La strana salamandra

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La strana salamandra
La strana salamandra
Vi vogliamo raccontare la strana storia della salamandra…
La salamandra è un anfibio, nera con delle macchie gialle sul corpo.
Ha quattro zampe, quelle anteriori hanno quattro dita corte e grosse, senza palmatura, mentre le
zampe posteriori hanno cinque dita.
Anche se striscia non ha niente a che vedere con i rettili, anzi è un anfibio appartenente all’ordine
degli urodeli, che si distinguono dalle comuni rane, raganelle e rospi perché conservano la coda
anche da adulti.
La salamandra vive in posti umidi come stagni, fiumi, ruscelli perché il sole le sottrae il giusto
grado di idratazione indispensabile per la vita.
Infatti se esposta al sole la sua pelle diventa magra e cadente e ritorna sana e pasciuta solo dopo la
pioggia.
È lunga tra i 15 e i 20 cm ed il suo corpo è molle e viscido.
Le femmine non depongono le uova perché sono vivipare, le uova rimangono nel corpo della madre
fino a quando non si schiudono e quindi nascono i piccoli già sviluppati, pronti per affrontare la vita
acquatica dato che le larve vengono deposte sulle rive di torrenti e ruscelli.
Ai piccoli nati le macchie gialle compaiono molto velocemente anche nell’arco di dieci ore.
Si trovano le salamandre in quasi tutta l’Europa, soprattutto in luoghi umidi e montuosi.
Non è facile vederle perché conducono vita notturna ed escono soltanto con tempo umido.
La salamandra ha movimenti lenti e pesanti e un’andatura strisciante con flessioni laterali come
quelle del coccodrillo.
È attiva soprattutto in autunno e in primavera e non va in letargo nei mesi invernali.
Solitamente vive in boschi misti di castagno e di faggio.
Si difende dai predatori grazie ad una sostanza irritante che la rende intoccabile perché causa
bruciori e infiammazioni.
Sicuramente sugli effetti del suo veleno si è molto esagerato fino alla credenza popolare che la
riteneva addirittura potenzialmente mortale!
Fin dall’antichità questo povero ed innocuo animaletto è stato oggetto di superstizioni molto
stravaganti e prive di verità.
Gli antichi romani credevano che a causa della sua pelle fredda potesse spegnere il fuoco, che
salendo sui rami di un albero da frutta potesse rendere velenosi i frutti tanto da far morire di freddo
chi ne avesse fatto consumo, che rendesse velenoso il pane cotto con legna venuta a contatto con il
povero animaletto, che cadendo in un pozzo potesse avvelenarne l’acqua.
Anche in epoca medievale le povere salamandre venivano lanciate nel fuoco per lo spegnimento, gli
alchimisti le utilizzavano per strani riti, si mandavano a morte coloro che erano sorpresi a dare da
mangiare a qualcuno anche solo un pezzetto di salamandra.
Invece Francesco I, incurante di tutte queste stupide credenze e superstizioni, ha inserito la povera
bestiola nel suo stemma; una salamandra tra le fiamme sotto al motto “nutrio ed estinguo”.
Per fortuna oggi si inizia a prendere in considerazione l’eventualità di tutelare questo animale un
po’ rettile, un po’ pesce ed un po’ draghetto, attraverso la salvaguardia degli ambienti umidi
montani.
Rosa e Valentina, classe 3 media di Piancavallo