Bollettino 87 - ottobre 2007

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Bollettino 87 - ottobre 2007
Notiziario mensile del
Rotary Club Golfo di Genova
S’i fosse foco...
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nella
Numero 87, ottobre 2007
S’i fosse foco...
I Vigili del Fuoco nella storia
di Giorgio Chimenti
L’istituzione delle prime milizie organizzate per lo spegnimento degli incendi risale al 289 a.C. (Tacito negli “Annalis”)
Nel 22 a.C. Augusto istituì un corpo composto di 600 schiavi preposti alla vigilanza notturna e alla estinzione degli
incendi. L’organizzazione, in seguito fu estesa portando il numero a 7000 liberti, organizzati in 7 coorti su 49 centurie
ognuna guidata da un tribuno e tutte da un Praefectus Vigilum. Conseguenza del tipo del servizio effettuato presero
nome di Vigiles . Nel terzo secolo presero la denominazione di Militia Vigilum. Con la caduta dell’Impero il servizio dei
Vigilum seguì le sorti della decadenza di Roma, degradandosi nel tempo fino a scomparire definitivamente. Tentativi di
restaurazione non mancarono nel Medio Evo. L’esistenza di guardie del fuoco è provata da un decreto di Clotario II, re
dei franchi, (595); ad esse vennero affidati i compiti di sorveglianza notturna di prevenzione e spegnimento degli
incendi. Ma verso la fine del secolo VIII si verificò il rapido declino anche di questa e di altre istituzioni: esso fu causato
in massima parte al disinteresse e dall’ostracismo delle autorità politiche e civili del tempo. Si formarono allora delle
associazioni private (gilde) a carattere religioso o anche laico che annoveravano tra i loro scopi sociali il reciproco aiuto
in caso di incendi. Ebbero tuttavia esistenza breve e tormentata fino a quando i regnanti del tempo, inspiegabilmente,
almeno in apparenza, le proibirono con appositi editti. Pochissimi storici hanno saputo approfondire
queste pagine ignorate di martirologio dei remoti antenati dei Vigili, costretti a combattere il fuoco
clandestinamente. Carlo Magno (IX secolo) ripristinò le misure contro gli incendi senza ricostituire
comunque un corpo speciale. Lo fece nel 1254 il re di Francia Luigi IX che organizzò dei servizi di
pattuglia (Guet) contro il fuoco oltre ad un corpo di militi (Guet-royal) resi più forti numericamente
da Filippo il Bello. Le rivalità esasperate fra i due corpi vennero eliminate da importanti riforme
operate da Giovanni II il Buono nel 1363 e da Carlo VII nel 1491, che unificarono le due compagini
in fasi successive. Anche le lotte e le discordie politiche, gli odi fra famiglie, le vendette personali, il
bieco sfogo di brutali malvagità furono la causa della prima scintilla o dell’estendersi del fuoco.
Tante tragiche esperienze, che così gran rovina e tanti lutti portavano, ciò indusse i signori dell’epoca,
fin da tempi imprecisati e certo remoti ad istituire delle squadre incaricate di combattere gli incendi. In
Italia si andava organizzando in quegli anni una struttura rimasta poi celebre nel mondo e presa a
modello in tutta Europa per circa due secoli ancora: il Corpo della Guardia del Fuoco di Firenze.
Come in tutti i centri medioevali, i tipi urbanistici di quella città avevano favorito nei secoli bui
incendi catastrofici: strade strette e tortuose e case multipiano in gran parte in legno avevano alimentato
gravissimi sinistri che avevano minacciato più volte la sopravvivenza di interi paesi. Nel 1334 un
decreto del Governo della Città di Firenze riepilogò e descrisse una organizzazione preposta alla difesa
contro il fuoco che si chiamava
“Guardia del Fuoco”. Fino al 1400 la struttura antincendio funzionò ininterrottamente, tuttavia, essendo
governata da disposizioni frammentarie e talvolta imprecise, non
mancarono gli inconvenienti. Nel 1416 i Magistrati della
Repubblica Fiorentina emanarono lo Statuto intitolato: “De modo
et forma circa extinguendum ignem in civitate Florentìae” che
completava e modificava tutte le disposizioni precedenti. Non è
certo che la guardia fosse dotata di macchine da incendio, almeno
nei primi decenni: successivamente lo fu indipendentemente dal
fatto che a questi tipi di macchinari dedicasse la sua attenzione il
più grande ingegnere di tutti i tempi: Leonardo da Vinci. Infatti
gli studi di idraulica lo portarono ad occuparsi in particolare del moto dell’acqua. Dopo aver enunciato centocinquanta
anni prima di Pascal il principio fondamentale della idrostatica, studiò l’idrodinamica e le sue leggi e primo fra tutti
l’idromeccanica.
