Il Sagrantino di Montefalco

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Il Sagrantino di Montefalco
La Arnaldo Caprai è ormai riconosciuta come l’azienda leader nella
produzione di Sagrantino di Montefalco, il grande vino rosso prodotto da
uve Sagrantino, un vitigno unico che cresce solo nel territorio di Montefalco
da più di quattrocento anni. Marco Caprai ha creduto nella grande ricchezza
di questa tradizione e l’ha recuperata in chiave moderna, adottando i più
moderni metodi di produzione e di gestione aziendale. Grazie ad una ricerca
e sperimentazione continue lavoriamo per offrire al pubblico dei grandi vini, potenti, eleganti e con una grande personalità.
Provare i nostri vini sarà una vera esperienza di piacere ed anche emotiva. Il colore, l’aroma e il gusto del nostro Sagrantino vi
faranno conoscere il carattere forte e l’amore degli uomini che lo coltivano, la dolcezza delle colline dove cresce e la ricchezza e
complessità del grande patrimonio di cultura e tradizione conservato a Montefalco nei secoli.
La Nostra Filosofia
La cantina Arnaldo Caprai è nel cuore di un territorio che vanta una millenaria tradizione nella produzione di olio e vino: gli
Appennini e i paesi di Trevi, Assisi, Spello e Montefalco.
Proprio la bellezza e ricchezza del territorio ci spingono a lavorare con impegno per la produzione di vini di qualità.
Tradizione - innovazione - territorio sono le nostre parole guida nel lavoro di ogni giorno.
La tradizione che appartiene a questo territorio ha permesso alle viti di Sagrantino di sopravvivere nei secoli, una risposta chiara,
autorevole di un terroir che non ha consentito la perdita del suo vitigno autoctono. L’intuizione vincente dell’azienda Caprai è
stata proprio quella di recuperare la tradizione in chiave moderna.
L’innovazione passa attraverso una sperimentazione continua, sia in campo agronomico che enologico. L’utilizzazione di
opportune tecniche agronomiche quali forme diverse d’allevamento, l’inerbimento permanente, naturale ed artificiale; nonché
la razionalizzazione della gestione fitosanitaria, la limitazione delle concimazioni azotate e lo studio delle migliori situazioni
ambientali per la coltivazione del vitigno, hanno rappresentato per il Sagrantino e, in generale, per le altre varietà coltivate in
azienda, la via principale per ottenere uve di qualità.
Innovazione è anche sinonimo di apertura alle nuove strategie di comunicazione. La Arnaldo Caprai crede alla efficacia del web.
Per questo è presente on line con un sito (www.arnaldocaprai.it) che non è solo una vetrina, ma anche un’importante fonte di
comunicazione, attraverso la quale garantiamo lo scambio di informazioni ed opinioni con gli appassionati e gli operatori del
settore, ma anche l’offerta di prodotti come il Nero Outsider ( www.nerooutsider.it), primo vino venduto solo on-line e di servizi
come l’iscrizione alla Mangialonga del Sagrantino.
Lavoriamo per realizzare una produzione che nel continuo rispetto dell’autenticità delle tradizioni riesca a consolidare la sua
posizione: a livello nazionale, rendendo forte l’immagine del vino dell’Umbria e, a livello internazionale, valorizzando la filosofia
produttiva dei vitigni autoctoni.
Principali Premi e Riconoscimenti
Cantina dell’anno - Gambero Rosso Slow Food 2008
Miglior vino d’italia al Sagrantino “25 anni” 2001 - (classifica unificata delle principali guide italiane)
Oscar del Vino 2001 a Marco Caprai come Miglior Produttore
Tre bicchieri Vini d’Italia - All Edition (1997 - 2010)
Sole - Guida Veronelli 2000
Super Tre Stelle - Guida Veronelli (2001 - 2010)
Cinque Grappoli della Guida “Duemilavini” - All Edition (2000- 2010)
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La Vigna
L’azienda ha raggiunto oggi un’estensione di circa 150
ettari, di cui 136 di superficie vitata, tutti appartenenti
alle zone della D.O.C.G. Sagrantino di Montefalco,
della D.O.C. Montefalco e della D.O.C. dei Colli
Martani.
