In Provincia le “Madri di Plaza de Mayo”

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In Provincia le “Madri di Plaza de Mayo”
CRONACA
Venerdì 19 Ottobre 2007
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IN ARRIVO DALL’ARGENTINA.
In Provincia le “Madri di Plaza de Mayo”
na delegazione delle Madri Argentine di Plaza de
Mayo sarà accolta, sabato,
dall’assessore provinciale alle
pari opportunità. L’incontro,
alle 15.00 presso la Sala Arazzi di Palazzo Doria Spinola
(adiacente al salone del consiglio provinciale), è aperto alle associazioni di donne e migranti del territorio. La giornata delle Madres a Genova
prosegue con un incontro alle 17 in Piazza Alimonda e alle 21 con una serata organizzata dalla Comunità di San
Benedetto presso il Teatrino
U
in via Mura degli Zingari. La
presenza delle Madri a Genova si inserisce in un programma di incontri in Italia;
il 17 ottobre hanno ricevuto la
laurea honoris causa dalla
Facoltà di Scienze della Formazione di Bologna e dal 22 al
25 ottobre parteciperanno all’incontro
internazionale
«Mujeres en Lucha» a Roma.
Questa iniziativa, promossa
dalle stesse Madres, è diretta
alle associazioni di donne che
oggi, nei cinque continenti lottano contro le ingiustizie e le
violenze.
A TORINO.
Stand ligure al Salone delle Pari Opportunità
a Regione Liguria attraverso l’assessorato per le Pari Opportunità sarà presente con uno
stand al “Melting Box”,
Salone nazionale delle
Pari Opportunità di Torino che si svolgerà al
Lingotto dal 22 al 24 ottobre in occassione dell’anno europeo delle pa-
L
ri opportunità. «L’obiettivo - ha spiegato l’assessore regionale alle Pari
Opportunità, Maria
Bianca Berruti - è far
crescere le pari opportunità e superare ogni tipo
di stereotipo, realizzando azioni positive per le
donne, evitando discriminazioni non solo di
genere, ma anche in ambito professionale». L’assessore Berruti sarà presente alla giornata inaugurale del convegno e
consegnerà al ministro
per le Pari Opportunità,
Barbara Pollastrini, 150
rosse offerte dall’Associazione “Red Century”
di Imperia.
.TECNICA INNOVATIVA DI SOSTEGNO.
Una psicologa per i pompieri
La specialista in aiuto dei colleghi del caposquadra caduto a Serra Riccò
on c’è soluzione al lutto,
ma ci sono percorsi, devono esserci per chi continua
a vivere. Strade che passano
attraverso le persone, di cui ti
fidi, per non smarrirti. Quelle che ti stanno vicino, che
quel dolore hanno vissuto
con te, e con i quali spesso non
sono necessarie parole. E le
scoperte, quella mano e quel
calore che non ti aspettavi di
trovare, magari in uno straniero.
Succede, anzi è successo in
una caserma, quella di via Albertazzi, e in undici distaccamenti, quelli che fanno capo
al comando provinciale di Genova dei vigili del fuoco. Dove l’idea di una donna, una
psicologa, due anni dopo la
tragedia di Serrà Riccò, in cui
perse la vita il caposquadra
Giorgio Lorefice, ha fatto la
differenza.
Una straniera, appunto. Che
in una giornata d’inverno ha
varcato la soglia di un ambiente sconosciuto, maschile,
diffidente. Dare sostegno psicologico, era la missione. Ha
finito per essere molto di più.
Per i colleghi di una vittima
del lavoro, strappata alla vita
per salvare quella degli altri.
Per chi, queste cose, aveva studiato sui libri, e invece ha scoperto un mondo. Quello dei
soccorritori, dei vigili del fuoco, di quanti si buttano a capofitto dove gli altri fuggono.
Quello di famiglie allargate,
che fanno tutto assieme. Che
nel pericolo sanno di avere le
spalle coperte. Davanti ad un
incendio, come in una stanza
del comando provinciale, dove lentamente paure, sogni e
speranze hanno cominciato a
fluire. I vigili del fuoco come
spugne da strizzare, gli psicologi come grandi contenitori.
In realtà persone che schiudono il riccio, che si conoscono e spesso trovano di condividere, oltre al dolore e alle
difficoltà di una giornata, anche molto altro.
N
MERCOLEDÌ MATTINA.