Dai suoi codici si evidenziano chiarissimi i progetti avanzati sulle turbine e sulle macchine da sollevamento dell’acqua.
Con il Rinascimento (fine XV°sec.) iniziò un grande movimento che oltre a far rifiorire le arti i costumi e gli studi,
crearono i presupposti per nuove conoscenze. Fu così che prendevano forma nuove invenzioni che poi trovano applicazioni
più disparate. Nel 1578 J.Besson presentò un progetto di una pompa da incendio, montato su di un carro, funzionante
con sistema di compressione dell’acqua con un pistone comandato da una vite senza fine. La pompa fu successivamente
perfezionata in Germania nel 1602 da Ashansen e venduta al Comune di Norimberga. Il getto che usciva dalla citata
pompa pare raggiungesse l’altezza di una casa di tre piani. Altre “macchine” per spegnere gli incendi furono studiate in
varie parti d’Europa. In Francia, anche per i numerosi disastrosi incendi che devastarono Parigi tra il 1618 e 1667 venne
riformato l’ufficio del Luogotente civile con una prima riforma riguardante gli interventi in caso di incendi. Negli anni
successivi furono altresì ampliati fondi , mezzi e gli organici .
Ma è negli anni della rivoluzione che il Corpo subisce una notevole promozione a tutti i livelli . Nel 1795 Parigi contava
su 60 macchine da incendio, 28 distaccamenti per un totale di 376 uomini. In Italia in questo stesso periodo non furono
introdotte innovazioni. Mentre a Firenze la Guardia del Fuoco veniva riformata peggiorandone le qualità e i servigi , fu
costituita dal Re del Piemonte, Vittorio Amedeo di Savoia, la Reale Compagnia dei Brentatori. Composta da 150
soldati senza armi, scelti tra carpentieri, falegnami e muratori di provata capacità, agli ordini di un architetto e di alcuni
capimastri. Nel 1801 Bonaparte riforma il Corpo delle “Garde-pompes” introducendo innovazioni su materiali e personale.
In seguito al disastroso incendio del luglio 1810 che a cui scampò, Napoleone che seguì personalmente l’inchiesta per
appurare cause e responsabilità, emise una serie di provvedimenti
atti alla riorganizzazione del Corpo che estese a tutto l’impero
Italia compresa . Nacquero nel 1806 e riformati nel 1811 a Napoli
il Corpo dei Genieri Pompieri; a Roma nel 1810 il Corpo di
Pompieri; a Firenze nel 1809 fu trasformata la Guardia del Fuoco
in Compagnia dei Pompieri; a Milano fu istituita nel 1811 una
Compagnia di Zappatori Pompieri.Con la restaurazione seguita
al Congresso di Vienna anche le innovazioni introdotte dal
Bonaparte subirono un declino. I vari Corpi dei Pompieri,
sopravvissero più per volontà popolare che non dei regnanti,
successivamente però anche le piccole città seguirono l’esempio guida
dei grandi centri istituendo Corpi dei Pompieri. Di notevole interesse
tecnico scientifico lo studio effettuato dal Direttore degli Artigiani
Pompieri di Napoli Francesco Del Giudice , pubblicato nel 1848 in
cui vengono trattati tutti gli aspetti e cause degli incendi, i possibili
rimedi, le tecniche di spegnimento e i materiali. Si parte
dall’autocombustione, ai metodi costruttivi degli edifici, all’ impiego
delle pompe, ai metodi e materiali di protezione per il personale dei
Vigili.