Questa zona gode di un clima continentale con estati
calde e tendenzialmente asciutte ed inverni freddi con
sporadici episodi nevosi. Le varietà di uve coltivate sono principalmente Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon
per i rossi, e Grechetto, Chardonnay e Sauvignon per i bianchi.
Il Sagrantino di Montefalco
Notizie storiche
Diverse sono le testimonianze storiche sui vini di Montefalco: Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historiae” cita l’uva Itriola
come uva tipica del territorio di Montefalco e alcuni studiosi l’accosterebbero al Sagrantino attuale. Parte della ricerca ritiene,
infatti, che il Sagrantino sia un vitigno di origine locale non presentando alcuna somiglianza con altre varietà, (da Bruni Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste - “Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni ad uve da vino
coltivati in Italia”). Altri studiosi sostengono, invece, che il Sagrantino sia stato introdotto dalle regioni dell’Asia Minore dai
seguaci di San Francesco e il suo nome deriverebbe proprio dall’utilizzo nei riti religiosi monastici (Sacramenti) del vino ottenuto
dall’uva Sagrantino.
Comunque, già nel 1088 si scrive di terre piantate a vigna nel territorio di Montefalco. Nella chiesa di San Bartolomeo in
Montefalco, risalente all’Alto Medioevo, sulla parete esterna dell’abside, si ritrovano bassorilievi con tralci di vite e grappoli.
Nell’ archivio storico di Montefalco numerosi documenti descrivono fin dal 1200 la cura costante che “...i vignaioli riservano al
campo piantato a vigna...” e testimoniano come già nella prima metà del 1300 le Leggi Comunali dettavano Normative e Statuti
volti a tutelare “vite e vino” della zona di Montefalco.
Nel 1451, il celebre pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, chiamato dai Francescani ad affrescare l’abside della loro chiesa (oggi
Museo Civico in Montefalco tra i più importanti del Centro Italia) allude forse al Sagrantino nel dipingere la bottiglia di vino
rosso sulla mensa imbandita del Cavaliere da Celano (ciclo della “Storia della vita di San Francesco”).
Nel Rinascimento il vino di Montefalco è ormai noto e apprezzato come vino di pregio tanto che nel 1565 il provveditore della
fortezza di Perugia Cipriano Piccolpasso, nella relazione dello Stato Pontificio destinata al Papa, descrive come “... Montefalco,
posto sopra un colle di bellissima veduta, è ornato di belle et bone vigne, coltivati terreni et di gran frutto, fa dilicati vini....”.
Possiamo affermare con certezza che il Sagrantino abbia almeno più di quattrocento anni. La menzione più antica sulla coltivazione
del Sagrantino a Montefalco risale, infatti, al 1549 documentata da un’ordinazione di mosto di Sagrantino dell’ebreo Guglielmo,
mercante di Trevi (A. Toaff, Il vino e la carne. Una comunità ebraica nel medioevo). Un’altra significativa citazione dell’uva
Sagrantino è contenuta in un documento manoscritto datato 1598 e conservato presso l’Archivio Notarile di Assisi nel quale il
Giurista Bartolomeo Nuti scrive: “Un altro modo di fare il vino rosso è in Foligno. Se metta in una botte, o carrato sagrantino, o,
uva negra sgranata quanto pare un poco acciaccata (Guarino, “Una nota di storia enologica”, in Archivi in valle umbra, Giugno
2000, II, 1).
Nel 1622, il Cardinale Boncompagni, Legato di Perugia, aggrava le sanzioni già previste dallo Statuto Comunale, prevedendo
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persino “... la pena della forca se alcuna persona tagliasse la vite d’uva ...”
Nell’ Ottocento il Calindri, nel suo “Saggio geografico, storico, statistico del Territorio Pontificio” cita Montefalco al vertice dello
Stato per i suoi vini.
Il Sagrantino in particolare risulta descritto dalla Commissione Ampelografica del circondario di Foligno (Ministero dell’Agricoltura,
Industria e Commercio. “Bollettino Ampelografico, 1879, XII, p. 34).
Nel 1925, alla Mostra enologica dell’Umbria, Montefalco è definito centro viticolo più importante della Regione: “Montefalco
occupa il primo posto nella coltura del vigneto specializzato con un prodotto medio annuo di 65 q di uva per ettaro” a conferma
di come il Sagrantino sia un vitigno dalle produzioni tendenzialmente modeste.
