Firenze: i gommoni di Weiwei tra arte, politica e show business
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Firenze: i gommoni di Weiwei tra arte, politica e show business
21-09-2016 Data Pagina Foglio •ULTIMA ORA• 1 / 2 SEZIONI FATTO DA VOI TV FQ ABBONATI FATTO SOCIAL CLUB × IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Francescomaria Tedesco CULTURA Firenze: i gommoni di Weiwei tra arte, politica e show business COMMENTI Più informazioni su: Ai Weiwei, Arte, Arte Contemporanea, Firenze Francescomaria In attesa del vernissage della mostra di Ai Weiwei, che aprirà i Tedesco Filosofo del diritto e della politica Post | Articoli Facebook Twitter battenti fra poche ore a Palazzo Strozzi e per la quale ci sono febbrili aspettative, i suoi ormai celebri gommoni campeggiano da un po’ sulle facciate del palazzo. E fanno molto discutere. In particolare, ne discutono i fiorentini, che con l’arte hanno un rapporto “familiare”. E hanno anche un rapporto viscerale con la città. Mi pare che la “critica” di solito quando c’è una cosa del genere a Firenze si divida tra “orrore, non è in linea con l’identità della città” oppure “bellissimo, finalmente una svecchiata, non se ne può più con ‘la culla del Rinascimento'”. Se questo è solitamente il dibattito, tertium datur e pure quartum. Poiché se l’identità di Firenze – ne avevamo parlato a proposito della questione del McDonald’s davanti al duomo – è un piano scivoloso che rischia di propugnare un’immagine sclerotizzata della città cacciandola in una non-storia in cui niente può più cambiare, il rifiuto di un passato vissuto come ormai troppo ingombrante rischia di produrre facili entusiasmi per ogni evento che apra una fenditura nella crosta del sempre uguale. Segui FQ Magazine su: TWITTER FACEBOOK RSS Annunci Immobiliari Su Immobiliare.it trovi oltre 900.000 annunci di case in vendita e in affitto. Cerca ora! 128127 di Francescomaria Tedesco | 21 settembre 2016 DALLA HOMEPAGE Codice abbonamento: Cultura Attualità Cinema Musica Ritratti Cultura Viaggi Stile Televisione Cucina Donne Sesso & Volentieri Data 21-09-2016 Pagina Foglio Dunque tertium, dicevamo: l’opera fa schifo o è sublime non perché sia o no in linea con l’identità di Firenze, ma perché spregevole o bellissima di suo. Quartum: il “bellissimo” deriva un po’ troppo spesso dall’amara consapevolezza dall’impossibilità di svecchiare Firenze, per cui qualsiasi cosa, pure un cranio di Damien Hirst o una tartaruga gigante dorata di Jan Fabre o una statua di Jeff Koons danno ossigeno a chi non ne può più. Peraltro gli esempi non sono tratti a caso: tutti “sensazionalistici”, estemporanei, episodici, senza alcuna idea complessiva sullo sviluppo artistico della città, buttati lì, di passaggio. 2 / 2 Spending review, “Flop per pigrizia e faciloneria Così cresce la corruzione e non calano le tasse” Economia & Lobby POLITICA Naturalmente c’è chi sovrappone il significato politico del lavoro di Ai WeiWei al suo valore artistico. Tomaso Montanari si è espresso a favore dell’installazione fondamentalmente, mi è parso di capire, per due motivi: la politicità dell’opera, ovvero la denuncia della tragedia dei migranti; la sua originalità, ovvero il suo essere stata pensata specificamente per Firenze, per quelle finestre, per quel palazzo. È lo stesso artista cinese ad avere dichiarato la non separabilità tra le due dimensioni, quella artistica e quella politica: “Tutto è arte, tutto è politica”, afferma in Weiwei-isms (Princeton University Press; tradotto in italiano da Einaudi Stile Libero), una raccolta di aforismi in cui a più riprese lo ribadisce, dichiarando per esempio di aver iniziato a fare arte per sfuggire alle regole sociali e politiche, per finire a fare un’arte sempre più politica. Niente di male: Weiwei dice anche di passare davvero poco tempo a fare cose come “arte in quanto arte”. Anzi, se l’opera di un artista fa discutere di questo gigantesco rimosso – il Mediterraneo come cimitero, l’accoglienza e la fratellanza come chimere – ben venga. Forse in fondo l’arte però, lo dico in modo interrogativo e da “profano” che ne discute la dimensione politica, aspirerebbe a un respiro universale? Guernica, l’opera più “politica” del Novecento, quella più propagandistica, in realtà subì da parte di Picasso l’eliminazione di tutte le allusioni politiche contingenti, per diventare un quadro sulla tragedia e sulla morte, come scrive Carlo Ginzburg (Paura reverenza terrore, Adelphi). L’opera di Weiwei invece non si può separare dalla sua biografia, né dal suo messaggio esplicito. Lombardia, “troppe autostrade poco trasporto pubblico”. E rispunta pure emendamento per allungare Toem GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Camorra, gli investimenti dei clan gli imprenditori e la dritta del pm “Ha detto che siamo intercettati” VAI ALLA HOMEPAGE PIÙ COMMENTATI Italo Calvino, il 19 settembre 1985 moriva il grande scrittore: “E l’Italia mise il lutto, come se fosse morto un amato principe” 3/5 Giappone, il fascino solenne del teatro nō in scena a Roma - 3/5 Francis Scott Fitzgerald, i racconti inediti (perché rifiutati) dell’autore de “Il grande Gatsby” e “Tenera è la notte” - 3/5 Firenze, l’undicesima edizione del ‘Cirk Fantastik’ tra giochi, ironia e acrobazie - 3/5 Paura, reverenza, terrore Prezzo: 34€ VAI A CULTURA tema così terribile e tragico che convive con una pubblicità di auto di lusso che probabilmente gode del potere di attrazione DIRETTORE TESTATA ONLINE: PETER GOMEZ SEGUI ILFATTOQUOTIDIANO.IT TWITTER FACEBOOK GOOGLE PLUS YOUTUBE RSS Codice abbonamento: Intanto nella piazza davanti a Palazzo Strozzi, di fronte ai gommoni, troneggiava l’altro ieri una stupenda automobile fiammante e costosissima con due bellissime hostess. Con l’effetto straniante di una installazione destinata a risvegliare le coscienze e a colpire su un 128127 ACQUISTA SU AMAZON