un`artista italiana a new york

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un`artista italiana a new york
Federico Solmi - Dettaglio articolo New York New York - Flash Art
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Federico Solmi
Amalia Piccinini
UN'ARTISTA ITALIANA A NEW YORK
APPUNTI DI PITTURA
Speranze, illusioni e delusioni di una giovane artista
Amalia Piccinini [email protected]
OFFERTA NATALE 2011
Flash Art n. 298 - rivista
singola
Flash Art international 282 rivista singola
Prague Biennale 5/Prague
Biennale Photo 2 Catalogue
UN ITA
ITALIAN NEWBROW
Opere, opere - Sandro Chia
Cat. Sandro Chia
Art Diary Italia 2011
Flash Art Italia Edizione
Limitata
Flash Art Italia + Flash Art
International
Prague Biennale 4 Catalogue
Connessioni Inattese
Debora Hirsch
Lui è uno dei pochissimi artisti italiani che trasferitisi a New York, sono rimasti, hanno investito
tutto su se stessi e ce l’hanno fatta. Hanno raggiunto il successo in America. I video di Solmi,
girano da anni in tutto il mondo; irriverente, provocatorio, ironico, ma soprattutto con un grande
talento.
Non è certo un caso che nel 2009 la fondazione Guggenheim di New York premia il suo lavoro
con il John Simon Guggenheim Memorial Fellowship nella sezione Creative Arts - Video & Audio.
Vado a trovarlo nel suo studio a Brooklyn, è gentile e pacato, ma non ha peli sulla lingua, tanto
meno nel suo lavoro. Più lo ascolto e più mi ricorda l’uomo del sottosuolo di Dostoevskij che dal
suo “cantuccio” (questo studio) osserva lucido il nostro secolo disgraziato e lo trasferisce nei suoi
disegni prima, e nelle animazioni video poi.
Lo studio stesso sembra il laboratorio di uno scienziato eccentrico. Cinque computer neri a grande
schermo padroneggiano un’intera parete. Un’installazione video composta da piccoli schermi
incastrati dentro cornici barocche è sull’altra, intorno dipinti su tavola e disegni su carta. Libri,
cataloghi, riviste sono ovunque, è chiaro che qui il tempo non basta, non solo lavorare, ma
leggere, documentarsi, arricchirsi di stimoli, studiare e controllare il contemporaneo e i suoi
protagonisti.
La contemporaneità è l’ispirazione infinita del lavoro di Solmi, per combatterne le follie umane, lui
la studia, la osserva senza pietà, che ci piaccia o no, ci sta monitorando dal suo studio.
Un monologo della critica sociale che diventa fantastico e terrificante nelle sue animazioni, con
colori bellissimi che allentano un po’ la tensione, o forse la esaltano, dipende dalla percezione di
ognuno di noi.
I protagonisti sono sempre uomini di potere, criminali che la società rende eroi, personaggi e
potenze che vengono dalla chiesa, dalla finanza, dal cinema, dalla storia, dal porno.
Hanno sorrisi diabolici, denti da piranha, sono come pesci assassini e sono assetati di gloria.
King Kong, Rocco Siffredi, Papi, finanzieri, hanno tutti lo stesso ghigno, viscidi, terribili, feroci
eppure noi spettatori non possiamo fare a meno di essere rapiti dalla loro ironia, dai loro colori
sgargianti, dalla loro isteria, ma soprattutto, purtroppo, segretamente affascinati dal loro potere. E
isterica è anche la città, Solmi si ispira a New York per raccontare una metropoli fantasiosa in cui
i suoi protagonisti marciano al ritmo di musiche scelte dall’artista, e da sua moglie Jennifer, mentre
una pioggia di coriandoli a forma di $ scende da cieli apocalittici sulle persone in strada.
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Palermo - 10/01/2012
Chiude Museo Riso
Con un commosso
comunicato ufficiale apparso
sul sito web, il Museo Riso
annuncia la sua chiusura. I...