Il 30 Ottobre 1979 il Sagrantino ottiene il riconoscimento della DOC e il 5 Novembre 1992 il riconoscimento della DOCG,
costituendo una tappa fondamentale per il futuro sviluppo culturale (è stato creato a Montefalco un Centro nazionale di studi
sui vini passiti d’Italia) sociale ed economico del territorio.
La Ricerca
Per valorizzare la produzione del vitigno locale Sagrantino, l’azienda Arnaldo Caprai, avvalendosi della collaborazione dell’Istituto
di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano e del Parco Tecnologico dell’Umbria - Sitech
s. cons. a r. l, ha svolto una ricerca articolata in diverse tematiche:
- Selezione clonale del Sagrantino
- Applicazione di moderne tecniche agronomiche nella gestione di nuovi impianti (ricerca della ottimale combinazione tra fittezza, portainnesto e forma di allevamento).
- Studio del patrimonio genetico varietale di progenie di Sagrantino ottenute da seme (semenzali).
- Zonazione polifenolica.
Selezione Clonale
Dal 1990 al 1993 si sono ricercate nell’areale tipico di produzione (Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo) le piante madri di
Sagrantino, individui appartenenti al vitigno, geneticamente e morfologicamente diversi per una o più caratteristiche: grandezza
e forma del grappolo; fertilità delle gemme; sviluppo vegetativo della pianta; caratteristiche delle uve (contenuto zuccherino,
acidico e polifenolico; caratteristiche aromatiche particolari); presenza di virosi manifeste.
La ricerca di queste piante madri si è svolta nell’esiguo numero di ettari in coltivazione: giardini, parchi, orti, per lo più in vecchi
impianti, anche abbandonati o nelle aziende agricole, dove per uso familiare venivano allevate poche piante coltivate per via
vegetativa di generazione in generazione. Si è cercato, dunque, di recuperare il più possibile quella variabilità naturale andata persa
o ridottasi a causa di passate selezioni massali. Dalle piante madri così individuate è stato prelevato materiale legnoso che è stato
innestato in vivaio su due differenti portainnesti per l’ottenimento di barbatelle. Attraverso questo procedimento, da ciascuna
pianta madre si sono ricavati i presunti cloni e con questo materiale nel 1994 si sono costituiti due impianti sperimentali in zone
pedoclimatiche differenti nell’areale di coltivazione del Sagrantino.
I diversi presunti cloni sono stati sottoposti a indagine scientifica per la descrizione delle caratteristiche vegeto-produttive: fertilità
delle gemme, peso medio della produzione, grandezza e morfologia del grappolo, contenuto zuccherino, pH, acidità totale,
contenuto in acido malico e acido tartarico dei mosti, contenuto in polifenoli ed antociani delle bucce, eventuale presenza di
virosi tramite test “Elisa”, mappatura del DNA per valutare differenze o similitudini esistenti.
Inoltre, le uve dei singoli presunti cloni sono state sottoposte a microvinificazione presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige
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(TN) per valutare le caratteristiche dei vini ottenuti, sia attraverso metodologie analitiche che tramite degustazioni da parte di
un gruppo di persone selezionate ed allenate (panel di degustazione). Ripetendo negli anni le procedure di indagine scientifica, si
è riusciti ad individuare quel gruppo di cloni interessanti per il miglioramento della qualità del Sagrantino, cloni che sono stati
omologati seguendo le normative legislative in vigore.
A tal proposito è interessante menzionare la recente individuazione dei 3 nuovi cloni catalogati con i seguenti nomi: “25 anni”,
“Cobra” e “Collepiano”.
Il materiale clonale selezionato e certificato verrà utilizzato per i futuri impianti di campi policlonali ad ampia base genetica,
scegliendo l’ottimale combinazione di cloni nei diversi areali di coltivazione del Sagrantino e per le differenti finalità enologiche
che si vogliano ottenere.
Tecniche Agronomiche
In due diversi impianti realizzati nel 1994 si confrontano le caratteristiche vegeto-produttive e qualitative del Sagrantino
allevato con diverse soluzioni agronomiche: si paragonano le caratteristiche di piante allevate a Palmetta (tradizionale sistema di
allevamento della zona con densità di 1700 piante per ettaro), con forme di allevamento innovative quali il Guyot ed il Cordone
speronato coltivati a diverse densità di impianto.
