L`inviatodella Rai - Obiettivo Sicurezza
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L`inviatodella Rai - Obiettivo Sicurezza
S E R V I Z I INSIEME AI POMPIERI Maurizio Crovato L’inviato della Rai e l’università della vita Il mestiere di pensare sempre agli altri. E’ strana la divisa dei vigili del fuoco: E’ grigioverde, ma nel pensiero comune, entra nel cuore della gente con un colore diverso, dà sicurezza, come il camice di un medico, la sottana di una infermiera, l’abbraccio di una mamma. Il colore del pompiere è quello di uno che dà senza ricevere in cambio nulla. Così per istituzione. Si possono raccontare barzellette sui carabinieri, ironizzare sulle forze dell’ordine, ma sui pompieri no. E’ impossibile. Sono intoccabili. Piccoli santoni della religione laica della sicurezza civile. Pensano, per mestiere, agli altri. Vigilano il pericolo, lo rischiano di persona. Penso a Simone Renoglio, mor to per salvare un collega di lavoro che neanche conosceva che a sua volta era intervenuto per salvare un altro sconosciuto. E’ successo sul Tevere lo scorso gennaio. Una catena della solidarietà. Una storia vera, più film di un film. Mi vengono in mente questi pensieri, quasi a voce alta mentre osservo la squadra C dei sommozzatori dei vigili del fuoco di Roma. E’ una bella giornata di sole sul lago di Castelgandolfo. Non c’è nessuno in pericolo, nessun corpo da recuperare. Eppure sono lì e non perdono tempo. Uniscono l’obbligo di tenersi in forma (un esercizio minimo alla settimana, una immersione ai limiti dei 50 metri al mese, per non disabituarsi all’azoto, mi dicono con semplicità) all’utilità sociale. I tecnici dell’agenzia regionale per l’ambiente hanno bisogno di prelievi nel fondale del lago per monitorare l’eutrofizzazione, una possibile esplosione delle alghe. Ed eccoli mettersi le mute, controllare i boccagli, cambiarsi battute, aiutarsi “naturalmente” a vicenda. Perché il loro lavoro, da sempre, è un lavoro d’èquipe. Quello che mi colpisce è la presenza di un angelo custode metallico che docilmente gracchia e loro subiscono. E’ la radio collegata con la centralina della caserma. L’orecchio pronto a trovarli sempre pronti. In qualunque momento, in qualunque luogo. Mi commuove questa tranquilla disponibilità h24 come si dice in gergo. Mi viene in mente la fortuna che ebbi a ventanni a sostuire il 9 obiettivo sicurezza SERVIZI L’inviato della Rai e l’università della vita ser vizio militare che all’epoca, era il 1972, durava 15 mesi, con il ser vizio volontario e ausiliario tra i vigili del fuoco che di mesi ne durava 18. Una università della vita. Mi ero dichiarato obiettore di coscienza, la legge ancora non c’era e l’unico sbocco era il carcere. Fu un mio parente, buonanima colonnello della Guardia di finanza a suggerirmi: se non vuoi portare le stellette chiedi di andare tra i pompieri. Feci la selezione, la prova pratica come muratore (io che ero studente...) e mi si aprirono le porte delle Capannelle a Roma. Lezioni di pronto soccorso, la scala italiana, i salti dal castello, le prove di ardimento, saper usare un estintore. Quella esperienza negli anni settanta e quella Roma di allora mi cambiarono la vita. Si dice che la nostra esistenza dipende da quei due o tre si o due o tre no detti al momento giusto o al momento sbagliato. Io vissi la mia esperienza di vigile del fuoco volontario ausiliario con grande passione. Passai al comando provinciale di Treviso, poi al piccolo distaccamento di Castelfranco Veneto. Venni congedato tre giorni dopo perché erano arrivati i sostituti. Quasi tutti i giorni “in par tenza” come si diceva allora. Autopompa, autoambulanza, compagnola per i soccorsi leggeri e gli incendi di bosco. Mi sono sentito utile e impor tante. Incidenti stradali, mor ti orribili e insulse, annegamenti, le mille luci e ombre di un mestiere votato agli altri, anche per un banale salvataggio di un gatto abbarbicato sopra un pino. Una laurea nel mestiere della vita. Dopo, negli anni, quando quei due tre si o tre no dell’esistenza e della sorte mi hanno fatto diventare giornalista, inviato speciale della Rai anche nelle guerre all’ estero, la mia solida formazione alle Capannelle, mi servì moltissimo. Non ci sono corsi di sopravvivenza o altri esami da superare. Io per mestiere ora devo raccontare i fatti degli altri, fare il cronista; i vigili del fuoco, quei fatti li vivono in prima persona, qualche volta rimettendoci di persona. Trentanni dopo, grazie per tutto quello che mi avete insegnato. Grazie per quello che mi avete insegnato. FOTO GIUSEPPE DE ROSA 10 obiettivo sicurezza