Chiosa per la pubblica libreria di Manfredonia

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Chiosa per la pubblica libreria di Manfredonia
Chiosa per la pubblica libreria di Manfredonia
L'indugio di oltre un anno con il quale si pubblica questo fascicolo,
consente di aggiungere qualche linea alla cronaca che precede.
Sono trascorsi otto lustri da quando (1925) nell'archivio municipale di
Manfredonia, ove giaceva, affidato alle tarme e alla polvere burocratiche,
rinvenni il fondo monastico dell'O.F.M. e promossi, realizzandola con il vecchio
Luigi Pascale, la prima raccolta bibliografica cittadina « a porte aperte ». Otto
lustri di carenza dei poteri pubblici nell'associare la mente locale al progresso universale: un lento corrosivo scorrere del tempo sul problema di quella primordiale
civica libreria, sempre agitato, mai prima di oggi risolto.
Pietà di patria e prudenza politica hanno trattenuto gli odierni
amministratori della cosa pubblica sipontina e la stampa fiancheggiatrice dal
mortificare la Cittadinanza con la cronistoria di quell'Istituto, dalla quale
sarebbero emerse molte e non lievi responsabilità individuali e collettive.
Purtuttavia l'odierno insediamento sollecita un più disteso discorso, risalente alle
lontane premesse, e che può svolgersi senza ipocriti autolimiti. Siamo infatti
psicologicamente molto lontani dalla temperie in cui sono trascorsi i
quarant'anni della infelice creatura, che sembra sbocciata da un ardore giovanile
di mezza estate ma, come ogni altra istituzione civile, è prodotto di un lavorio
storico, non facilmente percettibile, meritevole di essere meglio conosciuto, per
un giudizio definitivo.
La nuova Manfredonia - alle cui sorti molti collaborano, sebbene non
tutti investiti di uffici e privilegi -, ha mostrato di voler criticamente ripensare ì
suoi sette secoli di fondazione, celebrandola nella fastica ricorrenza del 1963:
riprenda il filo delle rievocazioni, interrotte alla catarsi sveva, e, arrivando al
Settecento, raccolga i segni premonitori e poi, progredendo, anche le testimonianze più autorevoli della vita morale e dell'attività culturale cittadina; infine,
dalle pagine delle rivoluzioni meridionali ricavi gli auspici che, non del tutto
compressi dalla politica piemontese, sono stati raccolti dalle presenti
generazioni.
Delineare la fisionomia di questa biblioteca, e con lo stato anagrafico e
l'inventario inserirla nella cornice, la più ampia possibile, della locale storia della
cultura: ecco un'aspirazione e un invito che interpretano, ne siam certi, il sentimento del tempo tra il popolo sipontino.
Il trasferimento della modesta libreria dall'angusto deposito di Palazzo
San Domenico all'arioso primo piano di Palazzo Rosa, non fa passare agli atti
la pratica dell'Istituto. Ne derivano, invece, una serie di ulteriori soluzioni, che
non si esauriscono nell'incremento dell'attrezzatura metallica, né in quello della
suppellettile libraria. Resta in amara eredità all'assessore della P.I., preside
Cristanziano Serricchio, la liquidazione di un vistoso passivo costituito: a) dalla
mancanza di un piano razionale di lavoro, di una commissione consultiva e di
un biblio108
tecario di ruolo, deficit non alleviato nemmeno da « possibilità » del regolamento, che risale a molti anni or sono; b) dalla spesa inserita nel bilancio comunale,
tuttora esigua, ed appena sufficiente a stipendiare gli impiegati; c) dallo stato del
patrimonio bibliografico, in larghissima parte bisognevole di restauro e di
rilegature. Né molto a lungo, come ci autorizza a ritenere il suo zelo, egli vorrà
procrastinare lo svolgimento di quelle iniziative, che la ragione dei tempi nuovi
sollecita dalle biblioteche, rivolta a farle conoscere nella loro storia, consistenza,
organizzazione, funzionalità e a farle arricchire e potenziare, sì da renderle, più
che succursali di obitori, forze determinanti del buon governo locale.
MARIO SIMONE
NOTA BIBLIOGRAFICA - Per una storia a farsi del «travaglio biblioteconomico»
di Manfredonia, pubblico alcune tra le schede più recenti del repertorio bibliografico presso
il Centro di Cultura Popolare e Biblioteca «Antonio Simone» di quella Città: Trasferimento
della B. C. dì M., ne «Il Giornale d'Italia » (Roma) 8 dic. 1942; MARIO SIMONE, Per la B.
C. di M., in « Azione Meridionale » (Bari) 16 febbr. 1947; Si vorrebbe sfrattare la B. C. per
installarvi, niente di meno,, che i sindacati liberi, ne « L'Unità » (Roma) 17 apr. 1947; La B. C. di
M. relegata in una stanza di Palazzo S. Domenico, ne « Il Messaggero » (Roma) 7 mag. 1949;
A proposito di B. è severamente vietato criticare la Giunta Comunale, in « Avanti! » (Roma) 10
nov. 1950; Occorre sistemare la B. di M., ne « Il Quotidiano » (Roma) 20 nov. 1955;
ANTONIO CATERINO (a cura di), Servizio bibliografico in Puglia e Lucania, Bari, Tip.
Favia, s.d. [ma 1950], pp. 110-1; MATTEO DI SABATO, La B. C. di M. in una edizione
della Soprintendenza Bibliografica, ne «Il Mattino» (Napoli) 14 apr. 1961; [MARIO SIMONE], Eterni problemi di M. - La B. C. ha bisogno di tutto: attrezzatura, libri, schedari e
impiegati, ne « Il Mattino » (Napoli), 24 sett. 1961.
Dovere di cronista e di amico impone di ricordare l'apporto dato all'incremento e
alla conoscenza della Civica « Pascale » dai professori Beniamino d'Ama. to e Michele
Fuiano. Con il primo, soprintendente bibliografico di Puglia e Lucania subito dopo la «
Liberazione », don Mastrobuoni ed io demmo la prima spinta alla rinascita dell'Istituto,
confortati dalla presenza del concittadino e sodale dott. Carlo Frattarolo al M.ro della P. L;
all'altro, libero docente nell'Università di Napoli, dobbiamo la discussione di alcune tesi di
laurea sulle pubbliche biblioteche daune: una sulla « Pascale » di uno studente montanaro,
che non siamo riusciti a rintracciare («La storia della B. C. di Manfredonia e i suoi antichi e
interessanti volumi »); due sulla « Provinciale », altre sulle « Civiche » di Lucera, San Severo
e Torremaggiore.
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