Ciascuna combinazione di forma di allevamento e di fittezza è ripetuta su sette portainnesti (3309 C, 161-49 C, 1103 P, 110
R, 140 Ru, 420A) differenti per caratteristiche di vigoria e di resistenza a problematiche diverse (calcare, siccità, ecc.); in totale
sono messe a confronto circa 40 tesi per ciascun campo sperimentale. La produzione delle singole piante viene corretta attraverso
diradamenti manuali, al fine di ottenere produzioni di 8 t/ha come da disciplinare
Docg. Per ciascuna tesi si effettuano rilievi vegeto-produttivi come già descritto per la selezione clonale (eccetto che per la mappatura
del DNA e per il test Elisa); anche per queste tesi si effettuano inoltre le microvinificazioni delle uve vendemmiate. Si deve tener
presente come la ricerca della migliore combinazione ottenibile tra fittezza di impianto, forma di allevamento e portainnesto, non
debba prescindere dalla possibilità di una vantaggiosa meccanizzazione delle operazioni colturali, fermo restando l’ottenimento
della migliore qualità possibile. Come per la selezione clonale, occorre avere il riscontro dei risultati di più anni di confronto, per
tenere in considerazione l’influenza dell’annata sulle caratteristiche vegeto-produttive delle diverse combinazioni.
I risultati della sperimentazione hanno permesso di individuare le fittezze d’impianto e le forme d’allevamento ottimali per il
Sagrantino in funzione delle caratteristiche pedoclimatiche del territorio di Montefalco e in particolare di quelle aziendali.
Attualmente, sulla base dei risultati sperimentali, l’azienda impianta vigneti con fittezze piuttosto elevate (circa 7000-8000 piante/
ha) utilizzando come forma d’allevamento predominante il cordone speronato impalcato a un’altezza di circa 80 cm. Oltre al
cordone speronato si stanno sperimentando forme d’allevamento estreme, quali alberello e cordone speronato libero basso con
fittezze da 8330 fino a 13000 piante/ha.
Semenzali
Scopo del miglioramento genetico moderno è quello di creare un insieme di individui all’interno di una popolazione dove siano
presenti le migliori e più favorevoli combinazioni di caratteri. I nuovi individui selezionati devono pertanto offrire ottimali
prestazioni produttive ed enologiche e, soprattutto, essere dotate di elevata interazione con l’ambiente di coltivazione, quindi,
essere riconoscibili dal consumatore per le loro doti organolettiche.
Il vitigno ‘Sagrantino’ s’inserisce perfettamente all’interno di questa realtà, essendo un vitigno antico che ha rischiato di scomparire
dal patrimonio ampelografico italiano, e sul quale di recente è stata fatta un’importante azione di recupero, salvaguardia e
valorizzazione delle sue potenzialità.
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Non pochi sono stati gli sforzi negli ultimi 10 anni per attuare un progetto di miglioramento genetico per selezione clonale volto
alla propagazione e selezione di individui che potessero soddisfare contemporaneamente i requisiti produttivi e i rigidi parametri
imposti dalla DOCG al fine di ottenere un vino di qualità e conservare il più possibile la variabilità all’interno della varietà.
All’interno di questo ampio programma di miglioramento genetico del ‘Sagrantino’, si inserisce un progetto avviato nel 1998, che
si propone di studiare la variabilità genetica di individui ottenuti da semi presenti nei grappoli in maturazione e quindi originati
attraverso un processo di autofecondazione naturale.
L’autoimpollinazione - nelle prime generazioni - per effetto del fenomeno sessuale della ricombinazione genica determina
un aumento della variabilità e la comparsa di nuovi caratteri morfologici (ad esempio la compattezza del grappolo), nonché
la determinazione genica di alcuni caratteri produttivi e compositivi dell’uva (come ad esempio la differente espressione del
potenziale polifenolico), tutto ciò potrebbe permettere di utilizzare la “generazione filiale” per la selezione e la costituzione di
nuovi genotipi.
Attraverso tale tecnica è stato possibile ottenere la segregazione di alcuni caratteri interessanti, non solo per quanto concerne i
parametri qualitativi ma anche quelli più strettamente agronomici. Con lo studio di diversi parametri quantitativi e qualitativi di
semenzali di ‘Sagrantino’ sarà possibile valutare l’ampia variabilità ancora presente e inespressa, servendosi di un moderno metodo
di miglioramento genetico, nel rispetto della biodiversità e selezione secondo metodi assolutamente naturali.
