Scarica PDF - Premio Eno-Letterario Santa Margherita

Transcript

Scarica PDF - Premio Eno-Letterario Santa Margherita
La donna del vino
di teresa sala
Amo la festa: gli amici, la danza, il cibo, il vino…
E questa festa è bellissima.
Gli sposi sono radiosi, tutti sono felici, non manca niente per stare bene, nel cuore.
C’è l’intero villaggio, nessuno escluso. Qualcuno, come me, viene anche dai paesi vicini. Tutti intorno a
un unico banchetto, un banchetto di ore e ore, persino giorni, per gente, come noi, che conosce povertà e
miseria. Siamo liberi, seppur per poco, di essere sereni e spensierati, di ballare, cantare, bere e mangiare.
Ho il cuore leggero. Mi alzo spesso dal mio posto a tavola per raggiungere Rachel, la madre della sposa,
mia carissima amica. La aiuto a controllare le portate, a organizzare i servitori che ha assoldato per la
festa. In realtà anche loro sono amici, non c’è livello sociale.
Rachel è contenta. La figlia è andata in sposa a un uomo giusto. Il matrimonio tra una donna buona e un
uomo laborioso e saggio è una benedizione di Dio.
La musica è incessante, cembali, cetre, canzoni. Il cibo è delizioso e abbondante, o forse così sembra a
noi.
“La gola sazia disprezza il miele, ma per chi ha fame anche l’amaro è dolce” sta scritto.
La tavola è piena: stufati di carni in umido, arrosti, pesce alla brace, verdure cotte nei forni di terra. C’è
persino una buona varietà di formaggi, rara prelibatezza nella nostra zona, dai freschi ai piccanti. I
servitori stanno portando immensi piatti di frutta fresca, a cui seguiranno i dolci di frutta secca, i datteri
col miele, i biscotti di noci e uvetta.
E poi c’è il pane, fatto con ogni tipo di farina, e le focacce, tantissime, saporite con le nostre erbe.
“Su, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha gradito le tue opere.”
Mi guardo intorno, sono in pace, sono contenta. Tutti sembrano sentirsi a loro agio, parlano a gruppi,
danzano, mangiano… Vedo anche mio figlio, seduto insieme ai suoi amici.
Quando il cuore, per tutta una vita, porta un segreto grande quanto il mondo, ci si abitua a vedere le cose
sotto una prospettiva diversa, relativa. E si rimane tranquilli, fiduciosi, su tutto. Questa sono io.
Mio figlio, l’amore che provo per lui, l’amore che provo per suo padre, riescono solo a darmi
un’immensa gioia, che mi riempie tutto lo spazio che ho nel petto come a scoppiare, che mi fa muovere
i passi come se stessi sempre ballando. Una gioia da portare a ogni persona che conosco, o che incontro.
Rachel mi chiama, mi chiede di cercare ancora vino.
“Date il vino a chi ha l’amarezza nel cuore”, dicono le scritture.
Vado subito dal maestro di sala a chiedere se può farne servire altro. Penso ci voglia anche un po’ di
bianco frizzante, perché il rosso forte, che sa delle nostre terre, è stato bevuto con le carni, e il bianco un
po’ acerbo ha già accompagnato i pesci del nostro lago e le focacce aromatizzate.
Il maestro di sala mi indirizza dai servitori.
Quando li raggiungo però, noto il panico sui loro visi.
È finito. Il vino è finito. E senza vino non c’è festa. Senza vino non c’è gioia.
Ma quando un cuore, il mio, porta un segreto grande quanto il mondo, tutto ha una prospettiva diversa,
relativa, divina.
Guardo mio figlio. Anche lui mi sta guardando. Lo sa.
Leggo il no nel suo sguardo. “Mamma, no, non farlo, è presto”, mi dicono i suoi occhi. Ma io non ho
scelta. Io amo la festa, amo la gioia. Questa festa non può restare senza vino.
Così mando i servitori da lui.
«Fate quello che vi dirà».
1/2
E così lui si alza, comanda ai servi, essi eseguono. E il vino c’è di nuovo.
Il vino migliore, in infinita quantità, per tutti, anche per me.
Mio figlio mi sta guardando. Ma non c’è più rimprovero nei suoi occhi adesso, c’è festa.
2/2