Parigi - 10/01/2012
Marc Jacobs sceglie Yaoyi
Kusama
Marc Jacobs, direttore
artistico di Louis Vuitton, ha
scelto di avvalersi della
collaborazione artis...
Milano - 10/01/2012
Carte Blanche #6
“Il Pittore Che Fuggiva Il
Vento. Cinque Artisti Alla
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è il titolo d...
Madrid - 09/01/2012
ARCOmadrid 2012 è pronta
Con 158 gallerie provenienti
da 30 Paesi per il General
Programme, più altre 58
ospitate nel Curate...
Lione - 09/01/2012
Gunnar B. Kvaran curatore
della Biennale di Lione
2013
La Biennale di Lione, che è
appena terminata dopo tre
mesi di apertura, ha già un
nuovo curatore: ...
Douche Bag City video installation, 2010, courtesy Conner Contemporary Art, Washington DC.
Amalia Piccinini: Federico, è la vendetta tecnologica dell’uomo del sottosuolo?
Federico Solmi: Cara Amalia nella tua breve introduzione hai colto in pieno tanti aspetti della mia
ricerca artistica, della mia personalità, e del mio metodo di lavoro. Credo che se il protagonista
del libro di Dostoevskij fosse vissuto nel XXI secolo, trascorrerebbe intere giornate in internet ad
osservarci nella sua camera mal ammobiliata, ma non solo, non trascurerebbe di certo la
televisione satellitare, i reality tv show, ed i vari programmi demenziali di cui siamo bombardati
continuamente. Me lo immagino già tutto solo ad imprecare contro questa società, sempre più
impazzita, superficiale, viziosa, e degenerata.
Il mio rapporto con la tecnologia è complesso, non nascondo che l'uso dei programmi 3D, dei
videogiochi sono diventati da diversi anni parte essenziale per lo sviluppo dei miei video e delle
mie opere, ma come hai visto in studio io mantengo un fortissimo legame con la tradizione, con la
pittura il disegno la scultura, infatti tutti i miei video sono interamente costruiti con disegni o dipinti
scansionati e poi successivamente animati con diverse tecniche digitali. Nonostante sia ormai
diventato come la maggior parte della popolazione uno schiavo della tecnologia, la temo molto.
Credo fortemente che la tecnologia che tanto ammiriamo, un po' alla volta distruggerà quel poco
di umanità che è rimasta in ognuno di noi, su questo non ho dubbi, sono convinto che le nuove
generazioni saranno sempre più collegate in internet e nei vari social network, ma saranno
sempre più disconnessi e distaccati nella vita di tutti i giorni. Ma ormai è troppo tardi per tornare
indietro, pagheremo le conseguenze.
Dublin
parte il 06/09/2011
termina il 31/10/2011
Dublin Contemporary
...
Berlin
parte il 08/09/2011
termina il 11/09/2011
Berliner Liste
...
Shanghai
parte il 08/09/2011
termina il 10/09/2011
ShContemporary
...
Screenshots from Douche Bag City, video installation, 2010.
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AP: Partiamo da: The Evil Empire (video 2007-2008) che mi hai appena mostrato, un Papa
immaginario ha un costume da superman e un pene alla Rocco Siffredi che non riesce a
controllare dando sfogo alla sua sessualità senza freni, nascosto nella sua stanza guarda video
porno al computer. Come si collega questo lavoro al precedente: Rocco Never Dies (2005)?
FS: I protagonisti dei video da te citati, sono due uomini spietati, ambiziosi e assetati di potere,
"arrapati" dalla voglia di prevalere e dominare nella società. Sia Rocco che il Pontefice
immaginario di "The Evil Empire", hanno capito benissimo, che nel XXI secolo quello che conta,
non è avere una morale, ma solamente raggiungere ad ogni costo il successo, perché solo
conquistando il successo si può ottenere il rispetto. I protagonisti di questi due video, sono
quindi uomini estremamente materialisti, ma sono anche uomini fatti di "carne", e quindi si
lasciano andare senza inibizioni ai piaceri terreni per eccellenza, Rocco per mestiere e il Papa
per puro piacere. Così il Pontefice immaginario di "The Evil Empire" è un grande frequentatore
dei siti porno online, e naturalmente come tutti i tiranni vive nel lusso sfrenato ed ha il vizio delle
guerre. Il pene quindi diventa una metafora di un mondo maschilista, primitivo, perverso. Mentre il
Pontefice immaginario rappresenta la debolezza dell'essere umano, la corruzione, e la mancanza
di una morale, Rocco Siffredi invece, è l’eroe ingenuo, che a sua insaputa è vittima di quella
stessa società che lo celebra, che lo ha reso ricco. Rocco e la sua pornografia vengono usati per
soddisfare le frustrazioni del popolo, il quale è costretto a vivere una vita fatta di menzogne, abusi
e apparenze.
