amaro ma non troppo

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amaro ma non troppo
AMARO MA NON TROPPO- l’insolita storia di Anna Pellegrino in arte Dolcelatte
Note di regia
Scartata l’idea, in questo mio progetto, di fare riferimenti a escort, veline, tema
troppo trito e sbandierato fino alla nausea da giornali e televisione, mi son chiesta
piuttosto come mai questo mestiere atavico, con tutto lo squallore e il fascino che lo
accompagnano, abbia sedotto artisti come Fellini (Le notti di Cabiria), Pasolini
(Mamma Roma), Buňuel (Belle de jour), si ritrovi in opere come Casco d’oro, Pretty
woman, Lulù di Wedekind, fino alla Traviata di Giuseppe Verdi. È che nella realtà in
cui oggi siamo, barbara, seppur omologata, globalizzata, e che sembra essere così
differente da quei tempi, le dinamiche che sottendono le regole ancestrali del potere
“sessuale” tra uomo e donna, e quindi anche della prostituzione, pur se modificate da
un mutamento antropologico, sociale e politico, sono in qualche modo orientate da
una sorta di immutabile stella polare che ne governa i movimenti.
In questa mia “Anna Pellegrino” si possono rintracciare reminiscenze della famosa
Little Peach di Enzo Moscato che ho realizzato alcuni anni fa. Percochedda, non
prostituta ma una popolana divenuta stella dello spogliarello, una donna disinvolta
che non si fa troppi scrupoli pur di arrivare, ma che pure ha tanto bisogno d’amore.
Anche Anna, come lei, appartiene a un immaginario Sud: napoli, sicilia,
messina…….
Anna, come nella prostituzione sacra, si offre come le ierodule nei
templi, per consumare col sacerdote il rito sessuale. Come loro non è derelitta,
emarginata; al contrario è una prescelta, una sacerdotessa.
Lei è una ragazza di campagna che nel suo piccolo mondo, mentre canta la canzone
di Marlene Dietrich, vagheggia di essere come l’Angelo Azzurro, con gli uomini ai
suoi piedi. L’incontro con Amedeo è un insolito incontro perché, anche se l’accoglie
in casa sua e la fa prostituire, tuttavia non è un magnaccia. Anche lui, come lei, per
un insolito, strano destino e senza alcuna precisa volontà, si ritrova coinvolto e
coinvolge Anna nel vortice di una inverosimile prostituzione. La parola “cliente” è
bandita, si parla di “ospiti”. L’elargizione del sesso è tutt’uno con quella del cibo:
raffinate ed estrose cene d’alta cucina. Ne “La grande abbuffata” il cibo aleggia
come premonizione di morte. Qui invece, per Anna l’offerta del cibo a questi uomini,
è elemento vitale, rappresenta molto più del suo corpo, è la sua stessa anima. Lei, in
questa casa, avverte la convivenza con Amedeo come una sposalizio fuori da
qualunque cliché. Amedeo è il vero eroe, il sacerdote. Tutto questo finché come in
un flash si frantuma l’illusorio mondo di celluloide di cui si era nutrita, in fondo non
aderente alle sue viscere, di lei donna, ragazza di campagna alla fine. Forse meglio un
matrimonio! Perché lei era, è Anna Pellegrino!
Patrizia Baluci