Successivamente nel 1851 pubblica un ulteriore trattato che descrive
i metodi di spegnimento e di salvataggio delle persone. Dal Giudice rappresentava in Italia un precorritore dei tempi, un
pioniere. La situazione socio-politica dell’epoca (in pieno Risorgimento) era lontana da una vera unità sotto tutti gli
aspetti. Di questo periodo è la Scala Porta, dal nome del suo costruttore, adottata da tutti i maggiori Corpi Europei.
Dopo il 1870 le molteplici esigenze di un nuovo Stato alle prese con l’aggiornamento e l’unificazione dei modelli
amministrativi preesistenti non prese in esame nessuna misura riguardante i Pompieri. Anzi le strutture paramilitari
vennero soppresse e demandato alla discrezione delle varie municipalità, l’organizzazione e l’onere di organizzare Corpi
antincendio. Da segnalare che nel resto d’Europa vi era un notevole impulso a risolvere i problemi degli incendi. In
Francia erano entrate in funzione le pompe azionate da macchine a vapore (1870), gia 5 anni prima erano iniziata la
posa di reti idriche antincendio nel sottosuolo. Venivano organizzati degli incontri studio fra i vari Stati e le innovazioni
si susseguivano. Nel 1885 fu unificato il colore dei vari mezzi antincendio : rosso con finiture color oro. Vennero creati
dei carri che usavano il vapore per spostarsi e per le pompe. Furono realizzati i primi “carri comando” con l’impiego di
telegrafi e telefoni. Alla fine dell’800 le più importanti organizzazioni Europee avevano propri sistemi di comunicazione
e si stava studiando l’impiego per la trazione, dei motori a combustione interna. In Italia, era ancora lontana
un’organizzazione governativa che fosse ai livelli Europei. Nonostante questa carenza, nacque per volere dei responsabili
dei Corpi di moltissime città la “ Federazione Tecnica Nazionale dei Pompieri Italiani”. La successiva pubblicazione del
loro giornale: “ Coraggio e Previdenza” permise la divulgazione dei metodi e delle nuove strategie per combattere il
fuoco anche nelle sedi più lontane. La rivista ricevette riconoscimenti importanti all’estero e non mancò di presentare
nuove invenzioni . Nei primi anni del secolo era divenuta consuetudine l’incontro dei vari Corpi organizzati dalla
Federazione Nazionale. Memorabile fu quello organizzato a livello mondiale nel 1911 a Torino. Vi furono gare, esibizioni
e prove di abilità. Fu l’occasione per parlare compiutamente di
prevenzione, attività questa che la Federazione da un decennio stava
promovendo con incontri nelle scuole del Regno. I Pompieri ebbero
il patrocinio del Sovrano che presenziò ad una delle loro giornate
ma, ciò che più conta, si incontrarono a migliaia, provenendo dalle
organizzazioni più disparate. I più numerosi erano i piccoli Corpi
comunali volontari che trassero anch’essi una dovizia di motivazioni
e di informazioni sulle quali, si fondarono le proposte alle collettività
che rappresentavano.
Anche gli strumenti per combattere il fuoco in quegli anni subirono
un notevole miglioramento, Milano nel 1905 si dotò di una
autopompa a vapore Magirus che viaggiava a 40 Km /h e aveva una
gittata di 65 metri. Il peso e l’ingombro,oltre ai tempi d’entrata in
esercizio dei mezzi a vapore fecero ben presto abbandonare questo tipo
di autopompe a favore di quelle con motore a combustione interna.
Nasce a Milano la ditta Bergomi che produsse per decenni automezzi
per i Vigili. La neonata industria FIAT lanciò nel mercato l’autocarro
“2F” che con versioni successive motorizzò oltre che l’esercito anche i
Pompieri. Le divise con giberne, pennacchi, sciabole stivaloni e
bandoliere lasciarono il posto alle divise di panno più semplici e snelle,
di colore “ blu pompiere” con bordi rossi, l’obbligo di indossare un
cinturone munito di moschettone e picozza in servizio, completava
l’uniforme un paio di stivali di pelle e l’elmo in cuoio bollito verniciato
di nero rinforzato con orli e cresta di metallo.