Confederacy Of Villains, video Installation 2010, courtesy Jerome Zodo Contemporary, Milan.
AP: Nella video installazione “Douche Bag City” che abbiamo visto ora, sembra di essere dentro
un di quei videogiochi dove non c’è tempo per fuggire, l’assassino spara colto da un raptus di
violenza e sete di potere, mentre le sue vittime, uomini della finanza, marciano come burattini per
andare a lavoro, intanto la scultura del toro simbolo di Wall Street, galleggia nel cielo. Chi è il
protagonista di questa storia?
FS: Il protagonista della video installazione si chiama Dick Richman, un perfido e corrotto agente
di borsa, che con i suoi crimini ha causato il crollo dell'economia e conseguentemente ha distrutto
i sogni di milioni di persone oneste. Dick Richman rappresenta il farabutto per eccellenza, mentre
Wall St con le sue ingiuste leggi, rappresenta il luogo ideale per gli speculatori senza scrupoli.
Douche Bag City è una città immaginaria, appositamente costruita per punire Dick Richman, un
luogo infernale pieno di orribili mostri assetati di vendetta, abitata da insetti giganti, ragni e zombie
pronti a colpire Dick. Douche Bag City è il luogo dove ho ambientato i 15 episodi della video
installazione, è una città virtuale costruita interamente in studio con programmi 3D, grazie al
preziosissimo aiuto dei miei assistenti ma sopratutto grazie al mio collaboratore Russell Lowe,
artista 3D e professore presso la New South Wales University di Sydney in Australia. In realtà
Douche Bag City è un videogioco funzionante e tutti gli episodi e le diverse scene dei video sono
stati registrati in tempo reale collegando diversi computers sulla stessa piattaforma digitale
utilizzando insieme ai mie assistenti diversi joystick. A differenza dei videogiochi che si possono
comprare nei negozi, Douche Bag City è un videogioco interamente costruito di dipinti e disegni, e
quindi la sensazione è molto diversa...molto più umana. Ho incominciato a lavorare a questa
opera nell'anno 2009, quando eravamo all'inizio di questa crisi economica e i media non facevano
altro che parlare di Bernard Madoff. Quei mesi furono davvero terribili, anch'io avevo tanta paura
perché era appena nato il mio primo figlio, Luca. Preso dal panico e dalla voglia di giustizia decisi
di intraprendere questa avventura, perché sentii il bisogno di dire la mia opinione su questo
delicato argomento. Avevo il presentimento che molti dei colpevoli di questo terremoto finanziario
l'avrebbero fatta franca, ed avevo purtroppo ragione. Per avere la certezza di fare giustizia, decisi
di costruire Douche Bag City. Così per 2 anni interi lavorai incessantemente a questa opera.
Douche Bag City fu presentata in anteprima alla Biennale di Santa Fe nel 2010 insieme ad alcuni
dei video artisti più importanti, come William Kentridge, Paul Chan, Kara Walker, etc.
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The Evil Empire video projection, 2008.
AP: I tuoi lavori combinano manualità e tecnologia, fai i disegni a mano e poi usi diverse tecniche
digitali, il risultato finale sono video animati che partono però da una storia. Come nasce
l’ispirazione per la sceneggiatura, prima di iniziare a disegnare c’è la scrittura, ci parli di questa
fase?
