Etty Hillesum - Liceo Primo Levi
Transcript
Etty Hillesum - Liceo Primo Levi
PRESENTA ETTY HILLESUM un cuore pensante da Amsterdam ad Auschwitz 1941 - 1943 ***** Progetto, regia e narrazione di ELDA OLIVIERI ETTY HILLESUM 2 IL CONTESTO Esther Hillesum, chiamata Etty, nasce a Middleburg il 5 gennaio 1914 da una coppia di ebrei non osservanti: Levie, insegnante di lettere classiche e Rebecca Bernstein, nata in Russia e sfuggita ad un pogrom nell’adolescenza. Ha due fratelli Jaap e Michel (Mischa), che ha un talento precoce al pianoforte. Nel luglio del 1924 la famiglia va a vivere a Deventer. Nell’agosto del 1932, Etty si trasferisce ad Amsterdam per studiare diritto all’Università. Conclusi gli studi in legge nel luglio del 1939, si iscrive alla facoltà di lingue slave con l’intento di approfondire la lingua materna, il russo. Accusa problemi psicosomatici, mal di testa, mal di stomaco e vive in uno stato disordinato, sia nell'organizzazione delle sue giornate che nelle relazioni sentimentali. Si sente afflitta da una sorta di costipazione spirituale, come scriverà lei stessa. Entra quindi in cura dallo psicochirologo Julius Spier, ebreo tedesco, allievo di Jung e da questi incoraggiato a coltivare il dono di elaborare diagnosi psicologiche a partire dall’esame delle mani. L’incontro è fondamentale per Etty. Con lui avrà un rapporto intensissimo, connotato anche da aspetti sentimentali e intimi. Seguendo il consiglio di Spier, inizia a scrivere un diario l’8 marzo 1941. Finirà per riempire ben 11 quaderni, sino al 13 ottobre del 1942. Etty sente di vivere un momento di ricomposizione, di vivere in modo più raccolto, coltivando le sue forze interiori. Questo itinerario spirituale prescinde dalla minaccia della guerra anche se in quel periodo aumentano le restrizioni per gli ebrei e le deportazioni. Il 3 luglio 1942 Etty scrive: Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so… Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato. Non è ingenua, capisce prima di altri quali siano le prospettive. Continua però a coltivare la vita interiore che le permette di aprire varchi sempre più ampi e le consente di resistere alla disumanità che si va diffondendo in Olanda e nell’Europa. 3 LO SPETTACOLO Il primo settembre 1939 Hitler invade la Polonia. Nel maggio 1940 anche L’Olanda viene occupata dalla truppe naziste. Sabato 30 maggio 1941. Etty scrive sul suo diario alle sette e mezzo del mattino: Com’è strano… c’è la guerra. Ci sono i campi di concentramento. So quanto la gente sia agitata, conosco il grande dolore umano che si accumula e si accumula… la persecuzione, l’oppressione… e ci si sente così impotenti. Nel luglio 1942, decisa a condividere il destino di massa del suo popolo, riuscirà a farsi mandare come assistente sociale al campo di smistamento di Westerbork, nel nord dell’Olanda. Vuole essere il cuore pensante della baracca, alla ricerca di Dio in tutti gli uomini, decisa a disseppellirlo dai loro cuori. Il 15 settembre 1942 il suo grande amico Spier muore, un giorno prima che arrivi per lui l’ordine di deportazione. Etty scriverà che è stato l’intermediario tra Dio e lei e che, da quel momento, sarebbe stata lei intermediaria per tutti quelli che avrebbe potuto raggiungere. Etty conosce l’angoscia e la disperazione, il suo cuore è come una chiusa che ogni volta arresta un flusso ininterrotto di dolore. Non cede però alla disumanità dei tempi e continua a sperare in un nuovo umanesimo. L’unica possibilità che abbiamo, scriverà, è di distruggere in noi stessi ciò per cui si ritiene di dover distruggere gli altri. La sua ricerca spirituale è originale e intensa e si 4 svolge al di fuori di ogni appartenenza: attraverso l’ascolto interiore trova Dio nella parte più profonda di sé; ed arriva a pensare che se Dio non potrà più aiutare gli uomini saranno gli uomini a dover aiutare Dio. Al campo di Westerbork il suo amore per gli uomini e per Dio sarà messo a dura prova e lì ne