Biografia Dino Formaggio

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Biografia Dino Formaggio
L’Arte. Il senso di una vita
1ª RASSEGNA DELLE OPERE DONATE DAGLI AMICI ARTISTI
Museo di Arte Contemporanea Dino Formaggio
BIOGRAFIA DINO FORMAGGIO
Dino Formaggio nasce a Milano il 28 luglio del 1914 da modesta famiglia; dal ’28 al ’29 è operaio
metalmeccanico presso la fabbrica Brown Boveri di Milano, passando in seguito alle Orologerie
Binda per meglio applicarsi gli studi serali. Dopo il diploma, nell’anno scolastico 1933-34 assume
l’incarico di maestro elementare a Motta Visconti, sulla cattedra che era stata della poetessa Ada
Negri.
Conseguita la licenza liceale si iscrive all’Università Statale di Milano, dove si laurea nel 1938
discutendo una tesi sul concetto di “tecnica artistica”. Come relatore ha il professor Antonio Banfi,
del quale diviene segretario e assistente. Professore di liceo e poi incaricato di Estetica presso
l’Università di Pavia, nel 1963 vince il concorso per professore ordinario di Estetica all’Università di
Padova, di cui diviene Pro-rettore e Preside della Facoltà di Magistero per undici anni. Passa alla
cattedra di Estetica dell’Università Statale di Milano, di cui nel 1990 diverrà Professore Emerito.
Tra le sue opere principali vanno citate “Fenomenologia della tecnica artistica”, “Arte” (che
contiene la celebre definizione “Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte…”) e alcune
monografie dedicate a singoli artisti (Goya, van Gogh, Piero della Francesca, Tintoretto).
Nel 1993 il Comune di Teolo istituisce questo museo di arte contemporanea, raccogliendo opere
donate da Dino Formaggio (a cui il museo viene intitolato) e da artisti che hanno con lui
collaborato.
Dino Formaggio Muore ad Illasi (Verona) il 6 dicembre del 2008.
Dino Formaggio ha spesso alternato ad una ricca attività teoretica la sua predilezione per il “fare”
artistico, entrando nell’amata officina e dedicandosi con altrettanto fervore all’uso di lime, pinze,
morse, morsetti, saldatrici, incudine, martello, per dar vita a figure uscite dalle mani pensanti che
prendevano la figura di foglie, fiori, pastori picassiani o del prediletto Don Chisciotte, gigante
buono, cavaliere inflessibile davanti alle ingiustizie e ai torti, che rappresenterà per il filosofo
l’incarnazione della lotta per l’ideale.