IL DIO IN PANNE DI ARISTOTELE

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IL DIO IN PANNE DI ARISTOTELE
IL DIO IN PANNE DI ARISTOTELE
(Un ritorno alla filosofia, materia che tanto mi appassiona)
Dedicato a Dulcinea…
Aristotele è senza dubbio il filosofo antico più utilizzato dai teologi cristiani e musulmani come
base filosofica per la loro visione monoteistica della realtà. I cristiani dapprima privilegiarono
Platone e il neoplatonismo – si veda il caso notissimo di Agostino – , ma poi, al seguito dei
musulmani, che avevano fatto di Aristotele una specie di secondo Maometto, ne fecero anch’essi “il
Filosofo” per eccellenza (per esempio Tommaso D’Aquino) e il “maestro di color che sanno”
(Dante). E’ noto che, secondo una tradizione araba, Aristotele sarebbe apparso in sogno al califfo alMumun e gli avrebbe detto: “Il tuo dovere è dichiarare l’unicità di Dio”, cioè precisamente la verità
fondamentale dell’Islam. I musulmani videro infatti nel primo motore immobile, di cui Aristotele
dimostra la necessità nel libro XII della Metafisica, l’unico Dio, creatore e signore del cielo e della
terra, e quindi interpretarono questo libro come una specie di teologia, seguendo del resto in questo i
commentatori greci tardo-antichi. A dire il vero essi dovettero trovare un po’ scarse le indicazioni
teologiche fornite da Aristotele nel libro in questione, perché pensarono di confezionare un’opera
intitolata Teologia di Aristotele, desumendone il contenuto dalle opere ben più ricche, in questo
senso di Plotino. E i cristiani furono tratti in inganno da questo falso, confermandosi nell’idea che
Aristotele fosse il creatore della teologia naturale, o razionale. Dante, da sommo poeta qual era,
riuscì a presentare il Motore immobile, che “muove in quanto amato”, come “l’Amor che muove il
sole e l’altre stelle”.
Naturalmente la differenza tra il primo motore immobile di Aristotele e il Dio della Bibbia,
concordemente adorato da cristiani e musulmani, erano sotto gli occhi di tutti; ma esse divennero un
pretesto per attaccare Aristotele, accusato di avere professato un concetto di Dio troppo astratto,
meccanico, impersonale, egoista (il mio professore di filosofia antica, Carlo Diano, parlava con
scherno del Dio di Aristotele “che si guarda la pancia”). In tale opera di denigrazione si scatenò una
nobile gara fra cristiana e musulmani, che toccò i suoi vertici in campo musulmano col teologo alGazali, nemico dei filosofi aristotelizzanti, e in campo cristiano con Lutero, noto per avere ricoperto
il povero Aristotele degli insulti più feroci (ma già Petrarca si era lasciato un po’ andare). Ancora
oggi i musulmani e i cristiani integralisti non possono soffrire il “Motore immoto” di Aristotele,
dichiarando che tale espressione fa pensare a un autocarro in panne e opponendogli, con Pascal, “il
Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e di Gesù Cristo”.
Solo da pochi anni studiosi benemeriti hanno ristabilito la verità storica, mostrando che
Aristotele non voleva affatto essere un teologo, che per lui la”teologia” non era una disciplina
filosofica, ma l’insieme dei miti sugli dèi narrati dai poeti, e che gli dèi per lui erano semplicemente
dei “viventi immortali e felici”, i quali si distinguono dagli uomini perché questi sono, al contrario,
mortali e infelici. Esemplare è stato in questo senso il libro di Richard Bodéus, Aristote et la
théologie des vivants immortels (Montréal 1992). A risultati analoghi sono giunti i contributi
pubblicati nel volume della rivista “Humanitas” (4/2005) sotto il titolo Dio e il divino nella filosofia
greca, a cura di M. Migliori e A. Fermani, ma soprattutto il bel libro di Barbara Botter, Dio e
Divino in Aristitele, uscito nella collana “International Aristotle Studies” diretta da Carlo Natali
(Accademia Verlag 2005).
Quest’ultimo dimostra infatti con argomenti convincenti che in Aristotele e nei filosofi
“pagani” in generale il termine “dio” è usato non come proprio, e nemmeno prevalentemente come
sostantivo, bensì come attributo, o predicato, avente la funzione di indicare un grado di eccellenza
in una scala ordinata di enti. Esso pertanto può essere attribuito agli dèi della religione tradizionale,
ma anche agli astri, al mondo stesso nel suo insieme, all’intelletto umano, e anche al primo motore
immobile. Ma in nessun caso dovrebbe essere scritto con l’iniziale maiuscola e senza articolo, come
se fosse un nome proprio, bensì sempre con la minuscola e l’articolo, cioè “il dio”, come diciamo
“l’uomo” o “il cavallo”. Ovviamente in un contesto monoteistico si scriverà “Dio” senza articolo.
Se questa regola venisse seguita più in generale, si eviterebbe l’uso fastidioso di scrivere la parola
con la maiuscola o la minuscola per mostrare che si crede o non si crede in Dio.
Una conferma a queste ricerche viene anche dalla pubblicazione, per la prima volta in
traduzione italiana, di un’opera nota solo agli specialisti, le Divisioni, tramandate come opera di
Aristotele da alcuni manoscritti e, in versione un po’ diversa, da Diogene Laerzio, a cura di Cristina
Rossitto, che ne ha fornito anche un’ampia introduzione e un accurato commento (Bompiani 2005).
Quest’opera è emblematica dell’uso che la tarda antichità fece di Aristotele. E’ molto probabile,
infatti, che essa risalga, nel suo nucleo fondamentale, proprio ad Aristotele, come hanno sostenuto
anche W.D. Ross e O. Gigon, anzi all’Aristotele giovane, ancora membro dell’Accademia platonica,
come ipotizza Rossitto. Ma non c’è dubbio che vi hanno messo le mani anche altri autori, cristiani o
comunque teisti, come risulta inequivocabilmente da alcuni passi. In essa si parla infatti degli dèi
come di viventi immortali, a cui sono dovuti onori e pratiche di culto e ai quali appartengono beni
specifici, quali l’eternità, e beni comuni anche agli uomini, quali l’eccellenza e la bellezza, ma non
altri beni paramente umani quali la temperanza, il coraggio e la giustizia. In un passo di essa,
tuttavia, come esempio di viventi immortali vengono citati non gli dèi, bensì gli angeli, specie in
tale veste del tutto sconosciuta ad Aristotele, ma ben nota ai seguaci della Bibbia, che non potevano
ammettere l’esistenza di una molteplicità di dèi.
GIMLI
(inviato esterno de La Gazzetta Dentro)