L’iniziativa ha
riguardato la caserma
di via Albertazzi e gli
undici distaccamenti
territoriali che fanno
strutturalmente capo
al comando
provinciale di
Genova dei Vigili del
Fuoco, per elaborare
il lutto collettivo della
tragedia in cui perse
la vita il caposquadra
Giorgio Lorefice
Nudo sul tetto del pronto soccorso
Insolito “show”di un marocchino
Il picchetto dei colleghi ai funerali del caposquadra Giorgio Lorefice
In punta di piedi era entrata, e allo stesso modo ne parla, Debora Infantino, ideatrice del progetto, coordinatrice
del centro psico - pedagogico
“la Bussola”, che negli ultimi
mesi nelle caserme dei vigili
del fuoco ha lavorato, e più di
tutto ha vissuto, assieme ai
colleghi Elena Maria Negri ed
Emanuele Fonti. «Sono stata
felice di dare una mano - dice
la psicologa - Ho conosciuto
persone buone. Che in quello
che fanno mettono passione».
Per il team di psicologi genovesi, che hanno operato
sotto la supervisione del comandante provinciale dei vigili del fuoco Davide Meta, e
fianco a fianco con i funzionari medici e con tutti gli altri pompieri è stata un’esperienza inedita e fuori dall’ordinario. «È stata una cosa
nuova per noi quanto per loro - spiega Debora Infantino A cui i convegni e la teoria
non possono preparare». Prima ci sono stati gli incontri a
cadenza settimanale, poi la vi-
ta di caserma vera e propria.
Fino all’onore di potersi sedere al tavolo degli “operativi”, con nel frattempo l’istituzione di uno sportello di primo contatto. Aperto a chiunque ne sentisse l’esigenza,
non solo la squadra di Lorefice, e di chi quella mattina del
26 gennaio era a Serra Riccò.
Una porta di accesso a una
stanza di pari. Di persone che
si sono conosciute per nome e
non per cognome.
Chiuso il ciclo di incontri,
rimangono i ricordi, le conoscenze. E la base per costruire ancora qualcosa. In quel
mondo quasi inesplorato che
è la psicologia dell’emergenza, e del quasi sempre trascurato dramma del soccorritore.
Questa mattina alle otto e
mezza si farà il punto: in un
incontro al Porto Antico, ai
Magazzini del Cotone. Con
trecento ospiti, nelle sale Libeccio e Scirocco. Un’altra
porta aperta, per chi il soccorso lo fa.
Le carenze di organico
arrivano in Parlamento
emergenza costituita
dalle croniche carenze
di organico dei vigili del fuoco genovesi sbarca in Parlamento. A presentare un’interrogazione urgente al ministero dell’Interno e alla presidenza del consiglio dei miFraccavento
nistri il parlamentare ligure
di Rifondazione Comunista
Sergio Olivieri. Agli organi istituzionali, l’onorevole, che segue l’analoga iniziativa, risalente a fine settembre scorso (a firma del consigliere provinciale Salvatore Fraccavento e del capogruppo
Alessandro Benzi, i quali avevano anche evidenziato i rischi connessi alla chiusura di alcuni distaccamenti dei pompieri), da parte dei rappresentanti di Rc in Provincia, chiede come intendano “affrontare il problema della carenza di organico in forza al comando provinciale dei vigili
del fuoco di Genova”.
L’
Medico del Gaslini a giudizio
per la morte di un neonato
P
diagnostica, utilizzando un
catetere a punta aperta invece di un catetere provvisto di
un palloncino in punta gonfiato con CO2, che avrebbe così aumentava grandemente il
rischio di perforazione del
vaso e del cuore. Nel corso dell’intervento avvenne una lesione nella parete ventricolare che provocò un primo arresto cardiocircolatorio.
Si ricorda, però, un analogo
caso, sempre al Gaslini, dove
un altro medico è stato poi assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Gli era stato
contestato di avere causato la
morte della neonata sottoponendola a un’indagine emodinamica (cateterismo cardiaco) ad alto rischio e non indispensabile. I consulenti di
parte avevano evidenziato che
il cateterismo neonatale non
è più rischioso di quello ordinario e non è gravato da eccessivi rischi.
L’aspirante
suicida dopo
le minacce
(prima foto) è
passato
all’azione. Si è
calato dal
tetto
rischiando di
cadere ma i
soccorritori lo
hanno salvato
DURISSIME CONDANNE DEL GUP MARIA TERESA RUBINI.
Novant’anni di carcere per l’hashish
Maxi indagine della Guardia di Finanza con sequestro di centinaia di chili
ono quasi 90 gli anni di reclusione inflitti dal giudice dell’udienza preliminare
Maria Teresa Rubini a 8 imputati di un ingente traffico di
stupefacente tra la Spagna il
Marocco e l’Italia. Le condanne maggiori, per i capi dell’organizzazione, arrivano a
venti anni di reclusione in rito abbreviato. Per i “gregari”
si va dai tre ai nove anni.
