De Chirico - IISS Piero Calamandrei

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De Chirico - IISS Piero Calamandrei
Giorgio De Chirico
1888-1978
De Chirico e la Metafisica
La Metafisica è quella verità nuova che si cela in ogni oggetto se solo si riesce a vederlo o
immaginarlo al di fuori del suo solito contesto
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La pittura metafisica nasce in opposizione al
Futurismo e alle esperienze francesi
dell’Impressionismo e del Divisionismo che per De
Chirico furono la rovina dell’arte moderna
All’immediatezza visiva e allo svaporato spazio
degli Impressionisti, alla scomposizione delle
forme e allo spazio dinamico dei Futuristi oppone
uno spazio rigidamente geometrico, una
prospettiva schematica, una solida volumetria dei
soggetti, un segno netto deciso e sicuro
Richiamo all’ordine, alla certezza della tradizione
formalistica della pittura italiana, che ben
corrispondeva alle condizioni di smarrimento e di
bisogno di sicurezza alla guerra e successivamente,
alla critica dei valori
Un richiamo all’origine che veniva teorizzato oltre
che in Italia in tutta Europa
De Chirico inoltre riterrà sempre di essere un
pittore classico perché in linea con la tradizione
pittorica italiana basata sul disegno, sulla forma e
sul volume
Canto d’amore 1914
Mobili nella valle 1927
Piazza d’Italia
1915
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L’interesse per De Chirico per il tema
delle piazze italiane nasce dalle lettere di
Nietzesche da Torino che descrivevano
con toni di esaltazione visionaria il
fascino spettrale delle antiche piazze
“severe e solenni”circondate da portici e
popolate di statue
Le Piazze d’Italia sono immagini
fantastiche, del sogno, dello straniemento
da luoghi, piazze e architetture del ‘400
La prospettiva crea con le sue fughe
lineari un senso di vuoto e di vertigine,
che accentua il carattere spettrale dello
spazio
Dimensione onirica
Altre opere simili sono: “Torino
primaverile”, “Malinconia di una bella
giornata”, “Piazza d’italia con statua e
roulotte”
Castello estense
(Ferrara)
Le Muse Inquetanti
1917
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I colori sono caldi ma fermi e privi di
vibrazioni atmosferiche, la luce è bassa , le
ombre lunghe e definite nettamente, la
prospettiva accentuata, sullo sfondo il castello
estense ci richiama al grande passato della
città, mentre le ciminiere al suo presente
La città è deserta, le ciminiere non fumano,
tutto è statico e sospeso
In questo luogo solo apparentemente reale ,
non possono abitare gli uomini, ma solo
manichini, che hanno solo l’aspetto dell’uomo
non l’essenza
I manichini hanno foggia di statue classiche è
per questo che le muse sono inquietanti perché
sono inserite in un contesto urbano tanto
posteriore
I motivi tratti dalla realtà quotidiana sono
riuniti senza un motivo giustificabile sul piano
razionale
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Ettore e Andromaca
1917
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Anche in questo dipinto troviamo
dei manichini ma in questo caso
sono protagonisti
L’atmosfera è rarefatta e sospesa , i
due mitici personaggi si stringono
prima del duello con Achille, ma
non sono ne personaggi reali ne
autentici manichini
I manichini sono composti da
singoli elementi geometrici astratti
De Chirico inoltre riterrà sempre di
essere classico perché in linea con
la tradizione pittorica italiana
basata sul disegno, la forma e il
volume
Romanticismo dechirichiano
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Abbandono del manichino e
riferimento alla classicità
Si infittiscono le citazioni dal
mondo classico e fanno la loro
comparsa gli esseri umani
Aumentano gli sguardi al
Neoclassicismo, alla pittura del
‘400 e al mondo mitologico di
Bocklin
Abbandona l’uso dell’olio per
quello della tempera tecnica questa
che consente di delineare meglio le
cose
Presente e passato convivono e si
intersecano in una condizione non
più di attesa enigmatica,ma di
magica sospensione
Arnold Bocklin (pittore simbolista)
“L’isola dei morti” 1880
2)Amazzone
ferita
Villa Romana
1922
1)Meleagro
3)Antinoo
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Il disegno è limpido, la prospettiva è convincente, il
colore è simile a quello di un antico dipinto
pompeiano
Sotto una parete ammantata di piante si ergono come
in un dipinto mantegnesco due edifici
Figure con abiti contemporanei abitano gli edifici che
allo stesso tempo sono adorni di statue classiche
Meleàgro
Amazzone ferita
Antinoo
Nel cielo limpido una divinità femminile
Ganimede
1921
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Ganimede è proposto come un
ritratto a mezzo busto
Il volto è antico quasi truduzione di
una statua ellenisica
Gli occhi sono lucidi e languidi, la
testa è coronata di rose rosse
Il giovane si staglia contro un cielo
solcato da strisce parallele di
nuvole secondo una direzione
diagonale
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In una stanzada dall’incombente
soffitto basso dei gladiatori hanno
cessato ogni azione combattiva
Il gruppo è disposto in posizione
piramidale
Su tutti domina una figura possente
senza volto che indossa un drappo
bianco
Tra ironia e angoscia viene
profilato un orizzonte senza
speranza e senza via d’uscita dove
uomini-attori lottano inutilmente,
anche vincendo, perché gli dei li
hanno costretti ad un luogo senza
tempo e senza domani, incarnato
questo dalla finestra che mostra il
vuoto dell’oscurità
La pennellata non è più piatta, ma
filiforme
La vittoria
1928
Pittura baroccheggiante
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Come tutte le avanguardie anche la
metafisica ha breve durata, negli
anni successivi fino alla morte De
Chirico si dedica ad una pittura
sontuosamente baroccheggiante,
dagli spendidi colori e dalle grandi
linee curve
Restano però gli accostamenti che
tanto hanno accompagnato la sua
pittura infatti sullo sfondo di
entrambi questi quadri compaiono
frammenti di colonne, ruderi di
antichi templi
Continua la polemica verso i
Futuristi ribadendo che senza il
passato non potrebbe esistere la
società moderna
FINE