Primo intervento massiccio dei Corpi provenienti da tutta la penisola
fu il terribile terremoto a Messina nel 1908, nonostante i mezzi di
comunicazione dell’epoca giunsero in tempi brevi e contribuirono al
salvataggio di numerose persone. La Grande Guerra, con i primi
bombardamenti impose una grave emergenza e comportò una
trasformazione dell’attività di intervento dei diversi Corpi e non solo
quelli più vicini al fronte. Subirono bombardamenti oltre che Venezia,
Udine, Verona anche Ancona, Chieti Sondrio per citarne solo alcune e
ci fu il raid su Napoli di uno Zeppelin. A Mantova si incendiò la
polveriera, nel Forte di Pietole. L’azione congiunta dei Corpi di Mantova,
Verona, Legnago e Vicenza contribui ad evitare l’esplosione dell’intera
polveriera. Dopo la guerra il progresso delll’industria automobilistica
insieme alla creatività degli ingeneri dei vari Corpi videro la luce nuovi
mezzi, sempre più perfezionati per gli interventi di soccorso. Alla fine
degli anni 20 furono diramate le prime norme in materia di protezione
civile e quelle sul trattamento di agenti chimici ed esplosivi.
Nello sviluppo generale delle strutture antincendio si andava
evidenziando una serie di inconvenienti causati dalla diversificazione
di metodi e materiali. Essendo i Corpi alle dipendenze dei Comuni
ognuno si dotava in base alle proprie finanze e necessità con un fortissimo
divario tra le città del nord da quelle del sud. Un Regio Decreto del
1910 aveva costituito una commissione con l’intendo di studiare la
possibilità di creare in tutti i Comuni del Regno un Corpo di Pompieri.
Solo nel 1928 fu varata la legge in cui si fissava l’obbligo per i Comuni
con popolazione superiore a 40 mila abitanti di dotarsene.
Occorre arrivare al 1935 perché sia riconosciuta a livello nazionale la necessità di avere un Corpo Nazionale Pompieri
che fu creato con il decreto n°2472 del 10 ottobre. Con il coordinamento del Prefetto Alberto Giombini iniziò nei
quattro anni successivi la costituzione vera e propria del Corpo. Furono create nuove strutture, ammodernato con nuovi
mezzi il parco auto con la distribuzione di pompe, autoscale, mezzi navali, tutti di nuova costruzione. Tutto il materiale
fu scelto con criteri di uniformità e intercambiabilità. Nel 1938 il Regio Decreto n 1021 cambiò la denominazione
Pompieri che venne sostituita da “Vigili del Fuoco”. Il 27 febbraio 1939 con la legge n° 33 venne istituito il Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco. Nell’appendice di tale legge furono inserite tutte le disposizioni riguardanti l’ordinamento
generale il personale, le scuole per la preparazione tecnico fisica, le caserme ed i materiali, l’organizzazione ed il
funzionamento dei servizi, la parte finanziaria e le norme per la mobilitazione.
La pianificazione organizzativa si ottiene con la legge n°1570 varata nel 1941, con essa vengono individuati con chiarezza
i compiti Istituzionali e disciplina l’organizzazione ed i servizi antincendio. Negli anni della II°Guerra Mondiale il
neonato Corpo Nazionale si distinse per coraggio ed abnegazione con un notevole contributo di vite umane. Nelle
ultime fasi della guerra ai Vigili furono requisiti, da parte dei Tedeschi in ritirata, gran parte dei mezzi a motore.