avrà la conferma. Rientrata ad Amsterdam per motivi di salute, prima di tornare al campo, lascia i diari all’amica Maria Tuinzing, con la preghiera di consegnarli a Smelik, giornalista con cui aveva avuto una relazione prima della guerra. Il 7 settembre 1943 arriva per lei, i suoi genitori e per Mischa suo fratello, l’ordine di deportazione; per Jaap arriverà più tardi. Un treno piombato li porterà ad Auschwitz dove Etty muore il 30 novembre del 1943. Da un finestrino del treno Etty gettò una cartolina che fu raccolta e spedita dai contadini: Abbiamo lasciato il campo cantando. Immagini di repertorio, musica dal vivo e pochi semplici elementi di scena: una scrivania, una candela, una finestra sul mondo… e i pensieri, le pagine di diario di una delle testimoni più intense della Shoah, lo sterminio del popolo ebreo. ETTY HILLESUM NEL SUO STUDIO 5 NOTE DI REGIA Etty non è un modello lontano e irraggiungibile, conosce la solitudine, il disordine, la fragilità ed è proprio per questa sua umanità che oggi ci può aiutare, con un linguaggio facile e comprensibile alle nuove generazioni, a percepire ed evitare i danni mortali che generano il razzismo. Le sue sono piccole annotazioni che danno il senso della vita quotidiana, piccole o grandi difficoltà, nelle quali chiunque possa riconoscersi. Il passato va impastato con il presente, deve avere un senso che apra al futuro. C'è un modo per sfuggire a un ruolo che non si riconosce come proprio ed è non tollerare le ingiustizie. Il cammino di cui si narra nel testo è un vero eks hodos, un cammino fuori dal sentiero, che tuttavia lascia tracce, alla ricerca di una nuova e più autentica strada. Strumenti per questa strada sono alcuni riferimenti biblici, parole e concetti che aiutano anche a costruire una relazione con Dio. Non ultimo, il raccoglimento alla scrivania affacciata sempre sul cielo, sia pure con diversi sfondi, circondata dai libri, come una muraglia che verrà il momento di smantellare. Occorre dunque raccogliere l'appello di Etty Hillesum e il suo invito a preparare i tempi nuovi, fin da ora, in noi stessi per un nuovo umanesimo. 6 Elda Olivieri - Attrice di prosa, nasce, vive e lavora a Milano. Socia fondatrice della Cooperativa Teatro degli Eguali, socia della Cooperativa Adc attori, doppiatori cinematografici di Milano dal 1983 al 2003, associata Adap, associazione che riunisce gli speaker pubblicitari, socia fondatrice nel 2009 dell’associazione EquiVoci Musicali. Premio Franco Enriquez 2007 per lo spettacolo “Vita Virginia”, dai carteggi e dai diari di Virginia Woolf e Vita Sackville-West”. Nel 2011 fonda Lessico Armonico con lo scopo di diffondere la cultura attraverso frammenti dell’universo femminile. Partendo sempre dalla parola scritta, realizza spettacoli dove, attraverso la musica dal vivo, la danza, il canto, le videoproiezioni, il lessico si fa armonico per avvicinare e coinvolgere il pubblico, in una riflessione comune su argomenti che toccano tutti: gli avvenimenti storici, gli affetti, la famiglia, l’impegno civile e sociale. Elda Olivieri Direzione Artistica Lessico Armonico Giusy Moroni Segreteria Artistica a Organizzazione cell. +39 391 1260659 [email protected] www.lessicoarmonico.wordpress.com 7 Etty Hillesum Laureata in giurisprudenza nel 1939, è una giovane ebrea olandese nata nel 1914 da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Deportata ad Auschwitz, dal finestrino del treno Etty gettò una cartolina che fu raccolta e spedita dai contadini: “Abbiamo lasciato il campo cantando”. Prima di essere uccisa nel 1943 ci ha lasciato una straordinaria testimonianza di resistenza spirituale e umana attraverso il Diario e le Lettere (Adelphi), scritti durante il periodo della occupazione nazista. Biografia Il padre Levi (Louis), nato il 25 maggio 1880 ad Amsterdam, insegnava lingue classiche; la madre Rebecca Bernstein, nata il 23 giugno 1881 a Potsjeb(in Russia), arrivò ad Amsterdam il 18 febbraio 1907 in