FS: La fonte di ispirazione principale è il contesto storico in cui viviamo, con tutti i suoi falsi miti,
le sue ingiustizie, le sue follie e contraddizioni che tanto influiscono sulle nostre vite. Ma anche i
luoghi e le culture dove abito e dove sono cresciuto hanno una grandissima influenza su di me,
sul mio lavoro e sui temi che scelgo. Quindi non c'è da sorprendersi se nelle mie opere appaiono
spesso i simboli riconoscibili dei luoghi dove sono maturato, come per esempio New York,
l'America, Hollywwod e le sue icone, ma anche l'Italia il Cattolicesimo e tutte le assurdità del
nostro paese. Mi interessa molto anche la storia, la letteratura la filosofia, ma non solo...mi
interessa tutto quello che mi circonda, tutto quello che si evolve, che pulsa, che si rigenera, non
escludo niente, tutto merita di essere esaminato, anche le cose più stupide e più superficiali,
come i reality tv show o la pornografia. Di solito per individuare un soggetto che mi interessa per
un video ci vuole molto tempo. Quando sento di avere trovato il soggetto giusto, il punto di
partenza per me è sempre la necessità di trovare un titolo, se no non riesco davvero a partire.
Successivamente in studio con i miei assistenti prepariamo uno storyboard molto dettagliato
creando delle immagini in photoshop, e poi incomincio a preparare i primi schizzi, ma è un
processo molto lento in quanto sono diventato con il tempo molto pignolo...e molto critico del mio
lavoro, per esempio per l'ultimo storyboard che ho preparato ci sono voluto 4 mesi ed ho inoltre
scritto tutti i dialoghi di ogni scena del video.
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Screenshot from Chinese Democracy and the Last Day On Earth, video animation 2012.
AP: Guardando i tuoi lavori, sono tanti i personaggi che potrebbero venirci alla mente, persone
che nel bene o nel male hanno cambiato il mondo. Che ne pensi di Steve Jobs, potrebbe essere
anche lui un protagonista nei tuoi video? In fondo ci ha imposto a colpi di genio la sua tecnologia,
oggi siamo schiavi dei nostri telefoni e di tutto il resto. Se dimentichiamo il telefono a casa,
nessuno di noi dirà “ pazienza” bensì tornerà indietro a prenderlo. Siamo o non siamo schiavi di
queste ultime e rivoluzionarie invenzioni?
FS: Non credo che Steve Job sia il soggetto adatto per un mio video. Negli ultimi anni mi sono
sempre occupato di ritrarre nei miei video alcuni tra i peggiori rappresentanti della razza umana,
come criminali, speculatori, persone corrotte fino all'osso, mi sono appassionato a studiare quei
viscidi elementi di cui la società è piena...che cercano in un qualche modo di ostacolare la nostra
felicità. Steve Jobs invece era un visionario, sembra che lui fosse davvero una persona per bene.
Le sue invenzioni hanno cambiato la vita di milioni di persone, chissà se in meglio... Quando
però mi capita di riflettere sugli effetti che i suoi prodotti hanno sulle nostre vite, e sulla mia, mi
vengono molti dubbi, perché personalmente da quando ho l'I -Pad e I-Phone, la qualità della mia
vita è peggiorata drammaticamente. I prodotti di Steve Jobs ci hanno reso molto più efficienti e
facilmente raggiungibili, siamo collegati in rete 24 ore su 24, ma personalmente con il fatto che
sono sempre collegato in rete non riesco più a distinguere la domenica dal lunedì, la vacanza
dal lavoro. Oggi non possiamo più essere liberi dal telefonino, dall'email, dall'Ipad , dagli sms,
ormai non stacchiamo mai. Per chi come me che lavora con diverse nazioni e diversi fusi orari
non c'è più un momento di pausa, è sempre ora di lavorare perché la rete ed il satellite ci
seguono ovunque anche al gabinetto. Quando questa estate sono andato in vacanza alle isole
Barbados con il tentativo di staccare dallo stress newyorkese, mi arrivavano tutte le email nel mio
telefonino, e naturalmente con esse tutte le preoccupazioni e le ansie della mia professione. Per
fare un altro esempio banale dell’effetto che almeno su di me hanno i prodotti di Steve Jobs, ti
voglio raccontare di come ho iniziato a rispondere alla tua intervista...Due settimane fa stavo
uscendo da New York per una breve vacanza per festeggiare il giorno del ringraziamento, una
festa che amo molto. Siccome volevo rispondere alle tue domande il prima possibile, ho chiesto a
mia moglie se poteva guidare perché con il mio I-Pad volevo iniziare ad abbozzare le risposte.
