La storia geologica dell`Antartide

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La storia geologica dell`Antartide
Emilio Santoro
La storia geologica dell’Antartide
Appunti di
A cura di Emilio Santoro
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Fino a 180 milioni di anni fa, l’Antartide faceva parte di un supercontinente chiamato
Gondwana, che riuniva anche l’Australia, l’Africa, il Sudamerica, l’India e la Nuova Zelanda. Ciò deriva dal fatto che in rocce antartiche sono stati trovati fossili di specie animali e
vegetali che vivevano inizialmente sul Gondwana: conifere (Glossopteris indica), felci (Dicroidium) e rettili terrestri (Lystrosaurus murray). I primi fossili di Glossopteris furono trovati da Edward Wilson, zoologo e responsabile scientifico dell’ultima spedizione di Robert
Scott nel 1911-1912. Wilson fu uno dei quattro uomini che accompagnarono Scott al Polo e
che morirono con lui sulla via del ritorno. 140 milioni di anni fa, inizia lo smembramento
del Gondwana. L’Antartide, formata da due parti (una più grande, l’Antartide orientale e una
più piccola l’Antartide occidentale), si sposta verso sud. Si apre il Passaggio di Drake, che
separa il Sudamerica dalla Penisola antartica. Cento milioni di anni fa, l’Antartide si trova
già in posizione polare. Sessanta milioni di anni fa, essa si separa dall’Australia, dando origine al mare di Tasmania. Da 40 milioni di anni l’Antartide si trova nella posizione attuale. La
calotta dell’Antartide orientale si sarebbe formata intorno a 14 milioni di anni fa; quella
dell’Antartide occidentale 9 milioni di anni fa.
L’isolamento provoca la genesi di una corrente circumpolare antartica, che viene alimentata dai moti convettivi tra le masse d’acqua di diversa temperatura, sostenuta dalla circolazione atmosferica di tipo ciclonico e influenzata dalla rotazione terrestre. Tale corrente ostacola la miscelazione diretta delle acque provenienti da zone più temperate con quelle fredde continentali. In seguito a questi eventi è iniziato il progressivo raffreddamento del continente anche in concomitanza di altri fattori: la posizione geografica polare; la grande
estensione continentale e l’altitudine media elevata; la forte riflessione dei raggi solari da parte della superficie innevata. Queste condizioni hanno portato nel tempo al lento accumulo
della coltre di ghiaccio che si è formata a spese dell’umidità atmosferica proveniente dai
settori più temperati degli oceani circostanti.
l nome : “Antarktos”, Antartide, è l’opposto di “arktos”, Artide (da “orso”, poiché la stella
che indica il nord si trova nella costellazione dell’Orsa minore). Poiché solo il 2% del continente non è coperto dal ghiaccio, molti aspetti della geologia antartica sono tuttora poco noti, come, per esempio, la connessione geologica e strutturale tra la parte orientale e quella
occidentale del continente. Di particolare interesse sono le perforazioni del ghiaccio, per-
Figura 1
Supercontinente
ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 6/2007
Figura 2
Spostamento delle parti del supercontinente nell’attuale configurazione
ché nei diversi strati si ritrovano intrappolati campioni delle antiche atmosfere terrestri. Attraverso il loro esame, è possibile ricostruire le condizioni climatiche del passato, i cambiamenti della composizione atmosferica e verificare le variazioni di spessore delle calotte antartiche. Con queste tecniche, sono stati finora studiati i mutamenti avvenuti nel corso degli ultimi 160 mila anni, evidenziando la stretta interdipendenza tra variazioni di temperatura
e variazioni dell’anidride carbonica e della circolazione atmosferica (a sua volta connessa
con la circolazione oceanica). Nei ghiacci sono conservate inoltre polveri di eruzioni vulcaniche vicine e lontane, particelle di origine terrestre ed extra-terrestre, meteoriti, pollini e sostanze inquinanti. Tutti questi dati, assieme a quelli forniti dagli altri settori di ricerca, permettono di procedere nella comprensione dei meccanismi delle glaciazioni e dei cambiamenti
climatici che hanno caratterizzato la storia recente del pianeta.
Il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) avviato nel 1985, ha già prodotto
un rilevante numero di spedizioni scientifiche e la sua attuazione è realizzata da un Consorzio costituito da ENEA, CNR, OGS, INGV. L’Antartide, da circa 15 milioni di anni, contribuisce al bilancio termico della Terra, è la principale riserva di acqua dolce del pianeta (ne conserva il 68%) e di ghiacci (91%). Vi vivono sette specie di foche e otto di pinguini. La presenza umana è limitata al personale delle spedizioni. Ma questo continente, studiato e protetto grazie al Trattato Antartico cui hanno aderito 45 Paesi, sta diventando negli ultimi
tempi anche meta di turismo: 20.000 presenze l’anno, con navi provenienti dall’Argentina,
dalla Tasmania e dalla Nuova Zelanda. L’attività di ricerca si svolge nel rispetto di accordi
internazionali che prevedono di “utilizzare” l’Antartide come un grande laboratorio senza interessi di tipo economico o militare seguendo progetti scientifici nazionali ed internazionali. Giuridicamente, infatti, tale continente è regolato da un patto internazionale di
neutralità, il “Trattato Antartico”, che sospende qualsiasi rivendicazione territoriale a sud
del 60° parallelo, vieta ogni tipo di esperimento di natura bellica e nucleare, favorisce lo
sviluppo della cooperazione scientifica internazionale e assicura la conservazione e la protezione della flora e della fauna sull’intero territorio. Il trattato fu firmato a Washington il 1°
dicembre 1959 da dodici dei quaranta paesi partecipanti all’Anno Geofisico Internazionale
del 1957-1958 ed entrò in vigore nel 1961. Nel 1991 è stato siglato, ad integrazione del Trattato Antartico, un accordo di particolare rilievo: il Protocollo sulla Protezione Ambientale. Tale
accordo, noto anche come Protocollo di Madrid, ha dichiarato la messa al bando per i prossimi 50 anni di ogni sfruttamento minerario dell’Antartide e ha imposto la valutazione dell’impatto ambientale per qualsiasi attività in programma. Al Trattato Antartico aderiscono
oggi 45 Paesi che rappresentano più dell’80% della popolazione globale. Nel 1991, il Trattato ha compiuto 30 anni; da questa data ogni Parte Consultiva può chiedere che il Trattato
venga ridiscusso. Importanti Organizzazioni mondiali, con interessi anche nell’area antartica, partecipano alle riunioni del Trattato, come la World Meteorological Organization
(WMO) e l’Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC).
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