UN RICAMO A MOREY SAINT DENIS di Filippo

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UN RICAMO A MOREY SAINT DENIS di Filippo
UN RICAMO A MOREY SAINT DENIS di Filippo Apollinari
Non nascondo di avere trovato sempre qualche impaccio ad
attribuire ai vini di Morey-Saint-Denis un aggettivo che ne
descrivesse, in modo risolutivo, il carattere. Schiacciato tra
l’aurea abbagliante e mascolina di Gevrey-Chambertin e la
decantata femminilità di Chambolle-Musigny, Morey (questo
il nome del comune prima del 1927), con l’obbligatoria
eccezione dei suoi quattro (+1) “Grand Cru”, sembra
condannato all’immagine di una sessualità confusa, costretto
all’eterno ruolo di equilibrista tra le definite personalità delle
due appellation confinanti. Un comune che ospita al proprio
interno una spaccatura netta, apparentemente senza possibilità
di appello, tra l’alta considerazione dei suoi 40 ettari
classificati “Grand Cru” - esaltati dalla supremazia elettrica e
agrumata del Clos de la Roche - e i 97 ha restanti, di cui 64 a “Village” e 33 a “Premier Cru”. E poi? Poi
succede che nel mondo del vino tutto si possa sovvertire, tutto (o quasi) può essere confutato, anche in
Borgogna, dove la legislazione sembra avere poche fallanze, ma si deve rassegnare, nel bene e nel male, al
fattore umano. Così un luogo d’elezione, se posto nelle mani sbagliate, può originare un vino modesto,
mediocre, proprio come una mano saggia e sensibile può trasformare un luogo senza particolare pregio in un
vino incantato, indimenticabile. Questo è quello che è successo con il MOREY-SAINT-DENIS “CLOS DES
ROSIERS”, una parcella misconosciuta classificata “village” (aoc comunale), che CHANTAL REMY, con il
millesimo 2010, ha trasformato in un vino di classica antologia borgognona; un vino dal ricamo setoso, di
FEMMINEA TENACIA, che mi ha letteralmente stregato e che regala un’immagine identitaria pienamente
riscattata al comune.
CHANTAL REMY, un nome che evoca alla mente il ricordo delle provocanti vedette del Moulin Rouge nella
“belle époque”, è nella realtà una talentuosa produttrice di Borgogna, che seduce e ammalia attraverso le sue
creazioni. Dalla sua mano nascono vini rispettosi della tradizione, risultato di lunghe macerazioni sulle bucce,
che possono protrarsi anche 30 giorni, e lente maturazioni in rovere, che arrivano sovente ai 24 mesi,
saggiamente calibrate nella percentuale di legno nuovo. Vini longevi, che talvolta chiedono tempo prima di
liberare tutto il proprio elegante candore, soprattutto quando vinificati a grappolo intero, ma che raramente
deludono la pazienza riposta nella loro attesa. CHANTAL REMY, dal 1988 fino al 2008, ha curato le
vinificazioni del domaine di famiglia, conosciuto con il marchio “Louis Remy”. Al seguito della scomparsa
della madre e di una complicata e dolorosa spartizione con i due fratelli delle vigne ereditate, Chantal ha
inaugurato un nuovo corso personale, che può continuare nel solco del sentiero familiare. Le proprietà a
disposizione del domaine CHANTAL REMY sono le seguenti: Morey-Saint-Denis “Clos des Rosiers”
(Monopole), Clos de la Roche, Latricieres-Chambertin e Chambertin.
Francia Borgogna
Chantal Remy - Morey-Saint-Denis 2010 Clos des Rosiers (Monopole)
Il Lieu-Dit* “CLOS DES ROSIERS” è una vigna chiusa (clos) in monopolio di 0,33ha, alle spalle della cantina
del domaine, nel cuore del centro abitato di Morey-Saint-Denis. Un vigneto che anticamente ospitava dei roseti,
che ne hanno segnato il nome e che continuano a rivivere nel profilo olfattivo del vino che origina. Il millesimo
2010 è un vino leggiadro e al contempo tenace, che danza sospeso nell’aria di cui si nutre per aprirsi con
delicatezza, minuto dopo minuto. Essenza di rosa, peonia, radice, lampone, ma anche tocchi di liquirizia e
violetta mammola. La bocca mi induce un brivido. E’ un filo di seta teso tra due steli di fiori; armoniosa e
cadenzata in un allungo verticale ancora restio a concedere tutto il succo di cui dispone. Un vino dalle movenze
feline e dalla trama tannica vellutata. Chiude lungo, lunghissimo, con un ricamo che si imprime nella mente.
Seta e merletti. Uve diraspate al 100%.
IMPORTATO DA: TEATRO DEL VINO CALENZANO, FI
(* Lieu-Dit, letteralmente “luogo detto”, “località”; indica una parcella accatastata, che spesso coincide con il
climat, la vigna classificata, altre volte ne concorre alla determinazione con altre parcelle. Il Grand Cru “Clos de
la Roche”, ad esempio, è costituito da 8 “lieux-dits”.)