Attraverso la ricerca è stato possibile, infine, valutare l’ereditabilità di alcuni caratteri, individuando diversi genotipi in grado di
fornire apprezzabili miglioramenti per i parametri da perfezionare.
Zonazione polifenolica
L’areale della Docg Sagrantino di Montefalco risulta caratterizzato da situazioni pedologiche climatiche e ambientali in genere che
possono portare a un differente livello di sviluppo e maturazione della varietà Sagrantino.
Attualmente per stabilire il livello di maturazione delle uve nei vini rossi - determinato solitamente dal contenuto zuccherino
e quindi dal potenziale alcolico dei vini - risulta estremamente importante stabilire anche l’adeguato livello di accumulo e
maturazione delle sostanze polifenoliche
Una delle componenti fondamentali della varietà è la presenza di un elevatissimo contenuto di polifenoli (antociani e tannini),
fino a 7000 mg/litro, responsabili delle particolari ed originalissime caratteristiche organolettiche del vitigno.
Allo scopo di evidenziare e qualificare le componenti del patrimonio polifenolico del sagrantino e seguire l’evoluzione all’interno
della bacca durante la fase di maturazione sono state effettuati rilievi in sette diverse zone dell’areale di produzione con lo scopo
di riuscire a determinare l’epoca di raccolta ottimale nelle diverse zone della varietà.
Le metodiche di rilevamento adottate sono estremamente innovative e basate sulla raccolta di campioni di uva rappresentativi
dei vigneti di provenienza effettuate a cadenza settimanale e elaborate secondo un innovativo sistema di estrazione dei polifenoli
dalle bacche. Tale metodica elaborata dall’Università di Milano e dall’Istituto di San Michele all’Adige, accompagnata dall’analisi
sensoriale dei vini prodotti nelle diverse zone sta dando risultati estremamente interessanti che saranno oggetto di prossime
pubblicazioni.
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La Cantina
La cantina, moderna e funzionale è stata completamente rinnovata
nel 1997. Presenta al suo interno un reparto per la vinificazione
e lo stoccaggio dove si trovano le vasche di acciaio inox per una
capacità di 13.500 ettolitri. Nella Cantina di elevazione si trovano
le botti di Slavonia per una capacità di 1.100 ettolitri e circa 2.200
barriques di rovere francese provenienti dalle foreste dell’Allier,
Nievre, Vosges. I locali della cantina sono termocondizionati e in
grado di mantenere quelle piccole variazioni di temperatura e di umidità necessarie per l’affinamento ottimale dei vini. La capacità
produttiva dell’azienda attualmente è di circa 600.000 bottiglie: il nostro obiettivo, nei prossimi anni, è quello di raggiungere il
milione.
Tour Cantina
La Cantina Caprai apre le porte della Tenuta Val di Maggio sia a professionisti del settore che a semplici curiosi, che condividano
con noi la passione per il vino.
Visiteremo i vigneti e le cantine di affinamento, per capire come nascono e come si producono i vini che degusteremo.
Le visite si effettuano solo su prenotazione, e sono aperte a gruppi di un massimo di 15 persone. Le degustazioni prevedono
l’assaggio di diverse tipologie di vini anche in abbinamento con formaggi e salumi tipici dell’ Umbria; inoltre la nostra enoteca è
a disposizione per i vostri acquisti.
Per contattarci:
Eleonora Marzi
[email protected]
[email protected]
Dove Siamo
Località Torre di Montefalco
06036 - Montefalco (PG) Italia
Tel. 0742/378802 - Fax 0742/378422
Come raggiungere FOLIGNO - MONTEFALCO
In auto:
Autostrada del sole A1; da nord uscita Val di Chiana direzione Perugia-Assisi; da sud uscita Orte direzione Terni-SpoletoFoligno;Autostrada Adriatica A14
uscita Civitanova Marche direzione Tolentino-Colfiorito-Foligno
E45 attraversa longitudinalmente tutta l’Umbria; da nord uscita Collestrada direzione Assisi-Foligno; da sud uscita Terni direzione
Spoleto-Foligno.
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