seguito a un pogrom. La coppia si sposò nel 1912 ed ebbe, oltre ad Etty, due figli maschi: Mischa (Michael, nato il 22 settembre 1920 a Winschoten) e Jaap (Jacob, nato il 27 gennaio 1916 a Hilversum). Con la sua famiglia seguì gli spostamenti del padre, professore di lingue classiche. Abitò a Tiel (1916-1918), a Winschoten (1918-1924) e dal luglio del 1924 a Deventer, dove passò l'adolescenza. Si laureò in giurisprudenza all'Università di Amsterdam, l'ultima città dove abitò, al numero 6 della Gabriel Metsustraat, con le finestre che davano su una delle piazze principali, il Museumplein, prospiciente al Rijksmuseum. Si iscrisse anche alla facoltà di Lingue Slave, ma a causa della guerra dovette interrompere i suoi studi. Concluse invece il percorso di Lingua e Letteratura russa, e negli anni successivi impartì sia lezioni private che lezioni di russo presso l'Università popolare di Amsterdam. All'inizio della guerra si interessò della psicologia analitica junghiana, grazie al lavoro dello psico-chirologoJulius Spier che conobbe il 3 febbraio 1941 come paziente, divenendo in seguito la sua segreteria e una delle amiche più intime. Fu una donna dalla vivace intelligenza, brillante e ricca di interessi. Nel 1942, lavorando come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, ebbe anche la possibilità di salvarsi, ma decise, forte delle sue convinzioni umane e religiose, di condividere la sorte del suo popolo. Lavorò in seguito nel campo di transito di Westerbork come assistente sociale. I genitori e i fratelli Mischa e Jaap furono internati tutti nel campo olandese di transito di Westerbork. Il 7 settembre 1943 tutta la famiglia, tranne Jaap, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Mentre Etty, i genitori e il fratello Mischa morirono poco tempo dopo il loro arrivo ad Auschwitz, l'altro fratello, Jaap, perse invece la vita a Lubben, in Germania, dopo la liberazione, il 17 aprile 1945, durante il viaggio di ritorno in Olanda. La data della morte di Etty è il 30 novembre 1943. 8 Il Diario Il Diario fu scritto ad Amsterdam tra il 1941 e il 1943, probabilmente su indicazione dello psico-chirologo ebreo-tedesco Julius Spier, con il quale ebbe un forte legame (ne parla abbondantemente nel Diario chiamandolo semplicemente "S."); il libro è un dettagliato resoconto degli ultimi due anni della sua vita. Diversamente dal Diario di Anna Frank, quello di Etty Hillesum venne pubblicato solo nel 1981. "Altruismo radicale" Il curatore del Diario, Jan Geurt Gaarlandt, nella sua introduzione afferma che Etty Hillesum scrisse un "contro-dramma": la sua liberazione individuale nel contesto del dramma dello sterminio nazista del popolo ebraico. Lei passò da una situazione di: « Paura di vivere su tutta la linea. Cedimento completo. Mancanza di fiducia in me stessa. Repulsione. Paura. » (10 novembre 1941) a una nuova coscienza di distacco dai beni materiali, di "decantazione" delle esperienze vissute, di valorizzazione dei gesti quotidiani: « Bene, accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se gli altri non capiranno cos'è in gioco per noi ebrei. [...] Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato. » (3 luglio 1942) Nel suo percorso di ricerca individuale la Hillesum trovò un nuovo atteggiamento verso la vita, che il curatore del Diario definisce "altruismo radicale", nel tentativo di «aiutare Dio il più possibile», abbandonarsi in lui senza la necessità di riconoscersi in una specifica confessione di fede. "La vita è difficile, ma non è grave" Un frammento significativo del suo Diario, scritto il 20 giugno 1942, in piena occupazione dell'Olanda: « Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e "lavorare sé stessi" non è proprio una forma di individualismo malaticcio. Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l'unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d'eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra. » (Diario, pp. 126127)