SCHIFANI RICHIAMA A RACCOLTA IL PATRIMONIO DI FORZA

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SCHIFANI RICHIAMA A RACCOLTA IL PATRIMONIO DI FORZA
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SCHIFANI RICHIAMA A RACCOLTA
IL PATRIMONIO DI FORZA ITALIA
Il Giornale
8 ottobre 2016
a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati
Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia
SCHIFANI RICHIAMA A RACCOLTA IL PATRIMONIO
DI FORZA ITALIA
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L'ex presidente del Senato: "Così il capo dello Stato sarebbe sotto scacco perenne. Era
meglio la riforma di Berlusconi del 2006«
Presidente Renato Schifani, è già al lavoro per il No?
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«Sono concentrato sul convegno del prossimo 19 ottobre intitolato Le
ragioni del No. Un convegno aperto ma dove sarà significativa la
presenza di ex parlamentari di Fi e di area che, essendo tornati alla
società civile dalla quale provenivano, possono dare un contributo. Alcuni
hanno già costituito dei Comitati del No. Parteciperanno insigni giuristi tra i
quali il presidente emerito della Corte costituzionale, Antonio
Baldassarre».
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Renzi sostiene che se non passa la riforma si darà l'immagine di un'Italia
immobile. Vero?
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«Meglio cambiare l'Italia bene che cercare di ingannare gli italiani con
una cattiva riforma che non risolverà i problemi del Paese, peraltro
aggravatisi con il suo governo. Una riforma che ho votato per disciplina di
partito al cui dibattito non ho mai partecipato e alla cui dichiarazione di
voto finale, sebbene capogruppo, ho delegato altri».
Nessun attacco speculativo all'orizzonte se vince il No?
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«È la minaccia che utilizza Renzi; ma è falsa e inefficace. Inefficace perché
si pensi al 2006: la riforma Berlusconi, ben più organica e seria di questa
perché introduceva la sfiducia costruttiva, riduceva il numero dei
parlamentari, interveniva sui poteri del premier, venne bocciata. Non
accadde nulla come non accadrà nulla se domani vincesse il No».
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E falsa perché?
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«Perché spiegheremo in conferenza stampa presso la stampa estera le
nostre ragioni: dimostreremo che questa riforma paralizzerà il
Parlamento».
Addirittura? Ma non verrà eliminato il bicameralismo paritario?
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«Non è così. Il Senato, al di là delle materie su cui è espressamente
previsto che legiferi, può proporre che un disegno di legge sia preso in
esame dalla Camera».
Un rischio ingolfamento?
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«Certo. Per non parlare dei probabili contenziosi sulle competenze. La
legge dice che verranno risolti dai presidenti di Camera e Senato. Ma se
hanno pareri diversi? Che succede? Il testo non lo dice».
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Ma il Senato legifererà meno.
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«Non credo proprio. Al Senato sono devolute funzioni relative al
recepimento delle direttive europee, che oggi toccano temi sensibili come
immigrazione e risparmi: durante il governo Renzi su 148 decreti legislativi
ben 96 sono recepimenti di normative Ue. Il governo dovrà trattare con un
Senato senza poteri di fiducia. Ergo, si rischierà pure la paralisi con la Ue.
Per non parlare della paralisi delle Regioni».
Pure? Perché?

«Il futuro Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali che faranno
parte sia di palazzo Madama sia dei rispettivi consigli. Ma siccome non
potranno svolgere analoga funzione lo stesso giorno perché altererebbero
il quorum, potranno essere chiamati in Senato solo quando le assemblee
regionali non si riuniranno. Un vero rebus».
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Si salva solo il capo dello Stato.
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«Neppure. Se vince il Sì passerà con l'Italicum in vigore che Renzi non
cambierà. Questa legge consente al partito che vince una maggioranza di
340 deputati. Ebbene, oggi l'articolo 90 prevede la messa in stato
d'accusa del presidente della Repubblica con la maggioranza assoluta dei
Parlamentari, pari a 476. Domani il quorum si abbasserebbe a 366. Per il
premier, che avrebbe già 340 deputati certi, non sarebbe difficile
aggiungere altri 26 senatori. Insomma: il capo dello Stato sarebbe sotto
scacco perenne».
Conti: il governo giura che la riforma fa risparmiare.

«Renzi parla di un risparmio di 500 milioni di euro l'anno. Cifra
demagogica. Saranno circa 50 milioni perché non si tiene conto delle
diarie e delle indennità dei nuovi senatori».
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Ultimo vulnus della riforma?
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«Il fatto che limita la democrazia diretta. Renzi ha triplicato il numero
delle firme necessarie per presentare un disegno di legge che passa dalle
50 mila alle 150 mila».
Se Renzi dovesse perdere?
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«Conoscendo il soggetto direi che non sarà disposto a un Renzi bis per
evitare il cupio dissolvi. Sconfitto, penso che salirà al Quirinale per dare le
dimissioni».