`Open project` of contemporary art exhibitions
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`Open project` of contemporary art exhibitions
N38E13 via Maqueda, 7 Palermo www.n38e13.com ‘Openproject’ ofcontemporary artexhibitions Ideazione: Ennio Pellicanò/ Testo: Maria Stella Di Trapani / Progetto di N38E13 «Le traiettorie segnate nella carta di Mélancolie du départ […] provengono da un luogo esterno ai territori raffigurati e vanno oltre di essi, senza una direzione precisa, come a illustrare un vagare fra luoghi situati lungo coste e isole che si affrontano nel frastagliato sviluppo di uno stretto non identificato, suggerendo un viaggio senza meta, uno stato di passaggio continuo, proprio del nomade o dell’eroe perduto.» 1 Tale ‘stato di passaggio continuo’, così descritto da Francesco Tedeschi nel suo Il mondo ridisegnato. Arte e geografia nella contemporaneità – in riferimento all’opera poco nota, datata 1916, del padre della Metafisica Giorgio de Chirico – è assimilabile al concetto filosofico del divenire (Becoming), inteso quale continuo mutamento, ovvero quale perenne movimento che implica un cambiamento nello spazio e nel tempo. Tra evocazioni geografiche, geometriche ed astronomiche e citazioni classiche, negli interni dechirichiani – definiti dal suo artefice “vite silenti” 2 più che “nature morte” e caratterizzati dalla presenza viva seppur quasi mai visibile dell’artista (e filosofo 3) e del suo doppio, che medita sulla propria condizione e sui luoghi che abita in relazione all’universo – sono racchiuse la volontà di superamento delle distanze avvertite nello spazio fisico della stanza e la simbologia del viaggio, resa concreta proprio dalle immaginarie cartografie. Un viaggio fisico e di natura interiore, tra coste frastagliate e paesaggi immaginari e mitici; un viaggio concepito appunto come passaggio, mutamento, scoperta e ritorno a sé, in quello ‘stretto non identificato’ che diviene «innanzitutto metafora nel senso greco di metaphora, “trasporto”, un “cambio di luogo”, qualcosa che ti porta da una parte a un’altra, che ti conduce al di là (e attraverso) qualcosa da una terra a un’altra terra, da un mare a un altro mare, ma anche da una all’altro. E viceversa…» 4. Questo viaggio coincide perfettamente con la vocazione esplorativa dell’arte contemporanea, alla perenne ricerca di un filo di Arianna che possa condurre al cuore del labirinto, inteso non più soltanto quale spazio mitico riconducibile al Minotauro ma anche quale complesso spazio mentale e fisico coincidente con l’intero paesaggio umano contemporaneo, risultante dalla combinazione di realtà sociali, culturali e antropologiche sempre più fuggevoli, transitorie e indefinibili. Poiché l’arte «offre la presenza viva di ciò che l’osservatore riconosce come essenza dell’esperienza umana» 5 essa è in grado cogliere la sfida di creare legami e connessioni (Connections) fra le ‘isole’ appartenenti ad un unico ‘arcipelago’ culturale 6 : isole separate, ciascuna con una propria identità, ma al contempo interconnesse, collegate da rotte di pensieri, idee e scambi culturali. Esplorazione sui luoghi antropizzati, quindi, contraddistinti da un carattere identitario, relazionale e storico ma soprattutto indagine sui ‘nonluoghi’ – spazi caratteristici della ‘surmodernità’ teorizzati dall’antropologo Marc Augé 7, come la metropolitana di Parigi – e sui luoghi liminari. L’idea di «paesaggio come concetto culturalmente definito»8 non esiste più; è in atto un incessante processo di trasformazione che destruttura e ridefinisce di continuo luoghi, rapporti, funzioni e connessioni. Così, se il ‘nonluogo’ – luogo denso di tutti i luoghi dove tuttavia a perdersi sono proprio le relazioni sociali e le singole identità – potrebbe essere utile a definire superficialmente l’odierna realtà spaziale e culturale, urge ricercare e valorizzare ogni frammento di identità, ogni traccia di compenetrazione del ‘qui’ e dell’‘altrove’ ed ogni commistione possibile all’interno dello sconfinato paesaggio umano contemporaneo. Becoming connections è, dunque, un ‘progetto aperto’ che si propone di indagare le manifestazioni artistiche, culturali ed espressive di luoghi, realtà sociali ed artisti differenti individuando di volta in volta concrete o improbabili connessioni fra esse. In tal modo ciascuno dei progetti espositivi che sarà originato da tali connessioni costituirà un nuovo singolare apporto alla piccola costellazione – o all’arcipelago culturale! – che N38E13, quale luogo fisico e mentale di incontro e promozione sociale e culturale, sta costituendo sin dalla sua nascita a Palermo, a partire dal proprio contesto di appartenenza, dai luoghi che la circondano e dalle culture che in essi si incontrano. Se il mondo è una grande città, una «metacittà virtuale» 9 nella quale si ritrovano ovunque gli stessi prodotti e meccanismi economicofinanziari a discapito delle differenze culturali, è vero anche il contrario: la città rappresenta un mondo, e in essa – nonostante le diversità che la caratterizzano o forse proprio grazie a queste ultime – possono costruirsi o decostruirsi all’infinito rapporti identitari attraverso connessioni in continuo divenire. Giorgio de Chirico, Mélancolie du départ, 1916, olio su tela, 51,8 x 36 cm, Tate Modern, Londra L’esplorazione artistica in divenire ha dunque il difficile compito di spingersi al di là delle traiettorie, reali o fittizie, tracciate da de Chirico o dall’odierno immaginario di ogni uomo, per operare una sorta di ristrutturazione delle costellazioni visive e culturali che ciascuno degli arcipelaghi rappresenta in modo da avvicinarli e renderli fruibili e comprensibili. 1 F. Tedeschi, Il mondo ridisegnato. Arte e geografia nella contemporaneità, Milano 2011, p. 30. 2 G. de Chirico, Le nature morte in Giorgio de Chirico Scritti/1, romanzi e Scritti critici e teorici 1911-1945, Milano 2008, p. 480. 3 Nella Lettera a Fritz Gratz (citata da G. Roos in W. Schmied e G. Roos, Giorgio De Chirico München 1906-1909, Monaco 1994, p. 177) de Chirico affermava: «Sono l’unico uomo che ha capito Nietzsche – tutte le mie opere lo dimostrano» dichiarando, così, l’influenza del filosofo tedesco sul suo pensiero e sulla sua opera. 4 F. La Cecla, P. Zanini, Lo stretto indispensabile. Storie e geografie di un tratto di mare limitato, Milano 2004, p. 28. 5 R. Arnheim, Pensieri sull’educazione artistica, Palermo 2007, p. 93. 6 In richiamo alla pregnante metafora geografica di Massimo Cacciari in M. Cacciari, L’arcipelago, Milano 1997. 7 M. Augé, Un etnologo nel metrò, Milano 1992 e Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Milano 2009. 8 S. Davì e K. Pompili, testo curatoriale della mostra collettiva Access Landscape Access, Palermo 2013. 9 Concetto di Paul Virilio, presente in P.Virilio, Città Panico, Milano 2004, p.79 riportato da Marc Augé in M. Augé, Tra i confini. Città, luoghi, interazioni, Milano 2007, p. 12.