Nell’immediato dopoguerra il Corpo si trasformò in una grandiosa officina. Nelle caserme fu portato ogni mezzo che
alleati e nemici avevano abbandonato. Vennero riparati modificati ricostruiti e resi funzionali numerosi mezzi tanto che
alla fine del 1848 dalle officine ne uscirono adattati perfettamente al servizio dei Vigili, rossi fiammanti come quelli
anteguerra, riparati o con ricambi costruiti al tornio o alla fresa. Falegnami, elettricisti,saldatori, verniciatori, insieme ai
maghi dei motori avevano compiuto il miracolo. Agli inizi del 1949 era stato completamente ristrutturato il servizio
nautico, a tutti i Corpi era in distribuzione l’autopompa fiat 640N, furono gettate le basi per nuove specializzazioni,
create nuove scuole e programmato l’impiego di radio per i collegamenti fra i mezzi.Nel 1950 fu varata la legge che
permetteva di svolgere il servizio militare nel Corpo. La rinascita e l’efficienza dei Vigili venne messa subito alla prova
con gli eventi del 1951. In quell’anno il Po ruppe gli argini a Occhiobello (RO) inondando il 62% della provincia di
Rovigo, grazie all’efficienza e all’utilizzo dei mezzi anfibi appena entrati in esercizio furono evacuate 106.568 persone.
L’operazione nel Polesine valse la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Bandiera del Corpo e l’ammirazione non solo del
Popolo Italiano ma da tutto il mondo. A conferma delle capacità, i
Vigili Italiani furono richiesti in occasione calamità in varie parti
d’Europa.Negli anni seguenti lo sviluppo di nuove tecnologie basate
sui prodotti petroliferi, l’uso del GPL, la chimica, il boom economico
mescolato al disordinato inserimento nei centri abitati di industrie
creò notevoli problemi di sicurezza e molteplici incidenti. Furono
gli anni dei grandi incendi alle raffinerie. Le nuove realtà furono
affrontate con il primo Congresso Mondiale della Prevenzione e della
Estinzione del Fuoco tenutosi a Roma nel 1956. Nel 1961 viene
effettuato un riordinamento dell’impianto organizzativo o e
strutturale dell’intero Corpo con la legge n°469. Vengono soppressi
i Corpi a livello Provinciale e creato un unico Corpo Nazionale
organizzato in Comandi Provinciali che a loro volta sono articolati
in Distaccamenti e Posti di vigilanza. Nel contempo in quegli anni
gli interventi si moltiplicano: disastri ambientali (Vajont 1963),
alluvioni (Firenze 1966), terremoti (Belice1968) i più drammatici,
si susseguono vedendo i Vigili sempre in prima linea. Questi eventi, nonostante lo sforzo di ammodernamento, mettono
in luce l’inadeguatezza e la frammentarietà dell’intero complesso della protezione civile. La legge 996 del 1970 istituisce
la “Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendio”, tale legge amplia i compiti e prevede una più
dettagliata articolazione del Corpo.Ulteriori modifiche furono apportate con le leggi emesse nel 1982 (L.n° 64) e L.n°
521 del 1988.
Nuove leggi e direttive sono succedute a nuovi disastri nel corso degli ultimi anni: Friuli, Irpinia, Val di Stava, Valtellina,
Moby Prince, alcuni dei più tragici, ma ovunque, a prescindere leggi, religioni o razze all’interno dei confini nazionali o
all’estero, ovunque l’intervento è stato determinante per professionalità, capacità, slancio e dedizione.
Vorrei chiudere questa breve ed incompleta cronologia storica con una sola e semplice parola rivolta a tutti i Vigili del
Fuoco:
... Grazie !
IL RESTAURO DEL CRISTO DEGLI ABISSI
L’idea di posare la statua venne a Duilio Marcante all’inizio degli
anni 50, in ricordo di un amico scomparso durante un’immersione,
così il 22 agosto 1954 la statua in bronzo venne collocata sul
fondale della baia di S. Fruttuoso. Sono passati quasi 50 anni da
quel giorno e i segni del tempo cominciano a farsi sentire, da
tempo si parla di restaurare la statua, si effettuano immersioni
per valutare lo stato del materiale e la stabilità del basamento e
si studia come operare la rimozione e il restauro della statua.
Proprio in quell’anno un incauto diportista, riesce a posare l’ancora
della sua barca sul Cristo e ne causa il parziale distacco della
mano destra. La mano viene riattaccata dai sommozzatori dei
vigili del fuoco utilizzando collanti bicomponenti, ma la decisione
ormai è matura, si deve compiere un restauro totale.
