Costante uomo - Fondazione Fausto Melotti
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Costante uomo - Fondazione Fausto Melotti
Costante uomo 1936, gesso, cm 225 x 55 x 31 Se l’uomo fosse apparso sotto forma di manichino, de Chirico sarebbe Raffaello. Ma in questo caso egli avrebbe fatto il Raffaello in modo da essere sempre de Chirico.1 Il richiamo a de Chirico di Carlo Belli in Kn fa constatare il fascino esercitato su una generazione dalla Metafisica e dalla sua qualità trascendentale. L’uomo-manichino, in una serie di 12 ripetizioni, è realizzato per la Sala della Coerenza (Architetti B.B.P.R.) nella VI Triennale di Milano, 1936. La figura porta come capo l’ovoide dei manichini di de Chirico e come corpo il fusto longilineo di una Kòre jonica, come per esempio Hera di Samo. La ripetizione dell’elemento metafisico-classico attesta una costante, la serialità dà un indice matematico o aritmetico, alla maniera del valore Kn: costante è il valore dell’uomo la cui testa ha la dimensione di un Universo einsteiniano; è costante la permanenza dei Classici all’interno del nostro ambito spaziale. La traduzione in serie numerica dell’assunto è una misura concettuale di cui si fa carico il lavoro. E rafforza la dimensione concettuale, non più semplicemente astratta, la posizione delle scritte disposte in linee regolari lungo gli assi che delimitano l’allestimento rigorosamente geometrico (razionalista) dell’architettura. Assiomi come questo: ricompone l’Ellade e gli uomini che al modo di colonne lo reggevano con la loro sapienza. L’uomo Coerenza sempre meglio si formula quale logaritmo di uno spazio metastorico con il favore reso all’opera dalla sua posizione in un ambiente didattico. La didattica è ambito elettivo dell’artista. Appena l’Uomo ebbe una famiglia, subito si fece la sua casa e pose un proprio ordine in mezzo alla Natura. Le figure si ergono in tre allineamenti regolari che assecondano la scansione degli assi verticali. Rispetto all’architettura International Style l’intuizione della costante umana è una forza tanto più vibrante quanto più la sua appartenenza allo spazio riesce trasparente eppure vigile. La Sala della Coerenza è la sala della catarsi dei Classici. La VI Triennale, con questo environment e con quello della Sala della Vittoria nel Salone d’Onore, opera di Edoardo Persico, Eugenio Nizzoli, contenente la Vittoria bianca di Lucio Fontana, congeda un criterio, direi un modello già maturo e perfezionato nella disciplina futura degli Environment. Ma mentre Fontana con la sua Vittoria osserva le Vittorie di Arturo Martini, Melotti attesta una figura idealizzata come soggetto della storia: le teste sono preminenti sul testo scritto e sulla scala architettonica. L’individuo è soggetto, l’individuo è attuale, è qui, si tocca il petto con la mano. Funzione determinante della forma è il fatto che i profili delle figure si sposano sempre in qualsiasi modo siano affrontati. Il successo della cultura creata da Melotti con il suo lavoro di astratto-musico, da Belli con il suo libro e con le sue campagne di stampa su “Quadrante” e altrove, fa scattare un premio prestigioso che viene attribuito nel 1937 ai due cugini nel Castello di La Sarraz, il sito di formazione del CIAM, associazione degli architetti modernisti formata da Le Corbusier. Nel 1962 la figura della Coerenza è ridata in Conversazione dei Sette Savi, gruppo di sette elementi eseguito per il giardino del Liceo classico Carducci di Milano. Il titolo stesso 1 Belli 1988, p. 37