura, e seppure con alcune difficoltà ho colto con sincero entusiasmo l’opportunità di collaborare alla realizzazione di questo progetto... Un progetto che non è restato tale, ma che ha preso la forma del grazioso volumetto che reggete or ora fra le mani. Desidero esprimere il mio ringraziamento a ciascuno dei protagonisti, nessuno escluso, e il mio apprezzamento nel constatare questa spiccata sensibilità verso la realtà multiculturale proprio nell’ambiente, a me tanto caro, della Scuola: di sicuro il luogo privilegiato alla percezione del sentimento di tolleranza, e alla conseguente promozione del rispetto della diversità, come forma di apertura e di dialogo nella ricerca di un nuovo autentico modo di fare società. Congratulazioni! Che le vostre Voci risuonino oltre ogni frontiera! Con sincero Affetto, Gabriele Rosato 66 Terre Lontane Se fossi aria, sulle Ali del Vento, sorvolerei i cieli azzurri dell’America Settentrionale; Se fossi acqua, dai profondi abissi d’Oriente porterei a riva le perle più rare che essi celano; Se fossi fuoco, alimenterei la fiamma che tiene viva la Passione e le antiche Tradizioni in Oceania; Se fossi Terra, tremerei al magico e coinvolgente ritmo delle danze Latinoamericane; Se fossi Sabbia tempesterei le dune Africane di preziosa polvere magica; Se fossi Luce, brillerei anche nelle notti più buie nei cieli dell’estremo Nord d’Europa. Ma sono un semplice Sognatore, e perciò custodisco il Ricordo del nostro Incontro come un Tesoro, prezioso al punto, che nessuno Scrigno potrà contenere. Gabriele Rosato 67 Grazie a voi cari studenti, per le emozioni che mi avete regalato, per la capacità nel prendermi per mano e condurmi sulle ali delle parole e delle immagini in mondi lontani e vicini, tra culture, tradizioni e sapori. Grazie per aver trasformato la nostra scuola in un luogo privilegiato in cui le storie differenti e plurali, le narrazioni, le dimensioni valoriali, i riferimenti religiosi non solo con-vivono, ma inter-agiscono per costruire insieme un ambiente dove tutti e ciascuno possano sentirsi “a casa”. Grazie a lei prof.ssa Margiotta, per aver favorito non tanto la transizione da una all’altra cultura, quanto per l’aver creato spazi e tempi pedagogici capaci di andare oltre le reciproche differenze. È riuscita abilmente a creare contesti multiculturali richiamando i concetti di “identità e appartenenza” di “alterità e relazione” che trovano senso e significato nella mediazione educativa finalizzata alla costruzione di una spazio di cittadinanza dove è possibile la convivialità delle differenze. Grazie a voi genitori, per la collaborazione e per aver dato “corpo” al concetto: “Ognuno impara meglio nella relazione con gli altri”. Grazie a te Gabriele, per aver messo il tuo talento, la tua creatività a disposizione della scuola che ha fatto parte del tuo passato e spero faccia parte del tuo presente e futuro. Grazie per essere esempio di una scuola “della mente e del cuore”, dove dialogano saperi, conoscenze e abilità, dove il “tutto” è veicolato in un ambiente di “traffico emotivo/affettivo” che perdura nella stagione post-scolastica della vita. La vostra Dirigente Scolastica Prof.ssa Adele Quaranta