Così tra il 2003 e il 2004 la statua è stata recuperata dalla ditta
Drafin Sub di Genova e successivamente collocata presso
l’acquario dove sono state effettuate le necessarie operazioni di
restauro. Al termine del restauro la stessa Drafin ha riposizionato
la statua sul nuovo basamento che nel frattempo aveva costruito,
una struttura a forma di chiocciola dotata di fari che permettono
la visione del Cristo anche di notte. L’operazione si è svolta il 17
luglio 2004 è stata seguita in acqua dai sommozzatori di tutti i
corpi dello stato e da centinaia di persone a bordo di imbarcazioni
di vario tipo.
Attualmente il Cristo degli Abissi, tornato nella sua dimora,
continua ad essere meta di immersioni turistiche, adeguatamente
segnalato in superficie.
“Ubi dolor ibi vigiles”
(motto dei pompieri della Roma imperiale)
Grande cortesia ed immutato attaccamento al suo Club da parte di
Giorgio Chimenti, che nonostante la lontananza da Genova e gli
importanti impegni lavorativi romani, ha trovato il tempo per venirci
a visitare ed intrattenere su un argomento a lui congeniale: il ruolo
dei Vigili del fuoco nella storia.
Titolo ufficiale alla Cecco Angiolieri: “S’i fosse fuoco, arderei ‘l
mondo; ….” ed argomenti trattati come conviene in una vera
riunione rotariana, una conversazione tra amici, spaziando in rapida
carrellata dagli albori dell’impero romano con i vigiles nocturni,
all’istituzione nel 1939 del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco,
per finire alla grande con i compiti della Protezione Civile nella
quale i Vigili del Fuoco rivestono un ruolo di primaria importanza.
E’ stata, la serata del 10 Ottobre, un piacevole ritorno al passato, a
quel Mercoledì 9 Giugno del 1999, quando Giorgio, Comandante
Provinciale VV.F. di Genova, svolse la sua relazione professionale
improntata allora all’attività del Corpo da lui comandato.
Ora ricopre presso il Dipartimento della Protezione Civile l’incarico
di Direttore Generale
dell’Ufficio Gestione
delle Emergenze e
naturalmente il suo
campo d’azione si è
ampliato, sia nelle
tipologie d’intervento, sia
estendendosi all’intero
Dalla fossa insostenibile che non la smette di buttare cenere, le impronte silenziose dei nuovi angeli
territorio nazionale.
con le asce, gli elmi e gli stivali. Laceri, affumicati, spaventati, eroici.
Giorgio continua ad
Loro che vanno dove gli altri scappano. (by Giancarlo Dotto)
essere uno dei nostri e tra
un incendio in una
raffineria ed un’alluvione con crolli e smottamenti, è riuscito a riservare un poco del suo prezioso tempo agli amici genovesi. Di questo dobbiamo
rendergli merito e ringraziarlo.
E poi consentite una piccola analogia: come il Rotary è International, anche i Vigili del Fuoco sono uguali in tutto il mondo perché svolgono lo
stesso tipo di lavoro, per cui non esistono i vigili del fuoco italiani, francesi, statunitensi, esistono i “vigili del fuoco”.
In qualunque parte del mondo i “pompieri” svolgono la loro insostituibile opera affrontando lo stesso genere di interventi, utilizzando lo stesso
tipo di attrezzatura, applicando le stesse tecniche, provando le stesse emozioni e le stesse paure.
Per noi Giorgio sarà sempre il nostro Vigile del Fuoco, anzi affettuosamente il nostro Pompiere. Affettuosamente perché i Pompieri “hanno legato
il loro nome al pudore di un’umiltà, generosità ed umanità che li svela inconfondibilmente buoni. Non soltanto bravi”.
Grazie Giorgio.
A.B.
Riepilogo riunioni del Club nel mese di ottobre 2007
Mercoledì 3 ottobre 2007 – Jolly Hotel Plaza ore 20.00
Programmi e progetti futuri del Club: la parola ai Soci
PRESENZE SOCI: Amalfitano, Bagnasco, Bruni, Crovari, De Concilio, Dodero, Fuselli, Garaventa, Gazzano, Gotelli, Gramatica, Icardi, La Terra, Lovisolo, Mascia, Milintenda, Parodi Adriana, Tomaselli,
Troilo, Vassallo.