La puntuale conferma che il
porto e l’autostrada di Genova
sono crocevia di maxi traffici
internazionali di droga era
giunta da una maxi indagine
della guardia di finanza di
Lungomare Canepa che in un
anno di accertamenti (20052006) aveva incastrato ventiquattro trafficanti italiani e
marocchini sparsi fra il Marocco, Spagna, Genova, il basso Piemonte, Milano e Livorno, città in cui gravitavano i
boss principali dell’import ed
export di “spinelli”. Dieci sono stati giudicati col rito alternativo e due di loro sono
stati assolti.
L’operazione “Mechanix 5”,
ovvero meccanico, perché uno
dei trafficanti svolgeva quella
professione, era stata condotta dalla sezione antidroga del-
S
Il bimbo deceduto aveva solo tre giorni
...LA SEQUENZA...
[m.v.]
[r.sc.]
IL BIMBO ERA AFFETTO DA PATOLOGIA CARDIACA.
er la morte di un neonato avvenuta alcuni giorni
dopo un delicato esame clinico, un pediatra cardiologo del
Gaslini è stato rinviato a giudizio ieri mattina dal giudice
per le indagini preliminari
Silvia Carpanini. Il medico,
nel maggio di due anni fa, effettuò su un bimbo di tre
giorni, affetto da una grave
patologia cardiaca, un cateterismo al cuore che, secondo
quanto sostiene il perito della famiglia (rappresentata dall’avvocato Taccini) ne determinò il decesso.
La perizia presentata dagli
avvocati difensori del medico,
Camillo Ciurlo e Gennaro Velle, scagiona completamente
l’imputato. Il gip ha ritenuto
di rinviare a giudizio il cardiologo perché sia possibile effettuare una perizia nel pieno
contraddittorio tra le parti.
Il processo nei confronti dello specialista è stato fissato
per l’8 febbraio davanti al
giudice Federico Augusto
Mazza.
Per l’accusa, sostenuta dal
pm Sabrina Monteverde, la
colpa del medico sarebbe consistita nell’aver proceduto a
un’aortografia con finalità
ale mezzo nudo sul
tetto della copertura dell’ingresso del
pronto soccorso dell’ospedale San Martino e,
fuori di sé, minaccia di
buttarsi nel vuoto. Un
paziente magrebino
mercoledì mattina ha
tenuto in apprensione
per poco più di mezz’ora i dipendenti dell’ospedale e i numerosi
passanti e automobilisti
che da via Mosso hanno
assistito con il fiato sospeso alle sua imprudente e colorita perfomance. E’ successo poco
prima delle undici.
L’immigrato, infine, dopo aver rifiutato ogni
mediazione, quando ha
visto un carabiniere salire sul tetto ed avvicinarsi, si è lasciato cadere giù, ma lo ha fatto
gradualmente, appendendosi alla fune un
pennone delle bandiere
e i fili dell’impianto di
illuminazione. Alla fine
pochi graffi per lui e
qualche danno per il
pronto soccorso. Lo
straniero era stato trasferito in ospedale durante la notte dopo essere stato ritrovato intontito in un intercapedine di un palazzo del
quartiere di San Martino: forse era caduto lì
nel tentativo di svaligiare un appartamento, o
si stava solo riparando
dal freddo della prima
notte dal clima autunnale.
S
Otto gli imputati di
un ingente traffico di
stupefacente tra la
Spagna il Marocco e
l’Italia. Le condanne
maggiori per i capi
dell’organizzazione
arrivano a vent’anni,
per i “gregari” dai tre
ai nove anni
L’hashish è una droga sempre molto richiesta
la Guardia di Finanza di Genova e dai carabinieri del nucleo operativo del comando
provinciale di Livorno. I primi
hanno seguito le tracce del
traffico internazionale, i militari dell’Arma invece avevano
rivolto le loro indagini allo
spaccio in Toscana. In tutto
erano stati sequestrati 800 chili di “fumo”, proveniente via
terra (con auto e furgoni privi di doppiofondo) e via mare
(sulle navi collegate con il
Magreb), direttamente dalle
piantagioni del Marocco. Un
mare di droga da fumare che
una volta venduta al minuto
avrebbe fruttato la bellezza di
dodici milioni di euro.
Coordinata dal sostituto procuratore Federico Panichi della Direzione distrettuale antimafia di Genova, l’operazione
ha permesso di ricostruire
ogni dettaglio delle attività illecite dei trafficanti, scoprendo anche numerosi depositi
usati per stoccare i grandi
quantitativi che poi venivano
divisi e piazzati a piccole dosi.
Locali scovati a Cuneo e Novi
Ligure, ma anche fra Voltri ed
Arenzano.