Nel frattempo in automobile a 200 km di distanza da New York, stavamo attraversando dei
paesaggi bellissimi ed io invece che guardare al di fuori del finestrino e rilassarmi, ero in
automobile tutto eccitato dall'essere efficiente ed a ottimizzare il mio tempo. La nostra totale
dipendenza dalla tecnologia avrà delle gravissime conseguenze per tutti noi, adesso è ancora
troppo presto per trarre conclusioni, se la mia previsione sarà corretta Steve Jobs sarà uno dei
maggiori responsabili.
AP: Sei venuto a New York a 26 anni autodidatta, passi i primi due o tre a Brooklyn a studiare, a
leggere, ad andare nei musei, “avido di conoscenza” un po’ come i tuoi personaggi sono avidi di
potere e successo.
Quale è stato il primo lavoro importante col quale ti sei fatto notare?
FS: Arrivai a New York con la necessità di reinventare la mia vita, avevo dalla mia parte un
grandissimo entusiasmo ed una forte determinazione a diventare artista di professione. Siccome
non avevo avuto una normale formazione accademica e non ero più un ragazzino, ero alla
ricerca di una scorciatoia e New York era l'unica alternativa che a me sembrava sensata. Sapevo
che sarebbe stato molto difficile ma allo stesso tempo speravo che la città diventasse per me una
specie di corso accelerato, e lo fu. Così passai i primi 3-4 anni della mia vita americana
semplicemente ad osservare in modo assiduo il mondo dell'arte americano. Iniziai a frequentare
gli artisti negli studi di Brooklyn, a visitare le gallerie ed i musei newyorkesi e
contemporaneamente passavo intere giornate a studiare la storia dell'arte e a lavorare nel mio
studio. La prima opera che mi diede grandissime soddisfazioni fu il video Rocco Never Dies,
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eseguito nel 2005, un video che tuttora amo molto.
AP: Oggi che hai diversi assistenti che ti aiutano in studio, hai vinto il Fellowship della
Guggenheim Foundation, continui ad investire i guadagni sui tuoi prossimi lavori, che hai un
pubblico che ti segue con ammirazione, che hai gallerie a Washington, New York, Los Angeles ed
in Europa, che hai esposto alla Biennale di Santa Fe ed altre mostre accanto ai nomi più
importanti della video art, come guardi a quei primi anni, il 1999 quando arrivasti?
FS: Naturalmente se mi volto indietro ad osservare gli sviluppi della mia carriera, non posso che
essere molto felice ed anche perché no, un po' orgoglioso. Certo c'è ancora un sacco di strada
da fare, ma diciamo che mi sento in una situazione piuttosto favorevole. Quando penso da dove
sono partito mi vengono un po' i brividi. Arrivai a New York nel Settembre del 1999, pieno di
speranze e con una grande voglia di emergere, ma la dura realtà la conobbi prestissimo. Ero
solamente uno dei tanti immigrati che arrivano con tanti sogni nel cassetto, e non avevo niente di
interessante da offrire, almeno dal punto di vista artistico, ero molto acerbo, immaturo e perché
no, provinciale. Nel frattempo osservavo i miei coetanei americani che si laureavano nelle
grandi Università dell'arte di Yale e Columbia ed iniziavano le loro carriere nella corsia
privilegiata. Certo non era facile per me stare a guardare le carriere degli altri artisti prendere il
volo. Ma che altra scelta avevo se non ero pronto a dire la mia? Per scacciare la depressione e
la paura, cercavo di impegnarmi al massimo ad ogni progetto o lavoro che intraprendevo,
cercavo di escogitare qualsiasi cosa per tentare di capire quale sarebbe stato il mio percorso, e
passavo ore alla sera a fantasticare e ad immaginare il giorno in cui sarei stato pronto a dire la
mia. C'è voluto molto tempo per trovare la mia strada...ed i momenti di sconforto non sono
mancati, a volte non vedevo grandi via di uscita anche perché per vivere a New York bisognava
anche lavorare per sopravvivere e pagare le bollette, l'affitto, e quindi si prendevano lavoretti di
ogni genere. Quando penso ai rischi che ho corso per affermarmi come artista, mi viene la pelle
d'oca...Mio fratello Alessandro e mia moglie Jennifer hanno fatto tanto per incoraggiarmi ed
aiutarmi nei momenti più duri. Ma per ora non ho nessun rammarico, bisogna sapere rischiare se
si ha fiducia nelle proprie possibilità se no non si va da nessuna parte. Personalmente non avrei
potuto fare nient'altro nella vita, la mia passione per l'arte è tuttora una passione travolgente.