Mercoledì 10 ottobre 2007 – Jolly Hotel Plaza ore 20.00
“S’ì fosse foco, arderei ‘l mondo” ovvero: i Pompieri nella storia. Relatore il nostro socio onorario Ing. Giorgio Chimenti
PRESENZE SOCI: Bagnasco, Bellin, Benedetti, Bruni, Crovari, De Concilio, Gotelli, Gramatica, Grimaldi, La Luce, La Terra, Lovisolo, Manicardi, Mascia, Natoli, Panfili, Parodi Adriana, Parodi Annamaria,
Piana, Traversa, Troilo, Vassallo.
SOCI ONORARI: Giorgio Chimenti
OSPITI: C.V. Antonio Cairo ospite di Alberto Bagnasco
VISITATORI ROTARIANI: Umut Tepedelenlioglu del R.C. Kemer (Turchia)
Mercoledì 17 ottobre 2007 – Jolly Hotel Plaza ore 20.00
Interclub con il Rotary Genova Golfo Paradiso e con il Rotaract
Presentazione dei tre progetti finalisti del concorso ‘’a Genova con noi’’
PRESENZE SOCI: Amalfitano, Bagnasco, Barabino, Bruni, Cecconi, De Concilio, Dodero, Fuselli, Ghezzi, Gotelli, La Luce, Lovisolo, Manicardi, Marconi, Marrè Brunenghi, Mascia, Milintenda, Parodi
Adriana, Parodi Annamaria, Tomaselli, Traversa, Troilo, Vassallo.
OSPITI: Dottoressa Carla Fraguglia ospite di Emma Tomaselli
Mercoledì 24 ottobre 2007 – Jolly Hotel Plaza ore 20.00
Relazione dell’Architetto Luca Mazzari dal titolo : “La casa ed il colore”
PRESENZE SOCI: Amalfitano, Bagnasco, Benedetti, Bregante, Dodero, Gazzano, Giordano, Gotelli, Grasso, Iachino, La Terra, Lovisolo, Marconi, Mascia, Muratori, Natoli, Parodi Annamaria, Savioli,
Spadolini, Tomaselli, Troilo, Viano.
CONIUGI: Ida Troilo, Chiara Marconi, Gloria Grasso
OSPITI: Arch. Luca Mazzari e consorte; Arch. Liliana Leone ospiti del Club; Professoressa Raffaella Fagnoni ospite di Benedetta Spadolini; Arch. Tomaso Clivio e consorte; Avv. Rossella Tusei ospiti di Enrico
Gotelli
Programma di novembre 2007
Mercoledì 7
Riunione conviviale - Villa Chiossone - ex Park Hotel Corso Italia 10 - 20:00
Quale futuro per Genova? Relazione del Dott. Luigi Leone
Caporedattore centrale del quotidiano “Il Secolo XIX”
Giovedì 15
Interclub con i Rotary Club Chiavari Tigullio, Golfo di Genova, Golfo Paradiso,Rapallo Tigullio
Hotel Excelsior Palace Via S. Michele 30 Rapallo - 20:15
Il ruolo delle Forze Marittime nelle operazioni navali fuori Area
Relatore: Amm. Sq. Giuseppe Lertora, Comandante in Capo della Squadra Navale
Mercoledì 21
Riunione conviviale - Jolly Hotel Plaza - 20:00
La voce parla di noi, esprime le nostre emozioni, è il suono dei nostri pensieri
Relazione della Prof.sa Emma Garzoglio
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Mercoledì 28
Riunione conviviale - Jolly Hotel Plaza - 20:00
Gli anziani ed i loro cuccioli, Relazione del Dott. Davide Podenzana
con l’intervento della Sig.ra Vincenza Tammaro dell’Oasi felina di San Bernardino.
Notiziario del Rotary Club Golfo di Genova - Distretto 2030 - Italia
Responsabili: Alessandro Savioli, Francesca Gazzano
www.rotarygolfodigenova.org