Moby Dick, la terribile balena bianca

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Moby Dick, la terribile balena bianca
2 Tanti modi di raccontare – L’avventura
Herman Melville
Moby Dick, la terribile balena bianca
Ecco lo scontro finale tra il capitano Achab e Moby Dick, l’enorme balena bianca, che egli insegue da più giorni con un odio quasi ossessivo.
1. virare: cambiare di-
rezione, rotta.
2. coperta: palco che
chiude e copre la parte
superiore di ogni nave.
3. Lance: imbarcazioni
a remi, di legno, leggere
e veloci.
4. gorghi: vortici, mu-
linelli.
5. legni: imbarcazioni.
6. sotto vento: dalla
parte opposta a quella
da cui soffia il vento.
7. Voga!: rema!
Il mattino del terzo giorno di inseguimento apparve sereno e rinfrescato dal vento.
«Ci sono segni?», chiedeva Achab.
Ma Moby Dick era ancora invisibile. Trascorsero ore e ore in silenzio fremente.
«La vedete?»
«No, signore.»
«Non ancora! Ed è quasi mezzodì. Quella bestia… non si fa più cacciare: ora è lei a inseguirmi! Pronti a virare1! Tutti in coperta2, tranne le vedette! Non tarderemo a incontrarla!»
Trascorse ancora un’ora, lunga come l’eternità, ma alla fine Achab
tornò a vedere lo spruzzo e nello stesso istante le voci delle vedette
diedero l’allarme.
«Lance3 in mare!»
Le imbarcazioni vennero calate e Achab prese posto in quella di testa.
«I pescicani, i pescicani!», urlò una voce. «Tornate indietro, signore!»
Ma il vecchio non sentiva più e le barche erano scattate in avanti.
D’improvviso le acque si apersero con un rombo e dai gorghi4 emerse il mostro, spruzzando un getto altissimo e agitandosi senza posa.
«Sotto!», gridò il vecchio.
Moby Dick pareva mossa in una volta sola da tutti gli spiriti dell’inferno; con la fronte corrugata, le enormi pinne distese in un battito
violento, piombò in mezzo alle imbarcazioni seminando il terrore e
colpendo i legni5 fino a fracassarli.
Ma l’imbarcazione di Achab non fu spezzata.
La balena ora navigava sotto vento6, filando a distanza dai cacciatori e dando a vedere di volersi sottrarre all’attacco.
Tuttavia, Moby Dick aveva rallentato il ritmo della sua fuga, forse
perché i tre giorni di caccia l’avevano stancata, o forse per mettere
ancora una volta in atto la sua tattica astuta. L’imbarcazione di
Achab non desisteva dall’inseguimento, accompagnata dal corteo
dei pescicani che davano morsi rabbiosi nei remi, staccandone intere parti.
«Signore, i remi si stanno spezzando», avvertì un marinaio. «Ogni
pescecane se ne porta via un pezzo!»
«Non occupartene!», esclamò Achab. «Voga!7 Voga!»
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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2 Tanti modi di raccontare – L’avventura
8. rampone: nella caccia alle balene, grossa
asta con punta uncinata.
9. nel bianco tessuto:
nella bianca carne.
10. lenza: corda alla
quale è legato il rampone.
11. falla: spaccatura.
12. chiglia: trave che
corre per tutta la lunghezza del fondo dell’imbarcazione.
13. attoniti: stupiti,
esterrefatti.
14. immane: enorme,
grandissimo.
Finalmente l’imbarcazione giunse a fianco del mostro: in quell’attimo il vecchio alzò il braccio e scagliò con forza il suo rampone8.
Il ferro si conficcò nel bianco tessuto9 del mostro. Moby Dick si contorse per lo spasimo e sbatté così violentemente le pinne contro l’imbarcazione che Achab, se non si fosse tenuto con forza alla vela, sarebbe precipitato in mare. Caddero invece fuori bordo tre rematori,
due dei quali riuscirono quasi subito a ritrovare i bordi della barca
e ad issarsi, mentre il terzo rimase in acqua, nuotando dietro l’imbarcazione. Quasi nello stesso momento, la balena, con uno strattone tremendo, si gettò nei flutti e la lenza10 ebbe uno strappo così poderoso che si ruppe. Il mostro riemerse subito ma accadde che, ritornando alla superficie, si trovasse dinanzi la prua della nave, sicché, considerandola forse un nemico più importante, le sue mascelle si spalancarono davanti alla sagoma scura del Pequod e parvero
volerlo inghiottire.
«La nave, la nave!», gridarono i marinai, stupefatti.
«Sotto con i remi!», urlò Achab.
Ma proprio allora due tavole della barca, colpite poco prima dalla
furia della balena, si spezzarono e in un baleno la lancia affondò a
mezzo, lasciando gli uomini a dibattersi nelle onde, tentando di raddrizzare lo scafo.
Sul Pequod si erano accorti della direzione d’attacco scelta da Moby
Dick, ma era tardi. La balena piombò con tutto il peso del suo corpo sottobordo e aprì una falla11 nella chiglia12, da cui l’acqua irruppe a torrenti.
«Balena dannata! Maledizione!», urlò Achab con voce disumana.
«Mi senti, mi senti? Eccoti!»
La lancia era stata rimessa a galla e il vecchio si gettò a prua, prese
un rampone, lo scagliò su quel corpo bianco accompagnandolo con
una imprecazione spaventosa.
La balena, colpita, balzò in avanti, la lenza uscendo fulmineamente
dalla tinozza si aggrovigliò, avvolse Achab con due giri e lo strappò
via, prima ancora che l’equipaggio se ne accorgesse.
Per un istante, i pochi superstiti rimasero attoniti13, poi qualcuno
chiese: «Dov’è la nave?».
La scorsero di lì a poco: il Pequod calava lentamente nei gorghi; poi
si formò un mulinello di cerchi concentrici che risucchiò ogni uomo,
ogni remo, ogni più piccolo pezzo della nave che aveva cacciato
Moby Dick. E mentre nel gorgogliare delle acque si inabissavano gli
uomini e le cose, la bandiera rossa del Pequod sventolò ancora una
volta verso il cielo.
Un volo di piccoli uccelli si levò sul gorgo immane14, una corona di
spuma si aprì attorno alla bara azzurra e poco dopo il mare si ricompose nella sua millenaria distesa.
Il dramma era concluso.
(da Moby Dick, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, rid. e adatt.)
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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