Avrei continuato a fare arte ed educarmi anche se non avessi avuto successo...certamente
sarebbe stato molto diverso.
AP: Il Progetto a cui stai lavorando ora si ispira all’ascesa della Cina sul mondo. Ci mangerà,
vero?
Raccontaci tu stesso il nostro destino in “Chinese Democracy and The Last Day On Earth”.
FS La crisi finanziaria mondiale che ha colpito sopratutto i paesi occidentali ha messo in
evidenza dei fatti secondo me agghiaccianti. L'intero Occidente, America inclusa vive totalmente
al di sopra delle proprie possibilità. L'indebitamento pubblico ha ormai raggiunto delle cifre
spropositate ormai impossibili da invertire. I nostri governi hanno fatto da decenni politiche
irresponsabili fatte di guerre, corruzione e porcherie varie. Wall St e gli istituti finanziari hanno poi
fatto il resto, hanno approfittato spudoratamente di questa situazione, arricchendo enormemente
pochissime persone ed impoverito la maggior parte della popolazione del mondo intero. Il
problema è che oggi ci sono diversi paesi asiatici che stanno crescendo in maniera
esponenziale, e che non vedono l'ora di darci una lezione, la Cina rappresenta l'esempio più
eclatante, e naturalmente è un paese che fa molta paura all'occidente perché come tutti sappiamo
è una dittatura mascherata da democrazia. La popolazione Cinese, sfruttata da decenni dall'intero
occidente ha oggi una grandissima fame di benessere, e non ho dubbi che siano pronti a
schiacciarci appena ne avranno la possibilità. Non ti posso dire con esattezza quando e se la
Cina ci concerà per le feste, per ora possiamo vedere che tra Stati Uniti e Cina ci sono molte
tensioni e tanta diffidenza. Se andiamo ad analizzare le civiltà ed i popoli che ci hanno preceduto,
possiamo vedere chiaramente dai libri che non è mai successo nella storia del nostro pianeta,
che una nazione o un impero sia riuscita a conquistare l'egemonia economica e militare senza
una guerra e senza un incredibile spargimento di sangue. Allora io mi chiedo, perché per la
nostra epoca i nostri leader dovrebbero comportarsi in maniera diversa? Forse la mia è una
visione pessimista, ma per millenni i popoli di qualsiasi etnia sono stati governati da tiranni,
leader religiosi e presidenti di democrazie, i quali non hanno fatto altro che fare guerre e
mandare le loro popolazioni al massacro, semplicemente per soddisfare le proprie ambizioni e
mai hanno ascoltato il lamento e le esigenze dei cittadini, basta guardare i conflitti in corso. Il mio
nuovo video si intitola “Chinese Democracy and The Last Day On Earth”, e verrà presentato in
anteprima a Settembre 2012, in una mostra personale presso la Galleria Luis De Jesus a Los
Angeles. Il video in realtà è una satira sulla stupidità dell'essere umano, e narra la storia di un
Tiranno Cinese assetato di potere, che a causa della sua ambizione terrena e alla sua avidità,
porta il proprio popolo alla distruzione e conseguentemente alla estinzione dell'essere umano sul
pianeta terra. È un video direi apocalittico, ma anche molto divertente, pieno di sorprese e di
capovolgimenti. L'ironia che spesso contraddistingue le mie opere, rappresenta un mezzo efficace
per potere scappare anche per solo qualche minuto dalla realtà che ci circonda...
