A che cosa serve mai la guerra?

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A che cosa serve mai la guerra?
LA
C U LT U R A D EL L A PAC E E D EL L A L EG A L I TÀ
Anna Frank
A che cosa serve mai la guerra?
TEMI
Ti presentiamo alcune pagine del diario di Anna Frank, una ragazzina
ebrea di tredici anni, figlia di un ricco banchiere tedesco. Dopo le leggi
razziali emanate da Hitler, nel 1933, la famiglia Frank fu costretta a emigrare in Olanda. Nell’estate del 1942, in previsione di un peggioramento
della situazione degli Ebrei nell’Olanda occupata dai Tedeschi, Anna e i
suoi familiari si rifugiarono in un alloggio segreto per ben due anni, finché,
scoperti dai Tedeschi, furono deportati in un campo di concentramento
dove Anna morì dopo otto mesi, poco prima dell’arrivo degli Inglesi.
In queste sue pagine di diario, Anna ci offre una viva testimonianza di
speranza e di fiducia. Infatti, malgrado l’assurdità e gli orrori della guerra,
Anna crede ancora in un futuro di pace e di serenità perché, come lei dice,
«nonostante tutto, continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo».
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Mercoledì, 3 maggio 1944
Kitty: è il nome
dell’amica immaginaria
alla quale Anna rivolge
le sue pagine di diario.
2. l’invasione: Anna
allude all’arrivo delle
truppe americane e inglesi che dovrebbero
liberare l’Europa dal nazismo di Hitler.
3. Moffi: il gattino che
vive nell’alloggio segreto insieme alla famiglia
Frank, la famiglia Van
Daan e il dentista Dussel.
4. Peter: si tratta di Peter Van Daan, il ragazzo
per il quale Anna nutre
un sentimento d’amore.
1.
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Cara Kitty ,
anzitutto le notizie della settimana. La politica fa vacanza: non c’è niente, ma proprio niente da raccontare. Ho anch’io finito col convincermi
che l’invasione2 verrà: non possono lasciare che i Russi se la sbrighino
da soli. D’altronde, neppure questi fanno nulla, per il momento.
Ti ho raccontato che il nostro Moffi3 non c’è più? È sparito senza lasciar tracce da giovedì della settimana scorsa. Sarà certamente da un
pezzo nel paradiso dei gatti, perché qualche amico degli animali ne
avrà fatto un buon boccone. Forse col suo pelo faranno un berretto a
una ragazza. Peter4 è molto triste per questo fatto.
Da sabato pranziamo alle undici e mezza; perciò la mattina ci limitiamo a far colazione con una tazzina di pappa d’avena. Serve a risparmiare un pasto. È sempre molto difficile procurarsi la verdura:
oggi, a pranzo, abbiamo avuto dell’insalata cotta, marcia. Insalata
cotta e cruda, spinaci e nient’altro. Per contorno, patate guaste. Che
delizioso miscuglio!
Come ben ti puoi immaginare, qui dicono sovente, disperati: «A che
cosa serve mai la guerra? Perché gli uomini non possono vivere in
pace? Perché devastare tutto?».
La domanda è comprensibile, ma finora nessuno ha ancora trovato
una risposta soddisfacente. Già, perché in Inghilterra fanno aeroplani sempre più grandi, bombe sempre più pesanti e, nello stesso tempo, case prefabbricate in serie per la ricostruzione? Perché si spendono ogni giorno milioni per la guerra e nemmeno un centesimo per
l’assistenza medica, per gli artisti, per i poveri?
Perché gli uomini debbono soffrire la fame, quando in altre parti del
mondo si lasciano marcire i cibi sovrabbondanti? Perché gli uomini
sono così pazzi?
Non credo affatto che la guerra sia soltanto colpa dei grandi uomini,
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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5. capitalisti: possessori di capitali che, in
quanto tali, esercitano
un’enorme influenza sulla vita economica e quindi politica di un Paese.
6. qui: Anna si riferi-
sce all’alloggio segreto.
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dei governanti e dei capitalisti5. No, la piccola gente la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero rivoltati da tempo. C’è
negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all’assassinio,
alla furia, e fino a quando tutta l’umanità, senza eccezioni, non avrà
subìto una grande metamorfosi, la guerra imperverserà: tutto ciò che
è stato ricostruito o coltivato sarà distrutto e rovinato di nuovo; e
l’umanità dovrà ricominciare da capo. Sono stata sovente abbattuta,
ma mai disperata; considero questa vita clandestina come una avventura pericolosa, ma romantica e interessante. Mi consolo delle privazioni divertendomi a descriverle nel mio diario.
Sono giovane e posseggo molte virtù ancora nascoste, sono giovane
e forte e vivo questa grande avventura, ci sono in mezzo e non posso
passar la giornata a lamentarmi. La natura mi ha favorito dandomi
un carattere felice, gioviale ed energico. Ogni giorno sento che la mia
mente matura, che la liberazione si avvicina, che la natura è bella,
che la gente attorno a me è buona, che quest’avventura è interessante.
Perché dunque dovrei disperarmi?
La tua Anna
Sabato, 15 luglio 1944
Cara Kitty,
«La gioventù, in fondo, è più solitaria della vecchiaia.» Questa massima,
che ho letto in qualche libro, mi è rimasta in mente e l’ho trovata vera.
È vero che qui6 gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani?
No, non è affatto vero. Gli anziani hanno un’opinione su tutto, e
nella vita non esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia
fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo
è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato
peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio.
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà.
È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze
perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi
è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della
confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al
dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che
tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza
cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui
saranno forse ancora attuabili.
La tua Anna
(da Diario, Einaudi, Torino, 2005, rid. e adatt.)
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education