B5 il divario di genere nel mondo Per un aggiornamento sui dati
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B5 il divario di genere nel mondo Per un aggiornamento sui dati
B5 il divario di genere nel mondo Per un aggiornamento sui dati delGender Report del World Economic Forum, che si e' tenuto nel 2008 in Egitto, a Sharm el-Sheikh si noti che nella classifica su 128 Paesi l'Italia è slitatta dal 77° all'84° posto, nel 2005 era al 45° ); si riporta a questo proposito una dichiarazione dell'economista Fiorella Kostoris, Secondo il global gender gap - spiega Kostoris - un indicatore che si basa sulla partecipazione all'attività economica, sul livello di istruzione, indici di salute e sopravvivenza e partecipazione al potere politico delle donne, su 128 Paesi l'Italia è all'84° posto, dopo Kenia, Indonesia, Tagikistan, Uruguay, Mongolia, Ghana, Cipro, Venezuela, Vietnam, Russia, Portogallo, Estonia, Bulgaria, Sri Lanka. La Spagna è decima. Rispetto al 2006 l'Italia ha perso sette posizioni. A incidere è il parametro della 'partecipazione economica' delle donne: l'Italia è 101esima, mentre per l'istruzione siamo trentaduesimi. Siamo un Paese nel quale le donne studiano (mentre per risultati educativi il Kenia è al 97esimo posto) e hanno anche un'ottima aspettativa di vita, e ciononostante non hanno nessuna rappresentanza dal punto di vista economica: è una situazione gravissima". L'Italia - almeno su una parte delle società per azioni, stando ald un articolo del Financial Times del maggio 2008, le public company - viene superata anche da Kuwait e Oman, Paesi di cultura spiccatamente conservatrice per quanto riguarda il ruolo delle donne nella società. Già "il 30% delle donne ha un ruolo attivo nell'economia del mondo arabo", si legge ancora sul Financial Times. "L'importanza delle donne d'affari arabe sta aumentando e il loro ruolo nel settore privato in particolare sta crescendo. Le principali imprenditrici vengono per lo più da ambiti familiari privilegiati, ma molte giovani donne puntano a una migliore istruzione, anche in Arabia Saudita, Paese molto conservatore. E sono decise a usare la loro conoscenza per l'avvio di nuove imprese, soprattutto là dove le economie sono in una fase di forte espansione". La tabella dei parametri italiani riguardo al gender gap nel mondo e' riportato nella fig. 1 Ci sembra interessante riportare qui la sintesi di una ricerca di quattro economisti italiani pubblicata su “Science” riguardo alla corelazione esistente tra il gap tra maschi e femmine nelle materie scientifiche con l' indice, utilizzato anche dal World economic Forum, che segnala il livello di emancipazione delle donne: il "gender gap index" : Donne e matematica: questione di potere: dove c'è più emancipazione sono abili come gli uomini Italia fanalino di coda - a cura di Roberto Mania (La Repubblica 30 maggio 2008) Non c'è alcuna predisposizione genetica dei maschi ad avere successo in matematica. Piuttosto è una questione di potere o di mancata emancipazione delle donne, in termini politici, sociali e culturali. Così chi ha più potere, più è bravo a fare di conto. O meglio: dove le donne sono meno considerate nella società la distanza tra i due sessi sulle materie scientifiche si allarga. E infatti mentre in Islanda il gap si è ribaltato a favore delle donne, e Svezia, Norvegia e Finlandia lo stanno per azzerare; l'Italia è in fondo alla classifica, al pari di Giappone e Grecia, e solo poco sopra la Corea e la Turchia. Lo hanno studiato quattro economisti italiani, Luigi Guiso dell'Università europea di Firenze, Ferdinando Monte, dell'Università di Chicago, Paola Sapienza dell'Università del Northwestern e, infine, Luigi Zingales della School of Business di Chicago. La ricerca è stata pubblicata sull'ultimo numero della prestigiosa rivista americana Science, ed è anche una risposta alla clamorosa tesi di Lawrence Summers, l'ex ministro del Tesoro di Bill Clinton, che nel 2005, quando da rettore di Harvard, sostenne, in un convegno a porte chiuse a Boston, che le donne sono biologicamente svantaggiate nel campo scientifico. Summers fu travolto dalle critiche, provenienti non solo del mondo femminista, e l'anno dopo costretto a lasciare Harvard. fig. 1 Dunque anziché il Dna bisogna indagare sulle regole sociali. Ma i quattro economisti non si sono sostituiti ai politologi o ai sociologi. Per questo hanno guardato innanzitutto alle performance. Questo è il loro campo di indagine: capire come funzionano i sistemi economici, individuarne i limiti o punti di forza. E allora, perché oltre metà della forza lavoro (cioè le donne) non ottiene risultati positivi sul terreno delle materie scientifiche? Come mai alla School of Science del mitico Mit, la quota di scienziati femmine è solo dell'8 per cento? E ancora: perché al dipartimento di Fisica della stessa scuola su 95 membri solo 5 sono donne? E al dipartimento delle Scienze cognitive e del cervello sono donne 11 su 41? Da queste domande è cominciata la ricerca. Per avvicinarsi alla risposta il primo step dei quattro economisti è stato quello di analizzare l'indice Pisa, che sta per Programme for international student assessment. E' un'indagine periodica tra i 30 paesi dell'Ocse e un gruppo di altri 11 che ha come obiettivo quello di valutare la capacità cognitiva degli studenti quindicenni in matematica e nelle materie letterarie. In genere nella prima primeggiano i maschi e nelle seconde le femmine (fig. 2). L'Italia si colloca in entrambe le classifiche agli ultimi posti. E va molto male nella graduatoria che registra il gap tra maschi e femmine in matematica: siamo al 36º posto su 40 paesi. I quattro economisti hanno poi messo in correlazione il gap tra maschi e femmine nelle materie scientifiche con un altro indice, utilizzato anche dal World economic Forum, che segnala il livello di emancipazione delle donne. E' il "Gender gap index" (Ggi) che tiene conto di diverse variabili: dalla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, alla loro presenza in politica e nei luoghi di comando, e così via. Alla fine è emerso che dove l'indice di emancipazione è più basso è anche più marcata la distanza tra maschi e femmine sulle materie scientifiche e viceversa. Conclusione: sono i fattori culturali che portano le femmine ad essere meno brillanti in matematica, non la composizione dei loro geni. E poi se il gentil sesso migliora in matematica, crescono anche le performance maschili in letteratura. Come dimostrano i casi di alcuni Stati degli Stati Uniti. Insomma più donne al potere, più maschi bravi in letteratura. E - certo - più donne scienziate. A conferma di quanto osservato si riportano in fig. 3 i dati (3) relativi alle studentesse piu' brave in scienze, risultati ottenuti in test di scienze dalle studentesse delle scuole superiori nei Paesi OCSE. fig. 2 fig. 3 (1) Global Gender Gap Report 2007 - World Economic Forum; (2) Education at a Glance 2008 - OECD INDICATORS (3) DONNE E SCIENZA 2008 - L' Italia e il contesto internazionale - Ergon Edizioni