AP: Il tuo “King Kong and the End of the World” (2006) prendeva a schiaffi la statua della libertà,
a mazzate la galleria Gagosian, sradicava il Guggenheim Museum e sventolava come una
bandiera impazzita la M di Mc Donald’s, è questa la fine del mondo del titolo?
FS: Le scene che hai descritto sono molto significative, ma il titolo "King Kong and the End of
the World" deriva dal rocambolesco finale del video dove si nasconde la chiave di lettura
dell'opera. Dopo l'uccisione di King Kong, che appare sullo schermo come un martire in croce,
sfruttato, umiliato, ed assassinato dalla società dei consumi, si susseguono delle scene molto
grottesche e divertenti ed un finale inaspettato. Infatti all'improvviso un terremoto rade al suolo il
pianeta terra e pone fine alla civiltà. Una frase appare sullo schermo che dice; "Finalmente il
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mondo dei viziosi è finito". Nel frattempo io e mia moglie trasferitici nel Giardino dell'Eden e
travestiti da Adamo ed Eva siamo chiamati dal Padre Eterno con il compito di ricreare un nuova
umanità. Nella scena conclusiva io e mia moglie Jennifer appariamo legati in una macchina del
sesso nel tentativo di ricreare una umanità migliore. Ad ogni penetrazione scaturisce dagli
ingranaggi della macchina un bambino. Così negli ultimi 15 secondi del video, io e mia moglie
facciamo sesso all'impazzata e lo schermo viene completamente invaso di neonati. È un finale
bizzarro, imprevedibile ma molto positivo, in quanto il terremoto che distrugge il mondo dei viziosi
è visto come una purificazione del mondo che da millenni è stato infestato di corruzione e dolore.
Nonostante le mie opere siano spesso molto dure, nella vita di tutti i giorni sono una persona
molto ottimista e felice ed orgoglioso della professione che svolgo. L'artista in fin dei conti a
differenza di tanti altri mestieri, può avere un forte impatto nella società, e quindi ha una
grandissima responsabilità ed a volte influenza nel contesto storico in cui vive. Noi artisti
abbiamo il grandissimo vantaggio che con la nostra immaginazione possiamo creare delle
speranze e delle possibilità anche in un luogo dove queste non esistano più...e questo è un lusso
che neanche il più ricco e potente uomo sulla terra può avere....
Solmi si alza improvvisamente dalla sedia e prende interi archivi di disegni per mostrarmi come
sono nati i progetti, disegni che lui sostiene di non voler far vedere, mentre a me sembrano molto
belli, un po’ ruvidi nel segno, un segno virile, si capisce che li ha fatti un uomo. Pieni di vita, pieni
di fretta, l’urgenza di creare, ma soprattutto di raccontare. Perché la sua arte è una narrazione,
ma la sua non è come quella dei libri, è una narrazione da videogioco, frenetica, violenta,
contemporanea. Non mi stupirei di vedere presto i suoi video al cinema, non credo che a questo
artista basterà più una galleria nei prossimi anni.
Lo ringrazio per avermi invitata e torno in strada, ora la mia visione di New York è leggermente
distorta, spero di non venire freddata dal suo Dick Richman…prima di raggiungere la metro.
www.federicosolmi.com
Amalia Piccinini è una giovane artista italiana che vive a New York.
Chiunque voglia scriverle per chiedere consigli e suggerimenti puo' farlo
a questo indirizzo: [email protected]
Giancarlo Politi Editore - via Carlo Farini, 68 - 20159 Milano - P.IVA 09429200158 - Tel. 02.6887341 - Fax 02.66801290 - [email protected] - Credits
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